Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

domenica 2 maggio 2010

Grecia. Anatomia di una crisi.

Grecia. Anatomia di una crisi
Petros Papakonstantinou, giornalista di "Kathimerinì", spiega le radici della crisi nel Paese
Qui, ad Atene, non riesco mai ad arrivare puntuale ad un appuntamento: o sono in ritardo, causa traffico, o sono in anticipo, sempre causa traffico che, oggi, è inferiore alle mie aspettative. Ho appuntamento al Falero, vicino al Pireo, negli uffici del giornale ‘'Kathimerinì'', testata storica di alto profilo.
L'intero palazzo, che ospita anche la rete televisiva e l'emittente radiofonica del gruppo editoriale, è circondato da cancelli massicci, mentre l'entrata al cortile è ben custodita dalle guardie; una volta entrata, devo lasciare un documento di riconoscimento, prima di essere indirizzata al quarto piano.
Petros Papakonstantinou, è lui che devo incontrare, giornalista di ‘'Kathimerinì'', scrittore, membro del partito extra-parlamentare Antarsya, di cui era candidato alle ultime elezioni europee, mi viene incontro sorridente. Mi offre un caffè, nella mensa, e ci sediamo a parlare. Della crisi greca, ovviamente, ora che tutto ha subito un'accelerazione mozza fiato. Fiato già corto per gli astanti cittadini greci o per chi, in Grecia, vive e lavora.
Se dovessimo raccontare la storia dell'economia greca, in poche parole, come la racconteremmo? Come faremmo a far capire che la Grecia non è uno stereotipo turistico e neanche archeologico?
Negli stereotipi, come nei miti, un po' di verità c'è sempre ma, ovviamente, sarebbe sbagliato generalizzare e semplificare. Io porrei, come capolinea, la fine della seconda guerra mondiale e della guerra civile che seguì (fino al 1949). Fu nei due decenni successivi, che l'economia greca conobbe una crescita esponenziale, soprattutto grazie allo sviluppo dell'industria pesante. Cantieri navali, acciaierie, lavorazione del cotone, per esempio; a ciò si accompagnò un ingente flusso di immigrazione interna, quello verso Atene e l'Attica. In simili condizioni, può apparire paradossale come non si siano create sacche di disagio urbano come quello delle bidons-villes. Nonostante l'assenza di un qualsiasi stato sociale, fu l'istruzione, che era di buon livello, popolare, nel senso di agibile a tutti, a cosituire l'elemento che permise di mantenere una qualche dignità. Ai rimanenti bisogni, sopperiva l'assenza dello stato stesso, per cui si poteva costruire, per esempio, dove e come si voleva.
Poi venne il '74 e l'invasione di Cipro. Il fantasma turco andava esorcizzato e l'allora Cee pareva la soluzione politica migliore (la Grecia entra a far parte della Cee il primo gennaio del 1981), secondo l'assioma per cui difficilmente la Turchia avrebbe attaccato un paese membro. Sarebbe sbagliato stupirsi, come sarebbe sbagliato sottovalutare il problema: i rapporti tesi con la Turchia hanno spinto la Grecia a fare molte scelte affrettate, credo. La Grecia era impreparata allora, come lo fu dopo, quando entrò nell'Eurozona, nel 1998. Ricordati che solo nel 1996, c'era stata la crisi di Imia, quando l'ipotesi di una guerra con la Turchia si avvicinò molto di nuovo. L'allora governo doveva riscattare il proprio onore e l'Euro fu un ottimo strumento a tal fine.
Se si pensa che l'economia greca dell'ultimo decennio si basa solo sull'attività bancaria e finanziaria, sulla marina commerciale, sul turismo e, in parte, sull'edilizia, tutti rami in crisi, si comprende come la Grecia, già impreparata nel 1981, lo era anche nel 1998. Come poteva e come ha potuto una piccola economia, resistere sotto lo stesso tetto, economico e monetario, con la Germania?
Possibile che gli allora governi non vedessero una verità così semplice e al tempo così pericolosa?
Credo che i fattori siano stati due: una valutazione sbagliata, un poco onirica, circa il futuro dell'Ue ed una previsione, altrettanto insensata, circa le reali capacità dell'economia nazionale.
Si parlava di Federazione, infatti, pareva che il progetto per una Costituzione europea avrebbe gettato le basi per una distribuzione federale della ricchezza. Per la Grecia sarebbe stato un vero regalo del destino, quello per cui uno Stato povero avrebbe avuto diritto a parte del surplus tedesco. Fu con la guerra in Iraq, che tutti si resero conto che l'Europa unita era una chimera morta sotto il peso degli interessi nazionali degli Stati membri.
Se a questo si aggiunge una valutazione ottimista, circa l'ascesa economica della Grecia, arrestatasi solo nel 2008, è facile capire come ci si possa essere ‘'dimenticati'' di non essere stati altro che un granello nel deserto del capitalismo globalizzato.
Veniamo al settembre del 2009, quando l'allora Primo Ministro, Kostas Karamanlìs, indisse le elezioni anticipate. Sapeva di perdere? Vedeva arrivare il ciclone e decise di abbandonare la nave?
Non sono sicuro che fosse certo della sconfitta ma certo non ne immaginava la portata. D'altra parte, dopo la vittoria seguita di poche settimane agli incendi devastanti del 2007, era portato a credere troppo nelle proprie forze. Quanto ai problemi dell'economia, pur sapendo che le cose andavano male, non poteva prevedere lo sfacelo che sarebbe venuto, nessuno poteva prevederlo.
Il nuovo governo, ha sbagliato, ha parlato troppo?
Sì, ha parlato troppo o meglio, doveva tacere. Ghiorgos Papandreou ha fatto l'errore che fanno tutti i politici vincitori: volendo giustificare le promesse pre-elettorali che non avrebbe mantenuto, ha subito reso pubblico il vero deficit greco. In pochi minuti le percentuali si raddoppiarono, per bocca di un governo troppo spesso immemore del fatto che, ad ascoltare, non c'era solo il corpo elettorale ma anche i mercati internazionali. Se uno ha una ferita aperta, non va a nuotare in un mare pieno di pescecani sensibili al sangue fresco. Se ne sta in disparte, si cura alla meno peggio e, intanto, riflette sul da farsi.
Cosa fare, allora? Il governo greco presenta come una vittoria la nascita di un meccanismo di salvataggio misto, Fondo monetario e UE: un'altra via non era pensabile?
Innanzi tutto credo che, del meccanismo di salvataggio, saremo costretti a far uso in brevissimo tempo, fors'anche a giorni; pure oggi gli interessi dei prestiti noi concessi sono tali da far impallidire un usuraio. Sarà poi il turno del Portogallo, spinto in quella direzione dagli artefici stessi del meccanismo, tanto per isolare la cosiddetta ‘'infezione''. In questo quadro, presente il Fondo monetario ed impossibile la svalutazione della moneta, credo che la de inflazione sia la sola strada rimasta alla Grecia. Tagli del 20% ai prezzi, ai salari, a tutto. Si prospetta una recessione molto lunga, accompagnata da un serpente che si mangia la coda: se il meccanismo del capitalismo, nella sua forma odierna, è quello per cui la produzione trova lavoro a costo sempre più basso, il commercio si alimenta ed è tenuto in vita attraverso il credito ma è chiaro che, in tal modo, il debito continuerà a crescere.Un'altra via era possibile, sì, un'alleanza fra Portogallo, Spagna, Italia, Francia e Grecia: si trattava di denunciare quella ‘'camicia di forza'', il Patto di Stabilità, quella verità perenne, l'undicesimo comandamento, uguale per tutti, eterno ed indifferente ai mutamenti. L'alleanza avrebbe dichiarato la temporanea non applicazione dei sacri dettami, fino al persistere della crisi finanziaria ed economica.
Altrimenti?
I paesi interessati avrebbero minacciato di chiedere la ri-negoziazione del debito. Avrebbero dichiarato il loro rifiuto a pagare interessi così alti. La Francia era pronta a dare il suo appoggio ad una strategia del genere ma credo che al governo greco non sia neanche passato di mente. Ghiorgos Papandreou ha fatto un altro grave errore: ha voluto ricattare la Germania con lo spauracchio della presenza, nel cortile mediterraneo dell'Euro, del Fondo monetario internazionale ed ha talmente insistito che la Germania non ha fatto altro che indicare la via più veloce per varcare l'Atlantico.
Se, e mi pare di capire che non sia più un'ipotesi, si attiva il meccanismo misto, per cui lo Stato greco redigerà la prossima finanziaria in compagnia dei propri creditori europei e del Fondo, come reagirà la società greca? Fino a che punto è consapevole della gravità della situazione?
Temo che l'esplosione sociale sia prossima, anche se non so che forma prenderà e se prenderà forma. Non so, in sostanza, se ci sarà un involucro ideologico entro il quale contenere il disagio che si va accumulando. Eppure sono certo che i greci si sono resi perfettamente conto della gravità della situazione e lo scoppio del malessere è inevitabile.
La stanchezza è la peggiore nemica della pazienza, penso, mentre stringo la mano a Petros Papakonstantinou. Salutandolo mi sento sconsolata, credo di dovermi rassegnare all'idea di una traversata nel guscio di una noce, mentre l'oceano è in tempesta, come dicono qui, in Grecia.

Margherita Dean

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