Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

sabato 26 marzo 2011

Basta mettere la testa sotto la sabbia.


Voglio che cambi parecchio e alla svelta: nucleare, sbarchi di disperati, terremoti. Basta mettere la testa sotto la sabbia
di Riccardo Orioles. Fonte: domaniarcoiris

“No all’emotività! Forza, nucleare!” Sarebbe facile polemizzare col nostro signor governo e la nostra confindustria che, mentre i tedeschi chiudono le centrali e i giapponesi cercano disperatamente di salvarsi la pelle, non sanno dire altro che “È successo qualcosa?”
Facile, ma in fondo ingiusto. Perché la bestialità della nostra orribile classe dirigente, la più disumana e la più ignorante che questo disgraziato Paese abbia mai avuto, fa leva sul nostro sogno, sulla nostra inespressa ma convintissima utopia: che possiamo andare avanti tranquillamente così, sfruttando sempre più la natura, picchiando chi riceve di meno e ruttando felici in un dopo-pranzo sempre più inacidito.

Non è così. Il Giappone, molto più civile e tecnologico di noi, era sopravvissuto a duemila anni di terremoti e tsunami: e adesso sta crepando semplicemente perché (a dispetto di una sua cultura antichissima, bollata come “vecchia” e “superata”) s’è messo a costruire centrali nucleari in mezzo alle faglie sismiche. Modernissime, “sicure”, dotate (tranne quella mantenuta in servizio per le pressioni dei politici) della migliore tecnologia. E sono saltate per aria. Perché?
Per lo stesso motivo per cui si rompe un vaso in una stanza in cui si gioca a pallone, per semplice statistica: prima o poi.

E perché, se lo sapevano, non si sono organizzati? Per semplice rimozione mentale, come lo struzzo: per eliminare il pericolo non bastava “rendere più sicure” le centrali (o mettere il vaso un po’ più in alto), bisognava abolirle del tutto (“Bambini, in questa stanza non si gioca a pallone”).

Ma questo avrebbe significato treni un po’ meno veloci, automobili un po’ meno grosse, e così via (“Ahhh… cattiva mamma! Non ci vuoi fare giocare!”). La gente, non solo i politici, non l’avrebbe accettato. La stessa gente che adesso è intenta a razionarsi l’acqua e a seppellire i morti.

“Il Giappone è lontano”. No, il Giappone è qua. Intanto, perché fra un anno probabilmente dovremo stare più attenti all’acqua che beviamo, all’insalata che mangiamo e così via (e già c’era da stare attenti prima). Poi perché la crisi economica (l’economia è mondiale) sarà tremenda e la pagheremo, anche qua, noi semplici cittadini.

E poi perché il modello Giappone (con molta più rozzezza e intrallazzo, all’italiana) è esattemente il nostro, quello in cui viviamo: comprarsi più giocattoli, fregarsene della natura, manganellare i poveri, sedare con chiacchiere e botte le spaventate proteste (“Che avvenire ho?”) dei nostri figli. Illudendoci che funzioni, che vada avanti.

L’utopia dello struzzo: testa sotto la sabbia, chiappe all’aria, convinto che il pericolo è lontano e che tutto va bene.
Non serve una “svolta politica” (certo che serve, e subito: ma non basta). Ci vuole proprio una svolta di sistema. Socialismo, buddismo, impero Ming? E che ne so: io voglio semplicemente salvarmi la pelle, e voglio non essere pisciato addosso nella mia tomba da mio nipote – se sopravviverà e se ci saranno ancora delle tombe.

Voglio che cambi parecchio, e non solo alla superficie, e anche alla svelta. La mia vita, e quella del mio nipotino, non può restare in balia di pazzi politici, terremoti, multinazionali ciniche ed economie senza controllo. Per i terremoti non ci possiamo far niente. Ma per il resto sì, e dobbiamo sbrigarci perché c’è poco tempo.

Che notizie stranissime (lette vent’anni fa) eppure normalissime (adesso) sui giornali. “Tragedia in mare, 40 emigranti annegati”. Ma perché non avevano una nave più sicura? Perché non prendevano il traghetto? Ah: ora è vietato.

“Sta vincendo Gheddafi. Il re saudita manda i soldati contro la folla”. Ma non stava arrivando la democrazia, anche lì? Ma non eravamo tutti contenti per questo? Ah: però il petrolio a noi ce lo dava il re saudita e Gheddafi, e quindi tutto sommato stiamo appoggiando loro.

“Operai Fiat. Non se ne parla più″. Ma non era la più grande industria italiana? Ma davvero la lasciate finire all’estero così? E tutti ‘sti lavoratori, e i vostri figli, davvero debbono spaccarsi l’anima tutta la vita così, a lavorare in caserma, senza diritti? Ah: è il management moderno, è il mondo nuovo.

Buone notizie? Vi do anche quelle, ma a patto che non vi servano (sotto la sabbia) a tranquillizzarvi ma a svegliarvi un po’. Libera ora fa il suo convegno, il 19 a Potenza, convegno nazionale da tutto il Paese. Chi ci può andare ci vada: è un po’ moscia Libera da un po’ in qua, ma è pur sempre la più grande organizzazione antimafia, il nostro – di noi antimafiosi – “sindacato”: criticatela, dunque, ma fatela diventare sempre più forte e portatela avanti, ché là dentro c’è iun pezzetto di tutti noi.

L’altro sindacato, la Cgil, ci chiama invece a raccolta per il sei maggio, lo Sciopero Generale. Sarà una giornata importantissima; probabilmente, in bene o in male, il giorno della svolta. Anche questa è antimafia, e speriamo che la Cgil lo capisca. Comprendiamolo noi per intanto, con l’esperienza che abbiamo, profondamente.

Dai giochi dei politici – per lo più in buona fede – non aspettiamoci niente. Non è che non vogliano, è che semplicemente sono su un altro pianeta. Dal pazzo Berlusconi all’astuto Fassino, dal generoso Vendola al machiavellico Fini, nessuno ha mai dormito alla stazione né sa quanto costa una scatoletta di tonno. Noi sì.
Noi non siamo col popolo. Siamo nel popolo, una parte minimissima di esso. Con tutte le sofferenze, ma senza illusioni, dell’umanità quotidiana del paese. Per questo “facciamo politica”, a modo nostro e con serietà, e la facciamo bene.

Bisogna abolire la mafia. Bisogna cambiare il sistema. Bisogna pensare a vivere diversamente, con meno giocattoli ma più felici. Bisogna pensare al mio nipotino e a tutti gli altri Lorenzi, ché già la vita umana è difficile e non occorre aggiungerle altri dolori. E tu forza, sorridi, amica mia: adispetto di tutto, una volta ancora, come la natura o il dio hanno costruito, fra poco è primavera. Aggrappiamoci a questo, lottiamo per difenderlo e farlo continuare.

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