Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

lunedì 5 settembre 2011

CGIL: sulla tassa sulle grandi ricchezze non siamo più soli.

Fonte: diariodelweb
ROMA - 'Se prima eravamo in due a ballare...diceva una vecchia canzone'. Se fino all'aprile di quest'anno la CGIL era bollata come una organizzazione sovversiva e pericolosa (aggettivi utilizzati realmente) per aver osato riproporre una tassa sulle grandi ricchezze e i grandi patrimoni, ora l'idea di chiedere un contributo di solidarietà straordinario a chi ha di più (e soprattutto a chi non ha mai pagato i prezzi delle crisi), o magari ripensare ad una tassa di successione è un fatto rientrato nel dibattito politico 'normale'. Anche se il termine patrimoniale rimane pesante, in realtà ora sono in molti ad avanzare proposte di tassazione sui grandi patrimoni, le grandi ricchezze (sul modello francese) o sulle successioni che possano contribuire a recuperare risorse preziose per il superamento della crisi.

Per questo, in vista dello Sciopero Generale del 6 settembre, e alla luce del dibattito di questi ultimi giorni, ci è sembrato utile ripubblicare le tante dichiarazioni, di fonti diverse dalla CGIL su questi temi, di personaggi di primo piano che rappresentano uno spettro largo dal punto di vista politico e culturale. Riproponiamo qui un elenco di persone che si sono espresse sul tema e ci scusiamo in partenza per eventuali omissioni non volute.

Prima dell'elenco ricordiamo in sintesi la proposta CGIL che aveva lanciato l'idea già prima dello sciopero generale del 6 maggio scorso. Il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso ha parlato in più occasioni pubbliche e in moltissime interviste di una tassa sulle grandi ricchezze. Della necessità di introdurre un prelievo di solidarietà sulle grandi ricchezze la CGIL aveva parlato anche in precedenza con Guglielmo Epifani.

Un'imposta sulle grandi ricchezze. L’Imposta ordinaria sulle Grandi Ricchezze proposta dalla CGIL è analoga a quella francese (Impôt de solidarité sur la fortune) e prevede un'aliquota progressiva dallo 0,55% all’1,8% sulle attività reali, patrimoniali e finanziarie, al netto delle passività finanziarie (mutui e altri debiti). L’imposta verrebbe pagata solo sulla quota che eccede gli 800.000 euro. A subire un aumento del prelievo fiscale strutturale non sarebbe il 95% delle famiglie italiane ma solo gli ultraricchi, ossia il 5% delle famiglie, considerando anche le detrazioni (es. carichi familiari) e le deduzioni (es. autofinanziamento capitale d’impresa). Si stima un gettito massimo potenziale di circa 15 miliardi ogni anno dal 2013.
Come si calcola: alcuni esempi. Facciamo alcuni esempi (prendendo come realtà di riferimento le rilevazioni sui bilanci delle famiglie della Banca d’Italia):
Esempio 1: Una famiglia che è proprietaria di una casa dove abita con un valore di 500mila euro, un’altra casa con un valore catastale di 300.000 euro e detiene 200.000 euro in depositi bancari, titoli di Stato e obbligazioni, azioni e fondi comuni di investimento, per un totale di 1.000.000 euro di ricchezza netta, pagherebbe solo 1.100 in più di ora. IGR = (1.000.000 – 800.000 euro) x 0,55% = 1.100 euro l’anno
Esempio 2: Una famiglia che è proprietaria di molte abitazioni per un valore complessivo di 60 milioni di euro e che detiene anche 40 milioni di euro in depositi bancari, titoli di Stato e obbligazioni, azioni e fondi comuni di investimento, per un totale di 100.000.000 euro di ricchezza netta, pagherebbe una cifra molto più alta, in rapporto alla sua ricchezza effettiva. IGR = (100.000.000 – 800.000 euro) x 1,8% = 1.785.600 euro l’anno

La CGIL, all’interno della contromanovra proposta per sanare i conti e contrastare la crisi, propone anche un’Imposta straordinaria sui Grandi Immobili (IGI) il cui valore patrimoniale netto superi la soglia dei 800.000 euro, con aliquota fissa dell'1%, per l'anno 2012. Tale misura potrebbe generare un gettito massimo potenziale di circa 12 miliardi di euro. La crisi ci insegna, soprattutto in Italia, che senza equità non c’è crescita. Ecco perché diviene sempre più improrogabile una riforma fiscale che aiuti un processo di profusione delle risorse imprigionate nell’eccesso di concentrazione della ricchezza.

Ecco chi ha parlato delle varie forme di patrimoniale.

Alessandro Profumo. «La manovra non è adeguata nelle quantità ed è assolutamente insostenibile». Alessandro Profumo, ex Ad di Unicredit, ha commentato così la manovra finanziaria in discussione al Senato e ha sottolineato che «serve una patrimoniale molto rilevante per risolvere lo stock di debito. Bisogna rivedere i meccanismi di spesa uscendo dalla mentalità dei tagli lineari ed entrare in quella dei tagli quantitativi. Tutto questo - ha detto - richiede una forza politica che non esiste assolutamente. La situazione è insostenibile e stiamo ballando sull'orlo del baratro».

Carlo De Benedetti. Sì a patrimoniale ma meno imposte su lavoro fare riforme fondamentali come quella delle pensioni: Il governo dovrebbe fare «riforme fondamentali come quella delle pensioni, ridurre l'imposta sul lavoro e a fronte di questo accettiamo la patrimoniale». Lo ha affermato Carlo De Benedetti, secondo il quale «da un lato dobbiamo valutare quello che è necessario per il nostro paese per crescere e dall'altro quanto serve per rimettere i conti a posto».

Luca Cordero di Montezemolo. Il 21 agosto Luca Cordero di Montezemolo ha ribadito la sua ricetta per ridurre il peso della maxi manovra del governo: «Un'aliquota dello 0,5% sulle fortune superiori ai 10 milioni di euro attraverso un'autocertificazione del patrimonio è più che sufficiente per coprire il gettito dell'iniqua tassa sui redditi alti». Questa sarebbe «una soluzione molto più equa del cosiddetto contributo di solidarietà che prevede un'aliquota dieci o venti volte più pesante su tante persone che ben difficilmente si possono definire ricche». L'ipotesi era già stata avanzata nei giorni scorsi da 'Italia Futura', la fondazione di cui Montezemolo è presidente. «Dal calcolo dei beni saranno escluse le partecipazioni in aziende non quotate per evitare di danneggiare i piccoli imprenditori che hanno il proprio patrimonio investito in azienda».

Sergio Marchionne. «Io sono disposto a fare qualsiasi cosa per aiutare, se l'obiettivo è chiaro». Così l'ad di Fiat, Sergio Marchionne, ha risposto a chi gli chiedeva cosa pensasse della proposta lanciata da Luca Cordero di Montezemolo su una patrimoniale per i più ricchi.

Ivan Malavasi (Rete Imprese) «L'aumento dell'Iva è una scelta sbagliata, non va toccata: un aumento sarebbe depressivo per il Pil». Così a margine di un'audizione al Senato il presidente di Rete Imprese Italia, Ivan Malavasi, esprime una «generale preoccupazione» per una manovra economica che appare «poco strutturale, con molte entrate spot, ed un aumento della pressione fiscale». Malavasi rileva «una mancanza di crescita, ed un insieme di debolezze» nelle norme del decreto varato dal Governo e propone di sostituire il contributo di solidarieta' con una «tassazione progressiva sui grandi patrimoni mobiliari e immobiliari, escludendo quelli di natura strumentale».

Vito Gamberale. «Sono per la patrimoniale. E' una tassa giusta e non è vero che avrebbe un effetto depressivo». A pensarla così è l'ingegnere Vito Gamberale, uno dei manager più noti e benestanti d'Italia. Ex amministratore delegato di grandi gruppi come la Sip (oggi Telecom Italia) o Autostrade spa, oggi è a capo di F2i, fondo per le infrastrutture italiane che, con il recente acquisto (per 772 milioni di euro) della rete gas italiana di Suez Gdf, in aggiunta alle reti già in portafoglio di E.ON ed Enel Rete Gas, è diventato il primo operatore privato indipendente italiano nel campo dell'energia. Così ha risposto alle domande sul tema. Sono senz'altro d'accordo sul far pagare chi possiede patrimoni - ha dichiarato Gamberale - diciamo che qui si potrebbe applicare il motto oraziano «tanto vali per quanto paghi». Tra l'altro vedo che questa è una riflessione mondiale. Il miliardario statunitense Warren Buffet ha dichiarato: «Sono ricco, è giusto che paghi di più». La stessa cosa ha detto Garrett Gruener, fondatore di Ask.com. Anche io penso che bisogna contribuire in funzione della ricchezza personale che uno ha.

Pietro Ichino. Secondo il giurista Pietro Ichino la patrimoniale è sostanzialmente una scelta obbligata per evitare danni ben più grandi. Ad esempio la bancarotta dello Stato. La crisi economica e istituzionale - sostiene Ichino - riduce sempre più l'affidabilità del debito del nostro paese. Questo vuol dire l'aumento degli interessi sui titoli pubblici (se un titolo perde valore, per convincere gli investitori ad acquistarlo bisogna promettere un guadagno maggiore), cioè un ulteriore aumento del debito. E a quel punto l' intervento «per evitare la catastrofe» sarà molto più pesante e colpirà tutti non solo i più ricchi. E in questa prospettiva il «sacrificio» del 10% più ricco della popolazione, che possiede quasi la metà della ricchezza nazionale, appare più comprensibile.

Gianni Letta. Per controbilanciare i sacrifici alle classi medio basse si è pensato di mettere le mani nel portafoglio dei più ricchi. «Tutto è possibile», ha detto Letta giorni fa. Il consiglio dei ministri deciderà.

Giulio Tremonti. Se c'è uno che sembra ancora a tenere unito tutto il Pdl non è Silvio Berlusconi, ma Giulio Tremonti, con la sua ipotesi di introdurre una tassa patrimoniale. Lo «spettro» del prelievo straordinario aleggia. Ma la patrimoniale incombeva anche sul confronto tra il governo e le parti sociali, riuniti a Palazzo Chigi, finché non l'ha fatta precipitare sul tavolo Susanna Camusso. La numero uno del sindacato di Corso d'Italia ha chiesto formalmente la patrimoniale, assieme alle tasse sui profitti delle banche.

Giuliano Amato. L'ex presidente del Consiglio Giuliano Amato è tornato, con un'intervista al Corriere della Sera, a proporre una patrimoniale come unica via d'uscita alla crisi economica italiana. Amato è affezionato all'idea e questa è la seconda volta, nel giro di pochi mesi, che torna a rimetterla al centro del dibattito pubblico.

Italia Futura (Montezemolo). «Il primo attore economico al quale riteniamo necessario e doveroso chiedere un sacrificio in questo frangente, sono le Istituzioni. Il patrimonio mobiliare e immobiliare dello Stato e degli Enti locali, e' il primo patrimonio al quale fare ricorso per abbattere il debito pubblico e con esso il servizio del debito». Così ItaliaFutura in merito alla manovra correttiva che, cogliendo la disponibilità del governo a correzioni, si augura siano «significative» indicando i punti che considera più importanti.
Non mancano peraltro le ragioni per un intervento inteso a chiedere a chi più ha di contribuire maggiormente alla soluzione delle difficoltà del paese. Riteniamo che sia questo il momento per introdurre una imposta patrimoniale permanente, con aliquota pari allo 0,5% sui patrimoni superiori a 10 milioni. Il gettito dell'imposta sulle grandi fortune contribuirebbe, nel biennio 2012-2013, ad accelerare il percorso verso il pareggio di bilancio e sarebbe destinato dal 2014 a finanziare i settori dell'istruzione e della ricerca e della tutela e valorizzazione del patrimonio culturale italiano». ItaliaFutura dice no «a misure di carattere estemporaneo. Riteniamo che sia un errore grossolano quello di non mantenere i patti con i contribuenti anche quando questi patti sono sbagliati (come nel caso dello scudo). Il discorso, per inciso, vale anche per l'addizionale Ires sulle imprese energetiche. Tassare nuovamente i capitali scudati sarebbe, comunque, una ipotesi legalmente non praticabile e riproporre un nuovo scudo fiscale non aggiungerebbe nulla di strutturale alla manovra.

Vasco Rossi. Ho visto per caso una dichiarazione di Montezemolo, che condivido pienamente: «Sono ricco e pago volentieri più tasse, per una ragione di equità e solidarietà. E soprattutto per una vera lotta alla grande evasione fiscale. In cambio chiedo allo stato di ridurre il suo perimetro d'azione e di essere più efficiente».Con un post su Facebook, la celebre rockstar annuncia di essere d'accordo con la proposta avanzata da Luca Cordero di Montezemolo: «Meglio varare un vero contributo di solidarietà da chi se lo può davvero permettere, un'imposta una tantum sui patrimoni superiori ai 5 o ai 10 milioni di euro, andando a colpire in questo modo anche gli evasori».

Veltroni e Amato. «Quella di cui si è tornato a parlare in questi giorni è invece una patrimoniale straordinaria, ovvero un prelievo sui patrimoni (di entità più consistente) da effettuare in condizioni di emergenza. E l'emergenza, manco a dirlo, è la voragine del nostro debito pubblico. La base imponibile sarebbero ancora una volta gli immobili, cioè i patrimoni per definizione più «identificabili».
La proposta è stata inizialmente (ri)lanciata da Giuliano Amato: applichiamo l'imposta al ceto medio-superiore, il terzo più ricco degli italiani. Una fardello di circa 75mila euro per ogni famiglia benestante che equivale a una raccolta di 600 miliardi, un terzo del debito pubblico.

Walter Veltroni, ha ripreso l'idea di Amato riducendone la portata: limitiamo la patrimoniale «al decimo più fiortunato degli italiani» ricorrendo anche ad altre misure per ridurre il deficit. L'imposta produrrebbe solo 200 miliardi (anziché 600) e costerebbe 80mila euro a famiglia, ma solo per quelle che appartengono al 10% più ricco della popolazione.

Romano Prodi. «Non nutro alcuna contrarietà intellettuale rispetto al varo di una patrimoniale». Lo dice l'ex presidente del Consiglio Romano Prodi al Riformista, non troppo sorpreso del fatto che il dibattito sull'introduzione di una «imposta patrimoniale» sia tornato di attualità: «Già all'epoca dell'insediamento del mio primo governo nel 1996 ci ponemmo la questione di come affrontare il problema dei conti pubblici. C'erano due strade: la strategia della formichina e quella della botta secca, la patrimoniale appunto. Scegliemmo la prima strada e non ce ne siamo pentiti. Adesso non ha nulla da obiettare su «una misura una tantum ed eccezionale, non a caso indicata come finanza straordinaria nella Scienza delle finanze». Il vero problema, rileva, è che «non è facile da realizzare: vedo un niet totale da parte di questo governo». Eppure l'illazione di un Giulio Tremonti in fondo favorevole riemerge periodicamente… «Non ho idea di quale sia la posizione del ministro. C'è però una posizione del presidente del Consiglio».

Chi non ha dubbi è l'economista Tito Boeri, docente alla Bocconi e redattore del sito Lavoce.info: «Il vero sponsor della patrimoniale è il ministro Tremonti. È lui che continua a dire che l'Italia non ha problemi di debito pubblico perché c'è una grande ricchezza privata». Una stilettata, più che un'analisi sui retro-pensieri del titolare dell'Economia. Boeri è annoverabile tra i favorevoli-potenzialmente: «Bisogna capire che cosa si intende per patrimoniale». Il suo è un ragionamento complessivo sul tema della riforma fiscale: «È giusto e necessario spostare il baricentro della tassazione in Italia, allontanandolo dal lavoro e dai fattori produttivi per aumentare l'imposizione sulle rendite finanziarie e immobiliari». Andando a gravare anche sui patrimoni? «In parte». L'equilibrio è tutto da trovare. Ma è solo questione di esercizio.

Pietro Modiano. Interviene sul Corriere della Sera Pietro Modiano con un articolo intitolato «Imposta patrimoniale per chi ha di più». Modiano parte da una constatazione condivisa: la lunga emergenza da cui non riemergiamo mai. «L'emergenza è finanziaria, politica e civile: colpisce tutti. La responsabilità - scrive - è quella di chi ha di più, magari perché ha saputo cogliere (come è capitato anche a me nella mia vita bancaria) le opportunità degli anni buoni. Esercitarla significa essere disponibili ad assumere su di sé una quota di quella riduzione del debito pubblico che è la precondizione della crescita futura». Modiano chiama le cose col loro nome, e questa è una patrimoniale «Ma di un'imposta patrimoniale solidale e intelligente: non vendicativa, ma accettata, addirittura promossa, da chi è destinato ad accollarsela con il senso di responsabilitàdi una classe dirigente, e la cui durezza sia compensata dall'efficacia e dall'equità. Che abbia un pò il significato dell'abolizione della scala mobile del '92, ma su una fetta di popolazione diversa. Una cosa del genere non è facile ma forse è possibile. Vediamo due conti, a titolo di esempio. Tassare i patrimoni del 20% più ricco, escludendo l'80%, significa riferirsi ad una base imponibile, se si escludono le case, di 2200 miliardi circa (ipotizzando che a questi livelli ricchezza netta e lorda coincidano). Il 10%, esclusi i titoli di Stato, è circa 200 miliardi di minor debito, che in rapporto al Pil tornerebbe vicino al 100%. Non male. Il sacrificio imposto alla parte degli italiani che sta meglio servirebbe a raggiungere un obiettivo che, con finanziarie durissime e senza crescita, richiederebbe ben oltre un decennio».

Andrea Olivero. Intervistato, Andrea Olivero (Acli) alla domanda: «il Paese non può più sostenere tagli ai più deboli e tu cosa ne pensi?» Ha risposto così: «È venuto il momento che i nuovi sacrifici richiesti all'Italia dalle congiunture internazionali siano caricati responsabilmente sulla parte di Paese più ricca, sulle grandi rendite, i grandi patrimoni non produttivi». Lo afferma il presidente nazionale delle Acli, Andrea Olivero, che a fronte degli annunci di tagli aggiuntivi alla manovra finanziaria presentata dal Governo sostiene la proposta di una «patrimoniale solidale» per i redditi più alti. «Le Acli - spiega Olivero - apprezzano e riconoscono lo sforzo di responsabilità compiuto in queste ora da maggioranza e opposizione su sollecitazione del Presidente della Repubblica. E' bene che la manovra sia approvata in poche ore, ma c'è ancora margine per interventi correttivi doverosi e necessari». «Il Paese non è più in grado di sostenere tagli e interventi sulle fasce più deboli della popolazione. La concentrazione della ricchezza nelle mani di poche famiglie non è solo una un'offesa al senso di giustizia e alla coesione sociale, ma rappresenta oggettivamente un ostacolo alle prospettive di crescita. L'introduzione di un'imposta patrimoniale solidale sui redditi più alti che non producono lavoro sarebbe una misura funzionale sia alla riduzione del debito pubblico che allo sviluppo dell'economia e dei consumi».

Raffaele Bonanni. «Noi siamo per una patrimoniale che colpisca i beni mobiliari e immobiliari». Lo dice il segretario della ClSL, Raffaele Bonanni, a margine della manifestazione in piazza Navona di CISL, UIL e UGL. Per Bonanni questa «manovra deve essere approvata rapidamente» e deve essere «rigorosa facendo pagare prima a chi ha di più e dopo a chi ha di meno».Il Segretario Generale della CISL, partecipando al Meeting di Rimini, aveva già dichiarato: La manovra è necessaria per rispondere alla gravità della situazione finanziaria del Paese, e ai ritardi con i quali stiamo affrontando il problema del debito pubblico e del necessario pareggio di bilancio. Tant'è vero che per la prima volta siamo stati noi, tutte le parti sociali, a sollecitare un clima di coesione nazionale e un intervento immediato del governo per arginare la grave speculazione in Borsa contro il nostro Paese. Ma fatta questa premessa, la manovra che ha presentato il governo dopo un confronto anche con le parti sociali contiene elementi di forte iniquità che noi riteniamo vadano corretti. In particolare senza un intervento sui patrimoni immobiliari e mobiliari è francamente sbagliato agire con un contributo di solidarietà che colpisce ancora una volta chi paga le tasse con la ritenuta alla fonte. Se c'è qualcuno che deve pagare, si agisca su quanti hanno beneficiato dello scudo fiscale e si aumenti l'Iva sui beni di lusso. E siamo contrari a ulteriori interventi sulle pensioni di anzianità come ipotizza qualcuno».

Flavio Tosi. «Patrimoniale e tassa sui capitali rientrati con lo scudo fiscale sono senz'altro meglio dei tagli a comuni e regioni o dell'aumento dell'età pensionabile». Lo ha detto all'Adnkronos il sindaco di Verona, Flavio Tosi, parlando dei contenuti della manovra.

Carmelo Finocchiaro (Federcontribuenti). In questo contesto, Federcontribuenti «dice no ad un aumento generalizzato dell'Iva su tutti i beni. Si può ragionare su un aumento anche di 5 punti ma solo sui beni di lusso. Un'altra misura che crediamo non sia rinviabile è l'applicazione di una patrimoniale sui grandi patrimoni, la reintroduzione dell'imposta di successione per eredita' superiori per singolo erede a somme liquide che eccedano 300mila euro e di natura immobiliare che eccedano il valore di 1,5 milioni, l'applicazione di una imposta sostitutiva dell'1% sui depositi bancari e su tutte le forme di risparmio che eccedano i 500mila euro, una lotta all'evasione fiscale basata sugli accertamenti patrimoniali».

Domenico Proietti. «Non credo che quello di tassare i patrimoni sia un tema da mettere all'ordine del giorno», ha detto a Labitalia il Segretario confederale della UIL, Domenico Proietti, che ha aggiunto: «Qui il problema da affrontare è piuttosto quello di cercare in tutti i modi di abbassare le tasse a chi le ha sempre pagate, e cioe' lavoratori dipendenti e pensionati. Ed è quello che stiamo chiedendo con le nostre iniziative da circa due anni, arrivando a una delega fiscale».

Guido Crosetto. A proporre una sua personale soluzione ci ha pensato anche Guido Crosetto, deputato Pdl e sottosegretario alla Difesa. «Io penso che la patrimoniale, introdotta adesso come tassa, abbia un effetto depressivo sul mercato e sul prodotto. Ciò non toglie che noi in questo momento abbiamo bisogno di togliere tensione sul debito pubblico e fare in modo che, in qualche maniera, si abbassino i tassi d'interesse. Una proposta che credo sia intelligente è quella di fare una patrimoniale non come tassa, ma come contributo percentuale attraverso la sottoscrizione di Bot e Cct, o dei titoli di stato in generale». «Una tassa patrimoniale -continua- in qualche modo blocca i consumi, agisce certo sulla parte più ricca del Paese, ma agisce anche su quella che normalmente vuole fare gli investimenti e guida i consumi». Attraverso il contributo di solidarietà della 'sottoscrizione' di Bot e Cct, spiega Crosetto, «si aumenta la domanda di titoli di stato, diminuisce chiaramente il rendimento e quindi l'effetto indiretto è che lo Stato paga meno interessi sul debito». «Se si calcola che noi paghiamo 80 miliardi di euro di interessi all'anno - conclude Crosetto - un intervento così, se ha effetto, può valere quasi come manovra economica».

Pellegrino Capaldo. Anche Pellegrino Capaldo, ex banchiere, ha proposto, sempre sul 'Corriere della Sera', un'«imposta straordinaria sulle plusvalenze immobiliari», con l'obiettivo di dimezzare il debito pubblico. Capaldo però ha tenuto a sottolineare che «non si tratta di una patrimoniale. Si tratta piuttosto di un'imposta sull'incremento del valore degli immobili, ovvero sulla rendita fondiaria, di cui hanno potuto godere solo coloro che, spesso con grandi sacrifici, hanno acquistato una casa ma non coloro, e sono tanti, che non hanno potuto acquistarla. La proposta prevede che l'imposta vada pagata con modalità scelte dallo stesso contribuente ed esclude nel modo più assoluto che il proprietario della casa, il coniuge e i figli possano essere costretti a venderla per pagare l'imposta; prevede anche una franchigia per le abitazioni di minor valore».

Luigi Abete. Luigi Abete, presidente di Assonime (associazione fra le società per azioni), invece, ha avanzato mesi fa una proposta di riforma fiscale a costo zero che prevede anche una patrimoniale sulla ricchezza che darebbe un gettito annuo di 9 miliardi di euro.

Mario Moretti Polegato. «Tassare di più i ricchi? Beh, insomma, penso che dovrebbero pagare tutti, ricchi e poveri. Non è che io ho intrallazzato in questi anni… Ho costruito un'azienda globale, ho creato posti di lavoro». Un pò si alza il tono di voce di Mario Moretti Polegato, fondatore della Geox e sesto uomo più ricco d'Italia con una fortuna stimata dal periodico americano Forbes in 2,3 miliardi di dollari. Non lo dice, ma l'idea che lo Stato metta le mani nel suo portafoglio non piace affatto all'uomo che ha inventato la scarpa che respira. Almeno di primo acchito. Poi, dall'alto di un'impresa presente in 106 paesi con un fatturato di 900 milioni e una storia di appena 15 anni, Polegato recupera il tono cordiale e articola con Panorama il suo ragionamento sulla proposta montezemoliana di un'una tantum a carico dei milionari per risanare i conti dello Stato. Sono disposto a dare qualcosa in via straordinaria. Così come è pronto a farlo qualsiasi italiano, se gli viene spiegata bene la situazione. In cambio però il governo mi deve dare segnali veri di cambiamento che riguardano la politica e i giovani. Nella politica ci sono troppa burocrazia, inefficienza, nepotismo: la soluzione è eliminare i politici di professione imponendo solo due mandati agli eletti, così come succede con i sindaci. Per quanto riguarda i giovani, bisogna introdurre un sistema che consenta alle imprese di assumere ragazzi tra i 20 e i 27 anni pagando i contributi solo in piccola parte. Avere troppi giovani disoccupati è un grande problema: senza lavoro non c'è democrazia».

Sergio Dompè, presidente Dompè farmaceutici. «Ho sempre creduto al ruolo sociale dell'imprenditore, verso il Paese, verso il territorio e per il futuro dei nostri figli. Si tratta di una solidarietà verso un bene comune e sarei disposto a pagare più tasse degli altri anche se i conti dell'Italia andassero bene. Il mio non è un baratto».

Bernabò Bocca, Presidente Federalberghi. «Anche se da anni risiedo a Londra, da italiano, come propone Montezemolo, sarei più che disponibile ad aiutare il mio Paese in questo momento di crisi. Una patrimoniale sui ricchi mi sembra la soluzione migliore a patto che si tratti di una soluzione seria e che il governo inizi a vendere ciò che non sa più gestire».

Flavio Briatore, imprenditore. «Ritengo giusto che, come osserva Luca Cordero di Montezemolo, in questa fase di crisi i più ricchi intervengano per aiutare il Paese. Non vorrei però che la patrimoniale venisse letta come una sorta di espiazione, una punizione per i più redditualmente fortunati. Perché non abbiamo mica vinto al Totocalcio, dietro le nostre ricchezze ci sono delle intelligenze».

Carla Fendi presidente onorario, gruppo Fendi. «Sono d'accordo ad affrontare qualsiasi tipo di sacrificio per aiutare l'Italia, ma devo anche essere certo che il mio intervento serva e che tra sette od otto mesi non ci venga riproposta una nuova emergenza. Accanto allo sforzo di noi imprenditori il governo deve prendere una strada definitiva verso il risanamento e soprattutto recuperare credibilità verso i cittadini. Perché il problema oggi non sta tanto nel chi deve pagare ma nel fatto che gli italiani non si fidano».

E poi ancora, D'Ambrogio (dirigenti), Vincenzo Visco, Cecilia Guerra, Paladini...e di tutti quelli di cui ci siamo dimenticati involontariamente ci scusiamo. Ma se, al contrario, invece c'è qualcuno che prima era contrario e ora si è convinto, ce lo faccia sapere.

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