Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

venerdì 2 dicembre 2011

Il super-potere ci condanna: globalizza solo la povertà

Fonte: libreidee
«Il mondo è cambiato drammaticamente: la “globalizzazione della povertà” ha allungato le mani su tutte le principali regioni del pianeta, incluse l’Europa occidentale e il Nord America. Un “nuovo ordine mondiale” è stato instaurato, in deroga alla sovranità nazionale e ai diritti dei cittadini». Il nuovo potere mondiale «si alimenta della povertà umana e della distruzione dell’ambiente naturale, genera l’apartheid sociale, incoraggia il razzismo, lede i diritti delle donne e spesso fa precipitare le nazioni in distruttivi conflitti etnici». Michel Chossudovsky, economista di Ottawa e ispiratore del Global Research Institute, vede nero: «I debiti pubblici sono saliti a spirale, le istituzioni statali sono crollate e l’accumulazione di ricchezze private è aumentata incessantemente». Immense fortune in poche mani: abbiamo globalizzato soltanto la povertà.

Dopo il grande successo della prima edizione del suo saggio sul fallimento dell’economia mondializzata, riletto in chiave criminologica – il “nuovo ordine mondiale” che cospira contro la libertà dei popoli sequestrandone il destino attraverso il ricatto finanziario – la seconda edizione del lavoro di Chossudovsky, datata 2009, anticipa “profeticamente” il baratro sull’orlo del quale ora si trovano l’Europa e il mondo: «Le nuove regole del Wto, l’Organizzazione mondiale del commercio nata nel 1995, garantiscono diritti ben radicati alle banche più grandi del mondo e alle multinazionali». Popoli interi sono caduti in trappola: i governi di tutto il mondo «hanno abbracciato inequivocabilmente l’agenda politica del neoliberalismo». Sotto la giurisdizione dell’Fmi, della Banca Mondiale e del Wto, le riforme creano un «ambiente favorevole» per le banche globali e le società multinazionali, col pretesto delle “riforme strutturali”.

Chi c’è dietro le quinte? Chi opera alle spalle delle grandi istituzioni globali? Chossudovsky non ha dubbi: «I banchieri di Wall Street e i capi dei maggiori conglomerati multinazionali», che concertano ogni mossa con i funzionari dell’Fmi, della Banca Mondiale e del Wto in riunioni riservate, affollate di potenti lobby d’affari. Tra queste la Camera di Commercio Internazionale (Icc) e il Dialogo Transatlantico Economico (Tabd), che ogni anno raduna nei suoi convegni i dirigenti dei più grandi centri d’affari occidentali con politici e funzionari del Wto. E poi il Consiglio degli Stati Uniti per gli affari internazionali (Uscib), il Forum Economico Mondiale di Davos, l’Istituto finanziario internazionale (Ifi) con sede a Washington, che rappresenta le più grandi banche e istituti finanziari del mondo. «Altre organizzazioni “semi-segrete” che giocano un ruolo di primo piano nel modellare le istituzioni del “nuovo ordine mondiale”, sono la Commissione Trilaterale, il Gruppo Bilderberg e il Consiglio per le Relazioni Internazionali».

Nel suo saggio, Chossudovsky descrive dettagliatamente i metodi attraverso i quali il super-potere mondiale decide da oltre mezzo secolo le politiche economiche globali. Dai Paesi dell’Africa subsahariana a quelli latinoamericani, dai Balcani alla Corea del Sud: lo schema è sempre il solito, osserva Marco Messina nel suo blog, come le menti che «danno vita a questo squallido teatro di abuso di potere, inganno e sfruttamento». Fmi e Banca Mondiale irrompono nelle politiche locali prestando denaro agli Stati, spesso dilaniati da lotte intestine o da carestie, gravandoli di debiti quasi sempre inestinguibili se non sotto il ricatto dell’accettazione di strategici “programmi di aggiustamento strutturale”, ovvero linee-guida da attuare per favorire investimenti stranieri, aumentare le esportazioni, alleggerire i deficit di bilancio.

Il super-potere ha sulla coscienza milioni di morti, anche se i media stentano a rivelare collegamenti diretti: Chossudovsky spiega ad esempio che lo spaventoso genocidio che nel 1994 devastò il Ruanda non fu causato, come raccontato dai media, da una semplice guerra tribale fra le etnie Hutu e Tutsi, ma dalla decisione del governo di piegarsi al piano di “risanamento” dell’Fmi e della Banca Mondiale, che gettò la popolazione nella disperazione e nella miseria. Chossudovsky enumera una serie incredibile di disastri causati da “shock economici” che stravolgono la politica e la società di un paese affamandone la popolazione, devastando gli apparati pubblici, licenziando migliaia di lavoratori, indebolendo la rete di imprenditori locali e appropriandosi delle risorse naturali e ambientali del territorio.

Somalia, Messico, Stati Uniti: nessuno è al riparo da queste «scellerate politiche economiche, palesemente finalizzate all’arricchimento di una élite privilegiata di banchieri internazionali e azionisti di grandi multinazionali di cui la gente non conosce le facce e i nomi». Gli accordi di libera circolazione del lavoro sanciti dal Trattato di Maastricht e la conseguente apertura delle frontiere nei paesi dell’Unione Europea, così come gli accordi commerciali Nafta nel Nordamerica, sono misure che hanno un unico, vero obiettivo: concentrare la ricchezza in pochissime mani.

Il quadro che emerge dall’analisi di Chossudovsky è decisamente drammatico, ammette “Archivio Storico”: «Le economie nazionali stanno crollando, la disoccupazione dilaga. Carestie locali sono scoppiate nell’Africa subsahariana, nell’Asia meridionale e in America Latina», prima ancora che toccasse all’Europa scoprirsi nell’occhio del ciclone. Tutto ampiamente previsto, perché la crisi economica che attanaglia il pianeta «è più devastante della Grande Depressione degli anni Trenta». Siamo letteralmente impotenti, di fronte a implicazioni geopolitiche di così vasta portata: «Lo sconvolgimento economico è stato accompagnato anche dallo scoppio di guerre regionali, dalla frantumazione di società nazionali e, in alcuni casi, dalla distruzione di interi paesi». Questa, per Chossudovsky, «è di gran lunga la più grave crisi della storia moderna».

(Il libro: Michel Chossudovsky, “La globalizzazione della povertà e il nuovo ordine mondiale”, Ega Edizioni Gruppo Abele, 415 pagine, 18 euro, ega@egalibri.it).

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