Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

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martedì 24 aprile 2012

ARMENIA: 24 aprile, il giorno del Medz Yeghern

di Enzo Nicolò Di Giacomo - eastjournal - Torniamo a parlare di un tema che fa molto discutere, che è quello del Genocidio degli Armeni, perché il 24 di aprile di ogni anno si celebra il giorno della memoria di tale immensa strage, denominata in armeno Medz Yeghern e traducibile in italiano come “Grande Male”. Oggi si parlerebbe di “pulizia etnica” in danno della popolazione armena, dell’Anatolia orientale, stanziata in quella che un tempo era Armenia o Grande Armenia a tutti gli effetti. E’ indubbio che si tratti di massacro, o come si vorrebbe di “genocidio”, termine che indica un preordinato e scientifico progetto di eliminazione di massa di un’etnia o di una minoranza nazionale, stanziata in un determinato territorio. Tutto ciò accadeva nell’Impero Ottomano, che iniziava lentamente a dissolversi e a sfaldarsi. Parteciparono alle operazioni di “pulizia”, oltre ai reparti dell’esercito ottomano, anche altre forze paramilitari di mercenari chiamate basci bozuk (in italiano “teste guaste”) e gruppi di irregolari curdi (non tanto innamorati dei cugini turchi, dai quali si differenziano per lingua, pur essendo anche loro in larga parte islamici) inquadrati nelle file imperialiste e tratti in inganno da vergognose astuzie, per istigare l’odio etnico e razziale avverso i vicini di casa armeni (i quali, giova ricordare, non erano affatto ospiti della Grande Turchia pre-Ataturk). Il 21 aprile 1915, iniziò l’espulsione coatta degli armeni dai loro territori, culminata con la marcia forzata attraverso i territori desertici del Tauro Armeno. Questi furono cacciati e sospinti verso i confini attuali dell’Armenia-stato (oggi ridotta di circa la metà della sua vecchia estensione), in quello che fu un vero e proprio “esodo della morte”, iniziato con vari rastrellamenti in quasi tutti i villaggi e comunità a prevalenza armena, nei quali furono trucidate centinaia di migliaia di uomini donne e bambini. Da quella marcia forzata, nella quale tutta la popolazione armena dell’Anatolia orientale, fu spinta verso est, tra impiccagioni, stupri, crocifissioni a motivo della fede degli armeni (“cristiano-apostolica-gregoriana,non-caledoniana”), seguì anche una diaspora, che portò i sopravvissuti a disperdersi ovunque ed in tutto il mondo. La comunità più nutrita di armeni che vive al di fuori della madrepatria oggi si trova in Francia.
Il parlamento francese, spinto dalla necessità di salvaguardare gli interessi della comunità armena di Francia ed anche mondiale, nello scorso gennaio, promulgava una legge che qualificava come reato il “negare l’olocausto degli armeni”, sanzionando penalmente tale comportamento, con l’arresto e con un’ammenda. Tutto ciò, allo scopo di fornire alla coscienza civile mondiale, una collocazione del ricordo di tipo memorialistico e anche storicistico. Ma il difficile iter delle legge è stato di fatto bloccato da una pronuncia della Corte Costituzionale, che bocciando il provvedimento (fine febbraio 2012), ne decretava altresì l’incostituzionalità, impedendone la relativa entrata in vigore. Nonostante ciò, il parlamento sta prontamente preparando una nuova legge (almeno così parrebbe), che darà forse giusta connotazione giuridica, ad un comportamento illecito, irriguardoso ed incivile, che è quello di negare che Medz Yeghern sia accaduto, o come peggio ancora hanno fatto le autorità di Ankara, di definirlo e qualificarlo come “una serie di incidenti verificatisi ad inizio secolo”. Il numero delle vittime non sarà mai possibile quantificarlo. Ma come in tutti i genocidi (a breve ricorderemo e tratteremo del “Genocidio dei Circassi”, simbolicamente celebrato il 21 maggio 1864), l’unica certezza è, che la storia si ripete in mille modi ed in mille sfaccettature diverse: il non parlarne è già di per sé, un atto criminale.

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