Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

domenica 9 maggio 2010

L'Unione dei capitali.

Giuliano Garavini, 06 maggio 2010,
Riportato in ListaSinistra
Economia.
A cinque anni dal fallimento della "Costituzione europea" redatta da Gisard d'Estaing - ultraottuagenario ex Presidente francese e tra i fondatori di un comitato di affari occidentale noto come Commissione Trilaterale - si è oggi compreso cos'è l'Unione europea e perché i cittadini di Francia, Olanda e Irlanda si sono espressi a grande maggioranza contro di essa: è un potere che impone lacrime e sangue

Per alcuni non è una sorpresa. Non pochi avevano messo in guardia contro i meccanismi di un'integrazione europea sbilanciata sul versante della creazione del Mercato unico e di una moneta comune. Alcuni avevano denunciato la miseria degli strumenti di solidarietà continentale che rappresentano meno dello 0,4 per cento del Pil europeo, gli squallidi mercanteggiamenti al ribasso attraverso i quali vengono scelti il Presidente della Commissione europea e del Consiglio, così come ogni altro incarico di rilievo a Bruxelles. E, ancora, qualcuno aveva denunciato l'irrilevanza in politica estera di un'Unione europea che, quando non scodinzola dietro al padrone che siede alla Casa Bianca, è muta e inerte, incapace di dar vita a rapporti originali e di cooperazione con quelle aree del mondo che sono in piena e fiorente crescita: dalla Cina, all'India al Brasile.

Oggi il castello di carte sul quale è costruito un meccanismo europeo che rafforza le aree centrali del Continente a discapito di tutte quelle marginali, dall'Irlanda, al Portogallo, alla Grecia, a quasi tutti i Paesi dell'Europa dell'Est, creando allo stesso tempo solchi sempre più ampi fra classi ricche e povere all'interno degli stessi Stati nazionali, è svelato. L'Unione europea e l'euro appaiono così come sono, nudi, e la vicenda greca si incarica di dimostrarcelo in modo spietato.

Alla metà degli anni Settanta la Grecia aveva superato una dura dittatura militare e aveva immediatamente visto nell'allora Comunità europea un'ancora per aggrapparsi alla democrazia e allo sviluppo. Entrata nella Comunità nel 1981, si era presto legata alle socialdemocrazie del Continente, ottenendo in cambio supporto politico e generosi aiuti economici. A metà degli anni Ottanta sembrava ancora che la Comunità fra le nazioni europee potesse costituire uno strumento adatto a cooperare, solidarizzare e favorire la democratizzazione e il progresso sociale nelle aree confinanti. Allo stesso tempo Bruxelles si impegnava a cercare di imporre la logica di una cultura comune: proprio negli anni Ottanta di Delors videro la luce simboli europei ambiziosi come la bandiera blu a dodici stelle e persino un inno europeo, quello alla Gioia, che oggi sarebbe una provocazione far ascoltare al popolo greco.

Poi però, negli anni Novanta, l'unica ragione di vita della neonata Unione europea è diventata la competizione nel Mercato unico e lo smantellamento del pubblico nell'economia, portato avanti in modo certosino dagli Stati nazionali con la collaborazione dei solerti funzionari di Bruxelles. Moderazione salariale, concorrenza fiscale, delocalizzazioni, privatizzazioni di servizi pubblici hanno indebolito il corpo sociale delle nazionali europee meno competitive. Solo generosi e dissennati sussidi pubblici hanno quindi potuto permettere alle società più marginali di non impoverirsi definitivamente e scatenare una guerra civile fra ricchi e poveri. Per quanto possa sembrare paradossale, proprio mentre il rigore e le tavole della legge di Maastricht sembravano mostrare al mondo la serietà dell'economia europea e la forza dell'euro sui mercati valutari internazionali, tutte le aree più deboli del Continente, dal Mezzogiorno italiano alla Grecia, ai Paesi baltici, hanno cominciato a vivere di sussidi governativi, di lavoro nero, di criminalità organizzata e prostituzione, di tassazioni da paradiso fiscale per attrarre investimenti. Per un poco questo sistema, che occultava debolezze di fondo e squilibri del modello europeo, ha funzionato.

Con la crisi finanziaria del 2007 il sistema è però scoppiato svelando il disastro creato dal modo in cui la moneta unica è stata creata e cioè senza solidarietà fra le regioni ricche e quelle povere, bruciando elementi importanti di coesione sociale, senza un progetto culturale e di politica estera in grado di dare respiro e futuro all'impresa. Oggi è ufficialmente cominciata la guerra contro le nazioni povere dell'Europa: una guerra combattuta a colpi di prestiti a condizioni vantaggiose per chi lo eroga e di "aggiustamenti strutturali" che di fatto delegano le sovranità nazionali ai Paesi più forti e che sono impostate su misura per difendere gli interessi di coloro, dai gruppi finanziari alle elite imprenditoriali e professionali, che in prima persona hanno contribuito al dissesto dei propri Paesi con speculazioni ed evasione fiscale.

La guerra contro i Paesi poveri dell'Unione europea viene fatta dalla finanza internazionale, mai poi paradossalmente portata a compimento dal Fondo Monetario ed insieme dalla Germania che fra tutti i paesi dell'Unione europea è quello che chiede condizioni e aggiustamenti più drastici. La guerra prevede la disciplina delle fasce più deboli delle società in modo che non si azzardino più a pensare in termini di diritto ad un livello minimo di benessere e che non rialzino più la testa dopo la botta: non si chiedono infatti solo tagli salariali nel settore pubblico ma anche modifiche alle normative sui licenziamenti.

Così facendo l'integrazione europea, che negli anni Settanta sembrava poter essere uno strumento di democratizzazione e progresso sociale per tutta la regione, diventa uno strumento per imporre gerarchie fra le nazioni e asservimento all'interno di queste per i gruppi sociali più deboli. L'Unione europea diventa il Dio delle punizioni che impone lacrime e sangue senza offrire prospettive di speranza e di futuro: chi vorrà più farne parte?

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