Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

venerdì 21 maggio 2010

Nasce l' Unione Sindacale di Base.

La nascita dell'Unione Sindacale di Base
Publicato in ListaSinistra
Nuove potenzialità per una battaglia sindacale indipendente a tutto campoa cura della redazione di ContropianoLa costituzione formale e l'avvio del nuovo soggetto sindacale unitario - l'Unione Sindacale di Base - previsto per maggio, costituisce, senza ombra di dubbio, un fatto politico rilevante che travalica lo specifico ridotto della "questione sindacale" e segna positivamente questa complessa e difficile stagione sociale che stiamo attraversando. Come è noto, la Rete dei Comunisti ha sempre sostenuto tutte le esperienze del sindacalismo di base ed indipendente le quali, a vario titolo, e con percorsi politici ed organizzativi non sempre lineari, hanno costituito, nel corso dei decenni che stanno alle nostre spalle, un importante spaccato del movimento dei lavoratori e delle più generali forme con cui si è connaturato il conflitto sociale nel nostro paese.La nascita, quindi, di una nuova confederazione - l'Unione Sindacale di Base - come risultato di un complesso lavorio di discussione, confronto e di ulteriore ricerca sul campo, avviato dalla Federazione delle RdB, dall'SdL Intecategoriale, da consistenti pezzi della CUB e da tanti compagni, lavoratori, attivisti senza tessera, mostra concretamente - ben oltre gli effettivi numerici delle organizzazioni citate - la volontà politica e la determinazione necessaria per lanciare una inedita e riqualificata proposta di nuova identità e di più avanzata prospettiva di lotta e di organizzazione [1]. Un messaggio rivolto, sicuramente, al complesso del mondo del lavoro ma anche ai variegati soggetti sociali colpiti dall'infinita gamma di modalità con cui si configura il moderno sfruttamento capitalistico nei posti di lavoro e nell'intera società.Il valore politico e controtendenziale di questo work in progress. Non è stato facile e non era scontato riuscire a raggiungere gli attuali coefficienti politici che oggi rendono possibile la nascita dell'USB. Una intrapresa la quale, come dichiarano gli stessi promotori, è lungi da considerarsi compiutamente realizzata ma - e non è questo un dato irrilevante o un astratto artifizio formalistico - già può aspirare a svolgere, legittimamente, una funzione espansiva ed attrattiva nelle tante vertenze e nelle mobilitazioni che, quotidianamente, si palesano nelle fabbriche, negli uffici e nei territori.Un ruolo possibile anche alla luce del sostanziale fallimento che le varie "opposizioni interne" alla Cgil, anche in questa ultima tornata congressuale del sindacato di Epifani, hanno subito nell'illusoria battaglia (.spesso solo nominalistica e mai svolta nel vivo delle vertenze) di poter modificare il corso politico di questa organizzazione. Una Cgil la quale dopo il consumarsi della nefasta stagione della concertazione assume, per larghi tratti, una identità apertamente collaborazionista con le controparti immediate e storiche dei lavoratori. Una scelta di campo inesorabile ed immodificabile, come abbiamo più volte argomentato, con buona pace dei distinguo, oramai fuori tempo politico massimo, di un Rinaldini o di un Cremaschi.La discussione, anche aspra, che in questi anni ha attraversato l'arcipelago del sindacalismo di base non è stata, esclusivamente, volta a superare - finalmente - il primitivismo politico, il settarismo e l'autoreferenzialità che pure hanno allignato in queste aree politiche e sociali ma ha tentato di individuare e risolvere alcuni snodi politici che, fino ad ora, hanno di fatto contribuito alla non aggregazione virtuosa dei vari filoni con cui si è rappresentato e si rappresenta il sindacalismo indipendente nel nostro paese.Un processo ricompositivo che rafforza i lavoratoriIn questo ultimo periodo abbiamo colto in questa sorta di autentico crogiuolo sociale a cui abbiamo assistito, e per taluni aspetti pure partecipato in prima persona come militanti delle lotte e dei movimenti, uno sforzo vero, messo in campo dalle organizzazioni che hanno promosso la costruzione di questo nuovo soggetto sindacale. Abbiamo percepito un positivo afflato teso a mantenere viva una indicazione di orientamento e di lotta unificante in una fase politica estremamente difficile e che vede, in Italia e non solo, una potente offensiva padronale e dei poteri forti dispiegarsi a larga scala.Non è rituale ricordare che questo processo di riaggregazione e di ricomposizione è stato evocato e realizzato in un contesto in cui i pesanti effetti di questo scorcio della crisi capitalistica non sono affatto superati anzi, con il trascorrere dei mesi, sono pienamente avvertiti nella materialità delle condizioni di vita dei lavoratori e dei ceti popolari e in tutto l'arco delle contraddizioni sociali.E' evidente che in questo tipo di condizione strutturale (e politica) - ci piaccia o meno - ad essere favorite, oggettivamente, sono le tendenze alla scomposizione ed alla frammentazione sociale sia nella composizione materiale della classe e sia nell'ambito della fenomenologia e nella configurazione delle lotte. Mentre, come si può agevolmente verificare quotidianamente, non sono agevolate, almeno all'immediato, la mobilitazione, il rilancio collettivo ed organizzato del conflitto e le spinte alla ricomposizione di classe le quali stentano a superare il dato primordiale dell'episodicità o della rabbia momentanea come hanno dimostrato alcune vertenze simbolo di questo autunno/inverno.Infatti non è stato e non sarà semplice propagandare e, soprattutto, costruire una confederazione conflittuale ed intercategoriale in uno scenario in cui l'articolata azione del padronato e dei governi punta, esplicitamente, all'accrescimento dei fattori di sfruttamento, all'intensificazione del lavoro, all'abbassamento dei salari reali, all'aumento del pauperismo anche tra fasce sociali finora ritenute garantite, alla disgregazione di tutte le conquiste, politiche e materiali, che avevano caratterizzato il vecchio compromesso sociale in Italia e in tutto l'occidente capitalistico ed all'esplicita concorrenza al ribasso, con derive razziste, sessiste ed xenofobe, tra i vari segmenti della società.La linea di condotta nel conflitto capitale/lavoro.Le compagne e i compagni della Rete dei Comunisti si sono sempre impegnati a svolgere, nelle situazioni concrete che si sono determinate ed in cui sono stati in grado di poter misurare il proprio impegno, una funzione politica agente rispondente, non in forme caricaturali o approssimative, alla propria ragione sociale ed alle finalità prospettiche di un organizzazione di quadri politici. Abbiamo costantemente evitato di ridurre, anche inconsapevolmente, la nostra azione collettiva ad un mero esercizio propagandistico e ci siamo preoccupati di contribuire alla generalizzazione del conflitto attraverso non solo l'indispensabile apporto dell'elaborazione teorica che puntualmente ci sforziamo di elaborare ma anche attraverso una costante pratica di sperimentazioni sociali nelle vertenze, nel movimento reale ed oltre. Questo stile di lavoro, che costituisce un preciso profilo della nostra identità come soggettività comunista organizzata e che rivendichiamo integralmente come metodo utile e proficuo per la costruzione del Partito/Organizzazione [2] , trova, in questo importante passaggio di unificazione del sindacalismo di base, uno stimolo ulteriore per mettere a valore l'esperienza fino ad ora accumulata e per determinare, nelle dinamiche del conflitto che verranno, nuove e più mature soglie di battaglia politica e di scontro.I campi di applicazione su cui appuntare la sfida politica che incarniamo e che intendiamo rilanciare a tutto campo (come abbiamo tentato di argomentare diffusamente con l'incontro nazionale di ottobre sul tema della "Sinistra anticapitalista e rappresentanza politica dei settori popolari" e con il recente Forum su "Partito/Organizzazione") sono quelli che, anche parzialmente, già hanno trovato alcune limitate forme di esemplificazione materiale. Il tema dell'Inchiesta declinato e pianificato in forma permanente come strumento collettivo di ricerca, di formazione continua dei militanti e degli attivisti, l'azione di scandagliamento e di cartografia della realtà sociale circostante per comprendere i poderosi mutamenti prodotti dalla crisi globale e dalle ristrutturazioni, lo sviluppo e la diffusione delle varie esperienze di mobilitazione che - a vario titolo - abbiamo definito di "sindacalismo metropolitano", l'irruzione tumultuosa del segmento di proletariato immigrato nella composizione di classe e in tutti gli interstizi del mercato del lavoro sono i grandi rompicapi teorici attorno cui stiamo sviluppando la discussione e l'iniziativa a ridosso di ciò che intendiamo come questione sindacale intesa nella sua accezione più larga.Infine, particolarmente in un quadro internazionale di accentuazione dei fattori di competizione globale interimperialistica [3] e a fronte della palese bancarotta politica della "sinistra" (.di stampo eurocentrico ed occidentale), sia sul versante istituzionale e sia su quello delle relazioni con la classe e le sue articolazioni, per la soggettività comunista che non ha abdicato la sua prassi all'obiettivo ed all'idea/forza della trasformazione sociale diventa fondamentale l'orizzonte internazionale ed internazionalista della azione teorico- pratica che intende svolgere. Del resto la piena mondializzazione del mercato e del capitalismo, il consolidamento dei blocchi imperialistici (tra cui l'Unione Europea e l'emergere veloce delle potenze asiatiche), la composizione di classe spalmata globalmente ci indicano, con più chiarezza del passato, i contesti in cui si perpetua e si riproduce lo scontro capitale versus lavoro. Una rinnovata confederalità intercategoriale e conflittuale, se vuole, con i fatti, costruire una valida e riconosciuta alternativa organizzata ai sindacati collaborazionisti dovrà certamente tenere debitamente conto di questa cornice strutturale dentro cui dovrà scrivere la narrazione del nuovo movimento operaio.[1] Alla costituzione dell'Unione Sindacale di Base guardano con attenzione pezzi importanti del "sindacalismo autonomo" come l'Orsa e lo Snater i quali - nel gorgo del procedere della crisi e con l'avanzare dei processi di ristrutturazione - si pongono l'esigenza di un superamento in avanti, ed in forma unitaria, di alcuni limiti (oggettivi) che hanno caratterizzato l'impegno di queste esperienze sindacali in alcuni fondamentali comparti. Vogliamo anche segnalare che i compagni dello Slai/Cobas hanno organizzato, per il mese di maggio, un loro appuntamento congressuale il cui documento d'indizione è scaricabile dal sito: http://www.slaicobas.it/;[2] Per un inquadramento politico più preciso dell'impegno della Rete dei Comunisti afferente alla questione sindacale rimandiamo al paginone di Contropiano (ottobre 2008) "Un dibattito da aprire: i comunisti, il sindacato, la ricomposizione del blocco sociale antagonista". Inoltre sul nesso inscindibile tra il corso della crisi capitalistica, i mutamenti della composizione di classe e la relazione tra questa fenomenologia sociale e le forme di organizzazione dei comunisti richiamiamo il testo "Organizzazione e Partito: una base di discussione per i comunisti nell'Italia del XXI° secolo" il quale è stata la traccia di discussione del recente Forum Nazionale svolto il 27 febbraio 2010;[3] A proposito del concetto di competizione globale rinviamo i lettori a quanto contenuto nei vari materiali prodotti dalla Rete dei Comunisti, tra cui i Quaderni dei vari Convegni, richiedibili alla nostra redazione ( cpiano@tiscali.it Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. ). Vogliamo, al momento, limitarci a segnalare, come una tendenza reale immanente, il sostanziale fallimento del G-2, tra gli Stati Uniti e la Cina, il quale, nei programmi delle teste d'uovo del capitale, doveva sostituire il vecchio ambito del G-8 ritenuto inadatto ad una efficace governance del comando globale. Del resto il viaggio di Obama a Pechino ha certificato pubblicamente e platealmente questa impasse pesante nei rapporti tra i due maggiori paesi del mondo.

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