Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

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lunedì 23 agosto 2010

Noam Chomsky: Gli echi del Vietnam nella guerra in Afghanistan

di Noam Chomsky
23/08/2010 Fonte Controlacrisi

The War Logs, un archivio di documenti militari classificati nei sei anni di guerra in Afghanistan, lanciato su Internet dall'organizzazione Wikileaks, narra dalla prospettiva degli Stati Uniti la tragica lotta, ogni giorno più cruenta. Per gli afghani si tratta di un crescente orrore.
Nonostante la loro validità, The War Logs possono contribuire ad alimentare la sfortunata convinzione che le guerre siano un errore solo se non vengono vinte, qualcosa di simile a ciò che provarono i nazisti dopo Stalingrado.

Il mese scorso abbiamo assistito al vergognoso ritiro del general Stanley A. McChrystal, sostituito al comando delle forze degli USA in Afghanistan dal suo superiore, il generale David H. Petraeus. Una probabile conseguenza di questa sostituzione dei vertici sarà una "allentamento" delle norme d'ingaggio, di modo che uccidere civili risulterà più facile, e un allungamento della durata della guerra nella misura in cui Petraeus utilizzerà la sua influenza sul Congresso per raggiungere questo obiettivo.

L’Afghanistan è la principale guerra in corso del presidente Obama. Lo scopo ufficiale è proteggerci da Al Qaeda, un'organizzazione virtuale senza basi specifiche, "una rete di reti" e una "resistenza senza leader", così come la si definisce nella letteratura specializzata. Ora, molto più di prima, Al Qaeda è composta da fazioni relativamente indipendenti e con legami associativi deboli presenti in tutto il mondo. La CIA calcola che in Afghanistan possano essere presenti tra i 50 e i 100 attivisti di Al Qaeda, e non c'è niente che indichi che i talebani desiderino ripetere l'errore di offrire rifugio a Al Qaeda. A quanto sembra, i talebani sono ben radicati su un vasto e difficile territorio, una grande porzione dei territori pashtun.

A febbraio, durante la prima applicazione della nuova strategia (bellica) di Obama, i marines statunitensi conquistarono Marja, un distretto minore della provincia di Helmand, centro principale della resistenza. Una volta insediatisi, da quel che ci informa Richar A. Oppel Jr. del New York Times, "I marines si sono scontrati con una identità talebana così forte da sembrare un'organizzazione politica in un paese a partito unico, con una influenza che raggiunge tutti..."

"Dobbiamo riconsiderare la nostra definizione della parola nemico", afferma il generale Larry Nicholson, comandante della brigata mobile dei marines nella provincia di Helmand. "Qui, la maggior parte della gente si identifica come talebana... Dobbiamo correggere la nostra maniera di pensare per non espellere i talebani da Marja, ma i veri nemici".

I marines si stanno scontrando con un problema che ha minacciato da sempre tutti i conquistatori e che è molto familiare agli USA dal Vietnam in poi. Nel 1969 Douglas Pike, esperto del Governo USA in Vietnam, si lamentava che il nemico, il Fronte di Liberazione Nazionale (FLN), "era l'unico partito politico con un'adesione di massa nel Vietnam del Sud".

Secondo l'ammissione di Pike, qualsiasi sforzo di competere politicamente con questo nemico sarebbe stato come affrontare un conflitto tra una sardina e una balena. Per questo motivo, si doveva sconfiggere la forza politica del FLN ricorrendo al nostro vantaggio comparativo, la violenza, con risultati terribili.

Altri si sono scontrati con problemi simili: per esempio, durante gli anni ottanta, i russi, in Afghanistan, quando vinsero tutte le battaglie però persero la guerra.

Bruce Cumings, storiografo specialista dell'Asia all'Università di Chicago, intervenendo su un altra invasione USA, quella del 1989 nelle Filippine, fece un'osservazione che può essere applicata oggi alla situazione afghana: "Quando un marinaio vede che la sua rotta è disastrosa cambia direzione, ma gli eserciti imperiali affondano i propri stivali nelle sabbie mobili e continuano a marciare, anche se in circolo, mentre i politici addobbano il libro di frasi sugli ideali statunitensi".

Dopo la vittoria di Marja, ci si aspettava che le forze comandate dagli USA attaccassero l'importante città di Kandahar, dove, secondo un'indagine dell'esercito, l'operazione militare viene rifiutata dal 95% della popolazione locale e cinque di ogni sei abitanti considerano i talebani come "i nostri fratelli afgani". Ancora una volta risuonano gli echi di una conquista precedente. I piani su Kandahar vennero rimandati, in parte proprio per l'esonero di McChristal.

In queste circostanze non è sorprendente che le autorità degli USA siano preoccupate perché l'appoggio popolare alla guerra in Afghanistan si corroda ancora di più. A maggio Wikileaks rese pubblica un'inchiesta della CIA su come mantenere l'appoggio dell'Europa alla guerra. Il sottotitolo diceva: "Perchè contare sull'apatia probabilmente non sarà sufficiente". Secondo quest'inchiesta "Il basso profilo della missione in Afghanistan ha permesso al leader francese e tedesco di non ascoltare l'opposizione popolare e aumentare gradualmente il loro contributo alle Forze di Sostegno alla Sicurezza Internazionale" (ISAF).

“Berlino e Parigi rimangono al terzo e quarto posto per numero di soldati della ISAF, nonostante l’opposizione dell’80% degli intervistati tedeschi e francesi ad un ulteriore invio di truppe”. È necessario, di conseguenza, “dissimulare i messaggi” per “impedire, o almeno contenere, una reazione negativa”.

Questa inchiesta deve ricordarci che gli Stati hanno un nemico interno: la loro stessa popolazione, che deve essere controllata quando la politica statale trova un'opposizione tra il popolo. Le società democratiche non dipendono dalla forza ma dalla propaganda, manipolando il consenso attraverso "un'illusione necessaria" e una "extrasemplificazione emozionalmente potente”, per citare il filosofo preferito di Obama, Reinhold Niebuhr.

Per questo motivo la battaglia per controllare il nemico interno continua ad essere altamente pertinente. Di fatto, il futuro della guerra in Afganistan può dipendere da questa.

Fonte: http://blogs.publico.es/noam-chomsky/14/ecos-de-vietnam-en-la-guerra-de-afganistan/
traduzione da www.senzasoste.it

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