Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

mercoledì 17 novembre 2010

Picco del petrolio

di Zag in ListaSinistra
Il documento del governo tedesco è importante perché rivela come oggi
anche i politici sono arrivati a fare i conti con un pericolo , o che
forse, avanza e vi sono spinte per una nuova fonte di profitto per la
produzione di energia.
Fin dagli anni '60 era stato " pre-visto" il picco, attraverso un
modello matematico(dal geofisico americano Hubbert), chiamato picco di
Hubert riguardante l'evoluzione temporale della produzione di una
qualsiasi risorsa minerale o fonte fossile esauribile o fisicamente
limitata principalmente il petrolio. Attraverso la sua curva a campana (
curva di Hubbert).
Ma allora i teorici, economisti, scienziati che lo annunciarono furono
estromessi dal dibattito , con gli epiteti di "comunisti" dei soliti
estremisti, catastrofisti ecc ecc. Eravamo sull'onda del "progresso" e
del futuro roseo e senza ostacoli. Il petrolio era fonte di facili
guadagni e sopratutto strumento di potere e di coercizione.

Ma la teoria scientifica dimostrava come tale andamento dell'evoluzione
temporale della produzione ha un fronte di salita, un picco e quindi un
fronte di discesa. Intorno alla fine degli anni '90 era stata previsto
il raggiungimento del fronte di discesa e nel 2050 il declino.

Secondo la teoria vi sono quattro fasi

La prima fase: espansione rapida.
Inizialmente, la risorsa è abbondante e bastano modesti investimenti per
estrarla. In questa fase, la crescita della produzione è esponenziale.

La seconda fase: inizio dell’esaurimento.
Le riserve “facili”, ovvero quelle meno costose, sono quelle estratte
per prime. Con l’esaurimento delle risorse facili, comincia a essere
necessario sfruttare risorse più difficili e questo richiede
investimenti sempre più consistenti. La produzione continua a crescere,
ma non più esponenzialmente come nella prima fase.

La terza fase: il picco e il declino.
A un certo punto, il graduale esaurimento rende talmente elevati gli
investimenti necessari che non sono più sostenibili. La produzione
raggiunge un massimo (il picco di Hubbert) e poi comincia a declinare.

La quarta fase: il declino finale.
In questa fase, normalmente non si fanno più investimenti significativi.
La produzione continua, ma il declino procede fino a che non diventa
talmente ridotta da cessare completamente.

All'epoca la teoria è stata più volte messo alla prova, Infatti la
teoria di Hubbert non si applica soltanto a qualcosa che accadrà, o
potrebbe accadere, nel futuro. Piuttosto, è una descrizione di casi
storici ben noti. Più di una volta è stato possibile osservare
sperimentalmente che la produzione di una risorsa esauribile segue una
“curva a campana”. Storicamente, forse il primo di questi è stata la
produzione di olio di balena negli Stati Uniti nel secolo
diciannovesimo. Un altro caso è quello della produzione di carbone in
Pennsylvania.

Ma non basta . La teoria ha anche dimostrato che tutte le sorgenti di
energia non rinnovabili sono soggette al ciclo di Hubbert. Rimpiazzare
il petrolio con carbone oppure con uranio ci farebbe saltare da una
curva a campana a un’altra, ma sposterebbe semplicemente in avanti il
problema dell’esaurimento. Al contrario, le fonti rinnovabili hanno un
comportamento completamente diverso: la produzione segue una curva a “s”
che si stabilizza con la saturazione dell’area disponibile.

Ma dove ci troviamo oggi?

Tutti i giorni, alla televisione, nei giornali, alla radio, le
giustificazioni portate in aumento del prezzo petrolio sono d'ordine
congiunturale (guerra, tensione geopolitica,…) e mai non sono d'ordine
strutturali (la produzione di petrolio è al suo massimo mentre la
domanda aumenta). Le crisi congiunturali a breve scadenza hanno
un'incidenza sulla produzione ed il prezzo del petrolio perché c'è un
problema strutturale più grave: prossimità del picco di produzione del
petrolio, è dunque difficile sapere a quale momento “T" il picco avrà o
ha avuto luogo, ma sembra che ne non siamo lontano.
Certo è che partendo da meno di 20 dollari al barile del 1973, i prezzi
hanno raggiunto e sfondato nel Maggio 2004,il “tetto” dei 40 dollari al
barile.

Ma nonostante che nessuno scienziato o accademia scientifica abbia mai
negato la validità della teoria e della prassi, anche attraverso dati
empirici, stocastici, i politici, intellettuale economisti l'hanno
sempre snobbato o addirittura non tenuto in nessun conto. Chissà per
quale strano motivo. Ignoranza? Saccenteria, Ignavia? O semplice
accomunanza di interesse?

Zag(c) http://vecchia-talpa.blogspot.com/

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