Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

venerdì 4 febbraio 2011

Ricostruire il partito comunista, con passione.


febbraio 3, 2011 di Simone Oggionni. Fonte: reblab.
Sono appena tornato dalla mostra “Avanti popolo” organizzata a Roma per celebrare la storia del Partito comunista italiano.

Non mi vergogno a dire che ho pianto. Mi sono commosso di fronte ai Quaderni del carcere di Antonio Gramsci, ai racconti dei tanti partigiani comunisti che nella Resistenza hanno preso sulle proprie spalle la responsabilità di cacciare il fascismo, di porre fine alla guerra, di restituire all’Italia, al nostro Paese che vent’anni di Berlusconi ci stanno facendo odiare, la libertà, la pace e quindi una speranza.
Mi sono commosso di fronte ai tanti manifesti del partito che raccontavano di tante battaglie, di tante lotte per il salario, per i diritti dei lavoratori, per le donne, per le conquiste civili.
Mi sono commosso ascoltando i discorsi di Togliatti e la narrazione di quel grande partito nuovo che ha educato decine di milioni di lavoratori alla democrazia e alla politica.
Mi sono commosso guardando gli spot elettorali con Ninetto Davoli e Venditti che spiegavano, davanti al sindaco Petroselli, che quello era un sindaco compagno, e non un principe né un re (mentre oggi il sindaco di Roma si chiama Alemanno e nel chiuso del suo palazzo favorisce gli stessi poteri forti di trent’anni fa).
Ho pianto di fronte al video dei funerali di Enrico Berlinguer, ritrovando in lui e nel popolo che lo salutava un’umanità che è merce rara nella politica di oggi e che quando c’è, a volte, viene esibita soltanto per strappare qualche voto in più.
Mi sono commosso ascoltando le discussioni nelle sezioni dopo la Svolta, percependo lo shock di una comunità colpita al cuore dalle decisioni irresponsabili di un gruppo dirigente ormai non più comunista.
E ho pensato che questa mia commozione, che ho intravisto anche negli occhi di molti compagni e compagne che tentavano di nasconderla con il mio stesso pudore, non può rimanere chiusa nel “privato” di ciascuno.

E’ un patrimonio enorme e collettivo. È una risorsa che indica che quella storia non si è conclusa.

Vorrei essere chiaro: non è nostalgia. Non può esserlo per il semplice motivo che tutti questi fatti la mia generazione non li ha vissuti in prima persona.

Alcuni di noi sono nati quando moriva Berlinguer, altri quando è caduto il muro di Berlino e altri ancora addirittura più tardi. Non è nostalgia. È la presa d’atto che il partito comunista italiano ha scritto pagine indelebili della storia sociale, culturale e morale del nostro Paese.

E ha scritto pagine che il nostro partito, Rifondazione comunista, ha tentato di fare rivivere. Certo in maniera diversa, con strumenti nuovi e anche percorrendo ipotesi diverse, più adeguate ai tempi che nel frattempo cambiavano. Ma quella commozione, che io penso sia il sentimento di chiunque oggi non vuole accettare le ingiustizie di questo presente e quindi guarda con rispetto ed entusiasmo ad una esperienza così grande, ci dice che qualcosa, di quell’esperienza, va recuperato. Io dico: l’essenziale. Va recuperata la passione di una comunità che sapeva di essere grande perché era dalla parte dei lavoratori, veramente, era con loro ed era parte di loro. Perché era dalla parte delle donne, degli studenti, dei pensionati, di tutti coloro i quali erano messi ai margini dal capitalismo e dalla sua violenza.

Quella passione oggi è fondamentale. E dobbiamo mettercela tutta per ricostruire (e utilizzo con piena cognizione di causa il termine “ricostruire”) un partito comunista all’altezza della nostra storia, anche di quella recente. Di errori politici se ne sono fatti molti. Penso innanzitutto al fatto che evidentemente la svolta della Bolognina, con ciò che questa ha comportato, fino alle vicende ultime dei Ds e del Pd, covava da diversi anni ed era maturata in qualche modo una mutazione genetica di cui la Bolognina fu soltanto il passaggio finale, l’epilogo triste.

Di errori politici ne ha fatti tanti, dal mio punto di vista, anche Rifondazione comunista: le tante scissioni, l’ingresso nel governo Prodi, l’Arcobaleno, solo per dire delle cose più recenti. Ma quello che rimane in tutta la sua attualità e veridicità è, di nuovo, quel grande sentimento collettivo unito a quella lucidissima analisi razionale della realtà che ci fa essere, oggi, comunisti e ci fa essere orgogliosi di esserlo.

Per questi motivi dobbiamo utilizzare la nostra vita, le nostre energie, per ricostruire un partito comunista dentro una sinistra più forte. E non abbiamo molto tempo da perdere, perché i comunisti oggi in Italia sono sotto schiaffo, non soltanto la loro storia è disprezzata, derisa e riscritta ma anche la loro iniziativa politica è umiliata e messa ai margini. E allora si faccia presto, si utilizzino – come ha scritto chiaramente Claudio Grassi nel bellissimo post in cui ha riassunto la storia ventennale di Rifondazione comunista – i congressi che abbiamo davanti per fare l’unica cosa che possiamo fare per non oltraggiare quella meravigliosa storia che abbiamo alle spalle: unirci. Non per un vezzo minoritario ed ideologico ma perché solo così possiamo essere utili alla nostra classe. Io ci credo e conosco tanti compagni e tante compagne che, testardamente, continuano a crederci. Ancora di più quelli che, oggi, iniziano a farlo.

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