Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

mercoledì 15 giugno 2011

Referendum, ora tutto cambia.


di Sergio Bellucci, Fonte: paneacqua
Una sequenza da togliere (o restituire?) il respiro alla politica italiana. Primarie, amministrative, referendum. Tutti osservano il colpo al leader del centrodestra, ma la sequenza toglie il sonno a molti attori dell'equilibrismo politico nostrano
Certamente il colpo più grande lo riceve Berlusconi e la sua maggioranza. Il Paese è stanco di inseguire "l'insonnia della ragione" che ha generato i mostri che affollano i suoi incubi. Questa perenne dislessia tra il dire e il fare, questa doppiezza esplicitata e rivendicata tra i mezzi e i fini che si accalcano sopra il destino di una sola persona, non appassionano più. La partita è truccata da anni e quelli che hanno voglia di continuare a "tifare" restano una minoranza senza appeal. Berlusconi risulta un leader incapace di garantire un futuro e i colonnelli già si accalcano per recuperare pezzetti di spazio politico che nulla potrà avere di strategico. L'asse con la Lega? Logoro e senza prospettiva. Il ruolo di Tremonti? Da battitore libero. Berlusconi? Assediato da un giudizio umano, politico e sociale che non lascia scampo.
Ma questa è la vera novità prodotta da questo frullatore politico che sta diventando il 2011? Io credo , invece, che gli insegnamenti più importanti siano indirizzati alle forze del centro-sinistra. Non perché la crisi di Berlusconi sia poca cosa, ma perché la qualità dei processi indica tendenze nel corpo della società italiana che chiedono risposte di nuovo tipo.
In primo luogo il bisogno di partecipazione diretta. Se è vero che il quorum è un risultato storico, questo risultato non si sarebbe mai raggiunto senza la rete delle reti. Il ruolo dei social network, gli stessi che sono o vituperati o osannati a seconda che i fenomeni prodotti siano a favore o contro chi analizza il fenomeno, non può più essere ignorato nella sfera del politico. E non tanto come tecnologia, ma come capacità di stimolare e rendere concreta - nelle grandi società di massa ove il ruolo dei vecchi partiti si è dissolto - la cosa più umana che ci sia: la voglia di esserci, di contare, di decidere. E di farlo in maniera collettiva. Su questo dato la sinistra dovrebbe ragionare meglio e di più, interrogarsi, sperimentare.
In secondo luogo la rottura della "spirale del silenzio". Nell'era egemonizzata dai mass media elettronici, come ci ha indicato la Noelle Neumann, il ruolo della televisione era in grado di far percepire come minoritaria anche una posizione largamente maggioritaria nel paese. È la percezione personale che viene intaccata e messa in discussione. Se non si è omogenei alla tesi che la Tv fa percepire come senso comune, ci si sente ai margini anche quando si è il 90 % della popolazione. Questo studio fatto in Germania, un paese ove il ruolo dei giornali su carta stampata svolge un ruolo importante, risulta determinante da noi ove oltre l'80% dei cittadini si informa solo attraverso il piccolo schermo.
In terzo luogo la rottura dello schema ventennale della necessità di convergenza al centro. Proprio il funzionamento della spirale del silenzio obbligava al ragionamento che si sarebbe vinto solo convergendo verso il punto mediano dello schieramento. Una logica ipotizzata come necessaria più alla sinistra che alla destra, per una percepita disomogeneità tra le culture della sinistra e quello che era ipotizzato come "il senso comune del paese". Quello che emerge al tempo del web, invece, è una richiesta di chiarezza, di diversità, di discontinuità e di coerenza. Non a caso i segnali politicamente più importanti arrivano non dal voto di Torino e Bologna, ma proprio dai luoghi ove ci si è affidati alla capacità di aprirsi e scommettere sul nuovo, sulla rottura con il continuismo e si è "imposto" un cambiamento mal digerito dai vertici del PD. Non dimentichiamoci la crisi del vertice del PD in Lombardia dopo la vittoria alle primarie di Pisapia.
Questo scenario è rafforzato dal risultato del referendum. L'appuntamento referendario, infatti, ha imposto un cambio di linea politica al PD, un mutamento culturalmente significante e divaricante rispetto alle riflessioni che lo stesso vertice ha compiuto dopo il voto amministrativo. Il paese ha voglia di cultura politica nuova, di partecipazione, di nuove idee per garantire il bene comune, per dare alle persone un lavoro dignitoso.
La discussione sul futuro della sinistra non potrà ripercorrere le vecchie strade. Non è con la semplice sommatoria tra partiti che si risponde alle necessità che si aprono davanti a noi. Per questo c'è bisogno di coraggio e innovazione. Coraggio nel discutere oltre i confini dei propri partiti e innovazione nei progetti e nelle persone. Se le forze politiche non avranno questo coraggio rischiano di essere messe fuori gioco dal movimento che sta prendendo coscienza di esistere, com'è accaduto a Napoli con De Magistris.

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