Si festeggiano assieme la vittoria dell'Ìtalia nel calcio e quella del governo nel vertice di Bruxelles. Ma è sbagliato perché Monti vince contro di noi.
La conquista, infatti, di qualche intervento per abbassare lo spread avviene al prezzo dell'accettazione dei piu rigidi meccanismi del fiscal compact. Cioè ancora controriforme, tagli, tasse e privatizzazioni. Si dice che però questo avviene avendo respinto l'intervento diretto dei poteri europei e del fondo monetario, la famigerata troika che ha portato alla fame la grecia.
Sì è vero non siamo stati formalmente invasi, ma ci siamo autoinvasi accettando tutte le condizioni degli invasori. Come la polonia del 1981 ove il generale Jaruselsky prese il potere per evitare l'invasione sovietica. Quindi niente gioia calcistica applicata allo spread, la direzione di marcia continua ad essere quella che ci ha portato alla crisi attuale.

La questione di fondo in Ìtalia e in europa è la necessità della rottura con il pensiero e la politica unica che le comandano. Oggi questa politica ha portato il continente nella più grave crisi economica dal 1929. Del resto la politica economica è la stessa dei governi di allora, austerità, tagli alla spesa pubblica, distruzione dei diritti del lavoro. Il risultato di allora fu il nazismo in Germania.

Oggi non sappiamo dove finirà la crisi sul piano politico, ma sappiamo che non finirà. Il governo Monti è l'espressione diretta di questa politica. Tecnicamente è un governo reazionario, perché al centro del suo operare sta la controriforma sociale. Tutto il sistema dei diritti sociali deve essere completamente smantellato, la crisi deve essere affrontata facendo ricorso agli spiriti animali del mercato e alla competitività selvaggia delle persone. Come ha detto la ministra Fornero il lavoro non è un diritto, ma deve essere conquistato nella dura lotta per la sopravvivenza. Un paese diventato una società low cost potrà tornare ad attirare gli investimenti. Questo è quanto pensa più in grande il presidente della Bce Mario Draghi, che ha recentemente affermato che il sistema sociale europeo è destinato a morire. E lui sta tra coloro che si prodigano per accelerarne la fine.

Questa Europa non è riformabile e va verso la crisi estrema, assieme alle classi dirigenti di centro destra e centro sinistra unite nel condurre al disastro.

Il governo Monti esiste e agisce con il sostegno determinante del Pd. In Grecia per la prima volta è stata la moneta a vincere le elezioni, e ha formato un governo con forze politiche gemelle a quelle che governano in Italia. Sarà ancora presto per dirlo, ma la prima impressione è che il riformismo progressista del governo Hollande sia già in difficoltà di fronte al sistema di comando europeo.
Se vogliamo salvare la democrazia sociale del dopoguerra, anzi farla progredire, questa Europa della Bce, del fiscal compact, dei patti di stabilità va rovesciata, non c'è nulla da salvare in essa. Le ridicole discussioni su come aggiungere crescita al rigore, prive di qualsiasi senso compiuto, lo dimostrano. Oggi una sinistra anticapitalista in Europa si ricostruisce a partire dal no al rigore. Questa è la discriminante costituente dei nuovi schieramenti e non la ridicola distinzione tra un centro destra e un centro sinistra che sostengono la stessa politica.
Deve saltare il banco, deve essere rifiutata la schiavitù del debito e tutto il corollario di austerità per i poveri e speculazione per i ricchi. E non ci si può far ricattare dalla moneta, ultimo spauracchio agitato di fronte alla crescente rabbia sociale, dopo che i ricatti della signora Merkel si sono indeboliti. Questa Europa va distrutta e ricostruita su altre basi realmente democratiche, pubblico, eguaglianza, beni comuni, riconversione delle produzioni e dei consumi.
Questo è il solo progresso che il nostro piccolo continente può portare all'umanità.
Giorgio Cremaschi
*No Debito