Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

sabato 10 novembre 2012

Il caso Di Pietro, depurato dalle balle e dalle inesattezze

Due pesi e due Schifani
Dopo Servizio Pubblico si chiude il caso Di Pietro che, depurato dalle balle e dalle inesattezze che l'hanno costellato, si riduce ad alcune sconvolgenti scoperte (peraltro note da anni):
nel 1995 una ricca signora donò 1 miliardo di lire per sostenere l'allora pm in aspettativa, bersagliato da processi infondati a Brescia su denuncia di alcuni amici di B.; la stessa cifra fu donata a Prodi che, diversamente da Di Pietro, era già in politica; Di Pietro usò la donazione personale in parte acquistando una casa a Busto Arsizio, dove poi tenne le prime riunioni della nascente Idv, in parte per metterla in piedi, finanziata com'era dalle sue tasche e da contributi spontanei (l'Idv entrò in Parlamento solo nel 2006); la prima Idv era controllata da un'associazione omonima formata da Di Pietro, dalla moglie e da un paio di fedelissimi, per evitare (in pieno regime berlusconiano) che qualche infiltrato scalasse il partito; nel 2009 l'Idv cambiò statuto e si aprì a una gestione più collegiale; in un paio di casi Di Pietro affittò propri immobili al partito, a canoni ribassati rispetto a quelli di mercato, una volta in seguito a un improvviso sfratto; nel suo appartamento romano furono ricavate due stanze per l'amministrazione Idv, tinteggiate e ammobiliate con fondi del partito (7 mila euro ), dopodiché il mobilio fu trasferito nella nuova e più ampia sede.
Per aver manipolato ad arte queste vicende, insinuando un uso personale di fondi pubblici, il Giornale e le sue fonti (riproposte senza prese di distanze da Report) sono stati condannati tre volte dal Tribunale civile di Monza a risarcire Di Pietro con 344 mila euro per le falsità e le diffamazioni subìte.
Motivo: “Il postulato di fondo è la presunta commistione tra il patrimonio immobiliare personale di Di Pietro e quello del partito Idv… che – nonostante l'archiviazione del procedimento penale che si è occupato della questione – viene comunque prospettata quale congettura sottesa agli interrogativi del giornalista, all'evidente scopo di screditare la credibilità e l'immagine del leader” con “volute inesattezze e reticenze, così da accreditare la tesi del giornalista che, interrogandosi sulle proprietà immobiliari di Di Pietro e dei suoi familiari ('Ma quante case ha l'onorevole Di Pietro? E con quali soldi le ha comprate?') in rapporto ai redditi dallo stesso dichiarati e al patrimonio della società immobiliare di sua proprietà (Antocri)... intende chiaramente alimentare il dubbio che gli acquisti siano frutto di un illecito storno per fini privati dei fondi del partito e quindi anche dei rimborsi elettorali”.
Il Tribunale di Roma, archiviando analoghe denunce dell'ex dipietrista Di Domenico, ha stabilito che “anche in punto di fatto, prim'ancora che nella loro rilevanza giuridica, i sospetti avanzati in merito alle citate operazioni dell'avv. Di Domenico sono risultati infondati”, “non essendo in alcun modo emerso che Di Pietro ebbe a trarre personale vantaggio dalle operazioni ai danni del partito”. Di queste sentenze nessuno dei censori di Di Pietro ha tenuto conto. Ma ora hanno la grande occasione per riscattarsi: riservare lo stesso trattamento ad altri politici. Per esempio Renato Schifani. Non per motivi penali (la Procura di Palermo chiede l'archiviazione dell'indagine per mafia). Ma morali, se è vero che – come anticipato dalla Stampa – i pm confermano i suoi rapporti con uomini di mafia. E da ieri anche per motivi politici: il noto statista ha dichiarato che per la legge elettorale “ce la sto mettendo tutta, altrimenti Grillo dal 30 va all'80%”. Viva la faccia: la seconda carica dello Stato confessa che la legge elettorale serve a impedire a una lista di vincere le elezioni.
Si attendono con ansia indignati commenti e reportage dei censori di Di Pietro. Anche per sfuggire a un fastidioso sospetto, ben descritto a suo tempo da Longanesi: “Credono che la morale sia il finale delle favole”.
Di Marco Travaglio

Nessun commento:

Posta un commento

Blog curato da ...

Blog curato da ...
Mob. 0039 3248181172 - adakilismanis@gmail.com - akilis@otenet.gr
free counters