Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

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domenica 3 giugno 2012

MACAO: dove eravamo rimasti?

Pubblicato il · in alfapiù, società ·

Manuela Gandini
MG – Facciamo il riassunto di ciò che è successo e perché. Perché l’occupazione della Torre Galfa e poi Palazzo Citterio, con quali obiettivi e soprattutto: Macao è sempre vivo?
MACAO – Tutto il movimento di Macao è nato da una riflessione sui sistemi di produzione culturale. A Milano, occupare la Torre Galfa è stato un modo per cercare di dare un segno forte rispetto a un meccanismo di produzione culturale e di pianificazione della città, che è quello di grande controllo invasivo dei poteri della finanza e dei palazzinari. Siamo entrati alla Torre Galfa per restituirla alla città e trovare un altro modo di produrre. Abbiamo creduto fino in fondo che potesse essere un braccio di ferro contro-egemonico, dove, col fatto che ci fossero dieci, mille, millecinquecento persone, si potesse far capire anche alle amministrazioni cittadine che era necessario tenere una sospensione, un dialogo, un tavolo. E che l’istituzione potesse usare tutti gli strumenti in suo potere, ad esempio espropriare il bene e vincolarlo a uso temporaneo per questo progetto. La torre era abbandonata da 15 anni. Volevamo dare un segno forte a livello territoriale e nazionale, affermare che se un movimento di persone vuole in modo propositivo ribaltare i rapporti di forza è possibile, ci abbiamo creduto, non è stata una cosa simbolica. Siamo stati repressi dagli stessi poteri che criticavamo. Il fatto che il figlio del ministro dell’interno Anna Maria Cancellieri, Piergiorgio Peluso, sia il direttore della FonSai, di cui Ligresti è presidente, è stata una delle principali ragioni dello sgombero. Ligresti ha fatto un sacco di società a scatole cinesi. Come FonSai ci sono parecchie società sotto di lui, questo fa la sua forza, perché ogni società è legata a livello creditizio a molti gruppi politici su tutto l’arco, quindi distruggere lui non fa bene a nessuno, questo è il suo potere. Nel particolare Torre Galfa era sotto FonSai Ligrestiche è una società che controlla il suo patrimonio e il direttore generale è il figlio del ministro dell’interno. È stata direttamente la Cancellieri, come abbiamo potuto controllare a posteriori, il vero mandante dello sgombero perché, sia l’amministrazione che la questura di Milano stavano cercando di capire come fare a creare un tavolo.

MG – Poi avete occupato un edificio simbolicamente e istituzionalmente molto diverso, Palazzo Citterio.
MACAO – Sì, il secondo tentativo di Macao è stato Palazzo Citterio perché in qualche modo si voleva sottolineare il fatto che una grossa dipendenza da questi poteri forti privati ha censurato un certo sviluppo alternativo della città e che, all’origine del grosso blocco della produzione culturale, c’è anche una mala gestione dei fondi pubblici. Palazzo Citterio fa parte del progetto Grande Brera che da quarant’anni è fermo, due anni fa con l’anniversario del centocinquantesimo dell’Unità d’Italia, è stato oggetto di una speranza di rilancio che è stata in realtà solo una scusa per far rubare i soldi ai sovrintendenti. Dietro c’era tutta la cricca di Anemone e Bertolaso, sparpagliati in tutt’Italia a fare questo tipo di ladrocini. Della Grande Brera si sono fregati 52 milioni di euro. Crediamo che questo tipo di mala gestione dei fondi pubblici stia alla base e che sia dovuto in parte alla mancanza di partecipazione e di attenzione della cittadinanza sulla gestione dei fondi. Siamo entrati in Palazzo Citterio pensando che, tanto quanto la Torre Galfa, fosse un laboratorio di ricostruzione, attraverso tutte le competenze della città, di un modello alternativo della cultura. Anche per un progetto, da sempre deflagrato e da sempre promesso come la Grande Brera, poteva esserci l’occasione di coinvolgere le istituzioni e i poteri forti costituiti, assieme alla cittadinanza, per capire come realizzare l’opera. Quindi stavamo cercando di creare un tavolo con sovrintendenza e studenti dell’Accademia, per snodare la trasparenza del progetto e le vere tensioni che ci sono sotto. Si è pensato che si sarebbe potuto portarlo a termine in modo partecipato, chiaro e discusso nella città. Il secondo giorno abbiamo redatto un documento cristallino con la proposta di questo tipo di interlocuzione, ma l’azione è stata continuamente denigrata come occupazione abusiva e si è adottato il tema dell’illegalità. La maggioranza nel consiglio comunale del Pd moderato è andato su tutte le furie, il ministro Ornaghi è passato e s’è ricompattato su questa linea per neanche prendere in considerazione la possibilità di una legittimazione della proposta, motivata da 40 anni di inefficienza.

venerdì 25 maggio 2012

Ascoltando Macao


Autore:  - eddyburg -

Spazio pubblico, beni comuni, diritto alla città, nuove forme di partecipazione e organizzazione politica. Si riallacciano fili interrotti almeno dagli anni ’70. Il manifesto, 25 maggio 2012 (f.b.)

La cultura, oppressa da trent'anni di televisione, di marketing e di carrierismo craxiani e berlusconiani torna a prendersi la scena nel modo più impensato: prima con l'occupazione del teatro Valle di Roma e la presa di parola della generazione TQ (i trenta-quarantenni); ora con la forza aggregante di Macao a Milano e, tra le due, e intorno a loro, un'altra decina di occupazioni di cinema, teatri, locali in varie città d'Italia: per "fare cultura". Cultura e arte sono scienza del possibile: potenze che scardinano l'appiattimento sulle necessità imposte dai "fatti compiuti". Il conformismo dei passati decenni era un coperchio su una pentola in lenta ebollizione: una volta sollevato, le spinte sociali sono destinate a esplodere; analogamente a come quattro decenni fa la delegittimazione dell'ordine costituito prodotto dal movimento degli studenti aveva spalancato le porte all'offensiva operaia e sociale degli anni '70.

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