Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

domenica 24 ottobre 2010

Operazione Welfare EuroMayDAy 010

Fonte Bin Italia
Abstract: Il documento qui presentato è stato elaborato all’interno del processo di costruzione dell’EuroMayDay 2010.
Esso analizza la proposta di Welfare Metropolitano, declinata su scala regionale, al fine di discutere le premesse necessarie per arrivare a proporre un progetto di legge che abbia come finalità l’instaurazione di un reddito di base.
Sommario1.
Premesse2.
I punti nodali 3.
Garanzia di reddito e accesso ai servizi primari e alla socialità.4.
Aspetto del finanziamento.5.
Salario orario minimo e riduzione forme contrattuali
Parole chiave: precarietà, flessibilità, reddito di base
1. Premesse
Noi vogliamo essere flessibili senza dover subire la precarietà. In altri termini vogliamo ribadire la supremazia del "diritto alla scelta del lavoro" sul semplice "diritto al lavoro" (qualunque esso sia).
Dopo quasi trent'anni di propaganda neoliberista a favore del concetto di flessibilità, inganno semantico che cela realtà di precarietà sempre più generalizzata e capillare in tutta Europa, è necessario indicare un traguardo di autotutela sociale. Si tratta di fornire una risposta radicale agli ammortizzatori sociali, vere e proprie elemosine di non-diritti proposte da buona parte del centro-sinistra.
Gli ammortizzatori sono pallidi palliativi per tenere sotto controllo le conseguenze nefaste della precarietà esplosa dopo il pacchetto Treu, che ha innescato il processo di sostituzione di contratti tipici con contratti atipici e precari e continuata con la legge 30 (Biagi).
L'effetto della legge Treu era stato di estendere le possibilità di lavoro precario in modo quantitativo mentre la Legge 30 ha lo scopo di consolidare i guadagni che le imprese traggono dalla precarietà e garantire il peggio possibile a chi è da poco entrato o si appresta a entrare nel mercato del lavoro.
In questa breve nota vengono descritte alcune misure concrete per la garanzia di reddito e per l'accesso ai servizi primari della socialità, con indicazioni relative alle forme del loro finanziamento.
Inoltre, viene avanzata la proposta di introduzione di un salario orario minimo e di riduzione delle forme contrattuali oggi previste per i rapporti di lavoro Intendiamo presentare una proposta di riforma avanzata del welfare, adeguata alle nuove forme di accumulazione della realtà capitalistica avanzata. Al riguardo occorre dipanare alcuni punti nodali, che rappresentano i punti di partenza di tale proposta

2. Punti nodali

a. Requisiti e parametri per definire la continuità di reddito, l’erogazione dei servizi di base e i soggetti beneficiari.

Il primo requisito è l’individualità, in seguito al fatto che il lavoro è tendenzialmente individuale, anche se poi fa riferimento ad una cooperazione sociale e a beni comuni come la conoscenza.
Il secondo parametro è che la garanzia di continuità di reddito deve essere erogato a tutti coloro che operano in un territorio, a prescindere dalla cittadinanza, dal sesso, dalla religione: residenzialità.
Il tema è delicato, perché fa riferimento al concetto di cittadinanza, fondato sull’idea di ius soli o ius sanguinis. In Italia e in buona parte dell’Europa il concetto di cittadinanza è fondato sullo ius sanguinis, per cui un figlio di immigrati nato in Italia non ha automaticamente la cittadinanza italiana in quanto il diritto di sangue prevale sul diritto di suolo. Ne consegue che il requisito della cittadinanza deve essere sostituito da quella di residenzialità.
Il terzo parametro è quello dell’incondizionalità, perché garantire continuità di reddito significa garantire continuità di remunerazione di un’attività produttiva (diretta o indiretta che sia) di ricchezza già svolta e quindi non richiede in cambio nessuna ulteriore contropartita. Garantire continuità di reddito a rescindere dalla condizione lavorativa non è quindi una misura assistenziale.
Il quarto parametro è che il reddito di esistenza debba essere finanziato sulla base della fiscalità sociale progressiva. E’ questo il punto principale, poiché dalle forme di finanziamento dipende la natura compatibile o non compatibile del reddito di esistenza in un ambito di capitalismo cognitivo.

b. Precondizioni per il finanziamento

Sono tre

· Separazione tra assistenza e previdenza, ovvero tra fiscalità generale a carico della collettività e contributi sociali, a carico dei lavoratori e delle imprese (Inps). In altre parole, la somma che finanzia la cassa sociale per il reddito non deve derivare dai contributi sociali, ma piuttosto dal pagamento delle tasse dirette e dalle entrate fiscali generali dello Stato, relative ai diversi cespiti di reddito, qualunque sia la loro provenienza.
Tale ricorso alla fiscalità generale può essere svolto a diversi livelli amministrativi, da quello sopranazionale a quello municipale, a seconda del territorio e della comunità di riferimento. La cassa sociale per il reddito incorpora, sostituisce e universalizza gli attuali iniqui, parziali e distorsivi ammortizzatori sociali, non più da contabilizzare nel bilancio Inps ma al’interno del bilancio dello Stato (Legge Finanziaria nazionale e regionale).
In tal modo, si riducono i contributi sociali (per la quota relativa agli ammortizzatori sociali), con l’effetto di far aumentare i salari e ridurre il costo del lavoro per le imprese.

· Costituzione di un bilancio autonomo di welfare.
La cassa sociale per il reddito (così come la cassa Sociale per i servizi) ha un bilancio suo proprio, dove vengono contabilizzate tutte le voci di entrata e di uscita, ovvero le fonti di finanziamento e le voci di spesa. Tale bilancio è un sotto insieme del bilancio generale (regionale, nazionale o europeo).
Tale operazione consente un processo di razionalizzazione, semplificazione e trasparenza, in grado di:
1. ridurre gli ambiti discrezionali di gestione del bilancio in materia di welfare, oggi suddivisi tra assessorati diversi (o centri di spesa) con bilanci separati, ognuno dei quali rappresenta un centro di potere;
2. ridurre le sovrapposizioni e le moltiplicazioni di spese e provvedimenti di protezione sociale, con un risparmio di bilancio, che si stima essere intorno al 5-7%;
3. snellire l’iter burocratico e centralizzare il processo di controllo e di monitoraggio, riducendo ulteriormente i costi della macchina statale.

· Ridefinizione, a fini fiscali, del concetto di attività lavorativa.
A fini di trattamento fiscale e contributivo omogeneo, vengono considerata prestazioni lavorative (e non imprenditoriale):
1. subordinate (a prescindere dal tipo di contratto) e parasubordinate;
2. le attività indipendenti sotto forma di partita Iva e ditte individuali e tutte le attività autonome composte da un solo individuo;
3. le attività autonome (microimprese con almeno un dipendente) che operano n condizioni di mono-committenza e/o di lavoro comandato.
4. le attività, che, non rientrando nelle fattispecie precedenti, non presuppongono uno scambio o il ricorso a capitale fisso (macchinari, mezzi di produzioni esterni, ecc.).
Una definizione omogenea, seppur flessibile, di prestazione lavorativa, basata sul grado di dipendenza e di etero direzione, è necessaria per un equo trattamento nell’imposizione fiscale e nella contribuzione previdenziale.

3. Garanzia di reddito e accesso ai servizi primari e alla socialità
Il primo obiettivo è quello di garantire la continuità di reddito, in modo generalizzato e incondizionato: un reddito corrisposto a: * chiunque perda il lavoro per risoluzione di contratto, licenziamento, cessazione di missione interinale, cessazione di progetto parasubordinato o * si trovi ad affrontare la cessazione del flusso di reddito associata a un'attività lavorativa di qualunque tipo, in particolare free-lance, o * pur avendo anche condizioni di stabilità di lavoro, percepisca un reddito inferiore ad una soglia che consenta di godere una vita piena e dignitosa. A tal fine proponiamo di costituire una Cassa Sociale per il Reddito di Base per finanziare il rischio di disoccupazione, infortunio, malattia, maternità, ecc., ecc. Tale cassa è adibita anche ll'erogazione di un'Indennità di accesso universale alla maternità, per garantire il diritto alla maternità consapevole nonché di un'Indennità speciale ai disoccupati espulsi dal lavoro "garantito".
Quest'ultima indennità è costituita da una parte pecuniaria in aggiunta all'eventuale reddito derivante da mobilità o continuità e da una parte di formazione permanente da svolgersi in università e centri pubblici come presso associazioni e spazi sociali a scelta del disoccupato.
In tema di accesso ai servizi primari e alla socialità, si propone la costituzione di una Cassa municipale per i servizi sociali, il cui compito è fornire una carta di servizi che consenta un accesso sussidiato per i precari a casa, media, trasporti, cultura, formazione, sia in termini di accesso a spazi e strutture sia in termini di tariffe gratuite o scontate.
In particolare, un sussidio sull'affitto che copra la parte di canone in eccesso al 50% del reddito percepito, l'istituzione di contributi a fondo perduto erogati a gruppi e associazioni formali e informali di giovani che abbiano natura di solidarietà sociale, tutela ambientale e innovazione culturale.

4. Aspetto del finanziamento.

Per quanto riguarda il finanziamento, la Cassa Sociale per il reddito e dei Servizi sociali, è necessario costituire un bilancio autonomo a tutti i livelli di erogazione. Più nello specifico, la Cassa Sociale per il reddito dovrebbe essere alimentata dalla fiscalità generale, all’interno della Legge Finanziaria.
La Cassa municipale per i servizi sociali è finanziata esclusivamente dalla fiscalità regionale e municipale e sulla base dei finanziamenti centrali: in altre parole, si tratta di ragionare e fare proposte riguardo all'introduzione e ridefinizione delle imposte su plusvalenze immobiliari, entrate cedolari, dividendi azionari, patrimoni familiari, tassa di successione. Ad esse si dovrebbero aggiungere imposizioni relative all'uso del territorio (tasse di localizzazione e di fabbricato, ad esempio, per i centri commerciali, e altre attività produttive che lucrano profitti sulla base del loro posizionamento spaziale).

Il finanziamento della cassa sociale per il reddito (e dei servizi) è garantita dalla fiscalità generale. E’ necessaria una riforma del sistema fiscale, affinché sia adeguato alle nuove forme di produzione.
I criteri sono due:
· Progressività forte delle aliquote
· Tassazione progressiva dei fattori produttivi

Si rende necessaria così una riforma fiscale adeguata allo spazio pubblico e sociale europeo, che sia capace di cogliere i nuovi cespiti di ricchezza e tassarli in modo progressivo. Nelle principali aree metropolitane, ovvero quelle che costituiscono il centro nevralgico del processo di accumulazione europeo, una quota che varia dal 35% al 50% del valore aggiunto deriva dallo sfruttamento di quelle che sono le variabili centrali del capitalismo cognitivo, ovvero conoscenza (proprietà intellettuale), territorio (rendita a localizzazione), informazioni, attività finanziarie e della grande distribuzione commerciale.
Nei principali paesi, e in particolare in Italia, le basi dell’imposizione fiscale fanno ancora riferimento al paradigma produttivo del capitalismo industriale-fordista: in altre parole, la proprietà dei mezzi di produzione della grande impresa e il lavoro salariato subordinato.
Ne consegue che parte crescente della ricchezza generata da attività immateriale o ha un trattamento fiscale particolare (come nel caso delle attività finanziarie) e sfugge a qualsiasi criterio di progressività o riesce a eludere in buona parte qualsiasi obbligo fiscale (come la proprietà intellettuale)[1].

Ed è proprio coniugando principi equi di tassazione progressiva e relativa a tutte le forme di ricchezza a livello nazionale ed europea con interventi “sapienti” sul piano della specializzazione territoriale che si possono reperire le risorse necessarie per far sì che i frutti della cooperazione sociale e del comune possano essere socialmente ridistribuiti.
Al momento il nostro referente è il livello regionale. E’ infatti a livello locale che, una volta stabiliti i criteri generale dell’imposizione diretta, si possono attuare politiche fiscali di tipo federale, in grado di cogliere le tipologie di ricchezza che i diversi ambiti territoriali generano.
Il finanziamento della cassa sociale per il reddito (e i servizi), infatti, deve fare i conti con i livelli di ricchezza che in un primo livello i diversi territori sono in grado di produrre.
A tale processo ridistributivo può, in secondo luogo, concorrere un secondo processo di redistribuzione sulla base di trasferimenti monetari dalle aree più ricche a quelle più povere. Sarebbe auspicabile che tale processo di redistribuzione avvenisse a livello europeo e non nazionale, il che renderebbe necessario l’implementazione di un’armonizzazione e di una politica fiscale comune a livello della stessa Europa che, a tutt’oggi, non esiste.
Più in particolare si potrebbe ragionare sui seguenti punti specifici: Riguardo la fiscalità generale:* introduzione di un addizionali Ire basata su due scaglioni, comunque non superiore al 5%;* introduzione di una tassa indiretta (I.v.a.) sull'intermediazione di lavoro a carico della società interinale (5%) e dell'impresa committente (5%), calcolata sul valore lordo della prestazione lavorativa in oggetto;* addizionale speciale Ire sulle attività finanziario-creditizie-assicurative Riguardo la fiscalità regionale* trasferimenti dal potere centrale;* introduzione di progressività nell'ICI (laddove è ancora operante) a seconda della destinazione d'uso dell'immobile;* introduzione e riforma di una tassa di localizzazione per le attività produttive (modello Irap) che sfruttano posizione territoriali vantaggiose, destinate all'attività di consumo, magazzinaggio, turismo e svago..Si tratta solo di alcune proposte, su cui crediamo valga la pena di ragionare.
Inoltre teniamo conto che la costituzione di un bilancio autonomo di welfare a livello regionale (come auspicato dalla L. 328-2000 (Legge quadro di riforma del welfare locale) che tagli trasversalmente i poteri decisionali in tema di servizi e di welfare gestiti dai singoli assessorati, oltre a aumentare il grado di trasparenza, eviterebbe l’esistenza di interventi non coordinati, con un effetto di risparmio che calcoliamo (sulla base dell’esperienza della Regioni Friuli V.G. per il triennio 2005-2007: cfr. www.or-win.it) tra il 6 e l’8% dell’intero bilancio regionale.
In Lombardia, poiché il bilancio è di circa 220 milioni di euro, il risparmio ammonterebbe a circa 15 milioni. 5. Salario orario minimo e riduzione forme contrattuali Proponiamo inoltre l'istituzione di un Salario Minimo di almeno 10 euro lordi l'ora con forti maggiorazioni per le ore supplementari e straordinarie e tariffari minime per il lavoro autonomo etero diretto e di collaborazione, forte limitazione del lavoro festivo nel commercio, nella prospettiva di un Salario Minimo Europeo al di sotto del quale gli standard sociali dell'Europa non possano cadere.
Tale Salario minimo è applicato per tutte le prestazioni lavorative non contrattualizzate e a tutti i contratti precari, per i quali non esiste a livello contrattuale, la definizione di uno stipendio/salario mensile continuativo. Facciamo degli esempi: un lavoratore occasionale, stage, interinale, apprendista a termine, stagionale, viene pagato a ore con una cifra che non può per legge essere inferiore ai 10 euro lordi all'ora, a prescindere dall'attività lavorativa svolta. Può, ovviamente essere superiore.
Chi ha un contratto continuativo (a tempo pieno o a tempo ridotto) percepisce un salario mensile (non orario) che viene contrattualizzato sulla base degli accordi sindacali esistenti.
In tema di diritto del lavoro, infine, oggi sono sono più di 35 le tipologie contrattuali esistenti. Da dieci anni a questa parte è cresciuta una giungla di norme giuslavoriste, continuamente aggirate e/o piegate, creando un vero e proprio apartheid del lavoro che ha polverizzato la rappresentazione collettiva della forza lavoro nell'interesse di aziende tanto fameliche e antisociali quanto strategicamente incapaci.
Il divide et impera del neoliberismo (oggi in crisi ideologicamente, ma non per questo non ancora debellato nella pratica) si fonda su mercati del lavoro marcatamente duali, divisi tra coloro che vengono definiti "garantiti" e coloro che non vengono definiti tali.
L'Italia è il paese che presenta il numero più elevato di contratti di lavoro e di buste-paga inintelligibili.
E' quindi "ragionevole" proporre una riduzione massiccia delle tipologie contrattuali. Una semplificazione in questo senso sarebbe una conquista importantissima. Altresì siamo convinti che il senso (la direzione) di questa semplificazione possa essere chiarito solo dal carattere e dalla forza dei conflitti. I contratti a tempo determinato e indeterminato, nelle forme piene o part time più un'unica formulazione di lavoro flessibile ci sembrano in prima approssimazione un orizzonte plausibile

[1] Solo a titolo di esempio, nell’area metropolitana milanese, l’imposta sulla proprietà edilizia, oltre a non essere progressiva a seconda della destinazione d'uso, ha visto un incremento pro capite dai 360 euro del 1995 ai 375 euro del 2003, a fronte di un rendimento immobiliare in termini di valore al metro quadro delle aree fabbricabili di circa il 40%.
L’introduzione del lavoro interinale, che ha comportato la legittimazione da parte delle società di intermediazione di manodopera (il lavoro come merce di scambio), non ha comportato l’introduzione di un imposta sul valore aggiunto (Iva) che invece viene continuamente pagata per qualunque altra transazione commerciale.
Per quanto riguarda le attività finanziarie, i relativi guadagni non entrano nel cumulo dei redditi delle persone fisiche. Lo sfruttamento delle esternalità di territorio (che fanno sì, ad esempio che un centro commerciale si posizioni laddove esiste già una logistica del trasporto e della mobilità) non vengono neanche prese in considerazione.
E gli esempi potrebbero continuare.

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