Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

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lunedì 7 marzo 2011

Standard salariale per salvare l’Europa.


di Emiliano Brancaccio. Fonte: sinistraeuropea

Quale è lo schema della proposta sullo standard retributivo europeo?
L’obiettivo della proposta, (consultabile su www.economiaepolitica.it) è di intervenire su una delle vere cause della crisi europea: la divergenza tra i costi del lavoro e il conseguente accumulo di squilibri commerciali tra paesi della zona euro. La proposta di “standard” verte su due pilastri: primo, tutti i paesi membri dell’Unione dovrebbero essere tenuti a garantire una crescita delle retribuzioni reali almeno uguale alla crescita della produttività del lavoro. Secondo, al di sopra della crescita minima, lo standard legherebbe la crescita delle retribuzioni reali agli andamenti delle bilance commerciali di ciascun paese, allo scopo di favorire il riequilibrio tra paesi in surplus e paesi in deficit con l’estero. Quindi, in sintesi, da una parte la redistribuzione sociale e, dall’altra, il riequilibrio commerciale. Il tutto con l’obiettivo del rilancio complessivo della domanda e della occupazione in Europa.
Il salario, quindi, come ultima chiamata per salvare l’unità europea?
Lo “standard” mostra che l’interesse generale collettivo, teso alla salvaguardia dell’unità dell’Europa, può coincidere con l’interesse dei lavoratori. I gruppi di interesse dominanti in Europa hanno fino ad oggi promosso politiche di stampo liberista, che hanno alimentato il dumping salariale e che hanno accentuato gli squilibri anziché risolverli. Per salvaguardare l’unità europea è allora forse giunto il tempo che le rappresentanze sociali e politiche del lavoro si facciano avanti con una proposta alternativa.
Quale è la connessione con il salario minimo?
La proposta di salario minimo europeo stabilisce semplicemente un limite retributivo al di sotto del quale non si può scendere. Si tratta di una misura auspicabile, ma in quanto tale non sarebbe sufficiente per contrastare le divergenze che stanno mettendo in pericolo l’Unione. La proposta di “standard retributivo” lega invece la crescita dei salari in rapporto alla produttività con gli andamenti delle bilance commerciali. Lo standard rappresenta quindi un elemento di convergenza che può garantire la tenuta dell’unità europea.
Come è stata accolta la proposta?
La proposta non nasce dal nulla. Il partito socialista francese ha appena dichiarato che non si può più pensare di assorbire gli squilibri tra paesi europei tramite il dumping salariale. La Linke, in Germania, ha più volte dichiarato che uno dei problemi che affliggono la zona euro sta nella modestissima crescita dei salari tedeschi in rapporto alla produttività. Lo “standard retributivo” rappresenta una sistemazione e una evoluzione di tutte queste posizioni. Rilevo che numerosi esponenti della sinistra italiana guardano con interesse a questa proposta. Il Partito democratico intende anche includerla nel programma di riforma nazionale alternativo a quello che il Governo si accinge a presentare alla Commissione europea. Inoltre, il 15 marzo il gruppo parlamentare socialista, a Bruxelles, discuterà dello “standard”. Insomma, a quanto pare qualcosa si muove.
Attraverso lo “standard retributivo”, vedi anche un possibile terreno di ricomposizione tra lavoratori europei?
Questa proposta opera nell’interesse di tutti i lavoratori europei, inclusi i lavoratori tedeschi. Fino ad oggi ci è stato detto che nessuno in Germania sarebbe disposto ad abbandonare l’austerità e a sostenere politiche di riequilibrio basate sulla espansione. C’è invece motivo di credere che i lavoratori tedeschi sarebbero molto interessati allo “standard retributivo” . Lo squilibrio europeo deriva anche dal fatto che in Germania da anni la produttività cresce molto di più dei salari. Lo “standard” imporrebbe alla Germania di far crescere i salari oltre la produttività in modo da espandere la domanda interna e riassorbire il surplus comerciale. Se non lo facesse sarebbe sanzionata. Si tratta di una misura che può aiutare il sindacato tedesco a recuperare terreno.
C’è però anche un ruolo forte del Welfare.
Nella versione che propongo, la definizione di “standard retributivo” dovrebbe tener conto anche dei beni e dei servizi collettivi offerti dallo Stato sociale. Ciò sta anche a indicare che lotta salariale e lotta per il welfare non possono mai esser disgiunte.
FONTE: Liberazione, 06/03/2011

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