Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

sabato 27 agosto 2011

CRISI: GIACCHÈ, EUROPA ESPLODERÀ SE CONTINUA DIVERGENZA ECONOMIE. CRISI GRECA SI È ALLARGATA PER TERAPIE SBAGLIATE

di Vladimiro Giacche'. Fonte: controlacrisi
Milano, 27 ago. (Adnkronos) - Alla base della crisi che sta percorrendo l'Europa «non ci sono Paesi spendaccioni che lasciano gonfiare il proprio debito pubblico, bensì un processo di sostanziale divergenza delle economie all'interno dell'area euro». Un processo la cui manifestazione più visibile è oggi l'allargarsi degli spread nei rendimenti dei vari titoli di Stato e che, se non verrà interrotto, potrebbe portare «all'esplosione dell'Europa», intesa come area monetaria, anche in tempi brevi. Lo afferma Vladimiro Giacchè, responsabile Affari Generali della Sator di Matteo Arpe, precisando di parlare a titolo personale. Normalista, studi universitari condotti tra Pisa e Bochum e poi incarichi di alto livello nel Mediocredito Centrale e nel gruppo Capitalia, Giacchè è autore di numerosi volumi. «Bisogna sapere - dice all'Adnkronos - che, se si avvita la situazione del debito in Italia, le soluzioni sono soltanto due: o una pesante monetizzazione del debito da parte della Bce, che comincia a comprare titoli di Stato, non sterilizzando i propri acquisti come ha fatto finora, ma finanziando i propri acquisti stampando moneta, come ha fatto la Fed in questi anni. Oppure la fine dell'euro». «Mi rendo conto - prosegue Giacchè - che dire questo a un ministro tedesco o a un membro del board della Bce è come mostrare l'aglio a un vampiro, ma l'ironia della situazione è proprio questa: sono gli errori che si fanno a spingere verso le soluzioni più indesiderate. Si è lasciato allargare la crisi greca con terapie sbagliate». «Ora - rileva Giacchè - si continuano a rifiutare gli eurobond. E domani si potrebbe scoprire che la monetizzazione del debito da parte della Bce è il minore dei mali. Secondo gli analisti di Bca Research la monetizzazione del debito è ormai l'unica cosa da fare in Europa, e del resto questo è quanto la Fed fa tranquillamente da anni». «Probabilmente - prosegue Giacchè - farebbe ripartire l'inflazione e indebolirebbe l'euro, ma questo non sarebbe necessariamente un problema: l'euro debole aiuterebbe l'export di molti Paesi e l'inflazione aiuterebbe a ridurre il valore reale del debito (ed è la strategia che mi sembra stiano tacitamente adottando sia gli Stati Uniti che la Gran Bretagna)». Nessuno ama l'inflazione, continua, ma di questo passo «l'alternativa potrebbe essere l'esplosione dell'Europa. A questo esito si potrebbe arrivare a breve, se non si interrompe questo processo di divergenza delle economie, che si riflette anche degli spread dei titoli di Stato dei diversi Paesi rispetto ai Bund tedeschi». «Noi - continua Giacchè - abbiamo abolito il rischio del tasso di cambio con l'euro e, paradossalmente, questo rischio cancellato ha fatto sorgere un rischio del debito sovrano, perchè l'eliminazione del rischio di cambio ha favorito la circolazione delle merci in Europa ed una specializzazione dei singoli Paesi sui settori in cui erano più forti: la Germania ha puntato sul manifatturiero; noi anche, ma con molto minore successo. Altri Paesi hanno abbandonato il manifatturiero e si sono rivolti ai servizi, molto spesso non destinati all'export». «In questo modo - prosegue Giacchè - si sono esposti a un deficit strutturale della bilancia commerciale, che si è infine tradotto in un aumento del debito pubblico. Se le cose stanno in questi termini, anche molte delle cose che si dicono, in Germania e non solo, sul fatto che l'Unione Europea non deve diventare una Transferunion (in cui i Paesi ricchi cedono trasferiscono ricchezza a quelli poveri), perdono ogni credibilità. Perchè la verità è che l'Unione Europea è da tempo una Transferunion. Ma nella direzione opposta. È quanto dichiara apertamente Frank-Walter Steinmeier (capogruppo della Spd al Bundestag) in un'intervista allo Spiegel di questa settimana». «Per molti anni noi tedeschi - ha dichiarato Steinmeier - abbiamo tratto vantaggio dalla debolezza economica dei Paesi del Sud dell'Europa. Questo ha portato a un trasferimento di benessere (Wohlstandstransfer) nella nostra direzione. E nessuno di noi aveva nulla in contrariò. »La crisi del 2007-2008 - continua Giacchè - ha fatto emergere qualcosa che era già in atto, cioè una fortissima divergenza tra le economie dell'area euro. Quando succede questo, avere una moneta unica diventa un letto di Procuste per qualcuno, perchè non riesce ad usare la leva che storicamente usava per rimettersi in carreggiata. Non solo: in questi casi il fatto di avere un unico tasso d'interesse finisce per non andare bene a nessuno: per qualcuno esso rappresenta una politica monetaria eccessivamente espansiva (è il caso della Germania), per altri una politica monetaria eccessivamente restrittiva (è il caso della Grecia, dell'Irlanda e del Portogallo)«. - È anomalo che Germania e Grecia, constata il dirigente della Sator, «abbiano lo stesso tasso di interesse, perchè sono situazioni completamente diverse sui fondamentali. La cosa che dovrebbe preoccupare veramente l'establishment europeo non è il debito di qualche Paese che si gonfia, ma questa divergenza tra le economie». «Questa divergenza - avverte Giacchè - è ciò che, se continuerà ad ampliarsi, farà saltare l'euro. Può anche darsi che qualcuno in Germania si sia convinto che la fine dell'euro non sarebbe un gran problema. Si sbaglia di grosso. Perchè l'export tedesco è in buona parte diretto verso i paesi europei (il 43% verso l'eurozona e il 63% verso i 27 Paesi dell'Unione Europea), perchè le banche tedesche sono fortemente esposte verso paesi europei che sono investiti dalla crisi del debito e perchè l'export verso Cina e Russia non bilancia minimamente quello che gli esportatori tedeschi potrebbero perdere a causa della depressione economica di alcuni paesi europei». «Di questo - conclude Giacchè - abbiamo già avuto un assaggio. Il giorno stesso in cui Angela Merkel e Nicolas Sarkozy tenevano la conferenza stampa congiunta in cui ribadivano l'obiettivo prioritario del pareggio di bilancio per tutta l'Eurozona (con anche la singolare proposta di introdurre il vincolo del pareggio di bilancio nelle Costituzioni nazionali), venivano resi pubblici i dati sul Pil tedesco del secondo trimestre: +0,1%, praticamente stagnante. È l'effetto della riduzione della domanda in atto in molti Paesi europei a causa delle politiche di austerity. E la prova che bisogna cambiare direzione di marcia».

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