Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

martedì 23 agosto 2011

Note agostane.

di Claudio Grassi
In agosto sono stato 10 giorni a Londra. Una metropoli molto interessante che consiglio a tutti di visitare. Tra le tante cose che ho visto, e che mi hanno fatto pensare, ve ne è una che ritengo particolarmente importante e che si inserisce nel dibattito politico più generale. Riguarda la rete dei trasporti. Una cosa straordinaria. Non esiste località della capitale inglese, sia in centro che in estrema periferia, che non sia raggiungibile, in poco tempo, con la metro o con la rete ferroviaria. Il risultato concreto ed evidente di questa situazione è che nelle strade londinesi il traffico è infinitamente inferiore alle nostre città (assolutamente imparagonabile il caos delle strade romane con quelle londinesi). Le strade di Londra sono frequentate sostanzialmente da autobus, taxi, furgoni per trasporto merci e poco altro. Le persone che si spostano per lavoro usano, nella stragrande maggioranza, i mezzi pubblici. La riflessione che vorrei fare è la seguente: è ipotizzabile che una straordinaria opera di questo tipo (migliaia di km scavati sotto la città e altrettanti che compongono un reticolo ferroviario di superficie), potesse essere pensata e realizzata in una condizione come quella attuale dove si teorizza l’assegnazione dei servizi locali, quindi anche dei trasporti, ai privati? Quale privato avrebbe mai potuto mettere in cantiere una impresa simile il cui obiettivo non era quello di “fare soldi”, ma di pianificare un sistema di mobilità utile alla città e ai suoi cittadini, soprattutto quelli più poveri? Sulla base di questa esperienza e di altre simili, penso che noi dobbiamo rilanciare un discorso di pianificazione e di intervento pubblico. Le nostre città sono sommerse dal traffico sarebbe il caso di ragionare su un potenziamento del trasporto pubblico e non come fa anche Enrico Letta in una intervista di ieri su Repubblica, insistere sulle privatizzazioni!

Tornato in Italia ho letto delle ultime vicende che riguardano la manovra economica. Non voglio aggiungere nulla alle tante cose che sono state scritte da Liberazione e dal Manifesto. Il nostro Partito, nonostante il Ferragosto, ha prodotto un manifesto, un volantino e una proposta di raccolta di firme sulla patrimoniale. E’ importante che tutti i circoli si mobilitino (a partire dalle numerose Feste di Liberazione che sono in corso) utilizzando questo materiale che è scaricabile dal sito. Anche Sbilanciamoci ha avanzato delle proposte e ha dimostrato concretamente cosa si potrebbe e dovrebbe fare di alternativo rispetto a quanto proposto dal Governo. Quello che voglio qui dire è che sono urgenti due cose. La prima è la costruzione di una proposta alternativa di tutta la sinistra rispetto alla manovra di Berlusconi, la seconda è la costruzione di una mobilitazione la più ampia possibile.
Tutto questo mi pare urgente non solo perché la manovra economica colpisce duramente i ceti sociali più deboli, i diritti del lavoro e la Costituzione (demenziale la proposta di inserirvi il pareggio di bilancio), ma soprattutto perché la opposizione parlamentare (Idv e Pd) sta dimostrando tutta la sua inefficacia e tutta la sua subalternità ai diktat che provengono dai centri di potere europei, dalle borse e dai mercati. Si tratta di una scelta suicida, come si vede dalla vicenda spagnola e greca: due paesi governati dal centro sinistra, ma che – incapaci di indicare una strada alternativa a quella prospettata dai tecnocrati europei – stanno attuando provvedimenti simili a quelli attuati dai governi di centrodestra. Sappiamo che nel Pd e anche nell’Idv ci sono settori che non condividono questa linea. Tuttavia penso che possiamo fare emergere queste contraddizioni solo se riusciamo a mettere assieme un nucleo di forze politiche e sociali significative. L’ipotesi sulla quale lavorare è che i soggetti che con la Fiom-Cgil hanno dato vita alla grande mobilitazione del 16 ottobre scorso, dopo la pausa estiva, si riuniscano immediatamente, sia per concordare una piattaforma comune, sia per indicare una ipotesi di mobilitazione generale. Sarebbe importante che la Federazione della Sinistra si muovesse da subito in questa direzione. Intanto lavoriamo affinché le due giornate di mobilitazione indette dalla FIOM-Cgil per il 5 e 6 settembre abbiano il massimo della partecipazione.

L’ultimo punto che vorrei toccare riguarda la situazione libica. In queste ore giungono notizie di un imminente crollo del regime di Gheddafi. Vedremo come evolverà la situazione. Intanto le borse di tutto il mondo (come avviene per i titoli di una azienda quando annuncia dei licenziamenti), a dimostrazione della disumanità di questo sistema economico, sono rapidamente risalite. Ma veramente quello che si sta profilando per il popolo libico è un futuro di libertà e benessere? La mia previsione è esattamente opposta. Non perché considerassi il regime libico un regime da difendere, anzi. Il recente accordo di Gheddafi con Berlusconi per fermare i migranti nei lager del deserto e li farli morire di stenti dava la cifra della barbarie di quel governo. Tuttavia penso che non esista conquista della libertà quando questa avviene attraverso i bombardamenti della Nato, in particolare degli aerei americani, inglesi, francesi e italiani. Se dovesse crollare Gheddafi, la cosa più probabile è che in Libia si crei una situazione analoga a quella irachena, con un governo sostanzialmente nominato dagli Stati Uniti e dai suoi alleati e, contemporaneamente, con un rafforzamento delle forze islamiche più radicali. I ricchi giacimenti di petrolio che sono presenti in Libia e non certamente un aiuto alle forze “ribelli” impegnate a lottare per la democrazia sono stati il motivo vero per cui “i volonterosi” hanno fatto questa guerra neocoloniale.

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