Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

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lunedì 7 febbraio 2011

L'urlo di Milano: «Dimissioni subito»


Fonte: Luca Fazio - il manifesto

SALTA IL TAPPO LIBERTÀ E GIUSTIZIA In migliaia al Palasharp con Eco, Saviano, ScalfaroOttomila persone riunite al Palasharp rispondono all'appello di Libertà e Giustizia per chiedere le dimissioni di Berlusconi e per immaginare un paese diverso aggrappandosi alle parole di Roberto Saviano, Umberto Eco, Gustavo Zagrebelsky e tanti altri. Per la destra, piuttosto nervosa e poco abituata ad avere a che fare con gli intellettuali, è solo «fascismo di sinistra»
MILANO. Se siamo venuti al Palasharp per un sogno (a Roberto Saviano piace la parola sogno), allora potremmo portarci avanti e scrivere già il pezzo del decennale di quella strana giornata piena di sole e polveri sottili che è passata alla storia come la «primavera» di Milano, ovvero l'inizio della fine di Berlusconi e del berlusconismo.
Accadde il 5 gennaio 2011, poi il 6 (cioè oggi) Arcore fu invasa dal popolo viola e la domenica successiva le donne italiane diedero la spallata finale al regime... perchè «la democrazia era in ostaggio», come disse Saviano.Il contesto del resto aiuta a sognare, il palazzetto è stracolmo e siccome più di 7-8 mila persone non ci stanno, alcune centinaia sono costrette ad ascoltare fuori sul piazzale le voci degli intellettuali che l'associazione Libertà e Giustizia ha chiamato a raccolta per esprimere un concetto forte e chiaro: «Dimettiti».
E' questa la prima vera grande manifestazione contro Silvio B. dopo lo scandalo delle notti di Arcore e dintorni, e se ne sentiva il bisogno, perchè, come dice Sandra Bonsanti, la padrona di casa, «non c'è il fascismo ma c'è il regime, Berlusconi si è chiuso nei suoi palazzi e nelle sue serate oscene, ma ci sarà un'onda che lo costringerà alle dimissioni».
Ovazione, la prima di una lunga serie.Ma anche il primissimo fragoroso applauso che scalda il palazzetto un qualche significato ce l'ha, ed è per una comunicazione di servizio, «la signora che ha smarrito la borsa può venire a ritirarla qui alla sicurezza». L'onestà... balsamo sulle nostre ferite. L'aria è elettrica come prima di un concerto, nove ragazzine si alzano in curva, ognuna con una lettera colorata in mano, C-A-D-I-A-M-O-L-O. Bello, sono giovani, non troppi ma buoni e informati, carino anche il funky analcolico che accompagna l'inizio dello show, insomma siamo oltre le retorica moderatina dei «cieli sempre più blu» che non tirano più.
Si cambia musica. Qui i toni sono piuttosto accesi, e nessun oratore si risparmia, e infatti li chiameranno «fascisti rossi». E sarebbero Zagrebelsky, Ginsborg (al telefono), Scalfaro (in video), Saviano (in carne ed ossa, il corpo sacro), poi Eco, Camusso in chiave decisamente femminista, il maestro Pollini (durissimo), Lerner e altri. Povero Cicchitto...
Alla fine darsi ragione è bellissimo, ma anche questa volta potrebbe non bastare. Allora forse conviene aggrapparsi al preziosissimo incipit tutto filosofico del professor Umberto Eco, un fine umorista: «Mmmah». Lo scettico come una doccia freddina (per sognare c'è tempo), la voce fuori dal coro, ma è solo per dire che Berlusconi non si dimetterà mai - «credevo che con Mubarak avesse in comune solo una nipote...» - eppure al Palasharp lui ci è venuto lo stesso: «Sono venuto qui per difendere l'onore dell'Italia, forse non saremo molti ma sotto il fascismo tutti i professori prestarono giuramento tranne undici, bene, quegli undici salvarono l'onore dell'università».
Non va a letto presto come piacerebbe a Marcegaglia, Eco, ma perchè legge Kant, e non chiede le dimissioni di mister B. per «un eccesso di satiriasi» ma perchè è schizofrenico: «Giustamente difende la nostra magistratura quando attacca il Brasile che si rifiuta di estradare Battisti, e allora perchè la delegittima quando accusano lui?». Eco, adesso, vuole poter dire «No», anche con manifestazioni, se necessario.Prima, Gustavo Zagrebelsky, con un discorso molto simile a un manifesto politico per un'Italia migliore, ha cercato di spiegare che la richiesta di dimissioni non è «un accanimento contro una persona», ma un atto dovuto sapendo che Berlusconi incarna proprio quel sistema di potere che si regge sulla corruzione, «quindi è da lui che oggi bisogna cominciare, ma non per fermarsi, per guardare oltre».
E uno sguardo sul futuro, anche prossimo, preoccupa il palazzetto, consapevole che ancora non ci sono solide sponde politiche cui aggrapparsi per liberarsi dal berlusconismo, almeno da qui a domenica prossima.
Più o meno è quello che ha cercato di spiegare Roberto Saviano, «è tempo di non compiacersi di essere minoranza, dobbiamo cercare di parlare a tutti gli altri... essere anti non basta più, serve un progetto vero e nuovo, è giunto il tempo di pensare a ciò che siamo e a ciò che vogliamo». Appunto. Qui casca l'asino e (se non è il preambolo a una autocandidatura) di strada ne resta ancora da fare. Non a caso la politica, intesa come partiti, ieri è stata lasciata da parte, proprio per non rovinare la giornata. Solo Saviano - «vieni via come me», urla una ragazza - si è permesso un breve affondo sulla «ferita aperta delle primarie di Napoli», per dire che il «voto di scambio non ha colore» e che «è proprio il meccanismo che distrugge la democrazia».
Ma ormai lui può dire quello che vuole, anche senza caricare a testa bassa Berlusconi, perchè tra il pubblico adorante si percepisce quell'energia forte e un po' spaventosa che comincia ad entrare in circolo quando tira aria di innamoramento «ad personam». Ovazione, in piedi.

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