Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

martedì 26 giugno 2012

La storia si ripete due volte. La prima come tragedia e la seconda pure

Posted by keynesblog
La storia non è magistra
di niente che ci riguardi. Accorgersene non serve
a farla più vera e più giusta.
Eugenio Montale (La Storia)
Fa venire i brividi il solo ricordare la storia di alcuni dei periodi più drammatici della Grande Depressione, come quella del 1937, quando il Presidente degli Stati Uniti Franco Delano Roosevelt abbandonò la politica di stimoli fiscali, troppo presto perché la ripresa economica non si trasformasse di nuovo in recessione.
Eppure quella storia sembra oggi del tutto dimenticata, scrive Paul Krugman nel suo editoriale di ieri sul New York Times. Meglio sarebbe però ricordare il 1931, l’anno in cui ci fu il grande crollo, del quale sempre più spesso anche gli economisti più tranquilli oggi parlano, prosegue. Ed in effetti ci sarebbe molto da imparare, poiché non poche sono le circostanze simili alla situazione attuale.
Tutto iniziò con una crisi bancaria in un piccolo paese, l’Austria. I costi del salvataggio bancario misero in serio dubbio la solvibilità dello Stato. Benché non fosse verosimile che la dimensione di quel problema avesse effetti sull’economia mondiale, il panico cominciò a diffondersi ovunque. Tutto questo dovrebbe risuonare molto familiare. Ma la vera lezione che dovrebbe essere appresa da tutta quella vicenda è quella delle politiche di intervento che hanno abdicato al loro ruolo. I governi a quel tempo più forti, Francia e Stati Uniti, avrebbero infatti potuto fare molto di più per limitare i danni di quella situazione. Ma le cose andarono molto diversamente, e ci fu un incredibile rimbalzo di responsabilità rispetto a chi dovesse intervenire.
Ecco, quel che sta accadendo ora è del tutto simile, afferma Krugman. Basta considerare come i leader europei stanno gestendo la crisi bancaria della Spagna (la crisi greca, la si può in tal senso non considerare perché è ormai una causa persa e perché in effetti è la crisi della Spagna che deciderà dei destini d’Europa). Così come l’Austria nel 1931, la Spagna ha oggi il suo sistema bancario in difficoltà che necessita di una ricapitalizzazione, ma lo stato iberico, proprio come quello austriaco di allora, si trova di fronte a problemi di insolvenza. Sembrerebbe quasi ovvio, dunque, quel che dovrebbe verificarsi: gli stati Europei creditori dovrebbero assumersi almeno un po’ del rischio che stanno fronteggiando le banche spagnole. Questo la Germania non lo farà, anche se la essendo la posta in gioco la sopravvivenza dell’euro l’assunzione di un po’ di rischio finanziario dovrebbe essere considerata piccola cosa.
E invece no, la “soluzione” europea è stata quella di prestare denaro al governo spagnolo affinché così potesse salvare le sue banche. Non ci è voluto molto perché i mercati finanziari si rendessero conto che tutto questo non risolveva, e quindi la Spagna è entrata in una situazione debitoria più pesante, mentre la crisi europea è ora più seria che mai.

Non è il caso di ridicolizzare gli europei, continua Krugman, poiché un simile grado di irresponsabilità riguarda anche gli Stati Uniti con i suoi politici. La Fed, che ha nel suo mandato i due obiettivi del mantenimento della stabilità dei prezzi e quello della piena occupazione, la scorsa settimana, stando alle proiezioni economiche, ha dimostrato di averli falliti tutti e due (con un tasso di occupazione di molto sotto il target), in una prospettiva di diversi anni a venire. E in tutto ciò la Fed non fa assolutamente nulla. Si potrebbe trattare di una congiura dei Repubblicani ai danni di Obama, certo, o di qualcos’altro. Ma sia come sia, anche in questo caso, come in Europa, nulla si muove con il pretesto che la responsabilità sia sempre quella di qualcun altro.
Così come nel 1931 le nazioni occidentali dispongono di tutte le risorse che servono per evitare la catastrofe e addirittura per riportare le economie alla prosperità, con il vantaggio che oggi conosciamo molto di più del funzionamento delle cose di quanto non sapessero i nostri predecessori. Ma la conoscenza e le risorse non servono a nulla se coloro che le posseggono si rifiutano di usarle. Non sono in se stessi i fondamentali dell’economia a mettere paura, ma l’aver pressoché tutti i governi aver abdicato alle loro responsabilità. Ed è questo che, prima di ogni altra cosa – conclude Krugman – angoscia sempre più la maggior parte degli economisti.
Karl Marx scrisse che la Storia si ripete due volte, la prima come tragedia e la seconda come farsa. Si sbagliava: anche la seconda è in forma di tragedia.
La grande abdicazione di Paul Krugman, editoriale sul New York Times

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