Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

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venerdì 21 dicembre 2012

Il pm e de Magistris rassicurano i “civici ” «Non faremo come l’Arcobaleno »

- lavorincorsoasinistra -

Luca Sappino – Due lettere, in contemporanea, sono arrivate sulle scrivanie dei volti più noti (e più influenti) del cosiddetto quarto polo, recapitate a Di Pietro, de Magistris e Ingroia. La prima è firmata da Alba, dal movimento di Marco Revelli e Paul Ginsborg, e dai firmatari di “Cambiare si può”.
La seconda da 70 personalità della cultura, dell ’impegno civile e del giornalismo, da Oliviero Beha a Fiorella Mannoia e Gino Strada. Il messaggio era più o meno lo stesso: non è piaciuto, alle componenti più civiche del movimento arancione, l’eccessivo protagonismo dei partiti, dell’Idv e dei comunisti di Diliberto in particolare, dimostrato nell ’organizzazione dell’incontro di venerdì a Roma, dove Ingroia dovrebbe ufficializzare la sua discesa in campo, sotto il motto “Io ci sto”.
Non è piaciuto, insomma, l’odore della Sinistra Arcobaleno, di partiti della sinistra (chi più o chi meno) disastrati che si mettono insieme, si rifanno il trucco, si riempiono la bocca di «società civile», ma poi fanno tutto da soli.
Fuori dai giri di parole, insomma, il succo è così facilmente riassunto: «Chiediamo – dice la seconda lettera, firmata anche dallo scrittore Aldo Nove, dal logico Piergiorgio Odifreddi, e da Guido Viale – un atto di grande generosità e di altruismo da parte dei vertici dei partiti più vicini a questo progetto, Italia dei Valori e Rifondazione in testa, perché rinuncino al nome e al simbolo così come alla spartizione delle liste arancioni». Recapitate le lettere si sono succeduti incontri e telefonate. E ieri, in serata, è arrivata la risposta. Il senso è presto sintetizzato: non vi preoccupate, questa volta non sarà come fu con la Sinistra Arcobaleno.
«In questo momento – scrivono a due mani Ingroia e de Magistris – occorre creare un fronte unitario di tutte quelle cittadine e di tutti quei cittadini che, insieme alle associazioni e ai movimenti, vogliono realizzare un’alternativa di cambiamento rispetto alle politiche montiane e alle logiche massomafiose, preferendo la giustizia sociale, la partecipazione democratica, i beni comuni e la tutela dell’ambiente, la centralità della persona». I partiti, dunque, non vengono neanche nominati. Perché i partiti ci sono, ma dovranno vedersi poco. «Accogliamo – scrivono infatti i due – l’invito contenuto negli appelli che abbiamo ricevuto, e quindi aspettiamo “Cambiare si può”, insieme a tutte le soggettività che hanno animato gli appuntamenti svoltisi dal 1 dicembre ad oggi nelle diverse città italiane, al teatro Capranica di Roma, dove ci incontreremo venerdì per confrontarci sulla sfida ormai imminente, prima che elettorale, soprattutto politica e civile che attende il nostro Paese».
Insomma, si fa sul serio e si deve fare in fretta. Perché il Paese, declamano ancora Ingroia e De Megistris «merita una strada alternativa sia al berlusconismo che al montismo, che chieda una nuova stagione sul piano dei diritti sociali e della legalità, che dia una risposta al tema della questione morale e una piena attuazione della Costituzione ed in particolare del suo articolo 1 che riconosce il diritto al lavoro come fondamento della nostra democrazia». Serve un’alternativa – se mai non fosse chiaro – «che vuole partecipare alle scelte politiche e di governo che riguardano ciascuna e ciascuno di noi». Quindi serve una lista. E quindi servono dei candidati. E serve una modalità di selezione. Se le primarie sembrano fuori tempo massimo, una proposta arriva sempre dalla lettere: «chiediamo la creazione di un comitato elettorale di garanzia – diceva l’appello “Facciamo presto” – per arrivare alle liste delle candidature e dare il via alla campagna elettorale». I saggi è facile immaginarli. Non ad altro ruolo hanno intenzione di candidarsi Luciano Gallino e Paul Ginsborg. Poi ci sono de Magistris e magari Orlando (che non corrono perché appena eletti), e c’è Ingroia stesso, capace di garantire (perché da sempre molto vicino) anche i partiti, e soprattutto il Pdci. Qualche altro nome («magari una donna, no?») e si potrebbe procedere.
Il messaggio è comunque arrivato: «Ingroia non si candida per un partito, ma in nome della società civile – ha detto Di Pietro a Tgcom24 – e l’Idv sarà ben felice se Ingroia scioglierà la riserva venerdì sera a Roma. La sua candidatura significherebbe un ricambio generazionale e io sono disponibile a partecipare al cambiamento, senza però mettere il cappello a Ingroia». Vedremo.

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