Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

sabato 1 dicembre 2012

Quarto polo

Di cosa parliamo quando parliamo di quarto polo

di Checchino Antonini da popoff.globalist.it
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Venticinque giorni dopo la campagna “Cambiare si può”, l’appello cosiddetto dei 70 passa l’asticella delle cinquemila adesioni e si fa assemblea nazionale. Alle adesioni vanno sommate le attenzioni di soggetti organizzati per cui il perimetro può diventare davvero indefinito mentre il nucleo programmatico dovrebbe consolidarsi attorno all’autonomia dall’angusto recinto della bicicletta Pd-Sel condannata dal fiscal compact a seguire le tracce di Monti.
Le prossime due settimane devono segnare la nascita del progetto nei territori con il censimento e la raccolta delle energie disponibili, la discussione più ampia e partecipata delle linee programmatiche e organizzative, l’individuazione delle disponibilità a compiti organizzativi e di coordinamento. Sarà lanciato un “cambiare-si-può-day” da sviluppare entro dieci giorni in tutti i territori possibili, con assemblee pubbliche convocate da una pluralità di associazioni, movimenti, realtà locali; un momento di sintesi e di confronto avverrà in una assemblea aperta entro il 20 dicembre in cui definire progetto, nome, simbolo, struttura organizzativa e relativi responsabili. Oggi, probabilmente, potrebbe uscire dal Teatro Vittoria di Testaccio (l’appuntamento è tra le 10,30 e le 18) un comitato provvisorio che gestisca questa fase di passaggio.
«”Cambiare si può” continua la sua ricerca di una organizzazione adeguata alle necessità di una campagna elettorale», dice Livio Pepino, magistrato democratico, che oggi pronuncerà l’intervento introduttivo dell’assemblea costituente. «Limitando gli interventi a sei minuti ciascuno potremo averne 45 – si legge nell’intervento già in rete (lo puoi trovare qui) alcune ore prima dell’assemblea – molti, ma certo insufficienti per dare spazio a tutti coloro che hanno idee e contributi da portare. Per questo abbiamo chiesto ai rappresentanti delle realtà organizzate – che hanno altre possibilità di parlare – di stare, questa volta, ad ascoltare, lasciando spazio a chi, per lo più, non ha parola. Per questo faremo scorrere su uno schermo, in teatro, gli interventi di chi ha inviato un testo scritto. Per questo soprattutto l’assemblea non sarà il momento finale ma quello iniziale di un confronto che proseguirà nei prossimi giorni, sui territori». Pepino spiegherà che l’appello è nato «per evitare che il pensiero dominante diventi pensiero unico e si consolidi la convinzione, veicolata quotidianamente anche dalle alte cariche dello stato, che l’agenda del dopo elezioni sia necessitata e già scritta all’insegna del montismo».
«Esiste un’altra agenda, possibile e più realistica di quella dei professori della Bocconi e dei banchieri europei. Un’agenda che prevede un’uscita dalla crisi fondata sulla rinegoziazione delle politiche economiche europee (in un nuovo asse tra i paesi mediterranei), su una diversa politica fiscale, sul ritiro da tutte le operazioni di guerra e sull’abbattimento delle spese militari, sulla definitiva rinuncia alle grandi opere, sulla previsione di un tetto massimo per i compensi pubblici e privati, sulla riconversione di ampi settori dell’economia, su migliaia di piccole opere di utilità collettiva, su un piano di riassetto del territorio nazionale e dei suoi usi».
Conseguenza «obbligata» la dismissione, «una volta per tutte», dei “voti utili”, del perseguimento del meno peggio: «Chi ritiene che il Governo Monti sia stato la salvezza del paese e che non ci fosse una possibilità diversa di affrontare la crisi, che i diktat dell’Europa delle banche siano un boccone amaro ma inevitabile, che il futuro del Paese stia nelle grandi opere, insomma il centro sinistra rappresentato dalle primarie, è lontano da noi le mille miglia. Stiamo su pianeti diversi» Questioni di metodo (su cui potrebbe aprirsi un dibattito): «la stessa forma partito, che pure è stata l’asse portante dello sviluppo della democrazia del dopoguerra, è oggi superata, finita, travolta dagli eventi». La scommessa è nella ricerca di forme diverse, nuovi modi di partecipazione, una revisione dei sistemi della rappresentanza che partano dal basso e consentano a tutti di partecipare realmente. «Per questo l’aggregazione che vogliamo costruire in vista delle elezioni o sarà totalmente ripensata rispetto al passato o non sarà. Ripensata nelle forme, nel nome, nei simboli, nei rappresentanti, nei candidati (che non potranno in nessun modo essere o anche solo apparire il riciclo di esperienze passate)». «Occorre contrastare il mantra dei nostri tempi – dirà Pepino – il leaderismo. Certo, se il sistema elettorale ce lo imporrà avremo anche noi un candidato premier, e sarà autorevole, credibile e mediaticamente forte. Ma non è questo il problema principale».
Il progetto: «un progetto di società alternativo che vuole diventare egemone… non ci interessa il piccolo cabotaggio (che, tradotto in cifre, significa 10 o 15 parlamentari). Vogliamo un mondo diverso e consideriamo questo obiettivo il vero realismo: quello stesso realismo che ha portato alla vittoria referendaria sull’acqua pubblica e contro il nucleare, quel realismo che sa investire sul protagonismo dei vari movimenti che hanno attraversato il paese negli ultimi decenni. Serve un milione e mezzo di voti per superare lo sbarramento attuale del 4% e alcune centinaia di migliaia in più se quella soglia verrà portata al 5. Per questo «concorrere alle elezioni pone il problema del rapporto con le formazioni politiche e i partiti che, come noi, hanno contrastato e contrastano le politiche del governo Monti e che – anche con la loro presenza a questa assemblea – mostrano attenzione al progetto “Cambiare si può”. C’è al riguardo, come è normale che sia, un dibattito aperto che – credo – attraverserà l’assemblea». Pepino dirà la sua su questo: «Guai a riproporre confederazioni, alleanze, cartelli, che evocano solo storie di fallimenti. Il fatto nuovo non sta solo nell’escludere che la formazione delle lista avvenga attraverso spartizioni lottizzatorie tra le segreterie di vecchi e nuovi partiti: sarebbe già molto ma non basta. Il salto è più radicale e rimanda, appunto, a un’aggregazione con caratteri di visibile discontinuità rispetto al passato. La mia speranza è che la generosità e l’intelligenza di tutti la consentano».
Il futuro potrebbe cominciare alle 18 di oggi.

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