Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

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mercoledì 6 febbraio 2013

F35 e spese militari: le alternative possibili

Fonte: http://www.sbilanciamoci.info
Il dibattito sull’opportunità di acquistare i caccia F35 è al centro del dibattito politico, dopo le dichiarazioni del leader del centro sinistra Pierluigi Bersani sulla necessità di ripensare la partecipazione al programma. Rivediamo come sono andate le cose
Dalla fine degli anni novanta l’Italia è entrata nel consorzio di nove paesi che dovranno sviluppare e produrre gli F35, velivoli da guerra ad alta tecnologia in grado di sfuggire ai radar. L’impegno del governo è stato, prima, di acquistare 131 velivoli per un costo di oltre 15 miliardi; è poi stato ridimensionato ad ‘appena’ 90 unità a causa dei recenti vincoli di bilancio, ma i risparmi previsti sono limitati, appena tre miliardi di euro per l’aumento dei costi unitari. Tuttavia, argomentano i militari, il programma sarebbe ‘ripagato’ dalla creazione di oltre diecimila nuovi posti di lavoro. In realtà la spesa impegnata fino ad oggi – circa 2,7 miliardi, di cui 800 milioni spesi solo per lo stabilimento di assemblaggio di Cameri (Novara) – non ha visto ancora il ritorno occupazionale previsto e anche con l’indotto l’occupazione aggiuntiva sarà nell’ordine delle centinaia di unità. Nel futuro, qualche migliaio di lavoratori ora addetti alla produzione dei “vecchi” eurofighter verranno recuperati dalla produzione di F35, ma non si vede da dove i 10 mila nuovi posti di lavoro possano venir fuori.
Come sempre succede, poi, i programmi di nuove armi sono pieni di problemi. I cacciabombardieri non volano ancora e a impennarsi sono soltanto i loro costi, tanto da indurre il congresso Usa a mettere sotto controllo l’intero programma. Negli anni, i partner del consorzio hanno progressivamente rivisto al ribasso la propria partecipazione al programma, di fronte alla crisi e ai problemi di realizzazione, da ultimo il rischio di esplosione del velivolo in caso di fulmini. Alcuni paesi, come Olanda e Regno Unito, nutrono sempre più perplessità al riguardo, altri come il governo conservatore del Canada hanno rinunciato al programma, dopo che le previsioni di spesa per gli F35 si sono rivelate sistematicamente sottostimate, sia in termini di costo di acquisto sia in termini di esercizio.
L’Italia dovrà mettere in conto, oltre ai 12-15 miliardi per l’acquisto, i costi di esercizio e manutenzione che nel tempo, se in linea con le previsioni del Parliament Budget Office canadese, saranno superiori a trenta miliardi: in trent’anni il programma F35 costerà ai cittadini italiani circa 40-45 miliardi di euro, in pratica una manovra finanziaria. Allo stato dei fatti, l’Italia rischia di diventare l’unico paese dell’Unione Europea a disporre di F35, non proprio sulla rotta dell’integrazione con una difesa comune del continente.
La campagna “Tagliamo le ali alle armi”, promossa da Sbilanciamoci! e molte altre organizzazioni (http://www.sbilanciamoci.org/2013/01/f-35-spreco-e-problemi-e-ora-di-cambiare-rotta/) in questi anni ha messo la questione degli F35 all’ordine del giorno del dibattito politico: ora Pierluigi Bersani tentenna e Massimo D’Alema è costretto a difendersi dicendo che lui, quand’era presidente del consiglio, aveva autorizzato la partecipazione dell’Italia a un programma per la costruzione di un cacciabombardiere “low cost”, come ricordano in questi giorni le dichiarazioni di Flavio Lotti (candidato con Ingroia) e Giulio Marcon (candidato con Sel).
Mentre l’Aeronautica militare convoca la stampa a Cameri per mostrare lo stabilimento di assemblaggio e decantare i (pochi) posti di lavoro creati, è il caso di valutare meglio le alternative agli F35. Il programma è oggi in serie difficoltà, in tutti i paesi lo scetticismo sulle possibilità di realizzazione ai costi previsti si diffonde in tutte le forze politiche e negli Usa si moltiplicano le critiche da parte del Congresso. Quanto agli effetti occupazionali, una spesa analoga in campo civile avrebbe risultati molto più grandi: ad esempio con un solo F35 si può finanziare per un anno la gestione di 500 nidi per 35 mila bambini, con circa 7500 nuove unità di occupazione; i nuovi nidi aumenterebbero il tasso di attività femminile e creerebbero sbocchi occupazionali proprio per le donne, che tradizionalmente registrano maggior disoccupazione e minore partecipazione alle forze lavoro, in special modo al sud.

lunedì 21 gennaio 2013

Jet f-35 che compra l'Italia "a rischio fulmine"

   - controlacrisi -
Ma lo Stato è giusto compri i nuovi cacciambombardieri F-35 mentre non ha i soldi per pagare i cassaintegrati?
Non è un argomento nuovo e proprio questa mattina è stato rilanciato da Antonio Di Pietro dopo esser venuto alla luce un rapporto del Pentagono, che spiega la possibilità di farli saltare in aria se colpiti da un fulmine.

"E' gravissimo - dichiara Di Pietro - che si sperperino soldi pubblici per acquistare i cacciabombardieri F-35 e i sommergibili mentre le famiglie italiane non arrivano a fine mese, gli operai restano senza lavoro e troppe imprese chiudono. Il professor Monti, che parla tanto d'Europa, lo ha letto il Sunday Telegraph? Lo sa questo governo dimissionario e guerrafondaio che gli F-35, oltre ad essere costosissimi, sono anche delle vere e proprie bombe volanti? Non siamo noi a denunciarlo, ma un rapporto del Pentagono".
E' il Sunday Telegraph, ad aver annunciato la pericolosità di cui sopra e la causa sarebbe legata al serbatoio del carburante. I tecnici della Difesa, è scritto nel Telegraph, avrebbero scoperto che cercando soluzioni per alleggerire il jet i progettisti e le aziende costruttrici si sono trovati a ridurre anche lo spessore dell'involucro del serbatoio. In questo modo lo hanno reso più vulnerabile al fuoco dei nemici e dei fulmini in confronto a quelli precedenti.
Parliamo di un progetto complessivo di ben 2.443 esemplari per un costo di 396 miliardi di dollari, con la partecipazione dell'Italia. Il giornale menziona il rapporto dell'Operational Test and Evaluation Office del Pentagono e afferma che che esso vieta ai 63 F-35 realizzati sino ad oggi di volare a meno di 45 km da un temporale. Almeno fino a quando non sarà ripristinata la "corazza" del serbatoio.
L'Italia intanto ha già finanziato l'acquisto per 90 caccia F-35 (inizialmente erano 131) per l'aviazione e per la Marina: due terzi sono modelli "tradizionali" Lightning 2; un terzo invece F-35B a decollo corto e atterraggio verticale, quelli sui quali finora si sono registrati i problemi maggiori durante i test.
Allo Stato dunque all'inizio dovrebbero costare circa 80 milioni di dollari l'uno.

giovedì 3 gennaio 2013

Il Canada rinuncia ai cacciabombardieri F-35

«Troppo cari e non all’altezza delle attese»

di Gianandrea Gaiani da il Sole 24 ore
Troppo cari e con performance non all’altezza delle previsioni. Con queste motivazioni il Governo canadese guidato da Stephen Harper ha annunciato di rinunciare ad acquisire 65 cacciabombardieri F-35 prodotti dalla statunitense Lockheed Martin.
La decisione di Ottawa è giunta dopo un lungo dibattito che ha coinvolto le istituzioni e l’opinione pubblica canadese. La commessa, necessaria a rimpiazzare i 77 CF-18 attualmente in servizio con l’aeronautica, è stata a lungo sostenuta dal ministro della Difesa Peter MacKay, che ne annunciò il varo nel luglio 2010 definendo l’aereo «l’unico tipo di cacciabombardiere che risponde alla perfezione ai bisogni delle Forze armate canadesi».
I costi annunciati da McKay per 65 velivoli nella versione convenzionale A, 9 miliardi di dollari, vennero aggiornati l’anno scorso dal Governo a 16 miliardi da spalmare sui bilanci di 20 anni. Cifre contestate da un rapporto del General Account Office (la Corte dei conti canadese) e del tutto smentite dal rapporto commissionato dal Governo alla società di ricerche Kpmg che ha evidenziato anche i costi di gestione degli F-35 Lightning 2 giungendo a una cifra complessiva per 45,8 miliardi di dollari nei prossimi 42 anni.
Il costo di ogni singolo velivolo “nudo” (cioè esclusi ricambi ed armamenti) è valutato oggi 88 milioni di dollari contro i 65 previsti inizialmente ma nuovi rincari sono in arrivo considerati i ritardi del programma e i tagli agli ordinativi annuali anche da parte del Pentagono che stanno facendo lievitare ulteriormente i costi. I jet della versione A costeranno infatti 90 milioni di dollari ma solo nel 2017 mentre quelli prodotti nei prossimi tre anni avranno un costo progressivamente in calo da 127 a 95 milioni di dollari. Abissale inoltre la differenza tra i costi di manutenzione della flotta di F-35 annunciati dal Governo (8,9 miliardi) e rilevati da Kpmg (15,2) che ha valutato costi operativi in 19 miliardi contro i 9 stimati dal ministero della Difesa. Le valutazioni di Kpmg sono state confermate dal colonnello Melinda F. Morgan, portavoce del Pentagono, che le ha definite «in linea con le previsioni del Pentagono circa i cisti del velivolo».
Oltre ai costi il velivolo non è ancora stato messo a punto ma mostra già carenze sotto il profilo dell’autonomia e delle prestazioni “stealth” , cioè della capacità di risultare invisibile ai radar nemici, che doveva costituire l’asso nella manca del caccia americano. L’ex comandante dell’aeronautica canadese, generale Steve Lucas, ha ammesso che nel raccomandare l’adozione dell’F 35, nel 2006, i vertici militari non fornirono alcune «informazioni chiave» sul velivolo. La rinuncia al jet di Lockheed Martin riapre quindi la gara per il nuovo cacciabombardiere della Royal Canadian Air Force facendo tornare in pista la nuova generazione di F-18 di Boeing (Super Hornet) il francese Dassault Rafale (impostosi nella recente gara in India) e il Typhoon prodotto dal consorzio europeo Eurofighter di cui fa parte anche Alenia Aeronautica del gruppo Finmeccanica. Il Typhoon è già in servizio in Italia, Gran Bretagna, Austria, Germania e Arabia Saudita ma potrebbe venire acquisito presto anche da Oman, Kuwait ed Emirati Arabi Uniti. L’analisi dei costi effettuata dai canadesi può essere utile anche per valutare quanto costeranno complessivamente gli F-35 italiani, considerato che noi ne acquisiremo 90 e che di questi ben 30 sono nella versione B a decollo corto e atterraggio verticale, molto più costosa della versione A, 127 milioni contro 164 per i velivoli in acquisizione nel 2013.
Il programma F-35 è il più costoso mai realizzato in ambito militare e (è stato ribattezzato «l’aereo da un trilione di dollari» dal Wall Street Journal) e coinvolge una dozzina di Paesi inclusa l’Italia, che dovrebbe acquistarne 90. In totale gli Stati Uniti prevedono di acquistare 2.443 velivoli e almeno altri 700 dovrebbero essere acquisiti dagli alleati, ma i tagli al Pentagono e soprattutto il ripensamento del Canada potrebbero influire sul futuro del velivolo determinando un “effetto domino” su altri Paesi che hanno mostrato perplessità nei confronti dell’F-35, soprattutto sul fronte dei costi in crescita costante, come Australia e Olanda, mentre la Gran Bretagna prende tempo e non effettuerà ordini fino al 2015.
Washington non ha velivoli alternativi all’F 35 per rimpiazzare la sua flotta di F-16, A-10, Harrier ed F-18 di Aeronautica, Marines e Marina mentre l’uscita di altri Paesi dal programma potrebbe aprire nuovi mercati ai cacciabombardieri europei Typhooon, Rafale e Gripern

domenica 1 luglio 2012


POLITICAL ASYLUM (in italian, also an early school for children)
"My school is closed because we need this bombers to make Italy more great in the world"

lunedì 14 maggio 2012


F.35 (and it is not true that they are anti economic…)
"one hour flight about fifty suicides"

domenica 8 aprile 2012

domenica 26 febbraio 2012

NO TO BUY FIGHTER F.35 !
We need beds for our crumbling hospitals!

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