Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

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domenica 7 aprile 2013

Il Gran Consiglio dei saggi come la curia regis

 
Ugo Mattei - ilmanifesto -
Le due commissioni costituite da Napolitano non rispettano la normalità democratica e la Costituzione (nella formazione dei governi). Ma rispondono all'Europa dei mercati
Sabato scorso Napolitano ha annunciato la nomina di un nuovo organo costituzionale che propongo di chiamare, senza necessità di esplicitare l' inquietante assonanza, il Gran Consiglio del Riformismo. Il Gran Consiglio non è organo esecutivo, perché il Presidente ha preferito confermare il governo in carica, accogliendo la posizione del teorico della prorogatio, il collega Becchi, senza curarsi della ratio dell' art. 94 Cost., per cui «entro dieci giorni dalla sua formazione il Governo si presenta alle Camere per ottenerne la fiducia». E' vero che Monti non è stato mai sfiduciato dalle vecchie Camere, ma è anche vero che adesso c'è un nuovo Parlamento. Se poi vogliamo dirla tutta, neppure Berlusconi, che di voti a febbraio ne ha presi ben più di Monti, era stato sfiduciato quando fu accompagnato alla porta da Napolitano su indicazione della Bce.
Tuttavia, il problema adesso non è la natura costituzionale di un governo dimissionario in prorogatio da mesi, che seguita a prendere impegni con l'Europa cui deve poi rispondere il popolo, ma quella del neonato Gran Consiglio del Riformismo, il quale se non è un surrogato del governo, non può neppure considerarsi un organo del legislativo, anche se sembra avere il compito di produrre proposte di legge per guidare i lavori del nuovo Parlamento. Una tale funzione, sostitutiva della presidenza delle due Camere, sarebbe forse potuta essere assegnata ad un nuovo organismo dal Parlamento, con una legge (probabilmente costituzionale) non certo dal Capo dello Stato, le cui prerogative sono disciplinate molto chiaramente dagli art. 87 e 88 della Costituzione. Il Gran Consiglio, sebbene debba preparare "le riforme", non è neppure una commissione bicamerale per la riforma costituzionale, che va istituita per legge costituzionale, ma è qualcosa di diverso ancora.
Bisogna risalire a Francesco Cossiga per trovare un precedente. Il picconatore, sebbene in un contesto e con funzioni molto diverse, istituì a un certo punto la Commissione Paladin, dal nome del costituzionalista che la presiedette, per far luce sui poteri presidenziali nel caso di dichiarazione di guerra. Ma in quel caso il compito era di definire i poteri del Quirinale, non di condizionare quelli altrui, vuoi del Parlamento, vuoi del presidente successivo.
Insomma, il Gran Consiglio del Riformismo è davvero è un'istituzione extra ordinem nel diritto italiano, somigliando piuttosto a quella curia regis, di cui si dotò Guglielmo di Normandia nel lontano 1066, destinata a un brillante futuro nello sviluppo della monarchia costituzionale britannica.
A voler essere costituzionalmente rigorosi, anche se mi rendo conto che il testualismo interpretativo non è di moda, ci si potrebbe domandare se non costituisca etimologicamente un attentato alla Costituzione (art. 90, Cost.), il tentativo di modificarla ex abrupto sovrapponendo un nuovo organismo con funzioni costituzionali, che per quanto si spera limitatamente nel tempo, in ogni caso modifica il normale funzionamento della macchina costituzionale.
In effetti, l'atto cui il Presidente della Repubblica (art. 92 comma 2) era costituzionalmente chiamato era quello di nominare l'incaricato di formare un nuovo governo il quale avrebbe dovuto chiedere la fiducia entro 10 giorni al Parlamento ed essere in ogni caso in carica finché non se ne fosse nominato uno nuovo. Il modo costituzionalmente rituale di adempiere a tale alto dovere, era di discendere dal più votato in giù nella nomina di tale Presidente incaricato, per esplorare a seguito di un dibattito parlamentare, le imprevedibili circostanze di un voto prima nell' una e poi nell' altra Camera.
In effetti, nelle condizioni attuali di un sostanziale pareggio fra tre forze politiche, richiedere a Bersani o altri di dimostrare «una solida maggioranza parlamentare» altro non poteva essere che la preparazione della mossa istitutiva del Gran Consiglio del Riformismo. Quest'organo di un riformismo che non è più democrazia serve da un lato a imporre la grande coalizione politica, esito voluto per diverse ragioni, da Napolitano dal Pdl e da Grillo, ma non per ora dalla coalizione Bersani-Vendola né certo dal popolo italiano, dall'altra a "rassicurare i mercati". Infatti, nel caso di fallimento dell'asse Bersani\Monti, la Grande Coalizione era l'esito voluto dall'Europa e dai mercati, istituzioni le cui direttive Napolitano interpreta in modo ben più letterale rispetto a quanto non faccia con il fraseggio della Carta Fondamentale.
Secondo il nostro diritto e la nostra venerata prassi costituzionale, se Bersani non fosse riuscito a ottenere la fiducia in Parlamento, Napolitano avrebbe dovuto vedere se per caso ciò non fosse stato possibile a qualcuno indicato dal Movimento 5 Stelle (secondo soggetto politico più votato dopo Italia Bene Comune, ancorché primo partito). Infine, se anche costui non fosse riuscito a trovare una maggioranza, sarebbe stato per qualcuno indicato dal Pdl. Questo lineare processo costituzionale, con protagonista un Presidente della Repubblica coerente con il suo attuale ruolo costituzionale (l'Italia è una repubblica parlamentare, non un modello presidenziale e neppure semi-presidenziale), avrebbe potuto completarsi nei quindici giorni da riempire vista l'indisponibilità di Napolitano (questa assolutamente sì nei suoi poteri) a dimettersi. Tutto ciò sarebbe avvenuto, come previsto dalla Costituzione, con un'aperta e democratica discussione parlamentare seguita da uno o più voti di fiducia, senza Gran Consiglio del Riformismo e senza ipoteche sul prossimo inquilino del Quirinale (sempre che davvero se ne riesca ad avere un altro).
La nostra Costituzione indica un cammino tortuoso e difficile ma aperto e democratico. In effetti, è proprio la normalità democratica in Italia a essere temuta dall'Europa, dai mercati e dalle loro vestali pronte a tradire lettera e spirito di una Costituzione pensata per un popolo libero e sovrano. Istituendo il Gran Consiglio del Riformismo, Napolitano può dare il segnale che i mercati vogliono e quindi potrà salvarci un'altra volta: tranquilli! il ritorno alla democrazia, sospesa con Monti, non è ancora all' orizzonte. L'Italia continuerà sempre più diligentemente a "fare le riforme".

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