Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

sabato 16 luglio 2011

Gli italiani si informano grazie alla TV mentre Internet è usato pochissimo. Una risposta ai cyber entusiasti.


di Massimo Ragnedda. Fonte: megachip
“Palinsesti e fonti d’informazione «fai da te»: è l’era dei consumi multimediali personali e autogestiti”. Il 9° Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione «I media personali nell’era digitale», fotografa così il mondo dell’informazione italiana. Ad una prima euforica analisi si potrebbe dire che l’opinione pubblica italiana si forma attraverso internet e grazie alle fonti d’informazione alternative; si potrebbe dire che il numero degli utenti internet sia notevolmente aumentato sino ad arrivare nel 2011 a sfondare “finalmente la soglia del 50% della popolazione italiana, attestandosi per l’esattezza al 53,1%”, cosa che ci avvicina all’Europa; si potrebbe dire (e qualcuno in queste ore lo ha fatto) che la Tv oramai non conta niente e con Internet cambia radicalmente la dieta mediatica italiana? Ma è realmente così?
Provo a sottolineare alcuni elementi di criticità. Innanzitutto comparando questi dati con quelli dei 27 paesi dell’Unione Europea, l’Italia si trova al 22° posto per la penetrazione di Internet. Peggio di noi solo Bulgaria, Cipro, Grecia, Portogallo e Romania (http://www.internetworldstats.com/stats.htm). Siamo ben lontani dai livelli di penetrazione di internet nei paesi scandinavi: in Svezia la percentuale di cittadini connessa alla rete è del 92,4%, in Danimarca dell’85,9% e in Finlandia dell’85,2%. Inoltre l’Italia è, tra i paesi del G7, all’ultimo posto per la diffusione di Internet tra la propria popolazione.

Vediamo ora i dati del Censis, salutati con euforia dai cyber entusiasti e per i quali, invece, vi è poco da stare euforici. Innanzitutto, in riferimento all’uso di internet, emerge un dato che dovrebbe farci riflettere e che qui possiamo chiamare age digital divide, ovvero lo scarto basato sull’età nell’uso delle nuove tecnologie della comunicazione e dell’informazione. Infatti, l’87,4% dei giovani di età compresa tra i 14 e i 29 anni usa internet a differenze del 15,1% degli anziani compresi tra i 65 e gli 80 anni. Un altro aspetto, sempre legato all’uso della rete, è il digital divide legato al fattore istruzione: il 72,2% dei soggetti più istruiti dichiara di usare internet contro il 37,7% di quelli meno scolarizzati. Il divario digitale in base all’età e all’istruzione può comportare nuove disuguaglianze sociali in termini di conoscenza, di opportunità e di capacità, cosa che sembra contraddire uno degli obiettivi della diffusione di Internet, ovvero l’inclusione sociale. Internet sembra, dunque, creare ulteriori disuguaglianze sociali, tra chi ha la possibilità di accedere e chi no, tra chi ha un ventaglio di conoscenza e chi no, tra chi ha le capacità tecniche e culturali e chi no.

Internet ha davvero cambiato la dieta mediatica degli italiani? Il rapporto ci dice chiaramente che il medium più usato in assoluto è la televisione. Infatti, ben il 97,4% degli italiani guarda la TV. Altro dato interessante è vedere come il numero delle persone con “diete solo audiovisive”, ovvero di persone che usano solo ed esclusivamente la tv e la radio, sia aumentato: nel 2009 era il 26.4% mentre nel 2011 ha raggiunto il 28,7%. Entrando ancora più nello specifico: il numero delle persone “estranee ai mezzi a stampa” (ovvero non legge i giornali o le riviste) passa dal 39,3% del 2009 al 45,6% del 2011. Come si informano allora gli italiani? L’80,9% fa ricorso ai TG come principale fonte di informazione, da qui l’importanza di controllare, direttamente o indirettamente, i direttori dei principali TG nazionali.

E sui siti di informazione presenti su Internet quanti si informano? Meno del 30%, e per la precisione il 29,5% degli italiani. Qui il dato, e il divario, relativo all’età e all’istruzione appare chiaro. Infatti, se quasi la metà dei ragazzi tra i 14 e i 29 anni si informa anche attraverso i siti di informazione online, questa percentuale scende al 6,4% nella fascia d’età compresa tra i 65 i gli 80 anni. Anche in relazione con la fascia d’istruzione il dato cambio. Infatti se la percentuale dei diplomati o laureati che si informa attraverso siti di informazione è del 42,5%, tale percentuale scende al 19.1% tra chi ha la licenza elementare o media.

Infine un altro dato degno di nota, e sul quale ritornerò in seguito, che la dice lunga sul grado di diffidenza, soprattutto dei più giovani, rispetto alla TV generalista è che il 61,5% dei giovani tra i 14 i 29 anni si informa anche attraverso facebook contro il 3.4% degli over 65. In definitiva, ai cyber entusiasti rispondo offrendo tre spunti di riflessione: innanzitutto, la TV e i TG rimangono pur sempre la principale fonte di informazione degli italiani; secondo, la diffusione di Internet in Italia è ben lontana dai paesi virtuosi europei; terzo e più preoccupante aspetto, la diffusione di internet non solo non diminuisce le disuguaglianze sociali ma ne genera di nuove e acuisce le vecchie.
Fonte: notizie.tiscali.it.

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