Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...
(di classe) :-))
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...
(di classe) :-))
Francobolllo
Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.
Europa, SVEGLIA !!
sabato 4 settembre 2010
Togliamo 30 miliardi ai vip
04/09/2010 Fonte: Giulio Marcon* - il manifesto
Li abbiamo visti sfilare a Cortina, a Rimini al meeting di Comunione e liberazione, e da ieri sono riuniti sul lago di Como, nel tradizionale forum di Cernobbio. Banchieri, industriali e politici - i responsabili della crisi attuale - chiederanno a tutti noi di accettare disoccupazione, tagli ai servizi e minori diritti mentre, tra loro, si scambieranno favori, commesse e affari.
Con un'economia che - se va bene - ci metterà sette anni a tornare al Prodotto interno lordo di due anni fa, è incredibile ascoltare il coro di ossequi ai potenti che continua a venire da giornali e tv. Eppure il Marchionne «taglia-diritti» come il Tremonti «tagliatutto» non fanno che ripetere il ritornello che ha causato la crisi attuale: lasciar fare alle imprese e alla finanza. I risultati sono stati pesanti: più di un milione di persone ha perso il posto di lavoro dall'inizio della crisi, 150 mila precari stanno perdendo il lavoro nella pubblica amministrazione e nella scuola, si riducono i risparmi, aumenta la povertà.
venerdì 3 settembre 2010
Fidel Castro. «Educando, educando e creando amore e fiducia».
di Carmen Lira Saade* su Il Manifesto
Fidel e i gay. "La mia ingiustizia"
E' stato 4 anni dibattendosi fra la vita e la morte. Entrando e uscendo dalla sala operatoria, intubato, alimentato attraverso le vene e i cateteri e perdendo di frequente conoscenza...
«La mia malattia non è nessun segreto di stato» avrebbe detto poco prima che essa provocasse la crisi e l'obbligasse a «fare quel che doveva fare»: delegare le sue funzioni di presidente del Consiglio di stato (la presidenza della repubblica) e, di conseguenza, di comandante in capo delle forze armate di Cuba.
«Non posso più continuare», ammise allora - come rivela in questa prima intervista a un organo di stampa straniero da allora -. Si rassegnò al passaggio delle consegne e si mise nelle mani dei medici.Lo choc scosse tutto il paese e gli amici di fuori: fece cullare speranze revansciste ai suoi detrattori e mise in stato d'allarme il poderoso vicino del nord.
Fidel e i gay. "La mia ingiustizia"
E' stato 4 anni dibattendosi fra la vita e la morte. Entrando e uscendo dalla sala operatoria, intubato, alimentato attraverso le vene e i cateteri e perdendo di frequente conoscenza...
«La mia malattia non è nessun segreto di stato» avrebbe detto poco prima che essa provocasse la crisi e l'obbligasse a «fare quel che doveva fare»: delegare le sue funzioni di presidente del Consiglio di stato (la presidenza della repubblica) e, di conseguenza, di comandante in capo delle forze armate di Cuba.
«Non posso più continuare», ammise allora - come rivela in questa prima intervista a un organo di stampa straniero da allora -. Si rassegnò al passaggio delle consegne e si mise nelle mani dei medici.Lo choc scosse tutto il paese e gli amici di fuori: fece cullare speranze revansciste ai suoi detrattori e mise in stato d'allarme il poderoso vicino del nord.
giovedì 2 settembre 2010
mercoledì 1 settembre 2010
I diritti dei padroni e quelli degli operai
LOTTA DI CLASSE
di Guido Viale in Il Manifesto
Per Marchionne, per la Marcegaglia e per molti altri che hanno frequentato il meeting di Comunione e liberazione la lotta di classe è un residuo di un passato da superare, così come lo è la conflittualità sindacale o la lotta «tra operai e padroni».
di Guido Viale in Il Manifesto
Per Marchionne, per la Marcegaglia e per molti altri che hanno frequentato il meeting di Comunione e liberazione la lotta di classe è un residuo di un passato da superare, così come lo è la conflittualità sindacale o la lotta «tra operai e padroni».
Così si capisce meglio dove mirassero le tante polemiche fuori tempo massimo contro il '68 e la sua cultura distruttiva. Però, come giustamente ha fatto notare Adriano Sofri sulla sua piccola posta, la frase «basta lotta tra padroni e operai» prende una sfumatura diversa a seconda che a pronunciarla sia un operaio oppure un padrone.
Le ipocrisie del filantrocapitalismo.
di Lorenzo Fioramonti - Fonte: Sbilanciamoci
Gates, Buffet, Skoll, Bloomberg, Rockfeller, Turner lanciano l'iniziativa Giving Pledge: puó "l'impegno a donare" dei miliardari filantropi aiutare il mondo?
Quaranta tra i miliardari più ricchi degli Stati uniti d'America si sono recentemente impegnati a donare la maggior parte del loro patrimonio per scopi filantropici.
Mossi dall'ambizione di ispirare altri 'paperoni' in tutto il mondo e stimolare una vera e propria ondata di solidarietà, hanno costituito il cosiddetto Giving Pledge (L'impegno a donare), un'iniziativa filantropica che esemplifica la visione a lungo termine di questa nuova generazione di super-ricchi. Lanciato da Bill Gates e Warren Buffett, il gruppo del Giving Pledge include - tra gli altri – il fondatore di eBay Jeff Skoll, il sindaco di New York Michael Bloomberg, la famiglia Rockfeller, e il magnate dei media Ted Turner.
martedì 31 agosto 2010
Iniziativa sociale contro la crisi.
http://www.controlacrisi.org/joomla/index.php?option=com_content&view=article&id=8040&catid=36&Itemid=68
30/08/2010 16:10 LAVORO - ITALIA
Dopo circa un anno di lavoro e sperimentazione si è avviato il percorso costituente della R@P, la Rete per L'autorganizzazione Popolare che federerà le pratiche sociali che si sono sperimentate dentro la crisi.
30/08/2010 16:10 LAVORO - ITALIA
Dopo circa un anno di lavoro e sperimentazione si è avviato il percorso costituente della R@P, la Rete per L'autorganizzazione Popolare che federerà le pratiche sociali che si sono sperimentate dentro la crisi.
La R@P è un'associazione di promozione sociale, che si sviluppa con propri circoli, a cui hanno deciso di federarsi sulla base di un principio federativo le Brigate della Solidarietà Attiva, I Gruppi di Acquisto Popolare, L'Associazione Diritti e Società, L'Unione Inquilini e altri soggetti che contribuiranno al progetto restando in piena autonomia.
Si tratta quindi di un processo aperto, orizzontale, di messa in comune di pratiche di solidarietà attiva e vertenzialità, per dare concretezza e continuità ad un intervento che cerca di ripoliticizzare il vasto mondo dell'agire sociale in una prospettiva anticapitalista.
La R@P è composta da soggetti che prima di tutto agiscono nella crisi sociale e sviluppano, a partire da questo, una proposta che guarda alla costituzione di uno spazio comune in chiave neo–mutualista per permettere il consolidamento e lo sviluppo delle lotte e per dare risposte parziali. ma concrete, alle classi popolari strette dal morso della crisi.
Dentisti sociali, mutue autogestite, sportelli sociali su casa e lavoro, casse di resistenza, interventi di solidarietà attiva diretta nei punti caldi del bisogno e del conflitto, scuole popolari, presidi sociali di quartiere, questo è quello che hanno fatto e faranno gli aderenti della R@P sul principio del "prima fare e poi parlare".
La R@P avrà una riunione fondativa che si terrà il 19 di settembre a Scandicci (FI) presso il palazzetto dello sport di via Rialdoli a partire dalle ore 10.30 nella quale verranno eletti gli organismi e verrà stipulata una carta fondativa dei diritti sociali nel quale riconoscersi come intero processo. per informazioni reterap@libero.it
lunedì 30 agosto 2010
Cervelli in fuga, la Grecia come l’Italia.
Prezzo della Crisi del 30-08-2010 Fonte: Controlacrisi
30/08/2010
di Fabio Sebastiani
Stiamo come in Grecia e non lo sapevamo. Stessa faccia stessa razza, dice un detto antico. E magari fosse così.
La realtà è che siamo uguali per il modo in cui stronchiamo le giovani speranze. Un anno fa una accurata indagine svolta presso le università italiane rivelava che due studenti su tre sono pronti a lasciare il Bel Paese per cercare lavoro all’estero.
Oggi esattamente lo stesso risultato arriva dalla Grecia: la stragrande maggioranza dei neolaureati e dei laureandi greci è pronta a lasciare il paese per cercare un lavoro all'estero e ritiene che le misure adottate per superare la crisi economica non tengano conto dei loro problemi.
30/08/2010
di Fabio Sebastiani
Stiamo come in Grecia e non lo sapevamo. Stessa faccia stessa razza, dice un detto antico. E magari fosse così.
La realtà è che siamo uguali per il modo in cui stronchiamo le giovani speranze. Un anno fa una accurata indagine svolta presso le università italiane rivelava che due studenti su tre sono pronti a lasciare il Bel Paese per cercare lavoro all’estero.
Oggi esattamente lo stesso risultato arriva dalla Grecia: la stragrande maggioranza dei neolaureati e dei laureandi greci è pronta a lasciare il paese per cercare un lavoro all'estero e ritiene che le misure adottate per superare la crisi economica non tengano conto dei loro problemi.
domenica 29 agosto 2010
LESSICO POLITICO: RIFORMISMO E NEOLIBERISMO
Fonte Controlacrisi 28/08/2010
Riformismo è diventata da anni la parola chiave di una nuova ideologia che predica il vangelo della crescita economica e della competitività, mentre il populismo recita il mantra della sicurezza e di un rinnovato protezionismo su basi sovranazionali delle comunità locali. Riproponiamo un vecchio articolo di Ugo Mattei.
La lunga marcia della talpa neoliberista di Ugo Mattei
Difficile trovare un termine del gergo politico Italiano contemporaneo, più diffusamente utilizzato di «riformismo». Difficile trovare pure un'ideologia politica maggiormente responsabile della recente catastrofe elettorale delle forze democratiche di questo paese, simboleggiata dallo striscione con scritto «Veltroni santo subito» esposto dai fascisti nuovi padroni del Campidoglio.
Riformismo è diventata da anni la parola chiave di una nuova ideologia che predica il vangelo della crescita economica e della competitività, mentre il populismo recita il mantra della sicurezza e di un rinnovato protezionismo su basi sovranazionali delle comunità locali. Riproponiamo un vecchio articolo di Ugo Mattei.
La lunga marcia della talpa neoliberista di Ugo Mattei
Difficile trovare un termine del gergo politico Italiano contemporaneo, più diffusamente utilizzato di «riformismo». Difficile trovare pure un'ideologia politica maggiormente responsabile della recente catastrofe elettorale delle forze democratiche di questo paese, simboleggiata dallo striscione con scritto «Veltroni santo subito» esposto dai fascisti nuovi padroni del Campidoglio.
Un «nuovo patto sociale» per arretrare come paese
Fonte: Tommaso De Berlanga - il manifesto 28 Agosto 2010
Quando Sergio Marchionne prese il timone della Fiat, nel giugno 2004, la sua «estraneità» alla mentalità italiana ne faceva quasi un campione liberal. In una delle prime apparizioni dichiarò che per la Fiat il costo del lavoro - intorno al 6-7% dei costi - non era il problema principale, promettendo che non avrebbe chiuso nessuno stabilimento in Italia. Apparve come l'esatto contrario di Berlusconi. Il prototipo dell'imprenditore serio contrapposto all'impresario.
Oggi chiede un «nuovo patto sociale», basato sull'abbandono dell'idea «che ci sia una lotta tra capitale e lavoro, tra padroni e operai». Rispolverando infine l'antica favola - questa, sì, molto «padronale» - del «stiamo tutti sulla stessa barca» («l'unica vera sfida è quella che ci vede di fronte al resto del mondo», non è chiaro se come azienda o come paese).
Cos'è cambiato in cinque anni?
Quando Sergio Marchionne prese il timone della Fiat, nel giugno 2004, la sua «estraneità» alla mentalità italiana ne faceva quasi un campione liberal. In una delle prime apparizioni dichiarò che per la Fiat il costo del lavoro - intorno al 6-7% dei costi - non era il problema principale, promettendo che non avrebbe chiuso nessuno stabilimento in Italia. Apparve come l'esatto contrario di Berlusconi. Il prototipo dell'imprenditore serio contrapposto all'impresario.
Oggi chiede un «nuovo patto sociale», basato sull'abbandono dell'idea «che ci sia una lotta tra capitale e lavoro, tra padroni e operai». Rispolverando infine l'antica favola - questa, sì, molto «padronale» - del «stiamo tutti sulla stessa barca» («l'unica vera sfida è quella che ci vede di fronte al resto del mondo», non è chiaro se come azienda o come paese).
Cos'è cambiato in cinque anni?
“Berlusconismo” ideologia nell’era moderna.
di Zag in ListaSinistra
Si può proporre una prima approssimativa definizione del "berlusconismo" dal punto di vista ideale. Esso si presenta come una forma di politicizzazione di ceti medi e popolari, attraverso il legame carismatico con una personalità estranea alla politica "ufficiale" e sulla base di un orizzonte ideologico di "liberalismo popolare".
Per intendere tale novità in tutta la sua portata, si deve però ripercorrere l'evoluzione politica di quel settore della società che corrisponde alla definizione di "ceti medi". Questi avrebbero dovuto essere gli interlocutori "naturali" di una politica "liberale" mentre in Italia il liberalismo ha dimostrato un'endemica incapacità di legarsi ai ceti medi abbandonando l'originaria dimensione elitaria e alto-borghese.Non si sostiene che il berlusconismo sia una formula innovativa e singolare nei suoi singoli tratti presi a se stanti. Ma è la formula d'insieme che la rende non dico unica, ma caratteristica e singolare, almeno nel nostro paese.
Si può proporre una prima approssimativa definizione del "berlusconismo" dal punto di vista ideale. Esso si presenta come una forma di politicizzazione di ceti medi e popolari, attraverso il legame carismatico con una personalità estranea alla politica "ufficiale" e sulla base di un orizzonte ideologico di "liberalismo popolare".
Per intendere tale novità in tutta la sua portata, si deve però ripercorrere l'evoluzione politica di quel settore della società che corrisponde alla definizione di "ceti medi". Questi avrebbero dovuto essere gli interlocutori "naturali" di una politica "liberale" mentre in Italia il liberalismo ha dimostrato un'endemica incapacità di legarsi ai ceti medi abbandonando l'originaria dimensione elitaria e alto-borghese.Non si sostiene che il berlusconismo sia una formula innovativa e singolare nei suoi singoli tratti presi a se stanti. Ma è la formula d'insieme che la rende non dico unica, ma caratteristica e singolare, almeno nel nostro paese.
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