Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

sabato 19 novembre 2011

"EQUAL sacrifices for everybody"

Draghi e Napolitano devono essere arrestati e processati.

di Paolo Barnard Fonte: webnode
Draghi e Napolitano devono essere arrestati e processati - di Paolo Barnard
I golpisti finanziari che hanno terminato la nostra democrazia dopo 63 anni di vita sono stati condotti al Palazzo italiano da Mario Draghi e dal Group of Thirty. Ad attenderli dentro il Palazzo vi era Giorgio Napolitano, da 35 anni uomo di punta in Italia del Council on Foreign Relations degli USA e amico delle loro multinazionali, come da lui stesso dichiarato molti anni or sono su Business Week.

Si consideri quanto segue:

1) La sovranità legislativa italiana, quella economica ed esecutiva, già compromesse dai Trattati europei e dall’Euro (si legga Il Più Grande Crimine 2011), sono state terminate del tutto. Ciò è evidente persino nei titoli del Corriere di questi giorni, non c’è bisogno di leggere Barnard o altri. 2) Le misure di austerità - si legga la rapina della pubblica ricchezza e del futuro di milioni di famiglie italiane attraverso un collasso pilotato dell’economia che tali misure portano senza dubbio - non hanno ora più ostacoli, e sono espressione del volere di poteri finanziari non eletti dagli italiani. Il Parlamento non ha avuto voce in capitolo, ha dovuto obbedire di corsa, cioè è stato esautorato di fatto da forze straniere. 3) Saranno decenni di sofferenze e lacrime e sangue per i cittadini, un impoverimento mai visto dal 1948 e tanti morti anzi tempo a causa della demolizione dei servizi. I punti 1, 2 e 3 formano i contenuti sufficienti per un’accusa di alto tradimento della patria da parte di Mario Draghi e di Giorgio Napolitano, che devono essere incriminati e arrestati. Se pensate che questa sia retorica di un esagitato, si legga la letteratura economica americana sulla crisi dell’Eurozona per fugare ogni dubbio, e si visiti l’Irlanda o la Grecia, vittime prima di noi di questi golpisti. Questo è un colpo di Stato.

Precarietà operaia: leva decisiva per l'affossamento del capitalismo?

di Karlo Raveli. Fonte: sinistrainrete
La ricetta liberista di precarizzazione massiccia e crescente, per di più nella logica dell'economia transnazionale della conoscenza, è lo sbocco politico principale della classe oligarchica per rompere tutte le possibili egemonie, passate e future, di settori lavoratori più stabili della classe.

Dal lavoratore professionale – egemone da Marx a Luxemburg – al lavoratore-massa fordista, e passando poi per l'impiegato toyotista, il liberismo ha registrato molto bene questa necessità di scomposizione permanente della classe antagonista per sviluppare il suo dominio.

Ma non la pseudo-classe lavoratrice, bensì La classe: operaia.

La primitiva lettura marxista del lavoratore professionale (accompagnato dalla comparse di un esercito 'industriale' di riserva) come equivalente determinante della classe – da cui sorge la confusione o sinonimicità dei due termini, operaio e lavoratore, è la peggior zavorra ideologica che trasciniamo da ben oltre un secolo. Accettabile o comprensibile solo ai tempi di Marx e Lenin.

La precarietà ripropone invece al completo la figura operaia, con tutte le sue manifestazioni, forme ed espressioni. Vale a dire: se la classe operaia è l'antagonista assoluto del capitale, non lo è prima di tutto perché è sfruttata (lo sfruttamento classico concerne coloro che lavorano, non i disoccupati, ecc.), BENSÌ perché è alienata dai mezzi di produzione, da tutti i beni comuni essenziali per lavorare e produrre, e deve QUINDI sottomettersi a ogni tipo di sfruttamento fisico, culturale, intermittente o peggio ancora schiavistico (salariato) del suo lavoro, per sopravvivere.

venerdì 18 novembre 2011

Dieci domande al Mario Monti



di Carlo Gubitosa. Fonte: liberazione
1) Senatore Monti, il 2 gennaio scorso in un editoriale sul Corriere della Sera lei ha parlato dell'"illusionismo marxista" criticando "la priorità data alla rivendicazione ideale, su basi di istanze etiche, rispetto alla rivendicazione pragmatica", plaudendo alle "due importanti riforme dovute a Mariastella Gelmini e a Sergio Marchionne" e affermando che "grazie alla loro determinazione, verrà un po' ridotto l'handicap dell'Italia nel formare studenti, nel fare ricerca, nel fabbricare automobili". Pragmaticamente, lei pensa che l'abbandono del massimalismo ideologico in favore di un sano realismo debba applicarsi anche a chi teorizza l'autoregolazione del mercato, l'assenza di regole e di stato come motore dello sviluppo, i sostegni statali alle banche come puntelli dell'economia e altre teorie economiche neoliberiste che non hanno finora trovato riscontro nella realta' dei fatti?

2) Sempre per le affermazioni di cui al punto 1, non crede che le sue dichiarazioni di obsolescenza dello statuto dei lavoratori e del sistema di diritti precedente agli accordi FIAT di Pomigliano sia una visione squisitamente politica e a suo modo "schierata", ben lontana dall'immagine di "tecnico super partes" che le e' stata attribuita dagli organi di informazione?

3) Senatore Monti, a quanto risulta lei continua a ricoprire il ruolo di membro del "Research Advisory Council" del "Goldman Sachs Global Market Institute". Proprio la Goldman Sachs, secondo i dati diffusi da Milano Finanza, avrebbe innescato "l'ondata di vendite di Btp italiani, poi seguita dagli hedge fund e dalle altre banche d'oltreoceano". Non pensa che i rapporti pregressi con questa banca d'affari, descritta dalla stampa specializzata come protagonista delle speculazioni sui titoli di stato italiani, possano legittimare le ipotesi di un conflitto di interessi tra il suo ruolo di consulente al servizio di una banca privata e il ruolo di garante della tenuta economica nazionale che un Presidente del consiglio e' chiamato a ricoprire nell'interesse di tutti i cittadini?

4) Senatore Monti, la Costituzione Italiana, al secondo comma dell'articolo 59, prevede che "il Presidente della Repubblica può nominare senatori a vita cinque cittadini che hanno illustrato la Patria per altissimi meriti nel campo sociale, scientifico, artistico e letterario". E' noto a tutti il suo ricco curriculum nei settori dell'economia, della finanza e della politica europea. Non sono noti tuttavia i suoi successi in campo sociale, artistico e letterario, e la sua attivita' scientifica sembra limitata allo sviluppo del modello di Klein-Monti, che secondo quanto riportato da Wikipedia "descrive il comportamento di una banca in regime di monopolio, risultato degli studi paralleli di Monti e del premio Nobel Lawrence Klein". Lei crede che questi studi, comparabili a molti altri lavori realizzati da ricercatori ed economisti italiani, siano stati gli "altissimi meriti nel campo scientifico" che le hanno valso l'ingresso nel Senato della Repubblica? Oppure le cause fondanti della sua nomina sono legate a circostanze diverse dai suoi meriti scientifici, e alla necessita' di imboccare una "scorciatoia" forzando l'istituto costituzionale dei senatori a vita per mettere al governo in tempi rapidi e senza passare dalla "formalita'" delle elezioni una persona percepita come affidabile dagli operatori dei mercati finanziari? In questa seconda ipotesi, quali sono secondo lei le condizioni che possono legittimare agli occhi di una opinione pubblica sempre piu' distante dalla classe politica un governo guidato da un senatore di fresca nomina che non ha mai ricevuto neppure un voto dai cittadini italiani?

5) Senatore Monti, il 26 settembre scorso davanti alle telecamere de "La7", lei ha dichiarato che "stiamo assistendo, e non e' un paradosso, al grande successo dell'euro, e la manifestazione piu' concreta del grande successo dell'Euro e' la Grecia". Alla luce dei successivi sviluppi della situazione politica ed economica in Grecia, delle conseguenti tensioni sociali e della recente crisi di governo, lei conferma l'opinione espressa in quella circostanza oppure ci sono delle nuove considerazioni da fare per valutare le conseguenze della perdita di sovranita' monetaria dei paesi dell'area euro in tutti i loro aspetti?

6) Senatore Monti, lei e' stato il primo presidente del Bruegel, un prestigioso "think tank" economico basato a Bruxelles, oltre ad essere membro della "Commissione Trilaterale" fondata dal magnate David Rockefeller. Cosa risponde ai critici che in virtu' della sua appartenenza a questi gruppi vedono in lei un "alfiere del neoliberismo", temendo che anche in Italia la BCE e il Fondo Monetario Internazionale si appoggino a lei per introdurre politiche spinte di deregulation fatte di privatizzazioni dei servizi pubblici, smantellamento dello stato sociale, compressione dei diritti in nome della competitivita', aumento delle disuguaglianze tra classi sociali, allargamento della forbice tra ricchi e poveri (l'ISTAT segnala gia' un 10% di italiani sotto la soglia di poverta' relativa), e altre iniziative redditizie per i mercati ma dalle conseguenze potenzialmente devastanti per i cittadini, che con il nome di "aggiustamenti strutturali" hanno gia' danneggiato le economie di molti paesi dell'Africa e dell'America Latina?

7) Senatore Monti, in merito alla sua esperienza come Commissario europeo per la Concorrenza, molti commentatori le riconoscono il merito di aver fatto applicare le regole europee della concorrenza perfino alla Microsoft, una delle piu' grandi e ricche aziende del mondo, capace di mettere in difficolta' perfino le piu' autorevoli istituzioni antitrust statunitensi. Le chiedo quindi quali provvedimenti ritiene opportuno adottare relativamente all'abuso di posizione dominante nel settore televisivo dell'azienda Mediaset, aggravato da ripetute e indebite ingerenze nel servizio pubblico televisivo di esponenti politici riconducibili a Mediaset (a cominciare dallo stesso Presidente del Consiglio uscente). Tali ingerenze sono ampiamente documentate con atti giudiziari e intercettazioni telefoniche che dimostrano al di la' di ogni ragionevole dubbio l'esistenza di una strategia che accomunava esponenti Rai e parlamentari dell'uscente maggioranza nell'obiettivo di depotenziare il servizio pubblico televisivo a vantaggio dei network commerciali.

8) Senatore Monti, lei e' membro della "Commissione Permanente" del gruppo Bilderberg, un club privato riservato a personalita' autorevoli, a cui le cronache attribuiscono il potere di condizionare le politiche degli stati sovrani con riunioni a porte chiuse e vietate ai giornalisti. In qualita' di privato cittadino, fino a ieri lei poteva partecipare a qualsiasi riunione privata senza essere tenuto a comunicare a chicchessia informazioni in merito alle sue attivita'. Tuttavia, in qualita' di senatore della Repubblica, le chiedo se attualmente lei non ritenga incompatibile con la trasparenza richiesta ad un capo di Governo (e in generale a tutti i rappresentanti delle istituzioni) la segretezza imposta ai partecipanti delle riunioni Bilderberg, e se in virtu' di questa incompatibilita' lei intende semplicemente cessare le sue partecipazioni a queste riunioni oppure comunicarne i contenuti ai cittadini italiani.

9) Senatore Monti, le cronache la segnalano anche come "advisor" della Coca-Cola company, un marchio globale noto in tutto il mondo. In Italia, tuttavia, abbiamo nel viterbese aziende che producono ottimo chinotto dal 1949, e pertanto vorrei chiederle quali sono le misure che intende adottare per tutelare i prodotti italiani dalla globalizzazione dei mercati, per tutelare il lavoro italiano dalla delocalizzazione delle imprese, per tutelare i lavoratori italiani dalla concorrenza sleale di paesi ed economie dove il costo del lavoro risulta piu' basso che altrove per l'indebolimento dei diritti fondamentali nel lavoro o per la mancata applicazione delle regole stabilite nelle Convenzioni dell'International Labour Organization (ILO).

10) Senatore Monti, a quanto risulta lei e' stato allievo del Premio Nobel per l'economia James Tobin, sostenitore di una tassa nota come "Tobin Tax" che ha l'obiettivo di disincentivare le manovre finanziarie puramente speculative con l'applicazione di una leva fiscale, permettendo di deviare nelle casse degli stati sovrani, e quindi ai cittadini, parte degli enormi profitti del settore finanziario. Lei e' stato piu' volte indicato come un tecnico in grado di mettere freno alle speculazioni economiche per anteporre l'interesse sociale collettivo all'interesse economico privato, e quindi le chiedo se nel suo programma di governo e' compresa l'introduzione di una tassazione simile a quella proposta dal suo ex professore James Tobin, e in caso di risposta negativa quali sono le misure che intende adottare per disincentivare le operazioni speculative sui titoli di stato italiani. Nel ringraziarla in anticipo per la sua risposta a questi interrogativi, le porgo i miei piu' cordiali saluti.

Liberazione 17/11/2011

Lettera aperta al PD. Ma che razza di partito siete?


di Davide Falcioni Fonte: controlacrisi
Il Partito Democratico appoggia il governo tecnico guidato da Monti e accetta la dittatura della Bce. Via libera a privatizzazioni (in barba al referendum di giugno), licenziamenti, maggiore precarietà e riforma delle pensioni. Dov'è finito il progressismo?
Gentili dirigenti del Partito Democratico, potete spiegare ai cittadini italiani il senso della vostra azione politica?

Perché, vedete, appare ogni giorno più incomprensibile. Come fosse un'infinita partita a scacchi, solo che ogni mossa è destinata a condurre alla sconfitta sicura. Non parlo della vostra sconfitta – o della dissoluzione stessa del partito – ma della sconfitta dei cittadini che riponevano in voi le loro speranze. Io non sono tra loro ma anche su di me ricade la mannaia delle vostre scelte.

Ma andiamo con ordine. Senza scomodare avvenimenti lontani ormai mesi, né le piccole guerre tribali tra i vostri “leader”, gli ultimi giorni sono stati un susseguirsi di assurdità politiche oggettivamente inspiegabili.

Partiamo da sabato, giorno della vostra manifestazione a Roma. Sul palco, tra le altre cose, il segretario ha giustamente ribadito la necessità di uscire dal berlusconismo. Ha lanciato un urlo di dolore per la disoccupazione crescente giorno dopo giorno. Infine ha annunciato che il PD non ha paura di governare l'Italia ed è pronta a farlo in qualsiasi momento.

Trascorrono due giorni. Alla Camera martedì 8 novembre si vota l'approvazione del Rendiconto Generale dello Stato: il provvedimento, di natura squisitamente amministrativa, passa con 308 voti favorevoli. Con un'abile mossa, tuttavia, le opposizioni non votano, lasciando emergere la crisi in atto da giorni in seno al Governo, che finalmente ammette di non aver più i numeri per andare avanti.

Agata Christie e i dieci piccoli Stati - Nigel Farage al Parlamento Europeo


Fonte: Beppe Grillo
L'Italia ha un debito pubblico insostenibile perché per quasi la metà è posseduto da banche e Stati stranieri. Il Giappone con un rapporto debito/Pil superiore al 200% non fallisce perché i suoi titoli sono stati acquistati in assoluta prevalenza dal mercato domestico. Ci tengono per le palle e hanno nominato un commissario liquidatore. Non vogliono perdere i loro investimenti, in particolare le banche francesi. Se in questi anni avessimo seguito la politica della prudenza, invece di vendere a piene mani i nostri titoli pubblici per Grandi Opere improbabili, Enormi Sprechi, Finanza Elettorale e Infrastrutture Inutili, oggi saremmo liberi di decidere il nostro destino. Non è così. Ci ripetono che non ci sono alternative per evitare che in realtà ci possano essere. I partiti sono dei cadaveri. Potrebbero licenziare tutti i parlamentari, nessuno se ne accorgerebbe. A cosa servono? A sproloquiare dai banchi a nostre spese, mentre le decisioni sono prese dalla Bce e dalla Merkel?
Questo blog, ignorato e spesso deriso, ha annunciato per anni, mentre infuriava il bunga bunga sui media, il disastro finanziario e politico che ci aspettava. La democrazia è ormai un parola vuota, sostituita dall'eurocrazia. La velocità delle decisioni avvenute sopra la testa del Paese ha però in sé qualcosa di strano, di innaturale. Sa di commedia, di teatro dell'Arte. Un senatore a vita in poche ore e un governo di non eletti in una settimana. Il popolo italiano trattato come un servo sciocco. Perché è avvenuto ora? Perché questa fretta? La crescita del nostro Pil, anche se ridicola, è stata superiore nel 2011 alla maggior parte delle nazioni UE, le esportazioni sono cresciute del 10% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, il deficit di bilancio è sceso dal 5,5% al 4%. Siamo scivolati sullo spread, ma chi ha fatto salire lo spread in modo vertiginoso in pochi giorni? E per quali scopi?

Intervento di Nigel Farage, presidente del gruppo Europa della LIbertà e della Democrazia al Parlamento Europeo

"Eccoci qua, sull'orlo di un disastro finanziario e sociale e abbiamo oggi nella stanza le quattro persone che sarebbero dovuti essere responsabili. Abbiamo ascoltato i discorsi più ottusi e tecnocratici che abbia mai sentito. Siete tutti a negare! Secondo qualsiasi misuratore oggettivo, l'Euro è un fallimento. E chi è il responsabile? Chi è in carica di voi? La risposta è ovviamente: "Nessuno di voi, perché nessuno di voi è stato eletto. Nessuno di voi ha una legittimazione democratica per il ruolo che ricoprite in questa crisi." E in questo vuoto, seppur controvoglia, è entrata in scena Agela Merkel e viviamo ora in un'Europa dominata dalla Germania. Un'eventualità che il progetto europeo intendeva escludere. Una situazione per prevenire la quale chi ci ha preceduto ha pagato un caro prezzo in sangue. Io non voglio vivere in un un'Europa dominata dalla Germania e non lo vogliono i cittadini europei. Ma voi avete avuto un ruolo in tutto ciò. Perché quando il primo ministro Papandreou si è alzato e ha usato il termine "referendum" lei, signor Rehn lo ha descritto come una "violazione della fiducia", e i suoi amici qui si sono radunati come un branco di iene attorno a Papandreou, lo hanno fatto rimuovere e rimpiazzare con un governo-marionetta. Che spettacolo Assolutamente disgustoso è stato. E non soddisfatti, avete deciso che Berlusconi doveva andarsene. Così è stato rimosso e rimpiazzato da Monti, un ex commissario europeo, un architetto del disastro dell'Euro, un uomo che non era nemmeno membro del Parlamento.
Sta diventando come un romanzo di Agatha Christie, dove stiamo cercando di capire chi è il prossimo che sarà fatto cadere. La differenza è che noi sappiamo chi sono i cattivi. Voi tutti dovreste essere ritenuti responsabili di ciò che avete fatto. Dovreste essere tutti licenziati. E devo dire, signor Van Rompuy, 18 mesi fa quando ci siamo incontrati per la prima volta, mi ero sbagliato sul suo conto. La definii un "assassino silenzioso delle democrazie degli stati nazionali". Ora non più, lei è piuttosto chiassoso nel suo operare, non crede? Lei, un uomo non eletto, è andato in Italia e ha detto: "Questo non è il tempo per le elezioni, ma è il tempo delle azioni". Per Dio, chi le dà il diritto di dire queste cose al popolo italiano?"

Il tracollo dell'economia greca


Fonte: Le Monde Diplomatique
LA CRISI DEL LIBERISMO CHE RAFFORZA I LIBERISTI
Dire una cosa ed il suo contrario, beneficiando del proprio statuto di oracoli, è il privilegio dei «mercati». Il fatto che denuncino allo stesso tempo il tracollo dell’economia greca, strangolata dall’austerità, e la disinvoltura italiana sui conti pubblici, che ne rallenta l’attuazione, rappresenta un corto circuito rivelatore. Davvero non riusciamo a immaginare un’altra «regola aurea», che non comporti questo «sonno della ragione»?

di LAURENT CORDONNIER*
Supponiamo che nel presente «salvare» la Grecia rappresenti proprio la priorità. Se si segue il corso d’idee che sembra dominante, ciò significherebbe impedire qualunque default di pagamento da parte dello stato ellenico, e mantenere il paese nella zona euro. Non soltanto perché sarebbe catastrofico per i greci fallire uno di questi obiettivi, ma anche perché le conseguenze sarebbero devastanti per tutto il resto dell’Europa. In questo senso, salvare la Grecia sarebbe bene per i greci e per gli europei nel loro insieme. Ammettiamolo per un istante, e poniamoci la seguente domanda: a quali condizioni sarebbe possibile tutto ciò? Per porre meglio la questione, supponiamo che Atene riesca nei prossimi tre o quattro anni a ristabilire le sue finanze pubbliche, in modo tale che il debito non superi l’equivalente del 200% del Prodotto interno lordo (Pil). Non sarebbe un miglioramento: esso sfiora attualmente il 160% e il deficit di bilancio registrato per il periodo gennaio-agosto 2011 è di 18 miliardi di euro (ovvero 9 punti di Pil). Lungi dall’essere riassorbito, esso dunque è in aumento, in gran parte a causa della sbalorditiva austerità imposta alla popolazione che ha aggravato ulteriormente la recessione; mentre l’attività economica arretrerà del 5% nel 2011. Lo storno del 21% sull’ammontare dei crediti, accettato «benevolmente sotto vincolo» dalle banche europee, in virtù dell’accordo del 21 luglio, potrebbe tuttavia contribuire a rendere plausibile la soglia del 200%. La questione è quindi quella di sapere chi potrebbe sostenere a lungo termine un tale debito, in modo che le condizioni finanziarie non strangolino completamente la società greca (per non parlare di restituirle la sua gioia di vivere…). La prima parte della risposta è che, in assenza di misure vincolanti, solo la mano pubblica – e a livello europeo – avrà ancora la volontà di detenere questo debito. Come dichiara con molta semplicità un’agenzia finanziaria, «non pensiamo che gli investitori tornino ad acquistare (1)». Non soltanto qualunque aumento del debito greco potrà essere finanziato esclusivamente da creditori pubblici, ma via via che i titoli in stock dovranno essere rinnovati, il settore privato userà ogni cortesia per lasciare che a servirsi per primi siano il Fondo europeo di stabilità finanziaria (Fesf) e il Fondo monetario internazionale (Fmi).

Goldman Sachs. Speculare sulla crisi


di Manlio Dinucci - Fonte: controlacrisi

Quando sarà varato il governo Monti, ministri e sottosegretari brinderanno. Non però con lo champagne, ma con la Coca-Cola. Mario Monti è infatti membro dell'International Advisory Board della multinazionale statunitense, ossia del comitato di esperti che la consiglia su come accrescere i già colossali profitti, realizzati grazie alla sua posizione dominante nel mercato mondiale delle bibite e dell'acqua imbottigliata. Eppure, quando era commissario europeo alla concorrenza, Mario Monti perseguì la Coca-Cola per abuso di posizione dominante. Il contenzioso terminò con un accordo nel 2004, ma la multinazionale rimase in ottimi rapporti con Monti, tanto che due anni dopo lo assunse come consulente.
A New York, la nascita del governo Monti sarà festeggiata, con costosissimo champagne, soprattutto dalla Goldman Sachs, una delle maggiori banche d'investimento del mondo, di cui Mario Monti è international advisor, ossia consulente. Questo gruppo bancario è specializzato nei derivati, strumenti finanziari il cui valore è basato su quello di altri beni, tra cui le materie prime agricole. Meccanismi speculativi che hanno permesso da un lato di realizzare enormi profitti, ma dall'altro hanno provocato l'aumento dei prezzi internazionali dei cereali e quindi della fame nel mondo, condannando a morte oltre un miliardo di persone.
La Goldman Sachs è stata anche uno dei principali autori della truffa internazionale dei mutui subprime, concessi negli Usa a persone economicamente poco affidabili. Sono stati trasformati in obbligazioni ad alto rischio, che sono state mischiate con titoli affidabili in pacchetti definiti «salsicce finanziarie». Garantite dalle più importanti agenzie di rating (Moodys, Standard&Poors e Fitch), le «salsicce» avvelenate sono state acquistate dai fondi pensione e da altri investitori istituzionali, diffondendosi tra i piccoli risparmiatori di tutto il mondo. L'esplosione della bolla speculativa nel 2008 ha provocato, su scala mondiale, fallimenti, restrizione del credito, calo di investimenti produttivi, ulteriori ristrutturazioni per ridurre il costo del lavoro e, quindi, aumento della disoccupazione e della povertà. Di tutto questo vanno ringraziati anche i consulenti (tra cui Monti) della Goldman Sachs, che ha speculato perfino sui massicci interventi, fatti dai governi con denaro pubblico, per il «salvataggio» delle grandi banche che avevano provocato la crisi. Quando la Sec, l'ente governativo Usa di controllo dei mercati finanziari, ha contestato alla Goldman Sachs il reato di frode, ormai i buoi erano scappati dalla stalla.
THE GROWING NUMBER OF SETTLEMENTS ON PALESTINIAN LAND…
IS DIRECTLY PROPORTIONATE TO THE DEMOCRATIC WORLD'S DISGUST

giovedì 17 novembre 2011

La borghesia governa senza partiti


di Tonino Bucci. - Fonte
La davano per morta e sepolta, relegata in fondo all'album dei ricordi. Eppure è tra le più citate - e anche più travisate - formule di Gramsci.

Ebbene, l'intellettuale organico è tornato alla grande. O forse non è mai andato via. La classe operaia, i suoi intellettuali organici, li ha persi strada facendo. I mutamenti nel ciclo di accumulazione capitalistica hanno frantumato il lavoro, disperso conoscenze, tecniche e saperi. Ma la borghesia, no, continua a produrre i suoi intellettuali organici negli automatismi della società. La borghesia non ha bisogno di partiti per governare.

I suoi dirigenti, i suoi Monti e Profumo, li prende dalla Bocconi e dai management delle banche. Il populismo berlusconiano non serve (più): poco efficiente nel garantire gli interessi che contano, troppo indaffarato a mediare tra clientele.

La politica ha i suoi tempi, le sue logiche compromissorie e non può prescindere (del tutto) dalla legittimazione del consenso popolare.

Oggi sono questi spazi di mediazione, fisiologici nella democrazia, a diventare intollerabili agli occhi dei poteri forti. Bce e Confindustria puntano al sodo. I politici che fino a ieri - in grazia del loro populismo - ne hanno garantito gli interessi, hanno fatto il loro tempo.

Nelle stanze dei bottoni entrano direttamente i grandi "commessi" della borghesia. Sono loro, gli intellettuali organici, quelli che lavorano sullo sfondo, che mantengono i collegamenti, che dirigono e organizzano, che tengono le fila della loro classe sociale d'appartenenza. L'intellettuale organico non si nota, in genere è discreto.

Non svolge le sue attività nel Palazzo, ma nei luoghi nevralgici del Potere, contigui al Palazzo o fuori di esso, nelle "casematte" della società civile. Non si vede, ma è lui che fa girare il governo reale della società e dell'economia.

L'intellettuale organico è nei rettorati delle università che formano le classi dirigenti, è nei consigli d'amministrazione delle banche, guida le aziende e si occupa di management.

IL GIOCO DELLE TRE CARTE

Autore: Il Pasquino. Fonte: controlacrisi
Scusate ma non riesco proprio ad appassionarmici.
Ho sentito distrattamente i nomi delle persone che il neo presidente del consiglio Monti ha designato come ministri del suo governo…del suo o di Napolitano o delle Banche…non certo nostro.
Non mi sono accanito nella ricerca su internet del loro curriculum, forse avrei dovuto farlo?
Penso che non starò neanche tanto attento al programma che questo nuovo direttivo presenterà alle camere nei prossimi giorni…è come se già lo conoscessi.
E’ pessimismo?…non penso, penso sia più giusto chiamarlo realismo.
Il fatto è che ciò che sta accadendo a me pare così chiaro, così scontato che, al contrario, ritengo uno scrupolo ed un lavoro inutile andare alla ricerca delle benemerenze o delle malefatte di coloro che, a breve, decreteranno quello che i “grandi del mondo” stanno decretando per tutta l’umanità…la cancellazione dei diritti fondamentali.
Una cancellazione che non ha inizio di certo oggi…va avanti da un bel pezzo e non certo perché l’Urss non esiste più…perché non esiste più un pensiero alternativo, perché tutto si muove all’interno di questo sistema, di questo pensiero dominante, di questi “valori”…e cambiando l’ordine dei fattori, la matematica mi insegna, il prodotto non cambia…mai !
Vedete ciò che accade attorno a noi…sono decine di anni che i palestinesi vengono barbaramente uccisi da un popolo nazista e genocida…e cosa è accaduto?…che va sempre peggio.
Sono decine di anni, e forse più, che in Africa si muore di fame, che a quelle genti viene negato il diritto alla vita…e cosa è accaduto?…che va sempre peggio.
Sono cambiati gli uomini ai vertici delle grandi organizzazioni internazionali e cosiddette umanitarie, ci sono state le risoluzioni dell’Onu…eppure tutto è sempre come prima…anzi, scusate, peggio di prima.
Ricordate tutti la grande festa del “mondo libero” alla caduta dei regimi comunisti…le commoventi dichiarazioni dei presidenti occidentali di fronte a un “cambiamento epocale” che avrebbe portato…così raccontavano…libertà, diritti, democrazia, benessere a tutto il mondo…e cosa è successo?..nulla di tutto questo…anzi…
Più che di cambiamenti potremmo parlare di “aggiustamenti”…aggiustamenti di un sistema che per la sua sopravvivenza schiaccia le vite di milioni di persone…come, dove e quando vuole.
Nel nostro paesucolo non è assai diverso…segue pedissequamente l’andamento generale…nel grigiore di una classe dirigente corrotta ed ignorante.
Una classe dirigente che non è certo espressione o emanazione del “popolo sovrano”, ma solo il risultato di quegli accordi palesi e non che hanno formato, creato, una generazione politica ed imprenditoriale, finanziaria ed intellettuale, che guarda esclusivamente ai propri interessi…e lo fa nel modo più becero possibile, più ignobile possibile, nella certezza che mai nulla gli potrà accadere, che i brevi passaggi nelle aule dei tribunali sono solo incidenti di percorso…e che poi, come sempre, tutto tornerà, per loro, come prima.
Ed allora che all’interno del governo Monti ci siano cavalieri della repubblica pluripremiati da uno Stato che non rispetta la vita dei cittadini sinceramente non mi importa più di tanto e, altrettanto sinceramente, non credo che questo significherà, per me, per la gente, per il “popolo sovrano” quella svolta che serve al nostro paese per far si che a tutti siano date le stesse possibilità, che ci sia una reale eguaglianza nei diritti, che la corruzione sparisca e che chi ruba paghi il conto.
E’ un po’ come il gioco delle tre carte napoletane…scorrono veloci sotto i tuoi occhi, sei sempre sicuro di sapere dov’è quella vincente..ed alla fine ti accorgi che a vincere è sempre e solo il banco…e ti hanno fregato ancora una volta!

Germania uber alles

di Beppe Grillo
L'unica nazione immune dalla crisi dell'euro in Europa è la Germania. Dovremmo iniziare a capirne i motivi. Se una nazione come la Grecia, che vale circa il 2% del Pil della Ue, rischia di farla fallire dovremmo porci qualche domanda sulla tenuta della costruzione attuale dell'Europa e su quali basi poniamo i nostri piedi. I dati dello spread dell'ultimo decennio tra un qualunque Paese dell'area euro e la Germania dimostra l'insostenibilità di un'unica valuta per le economie europee. La differenza tra i titoli pubblici dei diversi Stati e il bund tedesco è aumentata non solo per la Grecia o per l'Italia, ma anche per l'Olanda passata da 0,2 a 0,5%, per la Spagna da 0,3 a 4,1% o per la Francia da 0,1 a 1,7% (*), tutti dati in aumento. In sostanza la distanza tra la Germania e il resto d'Europa sta aumentando, a diverse velocità, per tutti. E tutti rischiamo di fare la fine della Grecia a lungo termine. Nessuno Stato può rimanere agganciato alla locomotiva tedesca
La Germania sta assorbendo liquidità dagli Stati europei come un buco nero, è la cassaforte del continente. Infatti chi vende titoli spagnoli o italiani, oggi compra bund che hanno un rendimento inferiore, ma che gli danno maggiori garanzie. La Germania, grazie all'euro, ha aumentato le sue esportazioni verso i Paesi membri. Se l'italiano dovesse pagare in lire un prodotto tedesco, o lo spagnolo in peseta, le esportazioni della Germania diminuirebbero. L'euro non rappresenta le economie nazionali che lo hanno adottato che si stanno allontanando tra loro, non avvicinando. L'euro è il sintomo, non il problema. La Ue non ha politiche fiscali comuni, misure condivise per la lotta all'evasione, uniformità per la stesura delle finanziarie che decidono le politiche di spesa e di bilancio dei diversi Stati. E' l'equivalente di un gruppo di persone che vivono nello stesso condominio in cui qualcuno butta i soldi dalla finestra, qualcun altro pulisce le scale per tutti, la differenziata la fanno solo gli inquilini del primo piano che sono anche gli unici a pagare le spese condominiali. E' ovvio che la convivenza non può durare, come è altrettanto ovvio che l'unione economica deve seguire e non anticipare quella politica. Si inizia dalla testa non dalla borsa. Purtroppo il mattino si vede dalla superpassera al governo.
(*) Dati 11 novembre 2011, fonte OECD

Sbornia di massa: la folla di ‘sinistra’ acclama il banchiere

di Marco Santopadre. Fonte: senzasoste
In piazza del Quirinale si canta 'Bella Ciao'. Il mondo alla rovescia...

In mancanza di un inno della BCE o della Goldman Sachs, in Piazza del Quirinale la folla canta ‘Bella Ciao’. La piazza freme, la folla preme sui tolleranti cordoni di Polizia. Tutti attendono lo sconfitto per ripetere l’umiliazione che toccò a Bettino Craxi all’uscita dall’Hotel Raphael. Ma il Premier uscente se ne va dalla porta laterale e l’occasione sfuma. I cartelli parlano di ‘Liberazione’, di ‘Fine di un regime’, equiparano il 12 novembre 2011 nientemeno che al 25 aprile del 1945… Nella piazza risuona il nome del nuovo premier in pectore: ‘Monti, Monti’. L’unica preoccupazione è che il satrapo messo alle corde inventi un colpo di coda, resista, non se ne vada…

Poco prima un po’ di ragazzotti di Forza Nuova erano stati sommersi dai fischi quando avevano osato rovinare la festa accusando Monti and C. di svendere la patria allo straniero. Le agenzie battono una dichiarazione di Bossi: “come si fa a sostenere un governo che privatizzerà le municipalizzate”. Il mondo alla rovescia!

A Rainews due commentatori di ‘sinistra’ – Marramao e Fuccillo – spiegano che i giovani disoccupati e precari non devono avere paura delle banche, che in fondo i mutui non sono poi un sistema tanto brutto, che se Monti avrà successo andrà bene per tutti, “anche per chi occupa il Teatro Valle” (!).

A cogliere il carattere alquanto surreale di una folla di sinistra che inneggia ai banchieri è paradossalmente La Russa: “Mi verrebbe da ridere e in realtà ho riso, vedendo i manifestanti che in odio a Berlusconi festeggiavano la vittoria del loro teorico nemico di classe: Mario Monti. E con lui la finanza, le banche, il capitale, i padroni, i poteri forti e ogni altro stereotipo delle battaglie della sinistra. Scusate se è poco!”
"We are not going to pay the rich"

mercoledì 16 novembre 2011

Una lettura geopolitica della Crisi

Da megachip.info
Scritto da Pierluigi Fagan Martedì 15 Novembre – Megachip.
Un possibile percorso interpretativo della crisi, normalmente trascurato dalla principale corrente dei media, potrebbe passare anche attraverso una lettura delle dinamiche che intercorrono tra blocchi geopolitici.

Osservando una sorta di foto panoramica coglieremo meglio quegli elementi che nelle immagini troppo di dettaglio della crisi tendono a sfuggire.

Seguiamo questa ipotesi:

Con il peggiorare della situazione spagnola e francese (ma è di oggi l’attacco al Belgio, all’Olanda e all’Austria) è ormai chiaro che la crisi di sfiducia dei mercati è sistemica: è nei confronti dell’Euro – Europa e non nei confronti di uno o due paesi
.
Chi sono i “mercati”? Di essi si possono dare due descrizioni.
La prima è quella tecnica, ovvero la sommatoria di singole azioni di investimento prese in base alle informazioni disponibili. I mercati sono storicamente affetti da sindrome gregaria, per cui se una massa critica (quantità) o qualificata (qualità) si muove in una direzione, tutto il mercato la segue. Ciò adombra una seconda descrizione possibile ovvero quella dell’interesse strategico che una parte dotata di impatto quantitativo e qualitativo potrebbe avere, trascinando con sé il resto del mercato. I mercati, di per loro, non hanno interesse strategico: si muovono nel breve termine. Alcuni operatori di mercato però (banche e fondi anglosassoni) potrebbero avere interessi strategici e soprattutto essere in grado di perseguirli sistematicamente (rating, vendite alla scoperto, calo degli indici, rialzo dello spread, punizioni selettive, operazioni sui CDS
, manovrare non solo i mercati ma - data l’importanza che questi hanno - l’intera vicenda sociale e politica di una o più nazioni.
Tali comportamenti non solo perseguono un vantaggio a lungo periodo di tipo geostrategico ma garantiscono anche di far molti soldi nel mentre lo si persegue, una prospettiva decisamente invitante ).
Quale potrebbe essere l’interesse strategico che muove alcuni operatori di mercato ? Decisamente lo smembramento e il depotenziamento europeo. Colpire l’Europa significa: 1) eliminare il concorrente forse più temibile per la diarchia USA – UK, tenuto conto che con la Cina c’è poco da fare; 2) riaprirsi la via del dominio incondizionato del territorio europeo secondo l’intramontabile principio del “divide et impera”; 3) eliminare una terza forza (USA – ( EU ) – Cina) riducendo la multipolarità a bipolarità, una riduzione di complessità. Male che vada si sono comunque fatti un mucchio di soldi e il dettato pragmatista è salvo.

"Con Monti e Draghi l'Italia è in mano a poteri esterni che ci porteranno alla catastrofe"

Fonte: megachipinfo
Intervista a Giulietto Chiesa a cura di Ignazio Dessì - tiscali.it.
Mario Monti, il presidente del governo tecnico, incaricato di salvare l’Italia dai colpi dello spread, dagli scricchiolii della Borsa e dall’incedere del debito pubblico, insomma dalla crisi, ha annunciato agli italiani che occorreranno molti sacrifici per rivedere il sereno e tornare a crescere. E’ giusto dunque dare con fiducia un contributo nell’interesse generale o bisogna preoccuparsi? Ne abbiamo parlato con Giulietto Chiesa, il noto giornalista, scrittore e politico, che più volte ha puntato il dito contro i giochi speculativi dei potentati finanziari internazionali.

Giulietto Chiesa, gli italiani devono gioire perché i loro guai stanno per finire o devono preoccuparsi?
“C’è molto di cui preoccuparsi perché Mario Monti è la sintesi e l’emblema di un nuovo governo esterno alla democrazia italiana. Forse è la prima volta che il nostro Paese è governato formalmente da un gruppo di persone espressione di un potere esterno”.

A quale potere si riferisce?
“E’ difficile definirlo in termini sintetici. Formalmente è un potere europeo, sostanzialmente è un potere finanziario che interviene direttamente sulle sorti del nostro Paese attraverso due persone che si chiamano Mario Monti e Mario Draghi. L’uno è il banchiere centrale europeo, l’altro il nuovo capo del governo di questo Paese. Entrambi sono uomini della Goldman Sachs e, per meglio dire, uomini che hanno partecipato alla guida di una delle più importanti banche d’investimento mondiale. Il primo come vice presidente per l’Europa (2002-2005), l’altro come consigliere internazionale (2005). Ora assumono la guida dell’Italia e la lettera Draghi-Trichet, inviata questa estate al nostro governo, di fatto indica ciò che Monti si appresta ad eseguire”.

In poche parole l'unica cosa certa è che i cittadini devono aspettarsi ancora di versare lacrime e sangue. Del resto la Bce ce la sta mettendo tutta per farci capire che il nostro debito è un pericolo per l’economia europea e dobbiamo estinguerlo. E’ giusto che ci dissanguiamo per pagare questo debito?
“No, è assolutamente ingiusto. Questo debito è iniquo e illegale e per questa ragione ritengo che l’Italia non debba pagarlo. Lo dico basandomi su molti dati probanti. L’Italia è uno dei Paesi più sani d’Europa dal punto di vista del debito privato, corrispondente al 42% del Pil, mentre Paesi come la Francia, l’Inghilterra, la Spagna e altri sono in condizioni di gran lunga peggiori. Basti pensare alla Gran Bretagna, che è fuori dall’euro, ma con un debito privato del 103% del Pil, praticamente più del doppio dell’Italia. Addirittura, se facciamo la somma del debito pubblico più il debito privato, scopriamo che l’Italia si trova al secondo posto come stabilità finanziaria dopo la Germania”.

Cosa sono i CDS Credit Default Swap

Felice Capretta Oreste Lavolpe, Franco Sicuro e i CDS
Fonte: sinistrainrete
Titoli, titoli, titoli.
Oggi ci sono titoli per ogni ben di dio: obbligazioni aziendali, titoli di debito pubblico, azioni, e ci sono anche i cosiddetti derivati.

In particolare, un derivato è un titolo che dipende da un altro titolo o da un’altra cosa, detta "sottostante". Ci sono derivati di ogni tipo su ogni tipo di sottostante: options su azioni, future sul petrolio e sul grano, swap su valute e mille altre cose.

Oltre la frontiera dei derivati ci sono contratti tra due parti, detti Credit Default Swap, i CDS, che sono cosa alquanto perversa in quanto la relazione con il sottostante è praticamente assente e si limita alla scommessa sul fallimento di qualcuno, solitamente di una terza parte.

Funziona così:

Oreste Lavolpe, attento investitore che ha acquistato azioni Caniestracci Oil, ha paura che la Caniestracci Oil possa fallire e trovarsi con un pugno di azioni che non valgono più neanche la carta su cui sono stampate, dal momento che le azioni non si stampano ormai più da alcuni secoli.

Così Lavolpe, investitore attento, si guarda intorno ed inizia a valutare una proposta da Franco Sicuro, assicuratore.

Franco Sicuro gli propone infatti di assicurare Lavolpe contro il rischio che la Caniestracci Oil fallisca.

Gli propone una polizza che funziona in un modo molto semplice:

* Se Caniestracci Oil fallisce, Franco Sicuro paga - diciamo - 1000 euro a Oreste Lavolpe in un botto solo.

* Per contro, finchè la Caniestracci Oil resta in vita, Lavolpe paga mensilmente 10 euro a Franco Sicuro, che incassa e se la spassa.

Democrazia o Banks?


Δημοκρατία ή Banks;
"Η χώρα διήρχετο μιαν κρίσιν αναζητούσα διέξοδον εξ ενός πολιτικού αδιεξόδου εις το οποίον είχεν εισέλθει. Από μακρού χρόνου η αδυναμία συνεννοήσεως μεταξύ των υπευθύνων πολιτικών παραγόντων είχεν δημιουργήσει τον έσχατον κίνδυνον να αλωθεί η χώρα από την εκτροπή των εθνικών εκλογών. Αι ημέτεραι δυνάμεις των τραπεζιτών δεν θα μπορούσαν παρά να επέμβουν στην κρίσιμη αυτή στιγμή κατά την οποία ο λαός πιθανόν να έκανε κακό εις τον εαυτόν του."

martedì 15 novembre 2011

La "TRIANDRIA"

Vladimiro Giacchè: “Il governo Monti non è la soluzione. Serve una vera svolta politica ed economica”

di Vladimiro Giacchè. Fonte: controlacrisi
Vladimiro Giacchè, economista e vice-presidente dell’associazione “Marx XXI”, è autore di numerosi saggi di carattere economico e filosofico e recentemente ha curato l’edizione italiana di una raccolta di scritti di Karl Marx sulla crisi (K. Marx, Il capitalismo e la crisi, DeriveApprodi, 2009). All’inizio del prossimo anno pubblicherà un volume proprio sul particolare momento economico che stiamo attraversando. Ed è appunto di questo che abbiamo parlato, con uno sguardo particolare rivolto all’attualità politica.

Dottor Giacchè, ci aiuti a capire quello che è successo in questi giorni sui mercati finanziari. Perché i titoli di Stato italiani sono soggetti ad attacchi speculativi?

E’ una cosa abbastanza logica. Io non lo intenderei come un attacco dotato di una regia. In realtà la cosa è più semplice e peggiore di questa. A un certo punto, per una serie di motivi, chi opera sui mercati si è convinto che il debito pubblico italiano non sia più “sostenibile”. I motivi sono diversi: essenzialmente la bassa crescita del nostro paese, che fa sì che il rapporto debito/PIL vada aumentando per effetto dell’andamento del denominatore; l’altro punto è l’assoluta insipienza del governo Berlusconi, che ha fatto più o meno il contrario di quello che doveva fare. Non soltanto perché le manovre hanno colpito gli interessi della parte più povera della popolazione – il che comporterà un calo della domanda e quindi effetti recessivi –, ma ha anche dato all’Europa l’impressione di voler fare il furbo – cioè di voler continuare a tirare a campare, che è una cosa che oggi assolutamente nessuno si può permettere.

Diversi osservatori (da ultimo il capo investimenti di UBS) e persino qualche politico (come il Presidente portoghese Silva) sostengono che per fermare la speculazione sarebbe necessario che la BCE agisse da “prestatore di ultima istanza”. Può spiegarci cosi si intende con questa espressione? E lei ritiene opportuno questo tipo di intervento?

Io ritengo che sia necessario e che prima o poi sarà fatto. Speriamo che non lo facciano troppo tardi, quando ormai la situazione sarà irrecuperabile – non mi riferisco solo al debito italiano, ma alle molte situazioni di crisi. In sostanza, il prestatore di ultima istanza è colui che mette i soldi quando nessuno ce li può più mettere. La BCE dovrebbe fare quello che la Banca centrale del Giappone fa da oltre dieci anni, quello che la FED fa da quando è scoppiata la crisi: ossia comprare i titoli di Stato dei paesi in difficoltà, se necessario stampando moneta. In realtà non si può sostenere che attualmente la BCE non compri i titoli dei debiti sovrani – la BCE ha sostenuto anche lo Stato italiano: ad agosto gli acquisti ammontavano 70 mld. e probabilmente ora sono di più. Il problema è che però ha fatto degli acquisti “sterilizzati”. Cioè, per mantenere inalterata la quantità di moneta e in equilibrio il proprio bilancio, per tot. titoli che ha comprato ne ha venduti degli altri di valore equivalente, in modo da restare in pareggio. Per battere la speculazione sarebbe invece necessario che la BCE dichiarasse la propria disponibilità a sostenere i titoli di Stato dei paesi in crisi in misura illimitata.

EFFETTI COLLATERALI

di Ida Dominijanni. Fonte: ilmanifesto
Mettiamo che tutto vada liscio nella road map delineata dal presidente della Repubblica, e sostenuta pure dal presidente degli Stati uniti. Mettiamo pure che tutto, oltre che liscio, vada per il meglio: che Mario Monti riesca a risollevare i conti pubblici e ad abbassare lo spread facendo il contrario di quello che è prevedibile che faccia, cioè con la patrimoniale, senza macelleria sociale, senza vendere il Colosseo e rilanciando l'occupazione, la produzione e i consumi. Mettiamoci infine l'auspicio che dal suo governo nasca una legge elettorale accettabile. Bene, anche in questo scenario fantascientifico i danni collaterali dell'operazione sarebbero, come quelli delle cosiddette operazioni di polizia internazionale, superiori ai risultati, e tali da compromettere gravemente l'uscita dal ventennio berlusconiano. Se ne contano, allo stato attuale, almeno tre, con conseguenti corollari e paradossi.
Primo danno, la fine, politicamente certificata, dell'autonomia della politica. La piramide istituzionale italiana si consegna, per mano del suo massimo vertice, alla governance economica europea e mondiale. La quale, ormai l'abbiamo capito, non avrà pace finché non piazzerà dei propri uomini alla guida dei paesi più esposti alla crisi dell'Eurozona: così in Italia con Monti, così in Grecia con Papademos. E' ovvio che per legittimare questa situazione vengano mobilitate tutte le ragioni emergenziali possibili, e in parte indiscutibilmente reali, dall'insostenibilità del debito al crollo di credibilità dell'Italia. Il ragionamento però, come sempre quando impazza la psicologia dell'emergenza, andrebbe ribaltato: come siamo arrivati a questa situazione? E perché, mentre ci si arrivava, non è stata né tentata né concepita una strada per uscire dallo stato terminale della politica con la politica, se non per dare qualche risposta almeno per intralciare con qualche domanda le mosse rovinose dell'economia e dei cosiddetti mercati?
La risposta sta nel secondo danno collaterale, che è la resa incondizionata, e per giunta fuori tempo massimo, alla religione neoliberista.

Giro di vite contro la protesta, che arriva anche nelle università


Fonte: peacereporter
Nonostante il pugno di ferro che le autorità locali Usa stanno usando contro i manifestanti del movimento #Occupy, questo continua a crescere in tutto il Paese, coinvolgendo anche i campus universitari e organizzando per giovedì 17 (a due mesi esatti dall'inizio del movimento) una giornata di mobilitazione nazionale.

Nel fine settimana la tensione è salita alle stelle in molte città, soprattutto sulla costa pacifica.
A Portland, nell'Oregon, 5mila manifestanti hanno fronteggiato per una notte intera la polizia a cavallo che ha circondato e poi attaccato il locale accampamento, arrestando almeno 50 persone (video qui sopra). Polizia violenta anche durante lo sgombero di Denver, Colorado, nel corso del quale sono stati fermati una ventina di ragazzi.

A Oakland, teatro nelle scorse settimane degli scontri più duri con la polizia, l'accampamento di Frank Ogawa Plaza, da giorni assediato da un imponente schieramento di polizia in tenuta antisommossa, è stato sgomberato domenica notte. Decine gli arresti. Già lunedì sera, però, decine di tende sono rispuntate sulla piazza.

Nella cittadina universitaria di Chapel Hill, in North Carolina, sono entrate in azione addirittura le forze speciali della polizia (Swat), che hanno fatto irruzione in un edificio occupato da un centinaio di anarchici, minacciandoli con fucili da assalto e arrestandoli tutti. Anche alcuni giornalisti locali che filmavano l'azione sono stati fermati.

Le squadre Swat, con tanto di elicottero, sono state impiegate anche durante un tentato sgombero degli occupanti ad Atlanta, in Gerogia, dove gli arresti sono stati 20. Altre dure azioni di polizia si sono verificate nel fine settimana a Salt Lake City, Utah (19 arresti), Albany, New York (24 arresti) e St.Louis, Missouri (27 arresti).

Il movimento sta prendendo piede anche nelle università. Dopo la progressista Berkeley di San Francisco, dove la settimana scorsa la polizia è brutalmente intervenuta contro gli studenti che manifestavano (video), anche nel campus della prestigiosa università di Harvard sono spuntate le tende.

Il colpo di spread

di Beppe Grillo
Lo spread ha sostituito il corpo elettorale. Il colpo di spread al posto del vecchio colpo di Stato. Nessuno spargimento di sangue, nessuna manifestazione di piazza o autunno caldo. Lo spread al posto dello spritz. Un centinaio di punti in più tra il titolo italiano e il bund tedesco e il gioco è fatto. Nessuno rimpiange Berlusconi, ma tutti dovremmo rimpiangere la democrazia. Se il Parlamento è composto da nominati da pochi segretari di partito, il professor Monti è stato eletto dallo spread. Se i mercati dovessero ricredersi sul suo conto, se si dimostrasse troppo tenero con i contribuenti, sarebbe sufficiente un nuovo colpo di spread per scatenare il terrore negli italiani. Et voilà, un altro tecnico che più tecnico non si può giurerebbe da Napolitano. Un Amato, per dire. Il commissario liquidatore nominato dai mercati è presidente del Consiglio, a questo è arrivata questa sciagurata nazione. Bisognava impedire contraccolpi alle banche francesi che detengono un quarto del nostro debito pubblico e la tenuta dell'euro, e quindi alle esportazioni tedesche.
Noi abbiamo fatto la nostra parte per mettere la testa sul ceppo della finanza internazionale. Dei 1.900 miliardi di debito circa metà li abbiamo piazzati all'estero, dalla Gran Bretagna alla Cina. Ed è sufficiente che le prossime vendite di 200 miliardi di titoli vadano deserte per fare fallire il Paese. Non possiamo svalutare la lira. Non possiamo a livello europeo, stampare nuova moneta, come gli Stati Uniti, strafalliti ad agosto che hanno innalzato di 2.400 miliardi di dollari il tetto del loro debito pubblico. Cosa ci rimane? Vendere l'argenteria per onorare i debiti. Al banco dei pegni porteremo gli immobili del demanio, le quote delle poche grandi aziende che ci rimangono, come l'Eni, parte del nostro patrimonio personale, la diminuzione di servizi sociali. E' vero, abbiamo peccato, ma la punizione dovrebbe servire a qualcosa. Invece è quasi certo che non solo usciremo dall'euro, ma che lo stesso euro non reggerà nei prossimi anni. Lo scrivono ormai le migliori firme internazionali dell'economia. E allora? In questi giorni il mantra più usato è "Monti è l'unica alternativa" accompagnato da "Non possiamo uscire dall'euro". C'è sempre un'alternativa, un piano B. Dobbiamo considerare l'uscita dall'euro come possibile. Rimanere in mutande dopo una politica di lacrime e sangue con una lira deprezzata non mi sembra un grande obiettivo.
VERY DEEP - INTERNATIONAL MONETARY FUND

lunedì 14 novembre 2011

Londra 1852, il governo tecnico visto dal giornalista Karl Marx

di Marcello Musto in Il Manifesto. Fonte: controlacrisi
Ritornato, da qualche anno, a essere discusso dalla stampa di tutto il mondo per l’analisi e la previsione del carattere ciclico e strutturale delle crisi capitalistiche, Marx andrebbe oggi riletto in Grecia e in Italia anche per un’altra ragione: la ricomparsa del «governo tecnico».
In qualità di giornalista del New-York Tribune, uno dei quotidiani più diffusi del suo tempo, Marx osservò gli avvenimenti politico-istituzionali che, in Inghilterra, nel 1852, portarono alla nascita di uno dei primi casi di «governo tecnico» della storia, il gabinetto Aberdeen (dicembre 1852 – gennaio 1855).
L’analisi di Marx si contraddistinse per sagacia e sarcasmo. Mentre il Times celebrava la nascita dell’avvenimento come il segno dell’ingresso «nel millennio politico, in un’epoca in cui lo spirito di partito è destinato a sparire e in cui soltanto genio, esperienza, industriosità e patriottismo daranno diritto ai pubblici uffici», e invocava per questo governo il sostegno degli «uomini di ogni tendenza», poiché «i suoi principi esigevano il consenso e l’appoggio universali»; egli irrise la situazione inglese nell’articolo Un governo decrepito. Prospettive del ministero di coalizione (gennaio 1853). Ciò che il Times considerava tanto moderno e avvincente costituiva per lui una farsa. Quando la stampa di Londra annunciò un «ministero composto da uomini nuovi», Marx dichiarò che «il mondo sarà certamente non poco stupito quando avrà appreso che la nuova era nella storia sta per essere inaugurata nientemeno che da logori e decrepiti ottuagenari (…), burocrati che hanno partecipato a quasi ogni governo dalla fine del secolo scorso, membri del gabinetto, doppiamente morti, per età e usura, e richiamati in vita solo artificialmente».

La farsa la tragedia l'insolvenza


La farsa la tragedia l'insolvenza
di Franco Berardi Bifo. Fonte: througheu
In piazza del Quirinale la sera del 12 novembre una folla grida a perdifiato: “Galera galera.”
E’ il popolo italiano, che vuoi farci. Feroce con i tiranni che paiono scivolare giù dal piedistallo, dopo averli adorati quando erano trionfanti.
Ma questa volta il branco non è solo feroce, è anche stupido.

Credono che Berlusconi esca di scena, ma la verità è che stiamo assistendo al capolavoro finale di Berlusconi, che lui lo sappia o no, che lui abbia o meno l’energia e l’intelligenza per portare fino alla conclusione la sua avventura anarco-autoritaria. Se il povero vecchio mammasantissima non reggesse all’emozione e al cardiopalma ci sarà qualcuno che prenderà il suo posto, più giovane e più freddo, per condurre in tragedia quella che finora a ieri è stata una farsa costosa e pericolosa. Ricapitoliamo i fatti, per dissipare la nebbia auto-consolatoria scalfariana.

La Banca Centrale Europea ha mandato una lettera-diktat, anzi più d’una. Con l’arroganza del proprietario che esige obbedienza assoluta dai sudditi, chiede di rinunciare ai diritti sindacali, impone un rinvio dell’età pensionabile, esige la privatizzazione dei beni pubblici. Obbedienza assoluta all’indiscutibile forza dei numeri.

Berlusconi ha ricevuto la lettera della Banca Centrale Europea e ne ha fatto il suo programma. Ma avendo altro cui pensare, si è presto reso conto di non aver la forza per applicarlo. Ha quindi passato la mano allo zelante Napolitano e agli storditi faccendieri del centrosinistra. Hanno convocato un consulente della Goldman Sachs, un ragioniere della classe finanziaria di nome Mario Monti e l’hanno fatto santo. Suo compito è applicare il programma di Berlusconi con ferocia bocconiana.

Su Monti e i "poteri forti"

I “COSPIRAZIONISTI” COME AL SOLITO SI SOFFERMANO SU FATTI SUPERFICIALI, E RISULTANO INCAPACI DI ESAMINARE IN PROFONDITA’ IL RAPPORTO TRA IL SINGOLO INDIVIDUO E IL PROCESSO STORICO.
di Emiliano Brancaccio
In questi giorni svariati giornalisti mi hanno chiesto un commento su Mario Monti e sui suoi presunti rapporti con i famigerati “poteri forti”. Dal Foglio a Liberazione, passando per la trasmissione Piazza Pulita, questa domanda mi è stata rivolta da più parti. Qui di seguito provo a fornire una risposta un pochino più articolata di quella che la stampa e la tv del nostro tempo sembrano in grado di recepire.
In primo luogo, considero l’espressione “poteri forti” estremamente ingenua. Essa rientra nel repertorio tipico dei cosiddetti “cospirazionisti”, i quali commettono l’errore di concepire la Storia come se fosse una mera sequenza di complotti orditi da singoli individui o da gruppi organizzati, con tanto di nomi e cognomi. Oggi i cospirazionisti vanno molto di moda, ma la loro lettura del processo storico è semplicistica e fuorviante. Beninteso, che la meccanica politica sia sempre in fin dei conti riconducibile ad azioni individuali, a trame, a coalizioni e a “movimenti di truppe” è del tutto ovvio. Tuttavia, occorre comprendere che le azioni individuali o di gruppo che davvero contano sono soltanto quelle che si muovono lungo il solco tracciato da forze gigantesche di tipo “impersonale”. Il movimento della Storia, in altri termini, dovrebbe in generale esser considerato un “processo senza soggetto“.

Ora, alla luce di questa interpretazione non ingenua del processo storico, che giudizio possiamo dare di Mario Monti? E cosa possiamo attenderci da un eventuale governo da lui presieduto? Per tentare di rispondere può essere utile in primo luogo fornire un breve profilo dei contributi di Monti alla ricerca economica e alla vita politica.

Nel campo della ricerca, di grande rilievo è un suo articolo dal titolo “A theoretical model of bank behaviour and its implications for monetary policy” (L’Industria, 2, 1971). Meglio noto come “modello Klein-Monti”, questo lavoro si inseriva nell’acceso dibattito dell’epoca in merito alla opportunità o meno di disciplinare l’attività bancaria tramite vincoli amministrativi. In particolare, ci si interrogava sul rischio che una forte concorrenza sul versante della raccolta potesse accrescere prima i tassi sui depositi e poi, conseguenzialmente, anche quelli sui prestiti. Per evitare ciò venivano quindi introdotti per legge dei “soffitti” ai tassi massimi che le banche potevano offrire ai depositanti. Ebbene, Klein e Monti dimostrarono che, sotto date condizioni di mercato, i tassi d’interesse che le banche apllicano sui prestiti sono del tutto indipendenti dai tassi sui depositi, il che rende inutile il tentativo di controllare i primi introducendo vincoli amministrativi sui secondi. In aggiunta a ciò, Monti evidenziò pure che il tasso sui depositi deciso da una banca dipende dagli obiettivi che essa intende perseguire: massimizzare il profitto oppure massimizzare i depositi e quindi le dimensioni.

No! Questo No!

di Ida Magli. Fonte: Italiani Liberi | 10.11.2011
No, Signor Napolitano, non sopporteremo una simile nauseante “furbata”. Creare all’improvviso un senatore a vita per far credere che si tratti di un politico e fingere così che l’Italia non si sia consegnata nelle mani dei banchieri, è un sotterfugio intollerabile. Quale disprezzo per i poveri Italiani! Quale disprezzo per la Repubblica e per la politica! Abbiamo, dunque, così la misura della spaventosa miseria civile e morale dei nostri “rappresentanti”. La Bibbia afferma che “Dio vomita gli ipocriti”. Sono certa che non ha mai vomitato tanto.

Senatore a vita il signor Mario Monti? Un cittadino benemerito della Repubblica e di specchiati costumi? Forse non tutti i cittadini lo sanno o se lo ricordano (e su questa ignoranza ha contato, oltre che sul complice silenzio dei politici e dei giornalisti, Giorgio Napolitano nel nominarlo) che Mario Monti è stato costretto, nella sua qualità di Commissario europeo sotto la presidenza Santer, a dare le dimissioni “per l’accertata responsabilità collegiale dei Commissari nei casi di frode, cattiva gestione e nepotismo” messi in luce dal Collegio di periti nominato appositamente dal Parlamento Europeo. La Relazione fatta da questi Saggi al Parlamento, nonostante la prudenza del linguaggio ufficiale, fa paura. Si parla infatti dell’assoluta mancanza di controllo nella “rete di favoritismi nell’amministrazione”, di “ausiliari esterni” e di “agenti temporanei”, di “minibilanci espressamente vietati dalle procedure amministrative”, di “numerosissimi esterni fuori bilancio, ben noti all’interno della Commissione con il soprannome di sottomarini”, che operano con “contratti fittizi”, dietro “raccomandazioni e favoritismi”; di abusi che hanno comportato, con il sistema dei “sottomarini” l’erogazione non controllata di oltre 7.000 miliardi nell’ambito dell’Ufficio Europeo per gli Aiuti umanitari d’Emergenza (miliardi usciti dalle nostre tasche, naturalmente, e che dovevano andare, ma non ci sono arrivati se non in minima parte, ai bambini della Bosnia, del Ruanda morenti di fame). Evidentemente Mario Monti è inamovibile, o meglio può perdere un posto soltanto per guadagnarne uno migliore. Nel 1999, al momento di una caduta così ignominiosa, ha provveduto la successiva Commissione, con presidente Romano Prodi, a riconsegnargli il posto di Commissario. Cose che succedono soltanto nell’onestissimo ambito delle nostre istituzioni politiche. I semplici cittadini vanno sotto processo per gli ammanchi, o come minimo perdono l’incarico.

Perché mai, dunque, dunque, dovremmo affidare a questo signore i nostri ultimi beni? In omaggio, forse, al truffaldino sotterfugio inaugurato dalla Presidenza della Repubblica? I politici che lo voteranno come capo del governo sappiano che, visto che non possediamo nessun altro potere, annoteremo ogni loro “Sì” per cancellare per sempre il loro nome da qualsiasi futura elezione.

Ida Magli
10 novembre 2011
THE DAY AFTER THE FIESTA

domenica 13 novembre 2011

Lettera a italiani e greci.

Lettera dall'Argentina
Fonte: beppegrillo
Monicelli disse che, purtroppo, in Italia la Rivoluzione non c'è mai stata. Gli angloamericani hanno messo fine al fascismo, non gli italiani. La BCE ha cacciato Berlusconi, non gli italiani e neppure un'opposizione collusa e di cartapesta. I nuovi padroni hanno sempre sostituito i vecchi in questo Paese di servi. Forse ora, almeno una volta nella nostra Storia, potremmo tentare di liberarci da soli. Questa lettera dall'Argentina è un messaggio di speranza.

"Caro Beppe, cari tutti,
da piccola mio padre mi raccontava, e io la sognavo, l’Italia. La vostra meravigliosa penisola e il Mediterraneo erano per noi non soltanto la culla, insieme con la Grecia, della civilizzazione occidentale: per il 40% della popolazione dell’Argentina l’Italia era la Madre Patria. Ci chiedevamo perché dovessimo parlare lo spagnolo, con cui non avevamo niente a che fare. I nostri genitori compravano – delle volte con fatica – riviste italiane come la Domenica del Corriere, e noi bambini guardavamo le vignette “Senza parole” cercando di capirle, intanto ascoltavamo Iva Zanicchi cantare “Fra noi”. In buona parte del mio Paese i cognomi sono esattamente i Vostri.
Circostanze fortuite fecero sì che venissi in Italia da ragazzina, volando sola dagli zii e che, subito dopo, ci fosse in Argentina il golpe del ’76. Mio padre decise che era meglio che restassi in Italia. E cosi fu. In Argentina tornai nell’83 dopo una frase di mio cugino di Baudenasca (Pinerolo), che guardandomi soffrire in una crisi di nostalgia mi disse: “Generazione che emigra é generazione perduta”. Scelsi allora che la mia casa sarebbe stata per sempre l’Argentina. Comunque l’Italia é nel mio sangue e nel mio cuore, tanto da portarne la Carta d’Identitá nel portafoglio insieme con il mio Documento Nacional de Identidad. Seguo quindi le questioni italiane da sempre, guardo Rai International come tantissimi argentini, la piú vasta popolazione d’origine italiana in un Paese estero, anche se l’Italia ci ha spesso ignorato. Ho assistito sbalordita a molte vicende italiane degli ultimi anni cosí come alle avventure del Vostro Cavaliere. In Argentina, quelli che voi chiamate i “poteri forti”, non avendo potuto rialzarsi nonostante il golpe e la dittatura, si inserirono nel governo Menem, corrompendolo e travolgendolo sin dall’inizio. Per poco non riuscirono. Va peró detto che dopo Menem siamo riusciti a reagire e quando, con il governo dell’Alianza di De La Rua, vollero darci il colpo finale, la popolazione nelle piazze lo forzó a rinunciare e se ne dovette andare. Non sono stati loro, i “poteri forti”, a cacciare chi era disposto a fare le riforme che vi dicono ora che “ci vogliono” e che un governo da voi eletto non puó fare perché “impopolari”. Siamo stati noi, i cittadini nelle strade, a cacciarlo via nonostante fossimo confusi perché ci tenevano come voi con le spalle contro il muro, attanagliati dai titoli a caratteri cubitali sui giornali con il “Riesgo País” (il vostro “Spread”) che ci avrebbe portati tutti all’inferno se non prendevamo la cicuta. Il dilemma era uguale a quello che é posto a voi e ai greci "Se non volete morire ammazzati, suicidatevi poco a poco". La legge di “Flessibilizzazione del lavoro”, approvata dal governo De La Rua pagando i senatori, fu derogata.
I contributi (persino quelli), che erano stati privatizzati e consegnati ai “Fondi Pensione”, sono stati recuperati dallo Stato. Il PBI (prodotto interno lordo, ndr) argentino, che nell’anno del default andó giú strepitosamente (-11% nel 2002), cominció subito a crescere ad una media dell’8-9% annua sin dal 2003 e chiuderá il 2011 con una crescita del 7% nonostante la crisi internazionale. Centinaia di ricercatori tornano in Argentina grazie al programma “Radici” del governo; il budget per la pubblica istruzione (dichiarata “bene pubblico” per legge) è passato da meno del 2% del PBI (2001) al 6,5%.
Al “libero commercio” voluto dagli Stati Uniti per il continente americano i nostri Paesi hanno detto no, per volontá di quei presidenti che godono del piú vasto consenso dei loro cittadini e che vengono spesso scherniti dal “Primo Mondo”. Per i media globali Chavez, ad esempio, é un pagliaccio. Cristina, una “populista” che pensa solo a comprare scarpe e borse costose. Evo Morales, un “selvaggio” e cosí via. Stereotipi per screditare i nostri governi perché stiamo resistendo ai “poteri forti”. Cresciamo, abbiamo volontá e fiducia e passione, anche se sappiamo benissimo – perché l’abbiamo imparato a sangue e fuoco – con chi abbiamo a che fare e nonostante loro continuino ad avere qualcuno tra di noi che fa da servo piú o meno ben pagato. Volevo dirvelo, perché l’Italia e gli italiani mi stanno a cuore, perché ho mezza famiglia in Italia. Non lasciatevi portare cosí al macello, non svendete l’Italia. Se non ce la fate Voi, vincono loro. Piú vincono loro, piú siamo tutti a rischio." Lili A., Santa Rosa La Pampa Argentina

Lucio Garofalo


Risolvere la crisi dal basso
Il premier greco George Papandreou ha abortito la sua idea. Non a caso, dopo aver dichiarato al mondo l’intenzione di indire un referendum, è stato immediatamente convocato in un incontro a margine del G20, a cui hanno partecipato il cancelliere tedesco Merkel, il presidente francese Sarkozy e i vertici del Fondo Monetario Internazionale. E’ assai probabile che sia stato indotto, se non costretto, a rinunciare alla sua proposta. Risultato: il referendum è annullato ancor prima d’essere proclamato.
Una vicenda surreale, quanto emblematica, che testimonia l’insofferenza dei mercati azionari e delle élite finanziarie verso le regole democratiche e la sovranità popolare.
L’illusione suscitata dalla proposta annunciata e poi ritirata dal premier greco, è svanita troppo presto, nemmeno il tempo sufficiente per godersela. E’ stata una meteora. Alla stregua di altre esperienze effimere che si consumano in un attimo, stile “usa e getta”, tipiche del tempo fugace e della società consumistica di massa in cui siamo cresciuti.
Viviamo un’epoca meschina in cui conviene essere cinici, opportunisti e disincantati? Se così fosse, sarebbe inaccettabile. Dissipare o negare il diritto più prezioso agognato dall’uomo, cioè la libertà di sognare e di pensare in grande, è un delitto imperdonabile.
Il nostro è davvero un mondo i cui “eroi” sono per lo più figure mediocri e disilluse, pavide e pusillanimi? Così pare, purtroppo. Serve allora una risposta rassicurante, non consolatoria, un anelito di speranza che si può respirare nelle parole visionarie, dunque intelligenti e realiste, di un grande narratore come Paulo Coelho: “Il mondo è nelle mani di coloro che hanno il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni”.
***
Sarà un caso, ma le proposte più concrete e sensate per reagire alla crisi del debito sovrano, provengono dalla società civile, mentre le ricette “lacrime e sangue” calate dall’alto, ossia le prescrizioni imposte dalle sedi politiche ufficiali, dai cosiddetti “Palazzi istituzionali” che fanno capo agli interessi delle oligarchie tecnocratiche e finanziarie, sono del tutto inefficaci e controproducenti, oltre che inique e impopolari.
Ecco alcune idee di buon senso avanzate dal basso: 1) abolizione dei cosiddetti “paradisi fiscali”; 2) tassazione sulle rendite e sulle transazioni finanziarie internazionali; 3) ritiro delle missioni militari all’estero e abbattimento delle spese per gli armamenti; 4) contro-inchiesta per accertare le responsabilità sulla formazione del debito; 5) referendum per consultare i cittadini sulle manovre di “salvataggio”; 6) acquisto (volontario) di quote individuali dei titoli di Stato, quindi del debito pubblico, da parte dei cittadini che possono permetterselo (il debito pubblico italiano, mentre in passato era soprattutto interno, oggi è in gran parte esterno, cioè contratto con banche e altri soggetti finanziari internazionali, per cui l’idea di far comprare i titoli di Stato ai singoli cittadini avrebbe esattamente lo scopo di far rientrare il debito in Italia, nel senso che i creditori tornerebbero ad essere i cittadini); e via discorrendo con altre valide iniziative.
Sono solo alcune delle molteplici risposte alternative che semplici cittadini o ambienti della società civile stanno elaborando e promuovendo in questi giorni con ragionevole competenza e convinzione. Sono ipotesi assolutamente realistiche e praticabili, per nulla astratte o demagogiche, tantomeno ideologiche. Inoltre, sono soluzioni largamente condivise e realmente democratiche. Sfido chiunque a smentire questo dato di fatto.
Lucio Garofalo

IL GRANDE GOLPE GLOBALE


A integrazione del post "Tutto, tranne democrazia!" e del video qui sopra, ecco una notizia di Milano Finanza, noto covo di complottisti. Ci sarebbe Goldman Sachs dietro all'ondata di speculazioni che ha in pochissimo tempo innalzato artificialmente lo spread tra i buoni del tesoro poliennali italiani e suoi cugini tedeschi. Uomini Goldman Sachs innescano la crisi, uomini Goldman Sachs si propongono per risolverla, salendo a Palazzo Chigi per realizzare misure che non sono state dibattute né sottoscritte attraverso un mandato elettorale da nessun cittadino italiano. La terza guerra mondiale non usa carri armati: le nazioni oggi si conquistano rendendo in pochi giorni i loro debiti insostenibili.

Nel rapporto "The Crisis of Democracy", della Commissione Trilaterale di cui sia Mario Monti che Lucas Papademos (banchiere proposto per il governo tecnico greco) fanno parte (uno tra i tanti club "di ispirazione massonica ultraliberista statunitense", per dirla alla Odifreddi su Repubblica.it, ma senza dimenticare il Bilderberg, l'Aspen Institute e tutti quei posti dove una certa èlite, da Monti a Tremonti a Draghi, discute amabilmente di strategie politiche ignorando che le sedi preposte esistono e si chiamano istituzioni) viene detto a chiare lettere che un eccesso di democrazia paralizza gli USA e gli stati dell'Europa dell'est. E si sottolinea che:

"Il funzionamento efficace di un sistema democratico necessita di un livello di apatia da parte di individui e gruppi. In passato [prima degli anni '60; nda] ogni società democratica ha avuto una popolazione di dimensioni variabili che stava ai margini, che non partecipava alla politica. Ciò è intrinsecamente anti-democratico, ma è stato anche uno dei fattori che ha permesso alla democrazia di funzionare bene".

Può anche essere vero, ma se accettiamo che siano questi i principi guida ispiratori di chi sale al governo senza essere stato eletto da nessuno, in conseguenza di attività speculative che ne preparano l'ascesa, allora dobbiamo per forza accettare che la democrazia ha fallito, insieme a tutti i principi ispiratori che in questi anni ci hanno guidato grazie alla rete. E' la rete che ci ha permesso di coltivare il sogno della conoscenza condivisa. E' la rete che ha condotto alla stimolazione di uno spirito critico diffuso. E' la rete che ci ha consegnato un ideale di una consapevolezza allargata. E' la rete, quindi, che mette in discussione quel livello di apatia che il club di cui Mario Monti fa parte identifica come essenziale per il controllo delle masse. Del resto era proprio Zbigniew Brzezinski, uno dei fondatori della Commissione Trilaterale, a dire che "è più facile ammazzare milioni di persone che controllarle".

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