Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

sabato 25 giugno 2011

Verso l'insurrezione europea.


di Franco Berardi Bifo. Fonte: looponline
Europa è il prodotto della mente.
Primavera 2011: l’Europa è sull’orlo della catastrofe, perché il dogmatismo neoliberista impone il diktat della classe finanziaria sugli interessi della società.Che succederà nei prossimi mesi, nei prossimi anni? In Italia siamo a tal punto (comprensibilmente) concentrati sull’inverosimile pagliacciata che non smette di srotolarsi sotto i nostri occhi che rischiamo di pensare che il nemico della società è Silvio Berlusconi, e una volta rimosso il gaglioffo tutto filerà decentemente. La realtà è molto diversa. Il centrosinistra, quando mai riuscisse a vincere le prossime elezioni, sarà lo strumento più acuminato nelle mani della classe finanziaria per portare a termine il crimine che si sta commettendo contro la civiltà sociale.E’ la Banca centrale il nemico della società. E’ il dogmatismo neoliberista che sta provocando una catastrofe senza precedenti.
Nel 1933 Julien Benda, nel suo Discours à la nation européenne scrive queste parole :“Voi farete l’Europa grazie a quello che direte non a quello che sarete. Europa sarà un prodotto della vostra mene, non un prodotto del vostro essere. E se mi rispondete che non credete all’autonomia della mente, che la vostra mentenon può essere altro che un aspetto del vostro essere, allora vi dichiaro che non farete mai l’Europa. Perché non c’è un essere europeo.”Benda dice che non c’è un’identità europea: né identità etnica, né identità religiosa, né identità nazionale. Questa è la forza e la bellezza del progetto europeo. Dice che Europa può essere solo il prodotto della nostra mente. Vorrei aggiungere: un prodotto della nostra immaginazione. E il problema d’Europa oggi è esattamente qui: la classe dirigente europea, e anche la intelligentzia europea, se qualcosa di questo genere ancora esiste, ha perduto ogni visione, ogni immaginazione del futuro, e è solo capace di riaffermare i vecchi dogmi fallimentari dell’accumulazione capitalista e della crescita economica obbligatoria e del profitto finanziario.
THE FINANCIAL MANEUVER
TAXES BANK

venerdì 24 giugno 2011

Questa e' bellissima: il PD applaude!!!



APPLAUSO DIREZIONE PD A NOTIZIA NOMINA DRAGHI ALLA BCE. Fonte: controlacrisi
Un lungo, lunghissimo applauso della Direzione del Pd ha salutato la notizia dell'avvenuta nomina di Mario Draghi alla guida della Bce. C'è veramente di che riflettere quando accadono queste cose. «Non dimentichiamo che oggi in Europa arriva un volto dell'Italia, cosa alla quale non siamo abituati negli ultimi tempi» Ha detto Bersani.

«Grandissima soddisfazione» è stata espressa da Enrico Letta. «Oggi è un grande giorno e l'Italia è più forte. Oggi si dimostra che con il 'metodo Draghi' l'Italia ha molto da dire all'Europa» ha continuato.

Mario Draghi ha contribuito in questi anni a costruire il profilo politico della BCE su ferree basi monetariste, ed ha sempre appoggiato la linea tedesca che di fatto ha finito per schiantare la Grecia e l'irlanda.

Come molti politici europei si è fatto le ossa nella Goldman Sachs, (la banca che avrebbe contribuito a falsare i conti in Grecia) ed ha condotto il più grande processo di privatizzazione del nostro paese dopo la fine della prima repubblica, svendendo di fatto la nostra economia nazionale. Davvero uno si chiede: ma mi spiegate cari dirigenti del PD cosa cavolo applaudite? Draghi difende gli interessi delle banche mica quelli dei lavoratori. Vedremo alla prossima finanziaria di Tremonti, impacchettata dall'unione europea e dalla BCE, se gli applausi saranno gli stessi...

Piobbichi Francesco per controlacrisi.org

Chi paga la crisi dei padroni? I soliti ingenui!



Fonte: blogliberoit
Un nuovo intervento sulle pensioni, oltre a quello di cui già si parla per le donne del settore privato che dovrebbero vedersi alzare l’età pensionabile a 65 anni è previsto per gli uomini che andrebbero in pensione a 67 anni. La notizia, questa mattina viene riportata da repubblica che cita indiscrezioni uscite ieri dal cantiere sulla manovra da 43 miliardi che il governo si appresta a varare tra il 28 e il 29 giugno. Una manovra che come si vede prospetta un nuovo aumento dell’età pensionabile per tutti gli italiani così come prevedono le ricette decise in Europa. Chiamano questo nuovo attacco ai diritti dei lavoratori “adeguamento alla speranza di vita” e dovrà portare l’età di vecchiaia fino a 70 anni nel 2050. Come dire, precari cari, voi in pensione non ci andrete mai! Di fatto dal 2015 l’età pensionabile di anzianità e vecchiaia – così dicono le indiscrezioni – dovrà crescere di circa tre mesi ogni tre anni.

LA FLESSIBILITÀ INAMOVIBILE DI ICHINO & CO.

... menomale che a *sinistra* c'e' Ichino !! :-)))
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di Andrea Fumagalli. Fonte: ilmanifesto
La lettera che Pietro Ichino, noto giuslavorista e senatore del Pd, ha inviato al Corriere della Sera il 20 giugno scorso, provoca un certo fastidio. L'argomento è il rapporto tra contratto nazionale e contratto aziendale. Com'è noto, il tema è stato posto all'attenzione nazionale dall'operare della Fiat che pretende la deroga alle norme stabilite dal contratto nazionale in nome di contratti aziendali, di solito peggiorativi in tema di condizioni di lavoro e di salario. L'augurio di Ichino e di buona parte del Pd, nonché dei sindacati concertativi, è che si proceda verso «uno snellimento del contratto nazionale, pur conservandone l'inderogabilità, per lasciare più spazio alla contrattazione aziendale». Attenzione, non si parla di aggiungere eventuali accordi aziendali alle norme sancite dai contratti nazionali, ma di stabilire «a quali condizioni ed entro quali limiti il contratto aziendale possa sostituire la disciplina contenuta in quello nazionale». Tutto ciò in un contesto in cui, ricorda Ichino, «due terzi dei lavoratori italiani non sono coperti dalla contrattazione aziendale». Il ragionamento è quindi il seguente: riduciamo il peso del contratto nazionale a vantaggio della diffusione del contratto aziendale, ovvero riduciamo la rigidità della disciplina collettiva a favore della flessibilità contrattuale aziendale.

Buongiorno anche a te Confindustria, tu sempre sveglia eh?!

Confindustria non dorme mai, sempre sveglia a ripetere le sue rivendicazioni e parole d'ordine: precaria situazione economica + prodotto interno in calo = misure strutturali, misure strutturali ... aggiuntive e credibili, ancora piu' forza e vigore nella manovra lacrime e sangue!!! Sacrosante proposte: stia tranquilla cara, che sia *questo* o *l'altro* governo non importa, le tue proposte saranno prese in considerazione, ci mancherebbe. :-)))


CONFINDUSTRIA DI LOTTA E DI EUROGOVERNO SEGNALA CHE L'ITALIA E' IN CRISI.


Questa mattina, le agenzie riportano che il centro studi dell'organizzazionedegli industriali segnala la precaria situazione economica del paese e chiede riforme per uscirne. Spiega il centro studi che se le cose rimarranno cosi la crescita sara' dimezzata e il prodotto interno in calo nel 2012. L'associazionedegli industriali taglia quindi le previsioni di crescita del paese: +0,9% nel2011 dal +1,1% previsto lo scorso dicembre dal governo nel def. «Per centraregli obiettivi ambiziosi ma obbligati di azzeramento del deficit e di evitare lastagnazione» e necessario «varare subito misure strutturali» continua la nota degli industriali, che chiedono percio' «misure che siano credibili» e, citando «i documenti dello stesso governo» avvertono: senza riforme «diverrebbero necessarie manovre aggiuntive» per l'1% del Pil al 2014, «cioe' altri 18 miliardi oltre ai 39» previsti. Cosi - prosegue la nota - «la modesta crescita verrebbe dimezzata allo 0,6% gia nel 2012». Questo allarme arriva proprio nel momentogiusto. E' chiaro infatti che i nostri padroni si fanno alfieri dell'austerity europea chiedendo al nostro governo di usare ancora piu' forza e vigore nella manovra lacrime e sangue sulla quale in questi giorni sta lavorando Tremonti. Le ricette che l'Europa ci chiede, pero' sono quelle che dalla crisi ci fanno uscire o quelle che la crisi l'hanno prodotta? Non e' forse questa insensata rincorsa a politiche di rigore finanziario che produce la stagnazione e la disoccupazione? Probabilmente tra l'opposizione ci sara' chi dira di prendere in seria considerazione l'allarme di Confindustria, e purtroppo anche le sue proposte... Tremonti prendera' nota.

Buongiorno Bersani, che ore sono? :-)



... dice che "Ha mostrato scetticismo sulla linea tedesca di soluzione della crisi"!!: Hai capito il birichino?: ha osato - dice - di esprimere "scetticismo" !! ... azzo, e l'ha fatto niente po po di meno che ... "a margine" degli incontri!! ... che coraggio ragazzi !!! :-)))))

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CRISI: BERSANI, ECCESSO DI DEBITO LO PAGHI LA FINANZA
Fonte: controlacrisi
23/06/2011 11:23 (ANSA) - BRUXELLES, 23 GIU - La finanza deve essere chiamata a pagare le suecolpe nella crisi e lo deve fare con una tassa sulle transazioni finanziarie. Lo
ha detto il segretario del Pd Pier Luigi Bersani parlando a margine di incontri al parlamento europeo. «Non c'e dubbio - ha affermato il segretario del Pd - che e stata scaricata sui debiti sovrani una parte del problema della crisi della finanza. Quella parte chi la paga? Una tassa sulle transazioni finanziarie. C'e una proposta Visco che e la piu intelligente. Se non va bene ce ne sono altre.Ma il punto e come paghiamo il surplus di debito? Non puntando su welfare e lavoro». Ha poi mostrato scetticismo sulla linea tedesca di soluzione della crisi: «Irlanda, Portogallo e Grecia pesano per il 4-5% del prodotto internolordo europeo. Attenzione a non far diventare catastrofico un problema piccolo».«Che la crisi si risolva attribuendo la colpa a qualche paese periferico - ha aggiunto Bersani - e irresponsabile».

giovedì 23 giugno 2011

90 anni fa nasceva il PCI



90 anni fa nasceva il PCI. Qualcuno era comunista: io lo sono stato e non me ne vergogno
di Mauro Zani*. Fonte: arcoiris
Sono stato un pasdaran della svolta dell’89. Lo sono stato in perfetta continuità con ciò che avevo imparato nel PCI. Già. Proprio così. Nel momento in cui, con la fine della guerra fredda, cambiavano radicalmente le condizioni per condurre le antiche battaglie di libertà e giustizia sociale si trattava di cambiar passo assieme al mondo che cambiava. A costo d’intraprendere una lunga traversata del deserto.

Sono trascorsi novanta anni da quel giorno del 21 gennaio 1921 a Livorno. Ma il PCI che incontrò la mia generazione nacque dopo. A Salerno. Cosa fu il “partito nuovo” di Togliatti se non il disegno di interpretare il mondo nuovo che usciva dalla fine della seconda guerra mondiale portando all’azione politica grandi masse di popolo fino ad allora tenute ai margini della storia? Azione politica sorretta da una visione del mondo che si rimetteva in movimento. Capacità di reinventare un partito,che non volgesse le spalle alle ragioni esistenziali della sinistra, entro un intreccio di limiti, confini ferrei ma anche potenzialità.

Un partito nuovo. Comunista e italiano. Strumento e mezzo efficace per tener ferma la barra dell’emancipazione del mondo del lavoro. Sua missione irrinunciabile e, a un tempo, sua base di crescente e allargato consenso sociale. Vedi alla voce, gramsciana, di egemonia. In seguito condannata da un provinciale riformismo dimostratosi alla prova dei fatti imbelle e culturalmente subalterno alla deriva neoliberista durata ben cinque lustri. Ma questa è un’altra storia. Quella di un ceto dirigente in fuga disordinata. Quando non in cerca d’autore. Storia e cronaca spesso segnate da una propensione all’accattonaggio costituito da una irresistibile ansia di legittimazione “democratica”. Dimenticare il PCI e insieme…. sé stessi. Altra epoca ancora.

Grecia. Processo all'euro. Una ricetta.



Fonte: peacereporter
Intervista a Iannis Varoufakis, professore di economia all'Università nazionale di Atene.
La crisi del debito greco sta attraversando una seconda fase, nella quale i problemi strutturali del paese rimasti largamente irrisolti, si sommano a quelli causati dall'applicazione di politiche di austerità che stanno scardinando la base produttiva e finanziaria della Grecia. Al fallimento delle politiche di compressione dello stato sociale si cerca di rispondere, ancora una volta, attraverso un nuovo prestito che costerà al Paese il protrarsi della crisi per un tempo difficilmente quantificabile. E' giunto il momento, anche in Grecia, di pensare a soluzioni diverse da quelle tentate sinora. Ne parliamo con Iannis Varoufakis, professore di economia all'Università nazionale di Atene.

Come si pone la crisi greca rispetto a quella che assume sempre più i connotati, anche politici, di una crisi dell'intera zona euro?

Io sono convinto che si debba, finalmente, ammettere come la crisi economica greca non sia, in realtà, greca, non nel senso di un paese vittima del proprio debito. Si pensi a uno tsunami: l'onda esiste indipendentemente dalla città che poi andrà a colpire. La Grecia aveva, e continua ad avere problemi che non hanno il Paese come unico obiettivo. Semplicemente, Atene è la prima destinazione di un percorso che sta investendo l'intera zona dell'euro.

Si faccia l'ipotesi che, dal 1998 al 2008, la Grecia fosse stata guidata da governi saggi e angelici i quali, per esempio, avessero colpito corruzione ed evasione fiscale: non saremmo stati la prima vittima dello tsunami, eppure questo sarebbe comunque arrivato anche a noi, qualsiasi cosa avessimo fatto. Si pensi al Portogallo: non ha un deficit esorbitante e anche l'ammontare del debito non è paragonabile al nostro. L'Irlanda, poi, non conosce fenomeni di corruzione e rappresentava il modello del Fmi, della zona euro e del Washington consensus. Eppure entrambi i Paesi sono vittime della crisi che stiamo vivendo ed è chiaro che l'Irlanda, come la Grecia, avrà presto bisogno di un secondo prestito. Questo, penso, significa che siamo di fronte a una crisi sistemica della moneta unica ed è un falso assoluto che l'euro sia vittima di attacchi speculativi; molto semplicemente, l'Euro è vittima della sua stupidità.

L' avvertimento degli Indignati.


di Sergio Cararo * Fonte: contropiano
La mobilitazione sociale a livello europeo ha assunto come valore di riconoscimento comune quello della “indignazione”, una sintesi efficace tra l'urgenza della rivendicazione sociale con quella di una democrazia reale diversa e opposta a quella formale e blindata che le classi dominanti e il ceto politico mettono sul campo come l'unica disponibile.
E' percettibile ormai anche a naso come stia crescendo nel nostro e negli altri paesi europei, nelle pieghe della società, nelle contraddizioni generate dalla crisi che hanno “proletarizzato” - loro malgrado - milioni di persone, una tendenza alla mobilitazione di massa e al riscatto sociale di fronte a classi dominanti (ed a classi politiche inette che le rappresentano politicamente) del tutto inadeguate a gestire la crisi di civiltà del capitalismo.
E' una sintesi importante e straordinaria che rimette al centro dell'azione di migliaia di persone in carne ed ossa la stretta connessione tra giustizia sociale e democrazia reale. Il risultato referendario sull'acqua e il nucleare è stato un pronunciamento democratico diretto, chiaro e forte che ha detto no al profitto privato sulla pelle della gente, creando così una spinta generale che porta immediatamente al conflitto con la “politica istituzionale”, ultima versione degli apparati ideologici di stato impegnati a mantenere interi settori sociali in uno stato di perenne subalternità a fronte di scelte apertamente antipopolari.

APPELLO PER LA PROTEZIONE DELLA FREEDOM FLOTILLA


Posted on 22 giugno 2011 by germano Leave a comment
La famiglia di Vittorio Arrigoni, Moni Ovadia, Luigi de Magistris, Padre Alex Zanotelli, Leoluca Orlando, Luisa Morgantini, Vincenzo Vita ed altre personalità lanciano un appello per la protezione della Freedom Flotilla 2.
CON LA FREEDOM FLOTILLA STAY HUMAN
Dal 2006 la popolazione della Striscia di Gaza vive sotto assedio. Questo assedio, illegale secondo il diritto internazionale, è una punizione collettiva di tutta la popolazione, privata dei suoi diritti fondamentali: libertà di movimento, diritto alla salute, diritto all’educazione ed al lavoro. La situazione è stata resa ancora più insostenibile dall’attacco israeliano «Piombo fuso» che, due anni fa, ha fatto di Gaza un grande campo di rovine, con più di 1.400 morti e migliaia di feriti.Nel maggio 2010, con un’iniziativa non violenta ed umanitaria, la Freedom Flotilla ha cercato di rompere l’assedio, ma l’esercito israeliano ha attaccato i battelli in acque internazionali, uccidendo 9 passeggeri e ferendone molti altri.

EUROPA: OGGI APPROVANO IL "RICATTO DI STABILITA' ", VEDIAMO I NOSTRI EUROPARLAMENTARI COME VOTANO



Fonte: controlacrisi
Oggi pomeriggio, nella più totale assenza d'informazione il parlamento europeo decide l'approvazione definitiva dell'Euro Plus Pact. Di fatto, una sorta di colpo di stato monetario che tende ad indirizzare l'intero impianto delle nostre manovre finanziarie verso politiche di austerity e di rigore che impediscono qualsiasi possibilità di crescita. Hanno salvato le banche e non hanno mosso un dito contro la speculazione finanziaria e la disoccupazione di massa. Adesso governi e padroni presentano il conto al popolo europeo. Oggi si decide la fine dell'Europa sociale e si mette un enorme macigno sui processi di scelta democratica di ogni singolo stato che saranno vincolati al rispetto del "ricatto di stabilità". Per l'Italia questo vuol dire disastro sociale, dato che le prossime finanziarie saranno di decine e decine di miliardi. Anche per questo motivo è interessante verificare come i nostri eletti al parlamento europeo voteranno queste misure. Secondo voi chi si astiene o voterà a favore è complice di Tremonti e dell'austerity ?
Per seguire approfondire http://www.europarl.europa.eu/it/headlines/
Per seguire in diretta il dibattito clicca QUI
LIBYA BOMBING
Lack of money will make the Italians more human

mercoledì 22 giugno 2011

La rivoluzione in Europa: non pagare.



di GIORGIO CREMASCHI. Fonte: micromega
Perché i lavoratori, i cittadini, il popolo greco dovrebbero impiccarsi alla corda degli strozzini di tutta Europa? Perché la Grecia dovrebbe rinunciare a stato sociale, diritti, regole, sicurezza; vendere all’incanto i propri beni comuni, a partire proprio dall’acqua, per far quadrare i conti delle grandi banche europee e americane? Questa è la domanda di fondo che si pone oggi in quel paese e, a breve, in tutta Europa.

Si dice che i debiti devono essere sempre pagati, e così quello pubblico della Grecia. Tuttavia quando due anni e mezzo fa le principali banche occidentali rischiavano il fallimento, i governi stanziarono da 3.000 a 5.000 miliardi di euro, secondo le diverse stime, per salvare le banche private ed i loro profitti. Oggi si nega alla Grecia da un trentesimo a un cinquantesimo di quella cifra, se non vende tutto, comprese le sue belle isole come sostengono alcuni quotidiani economici tedeschi.

I banchieri e i grandi manager occidentali hanno visto, grazie al colossale intervento pubblico, aumentare del 36% in un anno i propri già lauti guadagni, mentre il reddito medio dei lavoratori greci è calato del 25%. Questa è la realtà su cui sproloquiano gli innamorati dell’Europa delle banche e del rigore. Quei falsi profeti che con l’euro sono riusciti nella magica operazione di svalutare tutte le retribuzioni dei lavoratori europei e di rivalutare tutti i profitti dei loro padroni.

Nessuna notizia dall'Islanda?



Storie di ordinaria rivoluzione: nessuna notizia dall'Islanda?
di Marco Pala. Fonte: nexusedizioni
Qualcuno crede ancora che non vi sia censura al giorno d'oggi?Allora perchè, se da un lato siamo stati informati su tutto quello che sta succedendo in Egitto, dall'altro i mass-media non hanno sprecato una sola parola su ciò che sta accadendo in Islanda?

Il popolo islandese è riuscito a far dimettere un governo al completo; sono state nazionalizzate le principali banche commerciali; i cittadini hanno deciso all'unanimità di dichiarare l'insolvenza del debito che le stesse banche avevano sottoscritto con la Gran Bretagna e con l'Olanda, forti dell'inadeguatezza della loro politica finanziaria; infine, è stata creata un'assemblea popolare per riscrivere l'intera Costituzione. Il tutto in maniera pacifica. Una vera e propria Rivoluzione contro il potere che aveva condotto l'Islanda verso il recente collasso economico.Sicuramente vi starete chiedendo perchè questi eventi non siano stati resi pubblici durante gli ultimi due anni. La risposta ci conduce verso un'altra domanda, ancora più mortificante: cosa accadrebbe se il resto dei cittadini europei prendessero esempio dai "concittadini" islandesi?
Ecco brevemente la cronologia dei fatti:
2008 - A Settembre viene nazionalizzata la più importante banca dell'Islanda, la Glitnir Bank. La moneta crolla e la Borsa sospende tutte le attività: il paese viene dichiarato in bancarotta.
2009 - A Gennaio le proteste dei cittadini di fronte al Parlamento provocano le dimissioni del Primo Ministro Geir Haarde e di tutto il Governo - la Alleanza Social-Democratica (Samfylkingin) - costringendo il Paese alle elezioni anticipate. La situazione economica resta precaria. Il Parlamento propone una legge che prevede il risanamento del debito nei confronti di Gran Bretagna e Olanda, attraverso il pagamento di 3,5 MILIARDI di Euro che avrebbe gravato su ogni famiglia islandese, mensilmente, per la durata di 15 anni e con un tasso di interesse del 5,5%.
2010 - I cittadini ritornano a occupare le piazze e chiedono a gran voce di sottoporre a Referendum il provvedimento sopracitato.
2011 - A Febbraio il Presidente Olafur Grimsson pone il veto alla ratifica della legge e annuncia il Referendum consultivo popolare. Le votazioni si tengono a Marzo ed i NO al pagamento del debito stravincono con il 93% dei voti. Nel frattempo, il Governo ha disposto le inchieste per determinare giuridicamente le responsabilità civili e penali della crisi. Vengono emessi i primi mandati di arresto per diversi banchieri e membri dell'esecutivo. L'Interpol si incarica di ricercare e catturare i condannati: tutti i banchieri implicati abbandonano l'Islanda. In questo contesto di crisi, viene eletta un'Assemblea per redigere una Nuova Costituzione che possa incorporare le lezioni apprese durante la crisi e che sostituisca l'attuale Costituzione (basata sul modello di quella Danese). Per lo scopo, ci si rivolge direttamente al Popolo Sovrano: vengono eletti legalmente 25 cittadini, liberi da affiliazione politica, tra i 522 che si sono presentati alle votazioni. Gli unici due vincoli per la candidatura, a parte quello di essere liberi dalla tessera di qualsiasi partito, erano quelli di essere maggiorenni e di disporre delle firme di almeno 30 sostenitori. La nuova Assemblea Costituzionale inizia il suo lavoro in Febbraio e presenta un progetto chiamato Magna Carta nel quale confluiscono la maggiorparte delle "linee guida" prodotte in modo consensuale nel corso delle diverse assemblee popolari che hanno avuto luogo in tutto il Paese. La Magna Carta dovrà essere sottoposta all'approvazione del Parlamento immediatamente dopo le prossime elezioni legislative che si terranno.
Questa è stata, in sintesi, la breve storia della Ri-evoluzione democratica islandese.
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Abbiamo forse sentito parlare di tutto ciò nei mezzi di comunicazione europei?Abbiamo ricevuto un qualsiasi commento su questi avvenimenti nei noiosissimi salotti politici televisivi o nelle tribune elettorali radiofoniche? Abbiamo visto nella nostra beneamata Televisione anche un solo fotogramma che raccontasse qualcuno di questi momenti?

SINCERAMENTE NO.

I cittadini islandesi sono riusciti a dare una lezione di Democrazia Diretta e di Sovranità Popolare e Monetaria a tutta l'Europa, opponendosi pacificamente al Sistema ed esaltando il potere della cittadinanza di fronte agli occhi indifferenti del mondo.
Siamo davvero sicuri che non ci sia "censura" o manipolazione nei mass-media?

Il minimo che possiamo fare è prendere coscienza di questa romantica storia di piazza e farla diventare leggenda, divulgandola tra i nostri contatti. Per farlo possiamo usare i mezzi che più ci aggradano: i "nostalgici" potranno usare il telefono, gli "appassionati" potranno parlarne davanti a una birra al Bar dello Sport o subito dopo un caffè al Corso. I più "tecnologicamente avanzati" potranno fare un copia/incolla e spammare questo racconto via e-mail oppure, con un semplice click sui pulsanti di condivisione dei Social Network in fondo all'articolo, lanciare una salvifica catena di Sant'Antonio su Facebook, Twitter, Digg o GoogleBuzz. I "guru del web" si sentiranno il dovere di riportare, a modo loro, questa fantastica lezione di civiltà, montando un video su YouTube, postando un articolo ad effetto sui loro blog personali o iniziando un nuovo thread nei loro forum preferiti.

L'importante è che, finalmente, abbiamo la possibilità di bypassare la manipolazione mediatica dell'informazione ed abbattere così il castello di carte di questa politica bipartitica, sempre più servile agli interessi economici delle banche d'affari e delle corporazioni multinazionali e sempre più lontana dal nostro Bene Comune.
In fede, il cittadino sovrano Marco Pala
(alias "marcpoling")

Maurizio Crozza ..... Napolitano

RIVOLUSSIONE…


di Riccardo Orioles. Fonte: ucuntu 22 giugno 2011
Cos'è una rivoluzione, oggigiorno? Perché è nonviolenta, perché si può fare Giusto, ha vinto internet. Ormai è banale dirlo ma queste tre elezioni (Milano, Napoli e i referendum) sono la data di nascita del “partito” nuovo, della nuova organizzazione di massa. Il “L'avevo detto” è irrefrenabile (penso al San Libero di dieci anni fa), ma in fondo è sciocco: non ci voleva granché per capire che cosa si stava preparando, bastava tenersi fuori dal ceto politico riconosciuto e, pagandone i prezzi, ragionare.
Hanno perso gli imprenditori. E' dalla “Milano da bere”, dunque dagli anni Ottanta, che la politica si ufficializza sempre più in un pensiero: il Paese è un'azienda, le aziende lo compongono, e tutto il resto è contorno. Neanche il pensiero di Mao era stato così categorico e indiscusso.
I nuovi imprenditori italiani, in buona parte, sono stati – parlano i conti – la zavorra dell'economia italiana. Hanno rosicchiato un'industria faticosamente costruita negli anni duri, hanno mandato all'estero macchine e mercati, ci hanno trasformato - per pura avidità, senza accorgersene – un dignitoso paese industriale in un pastrocchio indefinibile fra postsovietico e terzo mondo. Le magnifiche sorti e progressive.
Abbiamo sfiorato il nazismo, in questi anni, e se ne leggeranno le cronache, anni dopo di noi, con un senso d'orrore.
THE CHAIRS OF AMANTEA
(for a technical mishap Berlusconi addressed an empty room in Calabria)
"All this larking about Berlusconi welcoming us!!!"
"Saint Francisco was not used to speak to animals?"

martedì 21 giugno 2011

Democrazia e grande impresa.


di Luciano Gallino su il manifesto del 21/06/2011. Fonte: esserecomunisti
«Tra noi sta crescendo una concentrazione di potere privato senza uguali nella storia». Nel 1938 Roosevelt lanciava l'allarme per le sorti di una democrazia messa in pericolo dallo strapotere della grande industria privata. Oggi quell'allarme si è avverato
La democrazia, si legge nei manuali, è una forma di governo in cui tutti i membri di una collettività hanno sia il diritto, sia la possibilità materiale di partecipare alla formulazione delle decisioni di maggior rilievo che toccano la loro esistenza. La possibilità di intervenire nel processo decisionale, di avere voce nelle decisioni che contano, si può realizzare sia con la partecipazione diretta, sia attraverso forme di rappresentanza.In tema di decisioni che toccano l'esistenza del maggior numero di membri d'una collettività, di tutti noi, viene naturale includere diversi aspetti attinenti all'economia, o ad essi strettamente correlati. Tra le decisioni che incidono sulla nostra esistenza ritroviamo: il tipo di manufatti e di servizi che vengono prodotti; i luoghi della produzione degli uni e degli altri; le condizioni di lavoro in cui vengono prodotti nel nostro paese o all'estero; la possibilità per ciascuno di noi e per i suoi figli di trovare quanto prima un lavoro stabile, adatto al proprio talento e grado di istruzione.

la Marcha popular indignada, oltre 500 chilometri a piedi.

Fonte: PeaceReporter

Percorreranno a piedi 500 chilometri per arrivare nella capitale il 23 luglio, quando si terrà una manifestazione di massa. Altri manifestanti si stanno mettendo in cammino da altre zone
È partita oggi da Valencia con destinazione Madrid la Marcha popular indignada, oltre 500 chilometri a piedi percorsi dai giovani dimostranti spagnoli che ancora ieri sono scesi in piazza per protestare contro le conseguenze della crisi economica.

Una manifestazione che si concluderà il 23 luglio con un'altra grande dimostrazione di protesta nella capitale. Una trentina le persone che sono partite da Valencia poco prima delle 9 di questa mattina decise a percorrere in 34 giorni gli oltre 500 chilometri che le separano da Madrid, con deviazioni che le porteranno lungo il cammino a visitare una trentina circa di località dove verranno raccolte proposte da presentare all'arrivo nella capitale e dove di volta in volta è previsto che altri si aggiungano al corteo. Contemporaneamente alla marcia partita da Madrid, altri cortei di manifestanti si muoveranno da altre città del paese per confluire nella capitale raccogliendo lungo il cammino altri 'indignados'. Una di queste muoverà da Barcellona sabato prossimo, altre partiranno dall'Andalusia, dai Paesi Baschi, da La Rioja, dalla Galizia, da Castilla y Leon, dalla Extremadura. L'appuntamento per tutte è il 23 luglio a Madrid. Il movimento degli indignados chiede cambiamenti politici e sociali, gli stessi che chiede dal 15 maggio scorso il movimento 15-M, nato nelle piazze spagnole ad una settimana dalle elezioni municipali del 22 maggio scorso celebrate in un paese che deve far fronte alle conseguenze di una crisi economica che ha lasciato quasi 5 milioni di persone senza lavoro.

La refurtiva di Stato.


di Marco Travaglio. Fonte: beppegrillo

Buongiorno a tutti, avete sentito ieri gli ultimatum della Lega, uno dei tanti è che bisogna ridurre le tasse, lo sentiamo dire da quando è iniziata la Seconda Repubblica, da quando Silvio Berlusconi si presentò nel 1994 agli elettori annunciando la riduzione delle aliquote, aliquota massima al 33%, in alcuni deliri parlava addirittura di un’aliquota unica poco sopra il 20.
La Grecia è vicina.

Risultato: oggi l’aliquota massima è il 45/46% e naturalmente Tremonti pena essere menato e essere espulso dal consesso europeo non può toccare un Euro perché già ci minacciano di ridurci il rating, il giudizio di affidabilità sul nostro debito pubblico che naturalmente farebbe esplodere definitivamente i conti dello Stato, visto che abbiamo già, ogni anno, più di 80 miliardi di Euro da pagare soltanto per gli interessi e se ci diminuissero il rating ovviamente il costo sarebbe ancora più salato.
BERLUSCONI in the hands of LEGA racist party

lunedì 20 giugno 2011

AUSTERITY: IL DADO E' TRATTO, APPELLO ALLA RIVOLTA



Fonte: controlacrisi

19/06/2011 13:51 POLITICA - ITALIA
Ci siamo, quando abbiamo aperto questo portale, chiamandolo controlacrisi.org avevamo il sentore che la crisi avrebbe portato con se una dimensione costituente nell'intero impianto delle nostra società.
Leggendo i classici, sapevamo che il capitalismo - sistema barbaro e inefficiente - dalla crisi da lui stesso prodotta sarebbe uscito in due modi, con la guerra o con una ristrutturazione pesantissima contro i diritti dei lavoratori. Le due cose hanno coinciso.
Oggi dopo la Grecia, la Spagna, il Portogallo, l'Irlanda è il turno dell'Italia. I padroni questa mattina ci comunicano che «A fronte del grave deterioramento della situazione finanziaria internazionale, Confindustria ribadisce che occorre la massima coesione della maggioranza e di tutte le forze politiche per dare attuazione al piano di rientro dei conti pubblici predisposto dal Ministro dell'Economia», Giulio Tremonti.
Da parte nostra noi comunichiamo ai padroni che a fronte del grave deterioramento della situazione sociale provocata dalla fame di profitto del capitalismo finanziario, occorre la massima coesione della maggioranza di tutte le forze politiche, sindacali e di movimento per fermare il piano di rientro dei conti pubblici predisposto dal Ministro dell'Economia, Giulio Tremonti. PEOPLES OF EUROPE RISE UP
Controlacrisi.org

LA LINEA DELLA BCE SPIEGATA AL POPOLO



Fonte: controlacrisi

CRISI: TRICHET, BCE DETERMINATA A MANTENERE STABILITÀ PREZZI (ANSA) - ROMA, 19 GIU - La Banca Centrale Europea è determinata a mantenere un tasso d'inflazione stabile, leggermente sotto il 2%. Lo ha detto il Presidente Jean-Claude Trichet durante un discorso a Kiel in Germania, dopo aver ricevuto il Global Economy Prize del Kiel Institute.

«Continueremo a fare ciò che è necessario per mantenere la stabilità dei prezzi», ha affermato il numero uno dell'Eurotower, sottolineando che «in nessun momento si può essere compiacenti» anche se negli ultimi 12 anni l'inflazione in Eurolandia è stata in media dell'1,97%.

Trichet ha ribadito che «l'euro resta una moneta stabile» ed ha sottolineato che «la Bce è una istituzione profondamente indipendente».

traduzione:

Per far competere l'economia europea - ed in particolare quella tedesca - nel mondo globale dobbiamo tenere basso il costo del denaro. Per questo, dopo aver dissestato i bilanci degli stati per salvare le banche private, adesso dobbiamo ridurre la spesa pubblica con politiche di rigore. Per questo continueremo a fare ciò che è necessario promuovendo finanziarie di rigore. Questo processo ci permette di utilizzare la crisi per aumentare la compressione salariale, togliere diritti ai lavoratori e privatizzare i beni comuni.

La BCE è espressione dell'autoritarismo dell'europadronato europeo, noi siamo "indipendenti". dai processi democratici.

Meglio la finestra - Liberarci dall'Euro, per un'altra Europa.


Scritto da M. Badiale, F. Tringali
Venerdì 17 Giugno 2011. Fonte: megachipdue
1. Introduzione

Il tema dell'Europa diventerà uno dei punti cruciali della discussione politica in Italia nei prossimi mesi, perché le nuove regole europee in tema di finanza pubblica hanno conseguenze durissime per l'Italia. La discussione sul “che fare” di fronte a tali norme diventerà estremamente accesa quando il governo italiano comincerà ad agire secondo il loro dettato. Chi voglia combattere il degrado che attanaglia il nostro paese, e opporsi alla rovina cui ci porta l'attuale organizzazione economica e sociale, deve aver ben chiaro lo scenario che ci troveremo di fronte nel breve e medio periodo.

L'analisi che qui proponiamo inizia illustrando la recente riforma che il Consiglio europeo ha varato lo scorso 24-25 marzo. Gli accordi introducono nuove regole di governo delle finanze pubbliche dei paesi dell'Eurozona, con lo scopo di garantire la stabilità dell'Euro e di far ripartire la crescita del PIL nell'area Euro.
L'articolo è diviso in tre parti: nelle prima descriveremo i fatti, cioè spiegheremo le principali caratteristiche di questa riforma epocale, e le motivazioni che hanno spinto l'Europa a prendere tali decisioni.

Nella seconda ci soffermeremo sulle gravissime conseguenze sociali e politiche che i nuovi accordi comporteranno per il nostro Paese.

Nella terza discuteremo le possibili risposte politiche alla situazione descritta. In particolare affronteremo il tema di una possibile Europa diversa dalla attuale, cioè delle caratteristiche dell'Unione Europea di cui avremmo bisogno, che sono diametralmente opposte a quelle dell'attuale UE. Dopo aver discusso e criticato alcune proposte possibili, tireremo le logiche conclusione della nostra analisi, che anticipiamo qui: è necessario difendere il popolo italiano dall'attuale Unione Europea, promuovendo al più presto l'uscita del nostro Paese dall'Euro.
WOODCOCK

(Henry John Woodcock is the name of an anti-corruption judge of the Naples procure)The woodcock has light brown feathers,LARGE WIDE EYES with nearly 360 degree FIELD OF VISION. His beak is VERY LoNG (a nightmare for worms) and his HEARING is particularly WELL DEVELOPED (cont. page 94)

domenica 19 giugno 2011

Titanic Europa. I problemi non riguardano soltanto la Grecia. Ormai è a rischio anche la moneta unica*



Titanic Europa. Ormai è a rischio anche la moneta unica*
di Vladimiro Giacché. L'Ernesto. Fonte: sinistrainrete

BCE: un rialzo dei tassi pericolosoCominciamo con l’istituzione più importante di tutte: la Banca Centrale Europea.

Come è noto, la filosofia economica (meglio: l’ideologia) su cui si fonda l’Unione Europea prevede che la formula magica per la crescita sia rappresentata da mercato + politica monetaria. In altri termini: per ottenere benessere e progresso economico è sufficiente che al libero dispiegarsi delle “forze di mercato” (ossia dei capitali in competizione) si unisca l’apporto delle politiche monetarie, che hanno il compito esclusivo di combattere il rischio di inflazione.

Le scelte compiute in questi mesi dalla Banca Centrale Europea sono coerenti con questi presupposti. E in effetti la BCE il 7 aprile scorso ha portato i tassi d’interesse nell’eurozona dall’1% all’1,25%, e nel mese di giugno ha confermato l’intenzione di inasprire ulteriormente la politica monetaria con un ulteriore rialzo. Non si può dire che questa politica rappresenti una sorpresa. Jean-Claude Trichet, il presidente della BCE, l’aveva annunciata già a marzo, motivandola con i rischi d’inflazione legati all’aumento del prezzo del petrolio. E, tanto per non lasciare dubbi su quale fosse la sua principale preoccupazione, aveva sottolineato che “quando c’è uno shock petrolifero” la responsabilità della BCE è quella di evitare “un effetto-travaso” sui salari, ossia un aumento di questi ultimi. I motivi per giudicare sbagliato il rialzo dei tassi d’interesse in Eurolandia sono numerosi. Vediamone qualcuno.


1. Nell’eurozona non c’è oggi alcun serio rischio di inflazione.

Alla BCE sono terrorizzati perché l’inflazione ha superato di qualche decimale il 2%, ossia il cosiddetto “livello obiettivo” oltre il quale i templari della stabilità monetaria si sentono obbligati ad intervenire.
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