di Marco Travaglio. Fonte: beppegrillo
Buongiorno a tutti, avete sentito ieri gli ultimatum della Lega, uno dei tanti è che bisogna ridurre le tasse, lo sentiamo dire da quando è iniziata la Seconda Repubblica, da quando Silvio Berlusconi si presentò nel 1994 agli elettori annunciando la riduzione delle aliquote, aliquota massima al 33%, in alcuni deliri parlava addirittura di un’aliquota unica poco sopra il 20.
La Grecia è vicina.
La Grecia è vicina.
Risultato: oggi l’aliquota massima è il 45/46% e naturalmente Tremonti pena essere menato e essere espulso dal consesso europeo non può toccare un Euro perché già ci minacciano di ridurci il rating, il giudizio di affidabilità sul nostro debito pubblico che naturalmente farebbe esplodere definitivamente i conti dello Stato, visto che abbiamo già, ogni anno, più di 80 miliardi di Euro da pagare soltanto per gli interessi e se ci diminuissero il rating ovviamente il costo sarebbe ancora più salato.
Quindi stiamo parlando di parole in libertà, truffe vere e proprie davanti ai beoti che continuano a andare, purtroppo per loro in buona fede almeno alcuni a Pontida a farsi prendere per il culo da una classe dirigente di scriteriati e di squinternati, direi di macchiette arrivate ormai alla fine della loro vita politica, la riduzione delle tasse in pari passo con una manovra finanziaria che nei prossimi 3 anni dovrà rastrellare, se bastano, 40/45 miliardi di Euro. Tremonti ha già spiegato che per ridurre le tasse bisognerebbe trovarne altri 40 e che quindi nei prossimi due o tre anni basta trovare un’ottantina di miliardi di Euro e poi il gioco è fatto, si può rispettare le disposizioni europee e nello stesso tempo accontentare Berlusconi e Bossi che devono regalare i soldi alla gente perché a 17 anni di distanza qualcuno comincia a ricordarsi che quella promessa non è stata mantenuta, con calma ma qualcuno sta cominciando a rendersene conto. Appenderò Tremonti con un cappio a un albero del suo giardino se non ce la farà a ridurre le tasse, ma so che ce la farà, diceva il Cavaliere nel 2003, ho la speranza di arrivare al 23,33% di aliquote entro la fine legislatura, diceva nel 2004, nel 2006 finì la legislatura e non si vide nulla del genere e naturalmente oggi abbiamo delle imposizioni fiscali che tra balzelli, tariffe etc., superano abbondantemente per certe categorie il 50%. Bene, cosa si dovrebbe fare per cercare di alleviare la pressione fiscale almeno a quelli che le tasse le pagano? Perché quelli che non le pagano non avvertono la pressione fiscale, è uscito un libro che vi consiglio per l’estate, per farvi il fegato un po’ marcio, ma almeno per sapere di cosa stiamo parlando e di quante occasioni perde la nostra classe dirigente ladra e rapace e si intitola “Soldi rubati” è un’inchiesta di Nunzio Apenelo che è pubblicato da Ponte alle Grazie che fa la lista della spesa che si potrebbe tagliare se si volesse finalmente mettere le mani nelle tasche dei ladri, anziché dei cittadini onesti come invece si fa di solito. 400 miliardi di Euro è il buco nero dei soldi rubati dimostra questo libro, se la casta della politica ci costa 25 miliardi di Euro l’anno, l’illegalità ne mangia 15 volte di più, corruzione, evasione fiscale, lavoro nero, reati ambientali, riciclaggio, crac finanziari bruciano risorse collettive e pubbliche che sfiorano i 400 miliardi, una somma superiore al Pil di molti paesi, è un fiume di denaro che scompare ogni anno nel buco nero dell’economia nascosta, impoverendo le nostre tasche e mettendo in ginocchio l’Italia e poi c’è la mappa voce per voce: evasione fiscale 120 miliardi l’anno, corruzione 60 miliardi l’anno, il che significa che se si riuscisse a sconfiggerle entrambe, in 10 anni si potrebbe azzerare il debito pubblico che ammonta a 1800 miliardi di Euro e evitare quelle continue manovre finanziarie che tagliano la spesa, cioè che tagliano i servizi. Una tassa occulta da 35 mila Euro a testa, questo è il calcolo, le ripercussioni di questo stato di cose – scrive Nunzia Penelope – pesano direttamente sui cittadini e l’effetto tangenti più debito genera un tassa occulta che pesa su ogni italiano, compresi i neonati naturalmente, che sono sempre di meno, 35 mila Euro l’anno, ma non solo, negli ultimi 30 anni il lavoro dipendente che è quello che non può sfuggire al fisco con l’evasione ha pagato 850 miliardi di tasse in più proprio a causa dell’evasione di quelli che le tasse non li pagano. 450 miliardi di evasione accertata ma non recuperata, sapete l’abbiamo detto diverse volte, ogni tanto per farsi bello il governo dice: quest’anno abbiamo recuperato tasse evase per… non sono recuperati, sono accertati dalla Guardia di Finanza e dall’Agenzia delle entrate, ma tra l’accertato e il recuperato c’è la stessa differenza che c’è tra il dire e il fare, cioè c’è il mare di mezzo, per cui ogni anno si accerta anche quando si riesce a stanare l’evasore e a quantificare l’ammontare dell’evasione, accerta lo Stato italiano negli ultimi 10 anni 450 miliardi di evasione, ma non ha recuperato di questi 450 miliardi, quasi nulla, se non le briciole e una serie infinita di ricorsi e di marchingegni, consente alla gran parte degli evasori, alla fine della fiera, alla fine del gioco dell’oca arrivati alla casella finale di tenersi in tasca i soldi che hanno rubato a noi che le tasse le paghiamo. Abbiamo 3 milioni di lavoratori in nero che naturalmente non pagano contributi e sui quali naturalmente prolifera l’impresa clandestina degli imprenditori quasi tutti italiani che naturalmente su quell’impresa non pagano tasse perché l’impresa è come se non risultasse, oppure risulta in passivo e quindi non paga tasse. 3 milioni di lavoratori in nero sottraggono alle casse pubbliche 52 miliardi e mezzo, stiamo parlando degli abitanti di Roma, non sto dicendo che sono tutti a Roma, sto dicendo che 3 milioni di persone in meno, corrispondono grossomodo al numero della popolazione della Città di Roma. Poi ci sono gli incidenti sul lavoro dovuti perlopiù alla mancanza di norme di sicurezza, anche quelli li paghiamo noi, perché gli incidenti sul lavoro che colpiscono quasi 3 mila persone al giorno, oltre un milione di lavoratori all’anno, con oltre 3 morti al giorno, ci costano 43 miliardi all’anno, poi ci sono i danni per la contraffazione delle merci, che ha un giro d’affari di 7,5 miliardi l’anno e provoca danni all’economia legale in termini di mancata produzione per altri 18 miliardi, poi ci sono i crac finanziari, tra Parmalat, Cirio e gli altri negli ultimi 10 anni abbiamo bruciato 54,8 miliardi di risorse e poi ci sono i comuni e gli enti locali che sono indebitati con titoli a altissimo riscontro, per non parlare naturalmente dei derivati, bene, il totale di tutto questo è 62 miliardi di indebitamento in questi titoli a alto rischio che pesano sulla testa dei cittadini per 1300 Euro a capa. Abusivismo edilizio, dissesto idrogeologico 20 miliardi di danno ci sono costati finora questi fenomeni criminali e ci vorrebbero altri 25 miliardi per rimettere in sesto naturalmente il territorio, intanto le ecomafie fatturano analoghe cifre a danni dei cittadini e dell’ambiente, le mafie poi vere e proprie: mafia, camorra e ‘ndrangheta fatturano circa 135 miliardi l’anno, fatturano si fa per dire, non fatturano e quindi non pagano tasse, è il doppio, è il triplo rispetto alle 3 principali società italiane quotate in borsa, perché? Perché mentre le mafie “fatturano” 135 miliardi l’Eni arriva a 83 miliardi, l’Eni ha 83 miliardi, l’Enel ha 62 e la FIAT ha 50, la FIAT è circa 1/3 rispetto alle mafie e poi la sola presenza delle mafie nei territori occupati: Campania, Calabria, un pezzo di Basilicata, un pezzo di Puglia e la Sicilia, sottraggono il 20% del Pil, sappiamo lo ha stabilito l’Istat che senza le mafie la Sicilia, Campania e Calabria avrebbero un tasso di produttività e di occupazione e quindi di prosperità pari a quello delle regioni più prospere, dell’Emilia Romagna e della Lombardia. Truffe europee, truffe sui fondi comunitari, la metà degli incentivi che lo Stato destina alle imprese, vengono utilizzati in maniera illecita, cioè rubati, sottraendo risorse per svariati miliardi, il 40% dei fondi che l’Unione Europea destina all’economia italiana per lanciarla, in certe zone non c’è proprio economia, pensate alla Calabria, svanisce in truffe, il 40% dei fondi che manda l’Europa, ecco perché giustamente Grillo andò al Parlamento europeo, invitato da De Magistris e da Giulietto Chiesa a invitare il Parlamento europeo e la Commissione europea a non mandare più soldi perché quasi la metà la rubiamo. Quindi a non mandarli più fino a quando non ci saranno meccanismi di controllo tali per fare in modo che non vengano rubati. In più ci sono le vittime di estorsioni e usura che sono 2 milioni di italiani che subiscono il pizzo e l’usura con un danno da 24 miliardi annui. Ecco alcune idee su dove andare a prendere i soldi, prima di pensare di ridurre le tasse, non dopo, oppure non mai, oppure non a prescindere, abbiamo detto la corruzione, 60 miliardi di Euro l’anno si porta via, cosa ha fatto il Parlamento dopo anni di sforzi sovrumani? Ha varato, almeno al Senato l’altro giorno il Disegno di Legge anticorruzione emendando un po’ quello che aveva presentato il governo, è una barzelletta che per fortuna che opposizioni Pd, Idv, Udc e Fli non hanno votato, salvo astenersi su un emendamento che stabiliva una teorica separazione tra l’autorità di vigilanza sulla corruzione e le persone da vigilare, cosa ci sarebbe voluto?
Quindi stiamo parlando di parole in libertà, truffe vere e proprie davanti ai beoti che continuano a andare, purtroppo per loro in buona fede almeno alcuni a Pontida a farsi prendere per il culo da una classe dirigente di scriteriati e di squinternati, direi di macchiette arrivate ormai alla fine della loro vita politica, la riduzione delle tasse in pari passo con una manovra finanziaria che nei prossimi 3 anni dovrà rastrellare, se bastano, 40/45 miliardi di Euro. Tremonti ha già spiegato che per ridurre le tasse bisognerebbe trovarne altri 40 e che quindi nei prossimi due o tre anni basta trovare un’ottantina di miliardi di Euro e poi il gioco è fatto, si può rispettare le disposizioni europee e nello stesso tempo accontentare Berlusconi e Bossi che devono regalare i soldi alla gente perché a 17 anni di distanza qualcuno comincia a ricordarsi che quella promessa non è stata mantenuta, con calma ma qualcuno sta cominciando a rendersene conto. Appenderò Tremonti con un cappio a un albero del suo giardino se non ce la farà a ridurre le tasse, ma so che ce la farà, diceva il Cavaliere nel 2003, ho la speranza di arrivare al 23,33% di aliquote entro la fine legislatura, diceva nel 2004, nel 2006 finì la legislatura e non si vide nulla del genere e naturalmente oggi abbiamo delle imposizioni fiscali che tra balzelli, tariffe etc., superano abbondantemente per certe categorie il 50%. Bene, cosa si dovrebbe fare per cercare di alleviare la pressione fiscale almeno a quelli che le tasse le pagano? Perché quelli che non le pagano non avvertono la pressione fiscale, è uscito un libro che vi consiglio per l’estate, per farvi il fegato un po’ marcio, ma almeno per sapere di cosa stiamo parlando e di quante occasioni perde la nostra classe dirigente ladra e rapace e si intitola “Soldi rubati” è un’inchiesta di Nunzio Apenelo che è pubblicato da Ponte alle Grazie che fa la lista della spesa che si potrebbe tagliare se si volesse finalmente mettere le mani nelle tasche dei ladri, anziché dei cittadini onesti come invece si fa di solito. 400 miliardi di Euro è il buco nero dei soldi rubati dimostra questo libro, se la casta della politica ci costa 25 miliardi di Euro l’anno, l’illegalità ne mangia 15 volte di più, corruzione, evasione fiscale, lavoro nero, reati ambientali, riciclaggio, crac finanziari bruciano risorse collettive e pubbliche che sfiorano i 400 miliardi, una somma superiore al Pil di molti paesi, è un fiume di denaro che scompare ogni anno nel buco nero dell’economia nascosta, impoverendo le nostre tasche e mettendo in ginocchio l’Italia e poi c’è la mappa voce per voce: evasione fiscale 120 miliardi l’anno, corruzione 60 miliardi l’anno, il che significa che se si riuscisse a sconfiggerle entrambe, in 10 anni si potrebbe azzerare il debito pubblico che ammonta a 1800 miliardi di Euro e evitare quelle continue manovre finanziarie che tagliano la spesa, cioè che tagliano i servizi. Una tassa occulta da 35 mila Euro a testa, questo è il calcolo, le ripercussioni di questo stato di cose – scrive Nunzia Penelope – pesano direttamente sui cittadini e l’effetto tangenti più debito genera un tassa occulta che pesa su ogni italiano, compresi i neonati naturalmente, che sono sempre di meno, 35 mila Euro l’anno, ma non solo, negli ultimi 30 anni il lavoro dipendente che è quello che non può sfuggire al fisco con l’evasione ha pagato 850 miliardi di tasse in più proprio a causa dell’evasione di quelli che le tasse non li pagano. 450 miliardi di evasione accertata ma non recuperata, sapete l’abbiamo detto diverse volte, ogni tanto per farsi bello il governo dice: quest’anno abbiamo recuperato tasse evase per… non sono recuperati, sono accertati dalla Guardia di Finanza e dall’Agenzia delle entrate, ma tra l’accertato e il recuperato c’è la stessa differenza che c’è tra il dire e il fare, cioè c’è il mare di mezzo, per cui ogni anno si accerta anche quando si riesce a stanare l’evasore e a quantificare l’ammontare dell’evasione, accerta lo Stato italiano negli ultimi 10 anni 450 miliardi di evasione, ma non ha recuperato di questi 450 miliardi, quasi nulla, se non le briciole e una serie infinita di ricorsi e di marchingegni, consente alla gran parte degli evasori, alla fine della fiera, alla fine del gioco dell’oca arrivati alla casella finale di tenersi in tasca i soldi che hanno rubato a noi che le tasse le paghiamo. Abbiamo 3 milioni di lavoratori in nero che naturalmente non pagano contributi e sui quali naturalmente prolifera l’impresa clandestina degli imprenditori quasi tutti italiani che naturalmente su quell’impresa non pagano tasse perché l’impresa è come se non risultasse, oppure risulta in passivo e quindi non paga tasse. 3 milioni di lavoratori in nero sottraggono alle casse pubbliche 52 miliardi e mezzo, stiamo parlando degli abitanti di Roma, non sto dicendo che sono tutti a Roma, sto dicendo che 3 milioni di persone in meno, corrispondono grossomodo al numero della popolazione della Città di Roma. Poi ci sono gli incidenti sul lavoro dovuti perlopiù alla mancanza di norme di sicurezza, anche quelli li paghiamo noi, perché gli incidenti sul lavoro che colpiscono quasi 3 mila persone al giorno, oltre un milione di lavoratori all’anno, con oltre 3 morti al giorno, ci costano 43 miliardi all’anno, poi ci sono i danni per la contraffazione delle merci, che ha un giro d’affari di 7,5 miliardi l’anno e provoca danni all’economia legale in termini di mancata produzione per altri 18 miliardi, poi ci sono i crac finanziari, tra Parmalat, Cirio e gli altri negli ultimi 10 anni abbiamo bruciato 54,8 miliardi di risorse e poi ci sono i comuni e gli enti locali che sono indebitati con titoli a altissimo riscontro, per non parlare naturalmente dei derivati, bene, il totale di tutto questo è 62 miliardi di indebitamento in questi titoli a alto rischio che pesano sulla testa dei cittadini per 1300 Euro a capa. Abusivismo edilizio, dissesto idrogeologico 20 miliardi di danno ci sono costati finora questi fenomeni criminali e ci vorrebbero altri 25 miliardi per rimettere in sesto naturalmente il territorio, intanto le ecomafie fatturano analoghe cifre a danni dei cittadini e dell’ambiente, le mafie poi vere e proprie: mafia, camorra e ‘ndrangheta fatturano circa 135 miliardi l’anno, fatturano si fa per dire, non fatturano e quindi non pagano tasse, è il doppio, è il triplo rispetto alle 3 principali società italiane quotate in borsa, perché? Perché mentre le mafie “fatturano” 135 miliardi l’Eni arriva a 83 miliardi, l’Eni ha 83 miliardi, l’Enel ha 62 e la FIAT ha 50, la FIAT è circa 1/3 rispetto alle mafie e poi la sola presenza delle mafie nei territori occupati: Campania, Calabria, un pezzo di Basilicata, un pezzo di Puglia e la Sicilia, sottraggono il 20% del Pil, sappiamo lo ha stabilito l’Istat che senza le mafie la Sicilia, Campania e Calabria avrebbero un tasso di produttività e di occupazione e quindi di prosperità pari a quello delle regioni più prospere, dell’Emilia Romagna e della Lombardia. Truffe europee, truffe sui fondi comunitari, la metà degli incentivi che lo Stato destina alle imprese, vengono utilizzati in maniera illecita, cioè rubati, sottraendo risorse per svariati miliardi, il 40% dei fondi che l’Unione Europea destina all’economia italiana per lanciarla, in certe zone non c’è proprio economia, pensate alla Calabria, svanisce in truffe, il 40% dei fondi che manda l’Europa, ecco perché giustamente Grillo andò al Parlamento europeo, invitato da De Magistris e da Giulietto Chiesa a invitare il Parlamento europeo e la Commissione europea a non mandare più soldi perché quasi la metà la rubiamo. Quindi a non mandarli più fino a quando non ci saranno meccanismi di controllo tali per fare in modo che non vengano rubati. In più ci sono le vittime di estorsioni e usura che sono 2 milioni di italiani che subiscono il pizzo e l’usura con un danno da 24 miliardi annui. Ecco alcune idee su dove andare a prendere i soldi, prima di pensare di ridurre le tasse, non dopo, oppure non mai, oppure non a prescindere, abbiamo detto la corruzione, 60 miliardi di Euro l’anno si porta via, cosa ha fatto il Parlamento dopo anni di sforzi sovrumani? Ha varato, almeno al Senato l’altro giorno il Disegno di Legge anticorruzione emendando un po’ quello che aveva presentato il governo, è una barzelletta che per fortuna che opposizioni Pd, Idv, Udc e Fli non hanno votato, salvo astenersi su un emendamento che stabiliva una teorica separazione tra l’autorità di vigilanza sulla corruzione e le persone da vigilare, cosa ci sarebbe voluto?
Parlamento Pulito!
Una norma molto semplice, non c’è bisogno di nessuna autorità di vigilanza sulla corruzione per combattere la corruzione, basta che i corrotti una volta condannati diventino ineleggibili se sono politici o amministratori pubblici, se sono invece imprenditori la loro impresa deve essere inabilitata a contrattare con la pubblica amministrazione, deve essere radiata per sempre dal mercato degli appalti, così gli passa la voglia e i manager condannati devono essere inibiti dal ricoprire mai più cariche in alcuna società di qualsivoglia tipo.Questa norma, molto semplice, che in parte è contenuta nella proposta di legge di iniziativa popolare lanciata da Beppe Grillo al V-day, è rimasta fuori dal Disegno di Legge anticorruzione, le opposizioni hanno cercato di infilarcela ma la maggioranza lo ha impedito, il tutto sotto lo sguardo compiaciuto del Presidente Schifani che alla fine si è felicitato per la splendida riuscita. Liana Milella ha descritto questa barzelletta della legge anticorruzione così come segue: “al Senato approvato mercoledì 15 giugno, dopo un anno di attesa, un Dl anticorruzione ridicolo, basti pensare che sarà il governo presieduto da Berlusconi a avere la delega per scrivere il capitolo degli ineleggibili nelle istituzioni – lo decide Berlusconi chi è ineleggibile e dato che lui è il primo ineleggibile, vi lascio immaginare come potranno essere ineleggibili gli altri - ma non c’è solo questa contraddizione, ce ne è un’altra anche essa macroscopica si arriva al compromesso tra Pdl, PD e Idv e contraria l’Udc di affidare il compito di vigilare sulla corruzione in Italia, facendo piani e riferendo al Parlamento a una rivisitata e ampliata Civit, fantasmatica Commissione indipendente per la valutazione e la trasparenza, e l’integrità delle amministrazioni pubbliche, ne avete mai sentito parlare? – scrive Liana Milella – il Governo l’ha costituita il 27 ottobre 2009 con l’obiettivo di ottimizzare la produttività del lavoro pubblico e garantire l’efficienza e trasparenza delle pubbliche amministrazioni, ma non basta, chi è il Presidente della Civit? E’ l’ex magistrato Antonio Martone, Avvocato generale in Cassazione, un passato da Presidente dell’Associazione magistrati che l’anno scorso ha dovuto lasciare la magistratura poco prima che il Csm lo cacciasse perché era finito nell’inchiesta sulla P3, aveva partecipato anche lui al pranzo a casa Verdini con il faccendiere Carboni e il faccendierino Pasqualino Lombardi finiti entrambi in cella, obiettivi multipli tra cui tentare di influenzare la Corte Costituzionale per non far bocciare il lodo Alfano, evitare che la lista Formigoni fosse esclusa dalle regionali, far nominare nella Corte d’Appello di Milano un amico, magari in vista della sentenza d’appello sul Lodo Mondadori. Il non più magistrato Martone è rimasto al vertice della Civit, Ddl deve ancora passare al vaglio della Camera ma se fosse operativo avrebbe la singolare coincidenza che a occuparsi dei piani contro la corruzione sarebbe questa Civit con questo Presidente, una Civit che comunque resta emanazione di Palazzo Chigi visto che i componenti gli sceglie il Ministro per la pubblica amministrazione - sapete chi è? Brunetta - di intesa con quello per l’attuazione del programma – sapete chi è? Rotondi, sapete chi è il sottosegretario dell’attuazione del programma? Il vice di Rotondi? Daniela Santanchè , è una festa questa Ddl anticorruzione – per combattere la corruzione quindi siamo al punto di partenza salvo questo fumo negli occhi che ci costerà un po’ di più perché istituiscono nuovi comitati e nuove autorità di vigilanza che non vigilano assolutamente su nulla, mentre ne norme sostanziali e cioè galera per chi ruba, galera più severa, più anni di galera per chi ruba, legge anticorruzione come quella che avevamo presentato su Il Fatto Quotidiano l’anno scorso sepolta, morta, mai più sentito nulla e incandidabilità dei condannati queste norme non le fanno e quindi l’idea di ridurre le tasse senza aggredire la corruzione e l’evasione fiscale, immaginate voi com’è possibile farlo. C’è poi un bel pezzo di Sergio Rizzo su Il Corriere che spiega come ci sia un unico settore in Italia che non conosce crisi, quello dei finanziamenti ai partiti camuffati da rimborsi elettorali, dal 1995 al 2008 i contributi elettorali sono aumentati di 11 volte, mentre gli stipendi pubblici aumentavano del 42%, i dipendenti pubblici prendono, negli ultimi 10 anni, il 42% in più, i partiti prendono 11 volte in più, Tremonti a provato a dimezzarli, ma alla fine il taglio è sceso a un misero 10%, che riguarda comunque la prossima legislatura, mica tagliano su sé stessi, tagliano sui successori, qualche dato: nel 2008 le spese elettorali dei partiti ammontavano a 136 milioni di Euro, ma i partiti hanno avuto come rimborsi elettorali 503 milioni di Euro, hanno avuto 4 volte il fabbisogno e non è che il resto l’hanno restituito, se lo sono tenuto. Aerei di Stato, su Panorama è uscita un’inchiesta in cui si dimostra che soltanto la Regione Sicilia ha la bellezza di 155 auto con autista, 145 autisti, 90 auto blu che percorrono 2,5 milioni chilometri all’anno a spese nostre, chissà dove vanno! In generale l’utilizzo degli aerei di Stato che era sceso negli anni di Prodi che aveva cambiato la norma riservando alle massime cariche dello Stato e solo in missione ufficiale i voli di Stato, la norma è stata riallargata da questo governo e quindi ha sfondato ogni tetto e è arrivata nel 2009 a 5.900 ore di volo, contro le 3900 del 2007 cioè del Governo Prodi, il che significa che l’uso medio pro capite per ogni membro del governo è di 97 ore all’anno, ogni anno ogni membro del Governo vola sugli aerei blu 97 ore. Dicevamo dei contributi ai partiti, sotto varie forme noi li abbiamo taroccati e camuffati da rimborsi elettorali, ogni cittadino francese contribuisce ai partiti per 1,25 Euro all’anno, ogni cittadino spagnolo contribuisce per 2,58 Euro all’anno, ogni cittadino tedesco contribuisce per 1,61 Euro all’anno, ogni cittadino americano contribuisce per 0,12 Euro all’anno, ogni cittadino italiano contribuisce per 3,38 Euro all’anno che è 1/3 in più degli spagnoli, il triplo dei francesi, più del doppio dei tedeschi e se fate 3,38 diviso 0,12 vi verrà fuori quanto di più paghiamo rispetto agli americani, spese delle pubbliche amministrazioni in rapporto al Pil ci raccontano ogni tanto che i conti sono in regola, che la spesa è bloccata da questo cerbero di Tremonti, sono tutte balle, la spesa delle pubbliche amministrazioni in percentuale al Pil che nel 2007, grazie al rigore di Padoa Schioppa era scesa al 48,4, nel 2008 era già al 49,4, nel 2009 era al 52,5 e nel 2010 è al 51,2, le spese per gli staff politici di Palazzo Chigi l’anno scorso sono aumentate del 26% a 27 milioni, in aumento anche le spese della Camera e del Senato e con la nomina dei nuovi sottosegretari avremo ulteriori spese, senza contare che chi non è riuscito a diventare sottosegretario è diventato consulente del Presidente del Consiglio, tipo Razzi l’ex dipietrista che è passato con il governo, il socio di Scilipoti, Razzi non è riuscito a diventare sottosegretario, allora cosa fa? Il consulente per il Ministero dell’agricoltura per la selezione dei ristoratori italiani all’estero, un compito fondamentale che prima svolgeva la UnionCamere. Avverte sempre Rizzo nei Consigli regionali ci sono 74 gruppi in Italia, in tutti i consigli regionali, con un solo membro per avere più contributi, per esempio succede per la ex Presidente della Regione Piemonte Bresso che è alla testa di un gruppo formato solo da lei e per il Pdl in Alto Adige. Poi ci sono i vitalizi degli ex parlamentari, spendiamo per pagare il vitalizio agli ex parlamentari 198 milioni di Euro che è più di quello che hanno pagato di contributi, molto di più, la Camera dei Deputati ha un rapporto di 1 a 12 tra i contributi versati e quelli incassati, in Senato di 1 a 13, versano 1 e ricevono 13, hanno tutti lunga vita, sono tutti molto longevi, intanto ai musei e ai siti archeologici pubblici vanno 82 milioni, meno della metà di quello che diamo di vitalizio agli ex parlamentari e si potrebbe andare avanti, vedete che Sergio Rizzo insieme a Gian Antonio Stella è un grande esperto adesso questi dati a proposito di tagliare per ridurre le tasse, ve lo immaginate se tagliano lì, cavolo!
TAV, buchi nelle montagne e nei conti pubblici.
Vorrei concludere, dato che il tema è molto caldo, con il Tav, il famigerato treno a alta velocità che ci dicono da una ventina di anni che dovrebbe sorgere tra una ventina d’anni, cioè 40 dopo che avevano iniziato a pensarci tra il Piemonte e la Francia, sappiamo tutto delle rivolte, di coloro che per opporsi hanno commesso delle illegalità piccole o grandi, non voglio entrare, le illegalità ovviamente se sono illegali sono illegali, infatti ci sono anche illegalità da parte di chi vince gli appalti, ma non bisogna rispondere naturalmente con altre illegalità, a meno che non siano atti di disubbidienza civile, nel qual caso uno li compie sapendo che sta infrangendo una norma e quindi assumendosene la responsabilità e accettandone le conseguenze.Abbiamo pubblicato, sono molto felice di questo, un articolo di Luca Mercalli su Il Fatto Quotidiano che in poche righe fa capire di quale mostruosa cazzata stiamo parlando, di quale boiata pazzesca, perché ne parlo? Perché il costo stimato di questa opera a carico dei contribuenti italiani, senza contare i contributi europei, sarà di 16/17 miliardi di Euro, le grandi opere - scrive il Luca – non le vuole più nessuno, salvo chi le costruisce e la politica bipartisan che le sponsorizza con il denaro pubblico, denutrita del ponte sullo stretto non vale più la pena di parlare e dell’affaruccio miliardario delle centrali nucleari ci siamo forte sbarazzati grazie al referendum, prendiamo invece il caso del Tav in Val Susa, per i promotori si tratterebbe di un progetto strategico del quale l’Italia non può fare a meno, senza che senza quel super tunnel ferroviario di oltre 50 chilometri di lunghezza sotto le Alpi, pensate, provate a immaginare un tunnel di 50 chilometri, 50 chilometri è poco meno della metà della distanza tra Torino e Milano, pensate fare tra Torino e Milano metà in sotterranea, quindi immaginate l’imponenza dell’opera. Pare che l’Italia sia destinata a un declino epocale senza questa opera, tagliata fuori dall’Europa, chiacchiere senza un solo numero a supporto, è da 20 anni che le ripetono e mai abbiamo visto supermercati vuoti perché mancava quel buco, eh già, se ne abbiamo così bisogno, com’è che non si vedono gli effetti della crisi tremenda in assenza del tunnel? Cosa potrà mai cambiare quando ci sarà il tunnel se non il fatto che lo Stato italiano avrà 17 miliardi di Euro in meno nelle casse? Scaverà! I numeri invece li hanno ben chiari i cittadini della Val di Susa che costituiscono un modello di democrazia partecipata operante da decenni, decine di migliaia di persone lavoratori pubblici, amministratori, imprenditori, docenti, studenti, pensionati, preti, suore, volontari in una parola il movimento No Tav, spesso dipinto come minoranza facinorosa, retrograda e nemica del progresso, numeri che l’Osservatorio tecnico sul Tav presieduto dall’Arch. Mario Virano l’ex comunista innamorato dell’asfalto, si rifiuta tenacemente di discutere, proviamo qui a mettere in luce qualche elemento, qualche numero: il primo assunto, scrive il Luca Mercalli secondo il quale le merci dovrebbero spostarsi dalla gomma alla rotaia è di natura ambientale e si dice che il trasporto ferroviario anche se è meno versatile di quello stradale inquina meno, il che è vero, ma solo se si utilizza e si migliora una rete già esistente, certo che se è già la ferrovia e la devi solo migliorare è più ecologico il treno che non le colonne dei tir, ma se la devi costruire da zero la ferrovia, scavando un buco dentro 50 chilometri di montagna, immaginate e infatti… se si progetta un’opera colossale con oltre 70 chilometri di gallerie perché quella era solo la più lunga, poi ci sono altri 20 chilometri di gallerie sul tragitto fino a Lione, 10 anni di cantiere, decine di migliaia di viaggi di camion, materiali di scavo da smaltire, talpe perforatrici, migliaia di tonnellate di ferro e calcestruzzo, oltre all’energia necessaria per farla poi funzionare, si rimpiangeranno i tir, ovviamente, scopre che il consumo di materie prime e di energia, nonché relative emissioni è così elevato da vanificare l’ipotetico guadagno del parziale trasferimento delle merci da gomma a rotaia, i calcoli li hanno fatti le università di Siena e dalla California, in sostanza la cura è peggio del male, il gioco non vale la candela. Veniamo ora al rischio terribile di essere tagliati fuori dall’Europa, detto così sembra che la Val Susa sia un’insuperabile barriera orografica, invece è già percorsa dalla linea ferroviaria internazionale a doppio binario che utilizza il tunnel del Fréjus ancora perfettamente operativo dopo 140 anni, l’hanno inaugurato nel 1871, ogni tanto Berlusconi dice: inaugureremo il tunnel… non può inaugurarlo perché l’hanno già inaugurato 140 anni fa, affiancato peraltro al tunnel autostradale, quindi non c’è nessun isolamento con l’Europa, abbiamo già la ferrovia per il trasporto delle persone e abbiamo già l’autostrada, questa sarebbe un’altra ferrovia solo per il trasporto delle merci, cosa di cui nessuno parla perché se si sapesse che è fatta per trasportare solo le merci, a qualcuno comincerebbe a venire il sudore freddo. Questa ferrovia, quella già esistente, quella del tunnel del Fréjus è attualmente molto sottoutilizzata rispetto alle sue capacità di trasporto merci e passeggeri, sarebbe dunque logico prima di progettare opere faraoniche nuove, utilizzare al meglio l’infrastruttura esistente, ?
Lyon – Turin Ferroviere? a sostegno della proposta di nuova linea ipotizza che il volume dell’interscambio di merci e persone attraverso la frontiera, cresca senza limiti nei prossimi decenni e perché mai nei prossimi decenni molta più gente dovrebbe varcare la frontiera e molte più merci dovrebbero varcare la frontiera? Visto che la popolazione diminuisce tra l’altro! Angelo Tartaglia professore del Politecnico di Torino dimostra che assunzioni e conclusioni di questo tipo sono del tutto infondate, i dati degli ultimi lungo l’asse Francia – Italia smentiscono questo scenario, di un aumento di traffico di persone e di merci nella frontiera Italia – Francia, il transito merci è in calo e non ha ragione di esplodere in futuro, un rapporto della commissione francese predisposto per un Audit all’assemblea nazionale del 2003, è il Parlamento francese, afferma che riguardo al trasferimento modale tra gomma e rotaia la Lione – Torino sarà ininfluente e ora i costi di realizzazione a carico del governo italiano, cioè noi! 12/13 Miliardi di Euro che considerando gli interessi sul decennio di cantiere, portano il costo totale prima dell’entrata in servizio dell’opera a 16/17 miliardi di Euro, sempre che si rispettino i tempi, perché se come sempre avviene in Italia non si rispettano i tempi e i cantieri invece che 10 di anni ne dura 20 o 15, i costi ovviamente lievitano. Pensate poi a tutte le infiltrazioni che ci sono delle organizzazioni malavitose, pensate quante volte per il movimento terra o per i subappalti si dovranno bloccare i cantieri perché sono stati affidati i lavori a qualche mafioso. La Valle di Susa è notoriamente a alta densità, soprattutto dell’’ndrangheta ma il bello è che anche quando funzionerà, il Tav, la linea non sarà assolutamente in grado di ripagarsi e diventerà fonte di continua passività, trasformandosi per i cittadini in un cappio fiscale, sarà un buco sempre aperto, dentro l’oleodotto della finanza pubblica che vedrà fuoriuscire ogni anno, sarà come il debito pubblico di cui dovremo pagare ogni anno gli interessi. Ho qui sintetizzato una minima parte dei dati che riempiono, scrive sempre Luca Mercalli su Il Fatto Quotidiano, decine di studi rigorosi, incluse le recenti 140 pagine di osservazione della Comunità Montana Valle Susa e Val Sangone, dati suoi quali si rifiuta sempre il confronto, adducendo banalità da comizio “tipo i cantieri porteranno lavoro” ma suvvia ci sono tanti lavori più utili da fare, piccole opere capillari di manutenzione delle infrastrutture italiane esistenti, ferrovie, acquedotti, ospedali, protezione idrogeologica, riqualificazione energetica degli edifici, energie rinnovabili, non abbiamo bisogno di scavare buchi nelle montagne che a loro volta ne provocheranno altri nelle casse statali, altro che opera strategica. Conclude Luca Mercalli “seguendo lo stesso criterio anche l’Expo 2015 di Milano sarebbe semplicemente da non fare e chiuso il discorso, sono eventi che andavano bene 100 anni fa, se oggi in Italia tanti comitati si organizzano per dire “no” alle grandi opere e per difendere i beni comuni e gli interessi del paese non è per sindrome Nimby (non nel mio cortile), bensì perché purtroppo per troppo tempo si sono detti dei sì che hanno devastato il paesaggio e minato la nostra salute fisica e soprattutto mentale, prossimamente Luca ci scriverà perché no all’Expo che, come avete visto la Giunta Pisapia, partita già con il piede sbagliato, ha nominato Assessore all’Expo l’Arch. Boeri che aveva presentato un progetto, tra l’altro ottimo, quello degli orti per l’Expo e che però entra in conflitto di interessi perché d’ora in poi dovrà giudicare e pronunciarsi anche su decisioni e progetti che ha preso lui in precedenza come libero professionista. Quindi non perdete perché questa settimana su Il Fatto avremo il nuovo intervento di Luca Mercalli di cui vi segnalo anche il libro uscito per Chiarelettere “Prepariamoci” dove si parla di questo e di altri argomenti, oggi però ho voluto parlarvene soprattutto ai fini della famosa riduzione delle spese e dunque delle tasse.Cominciamo a ribellarci, almeno dentro alla nostra mente all’idea che non si possano ridurre gli sprechi e che non si possano ridurre le tasse, ridurre gli sprechi si può, ridurre le tasse dunque si può, a patto che prima si facciano pagare le tasse a chi non le paga e si sia riusciti a aggredire e a tappare tutti quei buchi che in questo libro sono elencati e che si chiamano “evasione contributiva, evasione fiscale, corruzione, reati ambientali, patrimoni mafiosi etc.” per ridurre le spese e quindi per ridurre le tasse bisogna liberarsi di una classe politica e più in generale di una classe dirigente che su quelle spese e su quegli sprechi ingrassa e sull’evasione fiscale campa di rendita facendosi eleggere da milioni di evasori, di ladri e di mafiosi e di corrotti e di corruttori, passate parola!
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