Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

sabato 16 luglio 2011

Minacce di fallimento, disciplinamento sociale e indipendenza di classe.



di Maurizio Donato* in Contropiano.org - Fonte: sinistrainrete
Che cosa possiamo imparare dagli attacchi speculativi al debito sovrano

La fase attuale del versante economico della guerra di classe si concretizza in una serie di attacchi speculativi al debito sovrano di diversi paesi dell’Europa mediterranea. Stavolta tocca all’Italia, boccone appetitoso, ma notoriamente ostico. In questo breve saggio vengono dapprima sintetizzati alcuni elementi di giudizio che possiamo ricavare dagli attacchi speculativi scatenati dall’area valutaria dollaro contro gli anelli più deboli dell’area euro, in seguito discussi alcuni temi che stanno alla base della crisi del debito sovrano, per concludere con alcune note sulla situazione italiana.

Nonostante tutte le rassicurazioni di facciata, la crisi economico-finanziaria del capitalismo manifestatasi nell’estate del 2008 sotto forma di crisi da debito privato non solo non è finita, ma è entrata nella sua fase più pericolosa e acuta, dopo che salvataggi per migliaia di miliardi di dollari l’hanno trasformata in crisi da debito pubblico, particolarmente evidente nell’area valutaria euro in cui diversi paesi di media importanza rischiano di entrare o sono già entrati in una inedita fase di fallimento non dichiarato.

La forma della crisi è finanziaria perché finanziaria è la forma prevalente del capitalismo contemporaneo, ma la sua sostanza e dunque le sue radici risiedono all’interno dei meccanismi di produzione, e più specificamente nella crisi di profittabilità che si esprime nella caduta tendenziale del saggio di profitto.

SINISTRA EUROPEA, FACCIAMO DIVENTARE IL 15 OTTOBRE IL GIORNO DELLA RIVOLTA ALL'AUSTERITY



Si continua a discutere nel forum della Sinistra Europea sulla crisi e sulle forme di resistenza da mettere in campo contro di essa. I movimenti sono più avanti dei partiti, è stato detto anche oggi, c'è uno spazio euromediterraneo da ricostruire in un rapporto politico tra le rivolte che lo agitano, il FMI la BCE, i sovrani globali del capitalismo sono gli stessi avversari per i giovani di piazza Tahirir come per quelli di MAdrid e di Atene. L'Europa è un'architettura che nella crisi svela il suo volto autoritario, l'Euro Plus Pact ne è la scrittura materiale. Samir Amin nei forum ha aperto per la prima volta una discussione strutturata proponendo la destrutturazione dell'Europa da sinistra sollevando un dibattito che riempirà blog e giornali della sinistra nei prossimi mesi. Supportiamo con umiltà la giornata del 15 ottobre contro l'Austerity lanciata dagli indignados mettendoci a disposizione di questo appuntamento, questo è il messaggio che rimbalza nelle discussioni, soprattutto da molti rappresentanti dei partiti dei PIGS presenti alle giornate di lavoro. Lavoriamo per costruire relazioni stabili con le rivolte dell'euromediterraneo così come abbiamo fatto con l'America Latina - mi dice un compagno francese - in pochi ne parlano - continua - ma a Piazza Tahirir ha ripreso a battere il cuore della rivolta... e se il 15 ottobre anche i giovani Maghrebini scendono in piazza con gli indignados non succederebbe qualcosa di straordinario?

Qualcosa finalmente si muove...

Per chi vuole approfondire ulteriormente il tema, segnalo questo mio articolo uscito oggi su Liberazione che parla della giornata di ieri.
PF

Compagno vuol dire mangiare lo stesso pane


di Maria R. Calderoni (Liberazione del 15/07/2011) Fonte: controlacrisi
«Cari compagni, sì, compagni, perché è un nome bello e antico che non dobbiamo lasciare in disuso; deriva dal latino "cum panis", che accomuna coloro che mangiano lo stesso pane. Coloro che lo fanno condividono anche la stessa esistenza, con tutto quello che comporta: gioia, lavoro, lotta e anche sofferenze. E' molto più bello compagni che camerati come si nominano coloro che frequentano lo stesso luogo per dormire, e anche di commilitoni, che sono i compagni d'arme. Ecco, noi della Resistenza siamo compagni, perché abbiamo sì diviso il pane quando si aveva fame, ma anche insieme vissuto il pane della libertà, che è il più difficile da conquistare e mantenere. Oggi che, come diceva Primo Levi, abbiamo una casa calda e il ventre sazio, ci sembra risolto il problema dell'esistere e ci sediamo a sonnecchiare davanti alla televisione. All'erta, compagni! Non è il tempo di prendere in mano un'arma ma di non disarmare il cervello sì, e l'arma della ragione è più difficile da usare che non la violenza. Meditiamo su quello che è stato e non lasciamoci lusingare da una civiltà che propone per tutti autoveicoli sempre più belli e ragazze sempre più svestite. Altri sono i proplemi della nostra società: la pace, certo, ma anche un lavoro per tutti, la libertà di accedere allo studio, una vecchiaia serena; non solo egoisticamente per noi, ma per tutti i cittadini. Così nei principi fondamentali della nostra Costituzione nata dalla Resistenza. Vi raggiunga il mio saluto, compagni dell'Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, e Resistenza sempre. Vostro Rigoni Stern». Questa la lettera che l'autore dell'indimenticabile Il sergente nella neve ha inviato nel 2007 al convegno provinciale dell'Anpi di Treviso: pubblicata, in memoria, da Il Calendario del Popolonel numero agosto-settembre 2008 e ripresa da Sergio Romano sul Corriere della Sera(pro-memoria per Vendola).

Gli italiani si informano grazie alla TV mentre Internet è usato pochissimo. Una risposta ai cyber entusiasti.


di Massimo Ragnedda. Fonte: megachip
“Palinsesti e fonti d’informazione «fai da te»: è l’era dei consumi multimediali personali e autogestiti”. Il 9° Rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione «I media personali nell’era digitale», fotografa così il mondo dell’informazione italiana. Ad una prima euforica analisi si potrebbe dire che l’opinione pubblica italiana si forma attraverso internet e grazie alle fonti d’informazione alternative; si potrebbe dire che il numero degli utenti internet sia notevolmente aumentato sino ad arrivare nel 2011 a sfondare “finalmente la soglia del 50% della popolazione italiana, attestandosi per l’esattezza al 53,1%”, cosa che ci avvicina all’Europa; si potrebbe dire (e qualcuno in queste ore lo ha fatto) che la Tv oramai non conta niente e con Internet cambia radicalmente la dieta mediatica italiana? Ma è realmente così?
Provo a sottolineare alcuni elementi di criticità. Innanzitutto comparando questi dati con quelli dei 27 paesi dell’Unione Europea, l’Italia si trova al 22° posto per la penetrazione di Internet. Peggio di noi solo Bulgaria, Cipro, Grecia, Portogallo e Romania (http://www.internetworldstats.com/stats.htm). Siamo ben lontani dai livelli di penetrazione di internet nei paesi scandinavi: in Svezia la percentuale di cittadini connessa alla rete è del 92,4%, in Danimarca dell’85,9% e in Finlandia dell’85,2%. Inoltre l’Italia è, tra i paesi del G7, all’ultimo posto per la diffusione di Internet tra la propria popolazione.

Il Minnesota ha chiuso i battenti. E ora?



Fonte: crisisblogosfere
Ci è gia capitato di seguire le sorti di una città, Detroit, in preda alla crisi. Ora è interessante vedere lo svolgersi degli eventi in Minnesota, lo Stato USA che ha dichiarato bancarotta e ha praticamente "chiuso".
Con somma gioia di chi considera gli statali responsabili di ogni male, il Minnesota ha lasciato a casa tutti i suoi dipendenti pubblici: circa 24 mila persone. Sicuramente ora l'economia si riprenderà in un lampo, neanche a dirlo, senza i vigili del fuoco e altri inutili parassiti. Inoltre, vedere la fine dello Stato vessatore significa finalmente la libertà!
Ironie a parte, ecco i primi imprevedibili effetti del provvedimento.
- Niente aperitivo, alcool, sigarette. Centinaia di bar e ristoranti in tutto lo Stato stanno finendo le scorte e non possono approvvigionarsi: gli uffici che rinnovano la licenza necessaria sono chiusi. Eh, questa burocrazia.
- Niente birra nei supermercati. Ritirate dagli scaffali 35 marche di birra. Anche qui, non si può fare il rinnovo della licenza di distribuzione.
- Niente caccia e pesca. Non si rilasciano licenze e rinnovi, e se ti beccano prendi anche la multa.
- Niente auto per i giovani. Dal 1 Luglio, non si rilasciano più patenti ai neopatentati. Tutti a piedi. - Niente esami a scuola. Chi doveva fare un esame di recupero a luglio, dovrà aspettare almeno novembre.
- Niente asili nido, niente scuole per sordi, niente assistenza ai disabili.
- Niente segnaletica autostradale, tutto spento, incluse le aree di sosta attrezzate che sono state chiuse tutte.
- Niente musei statali, chiusi tutti e 26.
- Niente parchi, tutti chiusi al pubblico, e i vandali già ne approfittano per devastare e rubacchiare.
Queste le prime conseguenze della chiusura di un intero Stato. Per quanto riguarda la sanità, il sistema USA è molto diverso dal nostro ma sono garantiti solo alcuni ospedali essenziali (anziani, veterani di guerra); per le scuole pubbliche, si continuano a finanziare soltanto le elementari.
Per il momento si tratta di piccole ripercussioni sulla vita di ogni giorno. Ma cosa accadrà se dovesse verificarsi ad esempio un qualche disastro naturale? E cosa sarà delle migliaia di famiglie rimaste senza lavoro?

Misure draconiane per fermare i movimenti per i beni comuni.


di Marco Bersani. Fonte: attacitalia
Se volessimo cercare un filo conduttore tra le misure draconiane messe in campo dal governo Berlusconi per fronteggiare la crisi finanziaria dentro la quale sta precipitando il nostro paese, oltre all’evidente elemento di classe –pagano sempre la fasce deboli- non sarebbe possibile evitare di pensare anche all’elemento della vendetta.
Un mese fa, dopo una straordinaria campagna di sensibilizzazione sociale che ha attraversato ogni angolo dell’Italia, la maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto ha inondato di SI le urne, chiedendo l’uscita dell’acqua e dei servizi pubblici dal mercato e l’uscita dei profitti dall’acqua.
Con quel voto si è registrata, per la prima volta dopo decenni, la prima vera sconfitta delle politiche liberiste in questo paese e si è aperta la strada per un nuovo progetto di società, basato sulla riappropriazione sociale dei beni comuni e la loro gestione partecipativa.
Con quel voto – e soprattutto per come è stato costruito - si è registrata una nuova e forte affermazione di democrazia reale, basata sul protagonismo diretto delle persone e sulla partecipazione sociale.


GOING TO SCHOOL
WARNING: SETTLERS !
"I HOPE I CAN MAKE IT"
To Francesco, who escorts children to school

venerdì 15 luglio 2011

Pietro Ingrao ricoverato d'urgenza all'ospedale di fondi.



Il 96enne storico leader della sinistra italiana, Pietro Ingrao e' stato ricoverato stamane d'urgenza all'ospedale di Fondi per un improvviso malore. Il segretario del Prc-Federazione della Sinistra, Paolo Ferrero, ha rivolto a Ingrao l'augurio piu' caro di una rapida guarigione.

INGRAO: FIGLIO, È COSCIENTE E STA FACENDO ACCERTAMENTI
«Mio padre sta facendo degli accertamenti. L'esito dei primi controlli è rassicurante e ci auguriamo possa essere dimesso e tornare presto a casa». Guido Ingrao rassicura sulle condizioni di salute del padre Pietro ricoverato all'ospedale di Fondi (Latina). «Ha avuto una piccola ischemia - spiega Guido Ingrao - e adesso sta facendo degli accertamenti. L'esito dei primi controlli è rassicurante, ma, data l'età, 96 anni, è ricoverato. È cosciente e ci auguriamo che possa essere dimesso e tornare presto a casa». (ANSA).

L'orchestrina del Titanic.



di Beppe Grillo. Fonte: beppegrilloblog

L'orchestrina del Titanic continua a suonare mentre l'iceberg si avvicina. Tremorti, il trombonista, ci rassicura "O si va avanti o si va a fondo" (forse entrambi...) e "Come sul Titanic, la prima classe non si salva". E' l'ennesima balla tremortiana. La prima classe si è già salvata. Ha accumulato capitali, ha portato i soldi all'estero. La prima classe ha ottenuto dal Governo biglietti omaggio per la traversata con lo Scudo Fiscale con il solo 5% di tassazione sui capitali occultati al Fisco. Insieme ai viaggiatori di prima classe si salveranno i loro cuochi, i valletti, i camerieri dei giornali, ma anche i gigolò e le puttane da camera e gli armatori delle banche e di Confindustria. La citazione del Titanic è una rassicurazione buona soltanto per i poveracci. Lavoratori dipendenti, precari e disoccupati sono già immersi nella merda fino al collo. Nell'affondamento del Titanic in prima classe si salvò il 61,81% dei passeggeri, 204 superstiti su 330. In seconda classe il 42,5%, 119 su 280. In terza classe il 26,85%, 105 su 391. Un biglietto di prima classe garantiva tre volte di più la salvezza rispetto a uno di terza.
Tremorti dopo trent'anni di frequentazioni politiche e di ciance economiche si è svegliato. Ha bisbigliato, come se fosse sdraiato sul letto in attesa del trapasso "Introdurre nella Costituzione una regola d'oro che vincoli al raggiungimento del pareggio di bilancio". Lo dice ora, quando tutto tracima, tracolla, esonda e il debito è una montagna di ghiaccio che sfiora i 2.000 miliardi che ci arriva in faccia. Tremortacci tua, dove sei stato insieme ai tuoi compari in tutto questo tempo? Il MoVimento 5 Stelle, quello populista, l'alfiere dell'anti politica, il qualunquista, da anni ha inserito nel suo Programma una riga "Approvazione di ogni legge subordinata alla effettiva copertura finanziaria". Non puoi indebitare il cittadino senza il suo permesso per fare finanza elettorale, per comprare cacciabombardieri dagli Stati Uniti, per mantenere le nostre truppe in Afghanistan, per puttanate da 22 miliardi di euro come la Tav, per un miliardo di finanziamenti pubblici ai partiti spacciati come rimborsi. Non puoi buttare nel cesso centinaia di milioni dei contribuenti con cazzate come quella voluta da Maroni di disaccoppiare il referendum dalle elezioni amministrative o per mantenere in vita le Province. O fare il Ponte di Messina, la Gronda e il cazzo che ti pare per decine di miliardi di euro attinti dal debito pubblico. I soldi sono nostri, dei cittadini. Ve li siete fumati, li avete regalati ai concessionari di Stato come Benetton per le autostrade, alla Marcegaglia e ai petrolieri con il Cip6, ai vostri giornali. La prima classe si è arricchita grazie allo Stato, deve essere l'ultima a salire sulle scialuppe di salvataggio.

Turchia e Cina


Postato il 14 luglio 2011 da Istanbul, Avrupa
L’11 luglio la compagnia aerea cinese Hainan ha inaugurato il primo volo Shanghai-Urumqi-Istanbul (Urumqi si trova nella regione autonoma dello Xinjiang, l’ex Turkestan orientale): la via della Seta continua a rinascere, io ho pensato di riciclare un articolo sui rapporti sino-turchi pubblicato a novembre 2010 su FareFuturo webmagazine (che è stato crudelmente cancellato dal web).
La Turchia e la Cina hanno appena concluso una nuova esercitazione militare congiunta, dopo quella aerea di settembre nella base di Konya. Le informazioni trapelate sono estremamente frammentarie: si parla di unità per le operazioni speciali, di contesto montagnoso e di finalità anti-terroristiche; in ogni caso, è la prima volta che soldati dell’esercito cinese partecipano a un’esercitazione terrestre in un paese della Nato. Ma non c’è da stupirsene: perché i rapporti tra Ankara e Pechino sono sempre più stretti, al punto di assumere una rilevanza ormai strategica. E le visite ai massimi livelli, reciproche e profittevoli, si susseguono: del premier cinese Wen Jiabao in Turchia il mese scorso, tappa fondamentale del suo tour europeo, nel corso della quale sono stati firmati otto importanti accordi di cooperazione economica e politica; del ministro degli esteri Ahmet Davutoğlu in Cina, dal 27 ottobre al 3 novembre.

Una missione che ha dato ottimi risultati, secondo il capo della diplomazia turca: un tassello fondamentale per la creazione di una partenership strategica tra i due paesi, per il superamento dei vecchi paradigmi della Guerra fredda, per il ripristino delle connessioni dell’antica via della Seta. “Il risveglio della storia”, nelle parole di Davutoğlu : il ritorno in grande stile alla normalità di un passato in cui i due imperi – cinese e ottomano – erano legati da flussi reciproci di merci e di idee.

Manovra: "Tutti uniti" contro il cambiamento! ... ma tutti, chi?


di Luciano Muhlbauer. Fonte: paneacqua
Manovra: uniti contro il cambiamento Il commento Tutti uniti, tutti responsabili, tutti coesi in nome della nazione strapazzata e delle richieste dei mercati. E così, la mega manovra da oltre 70 miliardi di euro sarà approvata in un lampo, senza inutili discussioni e sterili proteste. Le banche centrali e i commissari europei applaudono, le agenzie di rating annuiscono e gli speculatori, per ora, tornano ad occuparsi dei Pigs (Portogallo-Irlanda-Grecia-Spagna)
A sentire la vulgata massmediatica del momento, l'abbiamo scampata bella. Siamo stati bravi. Persino il governo, ormai in avanzato stato di putrefazione politica, ha dato prova di apparente serietà e l'opposizione ha finalmente dimostrato di essere fit to govern, come direbbero gli anglosassoni. Anzi, si ricomincia pure di parlare di governi tecnici, di transizione, di unità nazionale e chi più ne ha più ne metta, tanto la questione è non andare al voto subito e condividere a 360 gradi la responsabilità dei sacrifici.

Già, perché ci sono i sacrifici e quelli toccano ai soliti noti. E questa volta sono proprio una bella botta, che colpisce un tessuto sociale ed economico già indebolito da anni di crisi e misure anticrisi. Evitiamo qui di fare l'elenco dettagliato dei tagli e dei balzelli, perché basta ricordare i titoli per capire chi pagherà il conto.
CISGIORDANIA NOTEBOOK THE HEALTH FARM
produced in stolen land harvested by Palestinians paid one third of our labourers, no rights, no contracts, no syndicates, to your health!

giovedì 14 luglio 2011

Lacrime e sangue, ma non per i padroni.


di GIORGIO CREMASCHI Fonte: micromega

No signor Presidente della Repubblica, mi permetto di obiettarLe che questo non è il momento della coesione nazionale. Capisco le buone intenzioni di natura istituzionale, ma esse oggi lastricano una via che porta al massacro sociale in Italia come in Europa. Non di coesione, ma di una irruzione di giustizia, eguaglianza sociale e democrazia ha oggi bisogno la nostra stanca ed inutile politica per affrontare davvero la crisi.

Giustizia, perché nessuna misura è credibile se non vanno in galera i potenti che rubano, se non si colpiscono davvero gli evasori fiscali, se non c’è un risanamento morale della politica e se non si liquida il suo intreccio con gli affari.

Eguaglianza sociale, perché sinora il mondo del lavoro, i pensionati, i disoccupati, ancor più se giovani o donne, han pagato tutti, ma proprio tutti i costi della crisi. Mentre le banche, la finanza, i padroni hanno ricevuto tutti gli aiuti possibili, li hanno intascati e han continuato a fare lo stesso di prima, peggio di prima.

Democrazia, perché non è più tollerabile che i governi dei paesi democratici siano sottoposti alla dittatura delle agenzie di rating, del fondo monetario, della banca europea. Dieci anni fa siamo scesi in piazza a Genova contro il pensiero unico liberista. Oggi in Europa c’è un governo unico delle banche, della finanza e della casta dei padroni e dei manager più ricchi che impone le sue decisioni a tutti i governi, siano essi di destra o di centrosinistra.

A responsabilità illimitata.


di Stefano Galieni. Fonte: controlacrisi
Secondo il “Devoto Oli” dizionario eccelso della lingua italiana, l’aggettivo “responsabile” si addice a colui “che deve render ragione delle azioni proprie o altrui” o che è “conscio delle proprie responsabilità”. Una accezione solo apparentemente positiva: si può essere consapevoli dei propri atti ma non è detto che questi in linea di principio siano sempre moralmente ed eticamente giusti, né che tantomeno gli atti commessi in piena responsabilità corrispondano a fini socialmente condivisibili. Occorre sempre analizzare il contesto: il signor Torquemada ad esempio, era perfettamente consapevole e responsabile quando in nome della fede, decretava torture e scempio dei corpi di coloro che odoravano di eresia, blasfemia, stregoneria. Lo ordinava in nome di dio, non è un bell’esempio. Ma quelli erano altri tempi. Nel mondo della globalizzazione neoliberista anche la responsabilità è una merce che circola. Si una merce che ha un prezzo e un valore di mercato. Prendiamo il caso di una remota provincia dell’impero, un Paese chiamato Italia. Da sempre in nome della “responsabilità” si sono fatti sacrifici, piani di austerità, strette di cinghia, sempre gli stessi i soggetti che si sono visti“responsabilmente” costretti a pagare errori o scelte altrui. Ovviamente non si parla di banchieri, manager, notabili e grandi imprenditori, non si parla di palazzinari e affaristi, ad essere spremuti come agrumi sono sempre gli stessi soggetti a cui i prelievi, ormai di sangue, vengono fatti direttamente in vena. Ma la responsabilità passa, come dalle porte di un saloon, dall’economia alla politica.

L’usura internazionale divora la Grecia e il capitalismo divora se stesso.


Fonte: cogitoergo

Un nuovo ciclo di usura internazionale con la crisi finanziaria, questa volta a livello degli Stati, già comincia a proiettarsi dalla Grecia (attraverso i fondi di “riscatto”) a tutti i paesi della zona euro. Come meccanismo centrale, le banche e i gruppi usurai internazionali “riprestano” denaro agli Stati falliti (come fecero prima con le banche e le aziende private), si assicurano la capacità di pagamento con “le misure d’austerità” e alimentano la nascita di un’altra bolla, con la speculazione dei bond (emissione di debito degli Stati) nel mercato internazionale. Si tratta di un nuovo ciclo, dove il sistema capitalista si ristruttura e ricicla le sue crisi in nuove “bolle”.
Di Manuel Freytas

Riciclo dell’usura

L’operazione finanziaria con il “salvataggio” della Grecia non è altro che un grande business dell’usura con la crisi, questa volta fatto con uno Stato fallito e con il FMI e l’UE come strumenti esecutivi.
Il governo greco, in stato d’insolvenza per pagare il suo debito, chiede denaro (in cambio di obbligazioni) ed emette più debito. Cioè torna a indebitarsi per pagare il nuovo debito.
L’UE e la BCE (come intermediari e garanti), il FMI e gruppi d’usura internazionale rifinanziano lo Stato greco e attraverso un “adeguamento selvaggio” si assicurano che la Grecia paghi il suo debito riciclato con nuovi interessi usurari.
In questo modo, gli usurai internazionali ( banche centrali e gruppi privati) “prestano” soldi, si assicurano la capacità di pagamento con l’”adeguamento” e alimentano la nascita di un’altra bolla con la speculazione sui titoli greci nel mercato internazionale.
In breve, l’usura internazionale, dopo essersi assicurarata la capacità del pagamento del debito greco fornisce fondi per riciclare un nuovo macro affare finanziario con il debito del paese fallito.
In altre parole “finanzia” (comprando il debito) non per salvare la Grecia ma per alimentare un altro ciclo di indebitamento usuraio e di bolla speculativa.
Riassumendo, il capitale usuraio mette denaro (acquista obbligazioni) si assicura il suo ritorno (capitale e interessi) con l’”adeguamento selvaggio” e la nuova disciplina fiscale (riduzione della spesa pubblica) e si assicura il guadagno speculativo con i bond nel mercato internazionale (nuova bolla speculativa)



CISGIORDANIA NOTEBOOK : "THE PALESTINIAN AIR FORCE"
the children's mocking kites against the ferocity of the Israelis land grabbers

mercoledì 13 luglio 2011

I nodi vengono al pettine.


Fonte: Piattaforma Comunista
Gli avvenimenti degli ultimi giorni sono illuminanti per capire cosa
ci aspetta. Ripercorriamoli.
Il governo Berlusconi, con il sostegno di Confindustria e di
Napolitano, presenta l’ennesima manovra economica, imposta
dall’UE. Un massacro sociale metodico, da 47 miliardi in quattro
anni. A cosa serve? A corrispondere gli interessi alle istituzioni
finanziarie che detengono circa il 90% dei Titoli di stato italiani
(banche, assicurazioni, fondi pensioni, hedge funds, in maggioranza
stranieri), a favorire i padroni, a salvaguardare patrimoni e
privilegi delle classi possidenti.
Vengono di nuovo colpiti i salari, gli stipendi, le pensioni, i
servizi sociali. La manovra – che ipoteca la politica dei prossimi
governi borghesi - causerà diminuzione della capacità di consumo
delle masse lavoratrici, prolungamento della recessione e
licenziamenti. Getterà ancor più nella miseria e nell’incertezza
vasti strati della popolazione per favorire i profitti, la rendita
parassitaria, l’evasione fiscale.
Alcuni giorni dopo la presentazione della stangata l’agenzia di
valutazione statunitense Moody’s (come mai sono le agenzie del paese
più indebitato del mondo a giudicare il debito altrui?) declassa i
Titoli di stato portoghesi a livello di spazzatura.
Parte il gioco speculativo al ribasso - gli attori sono le
istituzioni finanziarie di cui sopra e i vandali dell’alta finanza
come Soros - che fa precipitare le Borse e mette sotto pressione anche
i Titoli di stato italiani, a causa dell’instabilità economica e
politica. Dietro l’attacco c’è lo scontro interimperialista
dollaro-euro.

La crisi greca, ovvero il biopotere dei mercati finanziari.


di Andrea Fumagalli. Fonte: sinistrainrete
Circa un anno fa, il ministro Tremonti era impegnato in una frenetica attività per garantire la solidità dei conti pubblici italiani e tranquillizzare i mercati finanziari. Due erano le ragioni che venivano adottate dal commercialista per dichiarare che mai l’Italia avrebbe potuto fare la fine della Grecia e dell’Irlanda: la solidità delle nostro sistema bancario, che solo tangenzialmente era stato toccato dalla crisi finanziaria, e il fatto che i conti pubblici erano sotto totale controllo grazie alle manovre di contenimento promulgate dal governo (?).
Oggi la situazione si presenta alquanto diversa.
Moody’s in questi giorni ha declassato a spazzatura (junk) i titoli di stato portoghesi. Si sta ripetendo la ”farsa” della Grecia. Nell’ultimo anno, come è noto, la Grecia ha adottato obtorto collo, dietro imposizione della troika: FMI, BCE, ECOFIN, misure draconiane di riduzione del deficit pubblico, già a partire dalla seconda metà del 2010: riduzione del 15% degli stipendi pubblici, blocco delle assunzioni, aumento dell’imposizione fiscale, in particolare dell’Iva, programma di privatizzazioni senza precedenti per un valore di circa 50 miliardi di euro. Il risultato è al momento il seguente: secondo i dati Eurostat, resi noti nell’aprile scorso, a fine 2010, il rapporto deficit pubblico/Pil è aumentato sino al 10,5%, rispetto al valore di 9,4% previsto dal governo greco sulla base della manovra effettuata (contro il 32% dell’Irlanda, il 10,4 del Regno Unito, il 9,2% della Spagna e del Portogallo, il 7% della Francia). Al contempo, il rapporto debito pubblico / Pil (dove per debito pubblico si intende la sommatoria di tutti i deficit maturati anno dopo anno) ha superato il 140%. Sulla base di questo esito, in questo mese si è ripetuto lo stesso stantio dibattito di un anno fa: vale la pena intervenire per salvare la Grecia dal default? Ma, a un anno di distanza, la giusta domanda da porsi dovrebbe essere la seguente: perché le misure draconiane adottate in Grecia (e che si sono adottate in Spagna, Irlanda, Portogallo e si vuole adottare in Italia) non hanno prodotto i risultati attesi?

URAGANO IN ARRIVO.


EDITORIALE di Guido Viale. Fonte: ilmanifesto
Tanto tuonò che piovve. Messa a confronto con la potenza della finanza internazionale, la situazione dell'Italia si rivela ormai ben poco differente da quella della Grecia. Non importa che i cosiddetti «fondamentali» dell'economia siano differenti. La finanza internazionale ha ormai la forza e gli strumenti, se lo volesse, per mettere alle corde persino la Germania. È da mesi che gli economisti lo sanno (o lo temono). Ma non lo dicono, per scaramanzia. Al massimo lo accennano: ma solo per chiedere più lacrime (le loro: di coccodrillo) e più sangue (quello di chi non ne ha quasi più).
Il problema è che non sanno che altro dire. Mario Draghi, per esempio, ha affermato che non ci sono precedenti di fallimento (default) di uno Stato da cui trarre insegnamenti. Intanto non è vero e, vista la posizione che andrà a occupare, sarebbe meglio che anche lui - e non solo lui - studiasse meglio il problema. Perché non c'è solo la Grecia, né solo gli Stati membri più deboli - i cosiddetti PIGS, a cui ora si è aggiunta anche l'Italia: PIIGS - a essere a rischio.

Il mondo verso un altro disastro economico se ascolta gli ideologi del libero mercato.


Pubblicato in Consumo Critico. Fonte: altritasti
Oggi in un articolo pubblicato su "Slate" e intitolato significativamente "The Great Recession, Part II", il premio Nobel per l'economia Joseph Eugene Stiglitz non usa mezzi termini di fronte al marasma economico che scuote nuovamente le economie occidentali: «Il mondo potrebbe essere condotto ad un altro disastro economico se continuiamo ad ascoltare le ideologie del libero mercato» ...
Stiglitz fa una impietosa analisi degli ultimi folli ed avidi anni dell'economia planetaria: «Solo pochi anni fa, un potente ideologia - la fede nel libero mercato senza ostacoli - ha portato il mondo sull'orlo della rovina. Anche nel suo periodo di massimo splendore, dagli anni ‘80 fino all'inizio del 2007, il capitalismo deregolamentato American-style ha portato un maggiore benessere materiale solo per i più ricchi del Paese più ricco del mondo. Infatti, nel corso dell'ascesa trentennale di questa ideologia, la maggior parte degli americani ha conosciuto un calo o un ristagno del reddito. Inoltre, la crescita del prodotto negli Stati Uniti non era economicamente sostenibile. Con tanto reddito nazionale degli Stati Uniti che sta nelle mani di così pochi, la crescita potrebbe continuare solo attraverso il consumo finanziato da un aumento della montagna del debito».
Stiglitz scrive di essere tra coloro che speravano che «In qualche modo, la crisi finanziaria avrebbe impartito agli americani (e agli altri) una lezione sulla necessità di una maggiore uguaglianza, una maggiore regolamentazione e un migliore equilibrio tra mercato e governo. Ahimè, che non è stato così. Al contrario, una rinascita della destra economica, spinta dall'ideologia e da interessi particolari, ancora una volta minaccia l'economia globale, o almeno le economie di Europa e Nord America, dove queste idee continuano a fiorire.

martedì 12 luglio 2011

Roulette russa della speculazione: è il turno dell'Italia e tutti si schierano con l'austerity.



Fonte: controlacrisi

Comunque vada sarà un disastro. La speculazione ha deciso di sferrare colpi potenti al Bel Paese dopo aver banchettato sulla pelle degli altri paesi periferici d'Europa, dalla Grecia al Portogallo. Ed è ecco che invece di porre un freno alla speculazione, con misure come il blocco reale dei titoli allo scoperto, nasce il blocco bipolare della responsabilità. Tutto secondo copione, come avvenuto negli altri paesi sotto attacco e a rischio default.

Da centrodestra a centrosinistra si invoca la R E S P O N S A B I L I T A' per dare fiducia al 'dio mercato' e allora via allo smantellamento del welfare, alle privatizzazioni selvagge, etc.

La Merkel, come aveva fatto con gli altri paesi, sollecita l'Italia a varare la manovra. Ma se tutto il copione viene rispettato, anche qui in Italia la situazione non migliorerà di certo e la speculazione sarà libera di mangiarsi ogni cosa, la recessione una costante, milioni di cittadini precipiteranno, molti già l'hanno fatto, nel baratro della povertà, della disoccupazione. Allora perché - ci chiediamo - non invertire la tendenza? Perché non mettere in discussione il nuovo patto di stabilità europea che vuole solo stabilire una nuova gerarchia monetarista con a capo la Germania? Perché non avviare una redistribuzione della richhezza dall'alto verso il basso che oltre a ridurre le disuguaglianze può anche far ripartire l'economia? Si spera che, nel giro folle della roulette russa, premendo il grilletto non esca il proiettile letale. Ma il copione è già scritto se non si interviene e il popolo è l'unico che ha potere di farlo, scendendo in piazza come gli indignados in spagna o in grecia, organizzando la rivolta contro la più grande macelleria sociale che ci stanno imponendo sotto il nome di 'responsabilità', compresa l'opposizione parlamentare italiana, dal Pd all'Idv.

Crisi, per l'Italia si prepara il 'pacchetto' come per la Grecia.



La Bce potrebbe raddoppiare il fondo salva stati da 750 mld a 1500 miliardi
Fonte: controlacrisi
Una fonte anonima interna alla Bce ha confidato al quotidiano tedesco Die Welt che nel consiglio della Banca centrale europea ci sarebbe un ampio consenso per il raddoppio dell'attuale fondo di salvataggio europeo a 1,5 miliardi di euro. Questo perché si ritiene che gli attuali 750 miliardi oggi in dotazione non sarebbero sufficienti ad arginare la crisi dell'euro se anche l'Italia finisse nel mirino della speculazione. Insomma se l'Italia crolla, come sta avvenendo, l'attuale copertura non è sufficiente per proteggerla. Nessuno aveva previsto un coinvolgimento così pesante del Bel Paese.
Questo significa che a un certo punto la famosa troika, formata da Bce, Ue e Fmi, verrà in Italia a dire: vi serve un bel prestito, ma in cambio vogliamo più austerità. Quindi, l'attuale manovra sarà solo l'inizio perché serviranno tanti altri miliardi per 'rassicurare' i mercati e alla fine a pagarli saranno come sempre i cittadini.

I costi della “giustizia infinita” di George Bush: 250.000 morti in dieci anni.


di Gennaro Carotenuto. Fonte: giornalismopartecipativo

Secondo una ricerca della Brown University, firmata dalle studiose Neta Crawford e Catherine Lutz, le campagne militari condotte dall’esercito degli Stati Uniti dal 2001 ad oggi sono costate la vita ad un numero compreso tra 224 e 258.000 vittime civili, 7.8 milioni di persone si sono dovute rifugiare altrove e, in termini economici, sono già costate finora l’incommensurabile somma di 3700 miliardi di dollari (2650 miliardi di Euro).
Quindi, per ogni morto degli attentati dell’11 settembre, oggi sappiamo che la “giustizia infinita” ha ucciso 75 civili in quelli che George W Bush definiva gli angoli oscuri del pianeta.
Quelle citate sono solo le più macroscopiche cifre del bilancio di 10 anni di guerre volute da George W. Bush e dal complesso militare industriale statunitense dopo l’11 settembre 2001. Lo studio della Brown University, reso necessario -come sostiene il gruppo di oltre venti accademici che ha lavorato al progetto di ricerca- dall’opacità delle cifre fornite nei documenti ufficiali del Congresso degli Stati Uniti sui veri costi dei conflitti, rivelano una realtà devastante dal punto di vista sia umano che materiale. La maggior parte delle vittime civili si condensa in tre paesi, Iraq, con oltre 125.000 morti, Afghanistan e Pakistan. A tali numeri vanno aggiunti almeno 350.000 feriti documentati.

GIORGIO CREMASCHI – No all’unità nazionale, la crisi la devono pagare i ricchi.



Fonte: nuovaresistenza
L’Italia si è svegliata dal lungo e ottuso sogno berlusconiano, precipitando in un incubo. Dopo tre anni, nei quali si è negata la crisi o ci si è solo affidati al mercato per uscirne, sempre di più i conti affondano e la ripresa è cancellata persino dalle ipotesi possibili.
Il crollo del modello e delle politiche di Berlusconi, però, non apre ancora una prospettiva positiva. In tutta Europa il governo unico delle banche e della finanza sta imponendo, attraverso uno scellerato patto di stabilità, un massacro sociale senza precedenti. E’ cominciato in Grecia ma adesso, passando per Spagna, Portogallo e Irlanda, arriva anche da noi.
Bisogna allora essere chiari, anche di fronte alle dichiarazioni del Presidente della Repubblica. Non accettiamo alcuna coesione o unità nazionale di fronte a una crisi che è provocata dalla finanza e dalla speculazione internazionale e nella quale per salvare le banche e i ricchi si distruggono lo stato sociale, il salario, i diritti. Non stiamo nella stessa barca. Non accettiamo la medicina greca, così come non l’accettano i lavoratori di quel paese.

Già l’accordo firmato da Confindustria, Cgil, Cisl e Uil sulle deroghe ai contratti nazionali e sulla limitazione del diritto di sciopero dimostra che, se si accetta il modello proposto dalle banche e dalla finanza, i lavoratori sono gli unici a pagare tutto. Ora le misure del governo aprono la via ai tagli delle pensioni, della sanità, alla distruzione di ciò che resta dello stato sociale. Non c’è nulla che possiamo accettare di queste misure, la crisi va pagata dalle banche, dalla finanza, dai ricchi, dall’evasione fiscale.

Bisogna tagliare drasticamente le spese militari e i costi dei politici. Ci vuole un’altra politica economica che ripristini il controllo pubblico sui mercati e sulla finanza, in Italia come in Europa. Bisogna seriamente pensare a nazionalizzare le banche e a controllare la finanza. Per questo non c’è nessuna unità nazionale con i ricchi e gli speculatori da costruire, ma c’è un grande movimento di lotta che cambi le cose e faccia pagare la crisi a chi l’ha provocata.
Giorgio Cremaschi
(11 luglio 2011)

lunedì 11 luglio 2011

Massimo D'Alema, il trasvolatore.


di Marco Travaglio. Fonte: beppegrilloblog

Buongiorno a tutti, siamo nella relazione de Il Fatto Quotidiano perché questo passaparola viene registrato, oggi è venerdì pomeriggio e quindi viene registrato 3 giorni prima che vada on line il consueto lunedì, è la settimana di Tremonti che prima senza fare nulla per nascondersi dà del cretino al suo collega di governo Brunetta, interpretando un sentimento vastamente diffuso nel paese e credo anche nel mondo politico, poi viene travolto contemporaneamente dal disastro giudiziario che coinvolge colui che è stato a lungo il suo braccio destro e il suo consigliere politico Marco Milanese, un ex ufficiale della Guardia di Finanza che poi, come spesso avviene, è passato alla politica.

Tremonti: finanza e orologi
Questo Milanese ospitava Tremonti in un gigantesco appartamento a Roma per il quale pagava la bellezza di 8500 Euro di affitto al mese e quindi le disavventure di Milanese e indirettamente di Tremonti coinvolgono e trascinano le condizioni finanziarie dell’Italia di cui Tremonti dovrebbe essere il responsabile in un gorgo di speculazione di cui non conosciamo ancora, mentre vi sto parlando, gli sviluppi del momento delicatissimo in cui l’Italia deve rendersi minimamente credibile di fronte all’Europa con una manovra finanziaria che cominci a rimettere in sesto quei conti pubblici che per anni ci è stato assicurato che erano assolutamente a posto e che invece non lo erano.

Allarme dalla Germania, virus italiano: impossibile staccare gli onorevoli dalle poltrone del Parlamento.


di Paolo Collo. Fonte: domaniarcoiris
Da recenti studi condotti dall’Istituto Superiore della Sanità in collaborazione con l’Istituto Malattie Infettive di Tübingen (Germania) è stata individuata una nuova malattia a cui è stato dato il nome di “Scrannite italica” (per differenziarla dalla “Scrannite semplice” che presenta forme più lievi a livello sintomatologico). Il virus della terribile malattia pare annidarsi nei tessuti e nelle pelli che ricoprono gli scranni del Senato e del Parlamento italiano (di qui il nome). Pare che possa colpire chiunque e che possa trasmettersi soprattutto attraverso la saliva, ma pare che sia sufficiente una stretta di mano, un affettuoso bacio sulla guancia, una pacca sulle spalle se non addirittura l’uso di un semplice telefono cellulare.
I primi sintomi sono lievi (strafottenza, utilizzo di auto blu per la/il consorte, banali raccomandazioni, improvvisa abitudine all’uso di termini volgari, disaffezione al lavoro, nervosismo diffuso, ingestione compulsiva di mortadella durante le ore di lavoro), ma che con il progredire della malattia si fanno sempre più gravi (interesse privato in atti d’ufficio, cleptomania, radicale aumento del nervosismo, appropriazione indebita, priapismo, violenza, utilizzo dell’auto blu anche per il figlio dell’amante della zia della badante del nonno, turbativa d’asta, perdita della memoria, circonvenzione di minori, apertura di conti all’estero, inopportuno uso del giuramento “sulla testa dei figli”, tendenza al tradimento, ecc.).

L’ultima fiction della Rai berlusconizzata: “Prendi i soldi e scappa”.


di Maria Novella Oppo. Fonte: domaniarcoiris
Proponiamo alla Rai la sceneggiatura di una fiction.
Questa la trama: un uomo scippa a un passante (non a una vecchietta, per non cadere nel patetico) una borsa contenente una fortuna. L’autore del furto usa quella fortuna per aumentare enormemente la sua ricchezza e il suo potere. Solo vent’anni dopo, alla fine di un lungo contenzioso, la giustizia riesce a emettere una sentenza sul crimine che ha cambiato la Storia di una nazione. Lo scippatore viene condannato a un risarcimento considerato adeguato in prima istanza da un giudice pazzo (porta calzini azzurri!), solo parzialmente ridotto in appello da giudici normali (di cui non si conosce il colore delle calze). La figlia del condannato, capo d’azienda per diritto ereditario, grida all’aggressione contro il padre, diventato, anche grazie a quel lontano scippo, l’uomo più ricco del Paese e perfino capo del governo. Finale edificante: l’anziano boss vorrebbe comprarsi (o mettere agli arresti) l’intera Corte di Cassazione, pur di non pagare il risarcimento, ma poi si pente e fugge con la cassa e 150 veline.
La saga familiare del Pdl: padri nobili e nonni ignobili
La materia è troppa. E parliamo di materia televisiva, che in certi giorni tracima da tutte le parti. La tv ormai è tutto e chissà se tutto è più o meno di troppo, come si domanda il nuovo filosofico spot Lavazza. Per noi osservatori di tv, sono giornate piene come non mai, in luglio.

COME SI CONQUISTA UN PAESE: L’ATTACCO DELLA FINANZA INTERNAZIONALE ALL’ITALIA


di GAETANO COLONNA. In clarissa.it. Fonte: comedonchisciotte

L'attacco della speculazione che venerdì 8 luglio 2011 è stato diretto dalla finanza internazionale contro la Borsa italiana, provocando un ribasso del 3,47% pari a una perdita di 14,1 miliardi di capitalizzazione, non è una semplice operazione finanziaria.Chi continua a parlare dei "mercati finanziari" come di una divinità che organizza la vita delle società contemporanee sa perfettamente che questi anonimi "mercati finanziari" hanno nomi e cognomi.Sono uomini e gruppi che hanno precisi interessi e chiari obiettivi. Come in ogni operazione di destabilizzazione di un intero Paese, cioè, vi sono degli scopi ed essi sono oggi chiaramente individuabili.
L'Italia viene attaccata perché in realtà è uno dei Paesi dell'Occidente che meglio ha retto fino ad oggi la crisi finanziaria del 2007, grazie al fatto che i suoi cittadini e la rete delle sue piccole e medie imprese non hanno mai completamente dato ascolto alle sirene della globalizzazione finanziaria. Alcune sue imprese, le sue banche e le sue compagnie assicurative rappresentano quindi oggi un appetitoso obiettivo per chi spera di poterle ricomprare fra qualche mese a prezzi stracciati.L'Italia viene attaccata perché un suo tracollo economico-finanziario rappresenterebbe il colpo definitivo all'euro e quindi al processo di unificazione europea che sulla moneta unica ha puntato (erroneamente) tutta la propria credibilità; e non vi sono dubbi che, senza l'ultimo presidio del Vecchio Continente, una visione sociale dei rapporti economici verrebbe definitivamente seppellita dalle forze montanti del capitalismo finanziario, da un lato, e dei nuovi capitalismi di Stato, come quello cinese, che, dall'altro, stanno avanzando senza freni sullo scenario mondiale.L'Italia viene attaccata perché il nostro Paese ha una posizione determinante rispetto ai futuri assetti del Mediterraneo e del Medio Oriente e la confusa ma ancora in qualche modo persistente difficoltà italiana ad allinearsi completamente ad una politica forsennatamente filo-israeliana e di democracy building all'americana nei Paesi arabo-islamici, rappresenta oggi un ostacolo che deve essere rimosso in breve tempo.Infine, l'Italia viene attaccata perché la sua classe dirigente, di destra centro sinistra, ha dimostrato di non intendere minimamente quale sia la posta in gioco, essendo strutturalmente impegnata in basse lotte di potere, nella difesa di interessi personalistici e nella copertura di vaste reti di corruzione, condizionamento e compromesso che ne minano alla radice qualsiasi capacità operativa e strategica.

Controlli dei Nas nelle cucine del Quirinale: trovata nei supplì una norma salva-Fininvest.



di Alessandro Robecchi. Fonte: Il Misfatto.

Trovato un comma salva-Silvio anche tra la biancheria del presidente, Alfano si difende: “Non ho accesso a quei cassetti” –Ghedini: “Io non c’entro! La norma è scritta con lettere ritagliate dai giornali, e ho pure messo i guanti per non lasciare impronte!” – Il Quirinale rimanda al mittente una fornitura di fagioli in scatola: i barattoli erano pieni di norme salva – Finivest – Scandalo alla Caritas: un piccoletto coi capelli d’asfalto tenta di saltare la fila per la minestra
“Era solo un gavettone!”, dice una nota della presidenza del Consiglio, a proposito della norma salva-Finivest nascosta nella legge finanziaria. Anche il segretario del Partito degli Onesti – fermato mentre stazionava con un mattone in mano davanti a una gioielleria – ha cercato di minimizzare. Ma, come il Misfatto può oggi rivelare, i tentativi di far risparmiare a Silvio Berlusconi qualche centinaio di milioni sono stati numerosi. Ecco la cronaca di una settimana convulsa.
Lunedì. Arriva al Quirinale la norma salva-Fininvest, il presidente Napolitano se ne accorge e salta tutto.
Martedì. Il governo ritira la norma tra le risate. Alle ore 15 un’enorme scatola di cioccolatini viene consegnata al Quirinale. Il biglietto dice: “Da un’ammiratrice sconosciuta”. Napolitano pretende di aprirla prima di firmare la ricevuta e scopre che contiene il seguente testo: “Tutte le multe superiori a 20 milioni potranno essere pagate con i soldi del Monopoli”.
Mercoledì. Napolitano sta firmando personalmente gli inviti per un ricevimento al Quirinale. Tra gli eleganti cartoncini pronti per la firma ne scorge uno con la scritta: “Tutte le multe superiori a 20 milioni potranno essere pagate solo il giorno 30 di febbraio”. Irritazione del Quirinale, il presidente rifiuta di firmare.
Giovedì. Studenti delle scuole elementari in visita al Quirinale. Un piccolo visitatore si avvicina al presidente e gli chiede un autografo sul quaderno di matematica. Napolitano accetta divertito, ma scopre che poche righe sopra c’è scritto: “Tutte le multe superiori a 20 milioni potranno essere pagate in rate annuali di centesimi 35 e solo per cinque anni dalla sentenza”. Napolitano chiama i corazzieri.
Venerdì. E’ il capo del cerimoniale ad accorgesi che l’ambasciatore del Kazakistan in visita al Quirinale ha uno strano aspetto. Basta un piccolo controllo per scoprire che si tratta in realtà un gigantesco origami con i baffi. Una volta piegato e steso su un tavolo si legge chiaramente la scritta: “Tutte le multe superiori a 20 milioni potranno essere pagate con i ticket sanitari degli italiani”. Napolitano fa arrestare l’origami.
Sabato. Sentenza sul caso Mondadori. Arriva al Quirinale un decreto urgente per il sostegno all’apicoltura in Umbria. Il comma 47 contiene una norma per il sostegno degli anziani in difficoltà economiche residenti ad Arcore. Napolitano firma nel corso di una toccante cerimonia.

domenica 10 luglio 2011

Eurolandia: la terra degli aiuti.


di Giuliano Garavini. Fonte: paneacqua
Dibattito Abbiamo davvero da gioire per la concessione di aiuti alle economie europee in difficoltà? L'unica cosa che gli aiuti in realtà indicano è che ci sono ineguaglianze strutturali fra diverse aree del mondo, fra le aree interne ad una nazione o ad una comunità di nazioni come l'Unione europea, problemi che non possono semplicemente essere risolti affidandosi alla mano invisibile e spietata del mercato. Per rispondere a questa domanda occorre dunque fare un passo indietro, al momento in cui l'intera idea degli aiuti alle aree sottosviluppate è stata concepita
C'è uno strano e inconscio fenomeno collettivo per il quale tutti attendiamo con ansia la concessione delle nuove tranches di aiuti a paesi in difficoltà ai margini della zona euro. Abbiamo atteso il generoso intervento della Banca centrale europea e del Fondo monetario internazionale a sostegno dell'Irlanda, poi del Portogallo e della Grecia. La concessione di un'ennesima tranche da 12 miliardi di euro di aiuti alla Grecia è passata nel dramma sociale interno e nel parossismo collettivo e mediatico europeo, con tutte le borse appese ad un filo, con gli europei a pensare se, senza quei 12 miliardi, di Atene, e con essa di tutta l'Unione europea, non sarebbero rimaste che macerie. Ma abbiamo davvero da gioire per la concessione di aiuti alle economie europee in difficoltà?

Non c’è un’unica manovra per uscire dalla crisi.


di Alfonso Gianni. Fonte: paneacqua
Che la manovra finanziaria presentata da Tremonti non vada bene, sono in molti a dirlo. I motivi però sono diversi ed è proprio l’analisi di questi ultimi la cosa più interessante, assai più del testo in sé della manovra che non brilla certo per fantasia contabile. Ad essere colpiti sono infatti si soliti noti.
Prendiamo ad esempio l’aspetto più macroscopico della scelta governativa, quello di spostare al biennio 2013-2014 il grosso della manovra (40 miliardi se non più).E’ evidente l’intenzione di scaricare tutto sulle spalle del governo che verrà. Ma questo elemento può a sua volta essere guardato da punti di vista diversi e approdare quindi a conclusioni opposte.
Se seguiamo il ragionamento che idealmente si snoda lungo l’asse Scalfari-Napolitano – di tutto rispetto come si vede – se ne potrebbe trarre persino una considerazione positiva. Nel suo editoriale del 3 luglio, infatti, il fondatore di Repubblica, afferma che in fondo non c’è nulla di male se il peso maggiore della manovra è posticipato negli anni e ricade sui governi futuri, perché in sostanza questo corrisponderebbe al giudizio espresso in sede Ue sulla relativa sicurezza dei conti italiani a tutto il 2012 in virtù delle manovre precedenti. L’intervento sarebbe quindi propriamente posizionato nel biennio successivo 2013-2014, in quanto indispensabile per raggiungere entro lo scadere di quella data il pareggio di bilancio. E’ Scalfari stesso che riporta il parere del Presidente della Repubblica secondo cui tutto procederebbe secondo i tempi giusti e stabiliti. Non solo, ma così facendo si stabilirebbe una sorta di continuità nella responsabilità tra i governi e le maggioranze anche qualora questi dovessero risultare diversi da quelli attuali come esito del voto che al più tardi avverrà nella primavera del 2013, cioè alla scadenza naturale della legislatura.

Il Titanic-Italia verso la tempesta perfetta.


di Peter Gomez. Fonte: ilfattoquotidiano
Alla fine ce l’hanno fatta! I capitani coraggiosi che per quasi vent’anni si sono alternati alla guida del Paese sono finalmente riusciti a portarci a un passo dalla tempesta perfetta. Ancora un piccolo sforzo e, forse già lunedì mattina con la riapertura delle borse, la nave Italia si trasformerà in un Titanic dal destino quasi ineluttabile.
Una menzione speciale va perciò al premier Silvio Berlusconi, che proprio oggi ha visto riconoscere da una sentenza civile di appello, ciò che tutti sapevano, ma che quasi tutti facevano finta di non vedere.
Lo straordinario imprenditore che dal niente è diventato uno degli uomini più ricchi del pianeta deve buona parte delle sue fortune alle tangenti. E se adesso si riparla di quelle versate dall’avvocato Cesare Previti ai giudici di Roma in modo che il suo cliente e amico potesse impadronirsi della Mondadori, scippandola a Carlo De Benedetti, bisogna ricordare che l’elenco delle mazzette Fininvest è ben più corposo.

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