di Marco Bersani. Fonte: attacitalia
Se volessimo cercare un filo conduttore tra le misure draconiane messe in campo dal governo Berlusconi per fronteggiare la crisi finanziaria dentro la quale sta precipitando il nostro paese, oltre all’evidente elemento di classe –pagano sempre la fasce deboli- non sarebbe possibile evitare di pensare anche all’elemento della vendetta.
Un mese fa, dopo una straordinaria campagna di sensibilizzazione sociale che ha attraversato ogni angolo dell’Italia, la maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto ha inondato di SI le urne, chiedendo l’uscita dell’acqua e dei servizi pubblici dal mercato e l’uscita dei profitti dall’acqua.
Con quel voto si è registrata, per la prima volta dopo decenni, la prima vera sconfitta delle politiche liberiste in questo paese e si è aperta la strada per un nuovo progetto di società, basato sulla riappropriazione sociale dei beni comuni e la loro gestione partecipativa.
Con quel voto – e soprattutto per come è stato costruito - si è registrata una nuova e forte affermazione di democrazia reale, basata sul protagonismo diretto delle persone e sulla partecipazione sociale.
Ebbene, su cosa il Governo decide di puntare per quietare i grandi capitali finanziari? Sull’imposizione di una nuova e violenta stagione di privatizzazioni, che porterebbe alla fine di un qualsiasi ruolo dello Stato nella programmazione economica e al definitivo collasso di tutti gli enti locali.
Si vuole spostare un eventuale default dello Stato sul certo default di centinaia di migliaia di famiglie.
Ad un paese che dopo decenni di ubriacatura del pensiero unico del mercato ha rialzato la testa chiedendo a gran voce di invertire la rotta, si risponde con la definitiva svendita di tutti i beni comuni e i servizi pubblici.
Ad un paese che dopo decenni di passivizzazione esprime un nuovo protagonismo sociale e una domanda di democrazia diretta, si risponde con l’imposizione autoritaria di misure che, in quanto emergenziali, non possono essere in alcun modo discusse.
E’ la vendetta di chi sa di avere perso il consenso sociale, è il sacro terrore di chi teme l’effetto contagio della straordinaria esperienza del movimento per l’acqua.
Con l’ulteriore aggravante di una nuova unità nazionale dei fatti, che segnala le opposizioni parlamentari come il vero gruppo dei responsabili e il Capo dello Stato come garante tutt’altro che super partes..
Questa manovra, che verrà approvata senza colpo ferire da un Parlamento autistico, dovrà essere respinta nelle piazze e nei territori.
Perché il futuro ci appartiene e la democrazia ci attende.
Marco Bersani
Attac Italia
Se volessimo cercare un filo conduttore tra le misure draconiane messe in campo dal governo Berlusconi per fronteggiare la crisi finanziaria dentro la quale sta precipitando il nostro paese, oltre all’evidente elemento di classe –pagano sempre la fasce deboli- non sarebbe possibile evitare di pensare anche all’elemento della vendetta.
Un mese fa, dopo una straordinaria campagna di sensibilizzazione sociale che ha attraversato ogni angolo dell’Italia, la maggioranza assoluta degli aventi diritto al voto ha inondato di SI le urne, chiedendo l’uscita dell’acqua e dei servizi pubblici dal mercato e l’uscita dei profitti dall’acqua.
Con quel voto si è registrata, per la prima volta dopo decenni, la prima vera sconfitta delle politiche liberiste in questo paese e si è aperta la strada per un nuovo progetto di società, basato sulla riappropriazione sociale dei beni comuni e la loro gestione partecipativa.
Con quel voto – e soprattutto per come è stato costruito - si è registrata una nuova e forte affermazione di democrazia reale, basata sul protagonismo diretto delle persone e sulla partecipazione sociale.
Ebbene, su cosa il Governo decide di puntare per quietare i grandi capitali finanziari? Sull’imposizione di una nuova e violenta stagione di privatizzazioni, che porterebbe alla fine di un qualsiasi ruolo dello Stato nella programmazione economica e al definitivo collasso di tutti gli enti locali.
Si vuole spostare un eventuale default dello Stato sul certo default di centinaia di migliaia di famiglie.
Ad un paese che dopo decenni di ubriacatura del pensiero unico del mercato ha rialzato la testa chiedendo a gran voce di invertire la rotta, si risponde con la definitiva svendita di tutti i beni comuni e i servizi pubblici.
Ad un paese che dopo decenni di passivizzazione esprime un nuovo protagonismo sociale e una domanda di democrazia diretta, si risponde con l’imposizione autoritaria di misure che, in quanto emergenziali, non possono essere in alcun modo discusse.
E’ la vendetta di chi sa di avere perso il consenso sociale, è il sacro terrore di chi teme l’effetto contagio della straordinaria esperienza del movimento per l’acqua.
Con l’ulteriore aggravante di una nuova unità nazionale dei fatti, che segnala le opposizioni parlamentari come il vero gruppo dei responsabili e il Capo dello Stato come garante tutt’altro che super partes..
Questa manovra, che verrà approvata senza colpo ferire da un Parlamento autistico, dovrà essere respinta nelle piazze e nei territori.
Perché il futuro ci appartiene e la democrazia ci attende.
Marco Bersani
Attac Italia
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