- controlacrisi -
Dunque, ci siamo: a conclusione di un battage mediatico senza precedenti, si vota per le primarie del centrosinistra. Il quotidiano-Vangelo (vulgo: “Repubblica”) garantisce a p. 13 del “Venerdì” del 23/11 che le primarie piacciono a tutti, ma piacciono ancora di più agli elettori del centrosinistra: il 79 % di amore per le primarie contro una media del 55%. Noi, che siamo comunisti e dunque rompiscatole, ci consoliamo con il gradimento più basso fra gli elettori “Altri/non collocati”, al 19% dei quali le primarie non piacciono per niente, mentre al 33% piacciono poco; ma (dobbiamo essere sinceri) ci consoliamo ancora di più leggendo due righe scritte in piccolissimo che ci svelano come il sondaggio di riferisca a 900 persone (sì, avete letto bene: novecento) e che si tratta insomma del solito sondaggio con cui “Vangelo-Repubblica” maschera le proprie direttive ai lettori.
Abbiamo argomentato altrove come le primarie siano “un’americanata a Roma” degna di Alberto Sordi, e però un’americanata tutt’altro che innocua, perché le primarie alludono allo stravolgimento della Costituzione (anzi lo praticano già!) prefigurando un Presidente del Consiglio (loro dicono: premier) eletto direttamente dal popolo, e non invece designato dal Presidente della Repubbica e votato dal Parlamento, come la nostra Costituzione invece prescrive. Non tornerò ora su questo argomento, anche perché se la Costituzione valesse qualcosa per i compagni del PD essi non darebbero vita alla legge elettorale “porcellum bis” a cui lavorano in questi stessi giorni. Vorrei limitarmi a far notare alcune cose, a proposito delle primarie, che forse sono trascurate da quei compagni (e ce ne saranno tanti) che andranno disciplinatamente a votare convinti (e non solo da “Repubblica”) di fare una cosa buona e giusta per la democrazia e per la sinistra.
Anzitutto per votare bisogna (oltre a versare due euro) sottoscrivere con la propria firma un documento e ci si impegna fin d’ora a votare per il centro-sinistra alle elezioni del 2013, chiunque sia il premier che vincerà, dichiarando altresì di approvare la “Carta d’intenti per l’Italia Bene Comune”; si diventa così a pieno titolo “elettore del centrosinistra”, ci si iscrive a un “Albo” (sic!) e si riceve anche il relativo “Certificato di elettore di centrosinistra” (sic!). Che anche questo pubblico impegno a votare qualcosa rappresenti una violazione del carattere libero e segreto del voto prescritto dalla Costituzione appare di certo una quisquilia ai compagni del PD. E se da qui alle elezioni (sei mesi circa!) l’elettore o l’elettrice cambiasse idea? Dovrebbe violare un impegno preso per iscritto, con la propria firma, oppure dovrebbe rinunciare a esprimere liberamente il proprio voto seguendo le convinzioni maturate nel frattempo? “Pinzillacchere!”, risponderebbero certo a questa obiezione, con un’alzata di spalle, i disinvolti sostenitori delle primarie.
Soffermiamoci allora su due questioni che mi paiono, francamente, non secondarie.
Primo: votando ci si impegna (come già hanno fatto Bersani, Vendola, Renzi, Puppato e Tabacci) a sostenere il premier che vincerà le primarie, chiunque egli sia, anzi – cito - “a collaborare pienamente e lealmente, in campagna elettorale e per tutta la durata della legislatura con il candidato premier scelto dalle primarie”. E pensare che c’è chi dice che va a votare per impedire la vittoria del pessimo e berlusconico Renzi! Ma se Renzi (per non dire del bravo democristiano Tabacci) vincesse le primarie, ebbene costui andrebbe sostenuto “pienamente e leamente”, e “per tutta la durata della legislatura”. Oppure la soluzione sarà l’italianissimo spergiuro? D’altra parte il documento già sottoscritto dai candidati e, al momento del voto anche dagli elettori delle primarie, chiarisce bene che se in futuro ci fossero discussioni nella coalizione, queste saranno risolte con una votazione...nei gruppi parlamentari. Dopo di che l’eventuale minoranza si impegna ad adeguarsi alla maggiornaza: una singolare riscoperta del centralismo democratico, che però avviene qui in una coalizione non in un Partito, e per giunta in Parlamento!
E veniamo alla seconda questione, cioè alla “Carta d’intenti per l’Italia Bene Comune” che si sottoscrive votando. Mi permetto di invitare i compagni e le compagne che intendono votare alle primarie a leggere almeno questo documento, e a leggerlo per intero.
È un programma di legislatura, e siccome in politica le cose che sono scritte contano tanto quanto le cose che sono taciute, non si può non notare che in questo programma non c’è una sola parola sul recupero dell’art.18, non c’è una sola parola sul folle “pacchetto” firmato con l’Europa,
non c’è una sola parola sulla necessità di porre fine alle missioni di guerra all’estero, non c’è una sola parola sulla tassa patrimoniale o sull’IMU da far pagare al Vaticano, e l’elenco potrebbe continuare. Questi silenzi significano semplicemente che tutte queste cose non fanno parte del programma di Governo del centrosinistra e del suo premier. Si è detto che, grazie all’eroico impegno del compagno Vendola, si è ottenuto che nella “Carta d’intenti” non fosse scritto, a chiare lettere, che occorre proseguire la politica di Monti. Non è vero neanche questo: leggo, addirittura nella solenne premessa, che: “L’Italia perderà se abbandonerà l’Europa e si rifugierà nel suo spirito corporativo...” (chi ha orecchie per intendere, intenda..). E nel punto 4 del capitolo finale intitolato “Responsabilità” leggo: “Assicurare la lealtà istituzionale agli impegni internazionali e ai trattati sottoscritti dal nostro Paese...”. È abbastanza chiaro? Se qualcuno ancora non avesse capito, o piuttosto facesse finta di non capire, la “Carta d’intenti” fa ulteriore chiarezza nel punto dedicato all’Europa: “La prossima maggioranza dovrà avere ben chiara questa bussola: nulla senza l’Europa”, e prosegue: “Qui vive la ragione più profonda che ci spinge a cercare un terreno di collaborazione con le forze del centro lberale. I democratici e i progressisti si impegnano a promuovere un accordo di legislatura con queste forze.” Dunque l’accordo (anzi un accordo di legislatura!) con l’UDC e simili “montiani” non è affatto un’eventualità, è – al contrario – un impegno già assunto solennemente con la “Carta d’intenti” dal PD, dalla sua coalizione, e da tutti quelli che, votando alle primarie, aderiranno alla “Carta d’intenti”.
Noi siamo certi che il compagno Salvi (il quale ha detto che andrà a votare Bersani) e il compagno Diliberto (il quale ha detto invece che andrà a votare Vendola, ma solo al primo turno) non avevano ancora letto la “Carta d’intenti” né il regolamento delle primarie e non sapevano che per votare avrebbero dovuto mettere la loro firma a questa robaccia.
Abbiamo argomentato altrove come le primarie siano “un’americanata a Roma” degna di Alberto Sordi, e però un’americanata tutt’altro che innocua, perché le primarie alludono allo stravolgimento della Costituzione (anzi lo praticano già!) prefigurando un Presidente del Consiglio (loro dicono: premier) eletto direttamente dal popolo, e non invece designato dal Presidente della Repubbica e votato dal Parlamento, come la nostra Costituzione invece prescrive. Non tornerò ora su questo argomento, anche perché se la Costituzione valesse qualcosa per i compagni del PD essi non darebbero vita alla legge elettorale “porcellum bis” a cui lavorano in questi stessi giorni. Vorrei limitarmi a far notare alcune cose, a proposito delle primarie, che forse sono trascurate da quei compagni (e ce ne saranno tanti) che andranno disciplinatamente a votare convinti (e non solo da “Repubblica”) di fare una cosa buona e giusta per la democrazia e per la sinistra.
Anzitutto per votare bisogna (oltre a versare due euro) sottoscrivere con la propria firma un documento e ci si impegna fin d’ora a votare per il centro-sinistra alle elezioni del 2013, chiunque sia il premier che vincerà, dichiarando altresì di approvare la “Carta d’intenti per l’Italia Bene Comune”; si diventa così a pieno titolo “elettore del centrosinistra”, ci si iscrive a un “Albo” (sic!) e si riceve anche il relativo “Certificato di elettore di centrosinistra” (sic!). Che anche questo pubblico impegno a votare qualcosa rappresenti una violazione del carattere libero e segreto del voto prescritto dalla Costituzione appare di certo una quisquilia ai compagni del PD. E se da qui alle elezioni (sei mesi circa!) l’elettore o l’elettrice cambiasse idea? Dovrebbe violare un impegno preso per iscritto, con la propria firma, oppure dovrebbe rinunciare a esprimere liberamente il proprio voto seguendo le convinzioni maturate nel frattempo? “Pinzillacchere!”, risponderebbero certo a questa obiezione, con un’alzata di spalle, i disinvolti sostenitori delle primarie.
Soffermiamoci allora su due questioni che mi paiono, francamente, non secondarie.
Primo: votando ci si impegna (come già hanno fatto Bersani, Vendola, Renzi, Puppato e Tabacci) a sostenere il premier che vincerà le primarie, chiunque egli sia, anzi – cito - “a collaborare pienamente e lealmente, in campagna elettorale e per tutta la durata della legislatura con il candidato premier scelto dalle primarie”. E pensare che c’è chi dice che va a votare per impedire la vittoria del pessimo e berlusconico Renzi! Ma se Renzi (per non dire del bravo democristiano Tabacci) vincesse le primarie, ebbene costui andrebbe sostenuto “pienamente e leamente”, e “per tutta la durata della legislatura”. Oppure la soluzione sarà l’italianissimo spergiuro? D’altra parte il documento già sottoscritto dai candidati e, al momento del voto anche dagli elettori delle primarie, chiarisce bene che se in futuro ci fossero discussioni nella coalizione, queste saranno risolte con una votazione...nei gruppi parlamentari. Dopo di che l’eventuale minoranza si impegna ad adeguarsi alla maggiornaza: una singolare riscoperta del centralismo democratico, che però avviene qui in una coalizione non in un Partito, e per giunta in Parlamento!
E veniamo alla seconda questione, cioè alla “Carta d’intenti per l’Italia Bene Comune” che si sottoscrive votando. Mi permetto di invitare i compagni e le compagne che intendono votare alle primarie a leggere almeno questo documento, e a leggerlo per intero.
È un programma di legislatura, e siccome in politica le cose che sono scritte contano tanto quanto le cose che sono taciute, non si può non notare che in questo programma non c’è una sola parola sul recupero dell’art.18, non c’è una sola parola sul folle “pacchetto” firmato con l’Europa,
non c’è una sola parola sulla necessità di porre fine alle missioni di guerra all’estero, non c’è una sola parola sulla tassa patrimoniale o sull’IMU da far pagare al Vaticano, e l’elenco potrebbe continuare. Questi silenzi significano semplicemente che tutte queste cose non fanno parte del programma di Governo del centrosinistra e del suo premier. Si è detto che, grazie all’eroico impegno del compagno Vendola, si è ottenuto che nella “Carta d’intenti” non fosse scritto, a chiare lettere, che occorre proseguire la politica di Monti. Non è vero neanche questo: leggo, addirittura nella solenne premessa, che: “L’Italia perderà se abbandonerà l’Europa e si rifugierà nel suo spirito corporativo...” (chi ha orecchie per intendere, intenda..). E nel punto 4 del capitolo finale intitolato “Responsabilità” leggo: “Assicurare la lealtà istituzionale agli impegni internazionali e ai trattati sottoscritti dal nostro Paese...”. È abbastanza chiaro? Se qualcuno ancora non avesse capito, o piuttosto facesse finta di non capire, la “Carta d’intenti” fa ulteriore chiarezza nel punto dedicato all’Europa: “La prossima maggioranza dovrà avere ben chiara questa bussola: nulla senza l’Europa”, e prosegue: “Qui vive la ragione più profonda che ci spinge a cercare un terreno di collaborazione con le forze del centro lberale. I democratici e i progressisti si impegnano a promuovere un accordo di legislatura con queste forze.” Dunque l’accordo (anzi un accordo di legislatura!) con l’UDC e simili “montiani” non è affatto un’eventualità, è – al contrario – un impegno già assunto solennemente con la “Carta d’intenti” dal PD, dalla sua coalizione, e da tutti quelli che, votando alle primarie, aderiranno alla “Carta d’intenti”.
Noi siamo certi che il compagno Salvi (il quale ha detto che andrà a votare Bersani) e il compagno Diliberto (il quale ha detto invece che andrà a votare Vendola, ma solo al primo turno) non avevano ancora letto la “Carta d’intenti” né il regolamento delle primarie e non sapevano che per votare avrebbero dovuto mettere la loro firma a questa robaccia.