Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

venerdì 28 gennaio 2011

L'altra scena del golpe.


di Ida Dominijanni sul Manifesto.

Accade ai regimi di sgretolarsi dall'interno, su eventi apparentemente minori. E' quello che sta accadendo al regime sessual-politico di Silvio Berlusconi. Non un contrattacco dell'opposizione, non una sostituzione ai posti di comando del Palazzo d'Inverno. Solo un imprevedibile, lento ma inesorabile, rivoltarsi contro il Sultano delle sue donne. Non serve più neanche che sia consapevole. Consapevole, pubblico, e a suo modo politico era stato il gesto di denuncia di Veronica Lario e di Patrizia D'Addario, la moglie e la prostituta uscite allo scoperto per denudare il re.
Il caso di Nicole Minetti, l'organizzatrice del circo delle favorite a pagamento, è diverso, e diversamente significativo.
Minetti non esce allo scoperto di sua spontanea volontà, e in pubblico continua a coprire e a difendere il premier, negando di aver davvero pensato le cose che di lui ha pur detto al telefono. Ma in privato cede, si sfoga, non ne può più: il prezzo che rischia di pagare è troppo alto, lui è troppo vecchio e «pur di salvarsi il culo non gliene importa niente»; e «c'è un limite a tutto».
La scena si ribalta: chi aveva in mano il gioco ne è giocato, chi stava disciplinatamente al gioco minaccia di alzarsi dal tavolo da un momento all'altro. Il rapporto di potere non regge più. Michel Foucault, uno che di potere se ne intendeva, saprebbe che dire: è proprio nei soggetti che il potere ha meglio conformato a se stesso che si annidano i punti di resistenza capaci di spezzarlo.

giovedì 27 gennaio 2011

Dalla democrazia alla violenza divina*


di Slavoj Žižek. Fonte: sinistrainrete

In questa nostra epoca che si proclama post-ideologica, l'ideologia stessa è sempre più un terreno di scontro; quello sull'appropriazione delle tradizioni passate ne costituisce una delle espressioni. L'appropriazione da parte liberale della figura di Martin Luther King, di per sé un'operazione ideologica esemplare, è il sintomo più chiaro del carattere precario della nostra attuale condizione. Recentemente, Henry Louis Taylor osservava:
Tutti, anche i bambini, sanno chi era Martin Luther King, sanno che il suo momento di maggiore celebrità fu il discorso "I have a dream". Ma nessuno va oltre la prima frase. Tutto quello che sappiamo è che questo tizio aveva un sogno ma non sappiamo quale[1].
King aveva fatto molta strada dal 1963 quando, durante la marcia su Washington, le folle lo avevano salutato quale "capo morale della nostra nazione". Dal momento in cui aveva cominciato a occuparsi di questioni che esulavano dalla segregazione razziale, aveva perso gran parte del consenso dell'opinione pubblica e sempre più veniva considerato un paria. Aveva affrontato questioni come la povertà e il militarismo perché le considerava centrali per rendere l'uguaglianza un'uguaglianza nei fatti; qualcosa di più reale della mera fratellanza razziale.

In memoria ...

... in memoria del ragazzo Ernest Lossa e di tutti coloro, non solo ebrei, ma zingari, disabili, prigionieri politici, omosessuali che furono massacrati innocenti nei lager del Terzo Reich.

Accendo la TV e ....


di Zag, in listasinistra

I fatti.
Con un escamotage il PDL fa rientrare dalla finestra il caso Montecarlo e le carte che dimostrerebbero che il cognato di Fini sarebbe il proprietario della casa. A suo tempo Fini dichiarò che se si fosse dimostrato, quello che oggi pare dimostrato, si sarebbe dimesso.
Ma lui , ora , non ci pensa nemmeno a dimettersi, Come non ci pensa Berlusconi, come non ci ha pensato Bondi. E' un vezzo, è un andazzo. dire, annunciare, esternare per poi negare, svicolare, retrocedere, mi avete frainteso, non mi sono spiegato, non mi avete capito.
La poltrona è la mia e guai a chi me la tocca.Radio , televisioni, giornali sono sempre più intasati di questi balletti, di queste carte, documenti dossier, puttanaio, letamaio, mentre il mondo va in fiamme.
Tunisi, Cairo, Atene, in italia le piccole imprese chiudono ( nella sola provincia di roma le chiusure di attività commerciali hanno battuto il record di tutti i tempi nell'ultimo semestre 2010), la CIG ordinaria e straordinaria ogni mese che passa supera record precedenti, quella in deroga è sempre in aumento.

mercoledì 26 gennaio 2011

PER UNA CRITICA DEL “LIBEROSCAMBISMO” DI SINISTRA.


di Emiliano Brancaccio Fonte: emilianobrancaccio.
La straordinaria prova di resistenza degli operai FIAT va sostenuta con iniziative politiche.
Occorre incunearsi nello scontro interno agli assetti del capitale, tra liberoscambisti e protezionisti. Se non si mette in discussione l’indiscriminata apertura globale dei mercati, se non si pongono argini alle fughe di capitale e alle delocalizzazioni industriali, la “guerra
mondiale tra lavoratori” proseguirà indisturbata e ben difficilmente verranno a crearsi le condizioni per un rilancio del movimento operaio, nazionale e internazionale.
Le straordinarie prove di resistenza operaia in occasione dei referendum di Pomigliano e di Mirafiori hanno determinato una inattesa battuta d’arresto per Marchionne e per coloro i quali stanno scommettendo sulla cancellazione definitiva degli ultimi scampoli di movimento operaio esistenti nel nostro paese. Per il futuro tuttavia non c’è da illudersi.
Nel tempo della crisi e in condizioni di piena apertura dei mercati e di libera circolazione dei capitali, le pressioni sui lavoratori sono destinate ad aumentare. Pensare quindi di respingere gli attacchi prossimi venturi affidandosi ancora una volta al solo coraggio operaio e alle connesse
iniziative sindacali, è del tutto illusorio.

Appello dalla Sapienza verso lo sciopero del 28 gennaio.


Roma, 28 gennaio Fonte: ateneinrivolta

Abbiamo ripetuto spesso in questi mesi come ci sia un filo rosso tra i processi di dismissione dell'università pubblica e l'attacco alle garanzie e ai diritti sindacali. Questo legame è emerso in queste settimane in forma ancora più nitida, sia dal punto di vista dell'azione del governo, sia da quello, forse più importante, dei percorsi di resistenza nel campo della formazione e del lavoro.
Il progetto del governo è stato ben chiarito dal leit motiv ripetuto continuamente dagli esponenti della maggioranza, “farla finita con gli anni ‘70”, ovvero smantellare un modello sociale che poneva al centro delle scelte produttive e industriali del nostro paese, la rivendicazione dei diritti dei lavoratori e la contrattazione salariale, conquistata, in quegli anni, attraverso le lotte dei lavoratori stessi.

Commenti.

di Zag in Listasinistra in risposta all'articolo di Annamaria Rivera (Liberazione 26 gennaio).

Ancora non mi basta!. L'enunciazione ("Che piaccia o no, Berlusconi e lo specchio del Paese. E' il precipitato perverso, tradotto nel linguaggio moderno della societa dello spettacolo e del neoliberismo, ...") non spiega ancora ne da un punto di vista sociologico, né psicologico, il mutamento antropologico che è avvenuto negli italiani.
La crisi valoriale, quella politica, sono gli effetti non la causa della caduta a precipizio della convivenza sociale. L'identificarsi con il sovrano, maschio e virile, potente e ricco è solo un rispecchiamento, una identificazione elitaria, ma non spiega(almeno per me) come è potuto avvenire questo passaggio.

Quel centrosinistra che abbandona i lavoratori.


di Alberto Burgio (Il Fatto quotidiano del 25/01/2011)

Sul referendum di Marchionne si possono dire molte cose. Il diktat del Lingotto è anticostituzionale perché conculca il diritto (individuale e indisponibile) di sciopero, il diritto a una retribuzione equa e sufficiente, quello al riposo settimanale (se vuole, la Fiat può obbligare gli operai a lavorare per quattro mesi senza un giorno di sosta) nonché il diritto delle lavoratrici a tempi di lavoro compatibili con le esigenze della famiglia. Si scrive la parola fine alla contrattazione e al sindacato autonomo dall’impresa.
Quanto a democrazia, è stato un bel giochetto chiamare impiegati e capi (che il cosiddetto accordo di Mirafiori non penalizza) a decidere per gli operai. È davvero sorprendente che Michele Ainis (sul Sole-24 Ore di martedì) metta il referendum imposto dalla Fiat nello stesso mazzo di quelli sull’acqua pubblica e contro il nucleare e il legittimo impedimento per leggervi una «domanda di democrazia». In realtà si è trattato di un ricatto.

Berlusconi, specchio del Paese peggiore.


di Annamaria Rivera (Liberazione del 26 gennaio 2011)
Non vedo la tv da molti anni. Ma, grazie al video pubblicato in rete, ho potuto valutare la portata enorme dell’irruzione del Caimano nella trasmissione di ieri di Gad Lerner. Al quale rivolgo solidarietà e ammirazione per la lezione di signorilità, tanto indignata quanto composta, che ha dato al volgare parvenu che si crede dio. Solo se si è ciechi, sordi e insensati si può non comprendere che in quella incursione è concentrato tutto il senso del berlusconismo, la sua patologia psicologica e comportamentale, ancor prima che politica.
Ormai Papi ha perso la testa: è in preda a un delirio di onnipotenza che confligge con l’ancor vaga percezione della decadenza e della fine. E’ questa percezione indistinta che lo induce alla furia compulsiva con cui, feticisticamente, consuma corpi e immagini femminili nelle notti di Arcore allietate da ospiti prezzolate, nel tentativo vano di esorcizzare la vecchiaia, l’impotenza, la perdita di potere. Ma, quanto più questa percezione va facendosi strada nel subconscio, tanto più egli reagisce con gesti degni di un despota mediocre e grossolano: da Repubblica delle Banane, come troppe volte si è detto con una metafora inappropriata.

martedì 25 gennaio 2011

Muzio Scevola Casini.



Buongiorno a tutti intanto partiamo dalle buone notizie, Salvatore Cuffaro, già governatore della Sicilia, parlamentare della Repubblica eletto con l’Udc , poi passato con Berlusconi in una delle liste fiancheggiatrici nate negli ultimi mesi è il carcere da sabato per una condanna definitiva a 7 anni per favoreggiamento aggravato dall’intenzione di favorire Cosa Nostra per avere informato un mafioso conclamato, condannato in via definitiva già una volta, come Giuseppe Guttadauro boss di Brancaccio e un imprenditore considerato mafioso e condannato insieme a lui e che è Aiello, delle indagini a loro carico e delle intercettazioni a loro carico e quindi per averli favoriti nel cercare di sfuggire alle indagini che a suo tempo erano condotte dalla Procura di Palermo.

Cuffaro in galera
Un reato gravissimo naturalmente, il Governatore, il Presidente della Regione Sicilia che aiuta un mafioso già all’epoca condannato e un altro che sarà poi condannato a sfuggire o a tentare di sfuggire alle indagini, li informa del fatto che sono indagati e che sono intercettati… chi gli abbia dato la notizia non si è mai saputo, sta di fatto che è accertato dall’altro giorno che lui, tramite intermediari, ha passato quella notizia ai due mafiosi.

Nostalgia di un Paese decente.


di Gianfranco Pasquino Fonte: domani.arcoiris

In un paese decente, il capo del governo e i ministri che organizzano e partecipano a feste con ragazze seminude, magari minorenni, alle quali danno soldi, magari venendone ricattati, una volta scoperti si dimetterebbero. Anzi, risulta che si sono regolarmente e rapidamente dimessi. Nessuno di loro ha mai ritenuto di potersi difendere vantando che quello, le frequenti feste con donne seminude, anche minorenni, alcune delle quali fatte eleggere in assemblee provinciali e regionali, è “il suo stile di vita”.
In un paese decente, i parlamentari del partito del capo del governo e di quei ministri esigono le loro dimissioni e li sostituiscono. In un paese decente, l’opinione pubblica mostrerebbe il suo sdegno per comportamenti che infangano l’immagine di quel paese agli occhi dell’opinione pubblica mondiale. In un paese decente, gli esponenti dei diversi settori della classe dirigente non intratterrebbero più rapporti di nessun tipo con un capo del governo festante e festaiolo. Anzi, grazie ai potenti mezzi a loro disposizione, farebbero sapere che quel capo di governo non è più persona gradita.

lunedì 24 gennaio 2011

Da Salò a Sodoma, passando per Arcore.



"Nulla è più anarchico del potere. Il potere fa praticamente ciò che vuole e ciò che il potere vuole è praticamente arbitrario o dettatogli da sue necessità di carattere economico che sfuggono alla logica comune. [...] Io detesto in particolare il potere di oggi […] è un potere che manipola i corpi in modo orribile e che non ha nulla da invidiare alla manipolazione fatta da Hitler: li manipola trasformando le coscienze, cioè nel modo peggiore; istituendo dei nuovi valori alienanti e falsi, che sono i valori del consumo; avviene quello che Marx definisce: il genocidio delle culture viventi, reali, precedenti”. Pier Paolo Pasolini

Ogni riferimento a fatti, cose, persone è puramente casuale.

domenica 23 gennaio 2011

PCI: voci della nostra storia.

Guido Liguori: Sezioni aperte e intellettuale collettivo, la lezione del Pci
90 anni fa la fondazione a Livorno. Il grande vuoto lasciato dalla sua fine Il 21 gennaio 1921 - novanta anni fa - nasceva a Livorno il Pci. Nasceva da una rottura con la tradizione riformista e per impulso dell'Internazionale, sulla scia lunga dell'Ottobre, nonostante l'avanzare del fascismo e dopo la grave sconfitta subita dalla classe operaia italiana nel biennio precedente. Persisteva in molti la certezza di un'ondata rivoluzionaria destinata presto a sommergere l'Europa. La previsione si rivelò errata. Dopo pochi anni di direzione bordighiana iniziò ad affermarsi nel partito un nuovo orientamento, a opera di Gramsci.

Domani, 22 gennaio, ricorrono i 120 anni dalla nascita di Antonio Gramsci. Non bisogna sovrapporre completamente il lascito del dirigente sardo a quello del partito che contribuì a fondare nel '21 e a ri-fondare nel '24-26 e poi ancora nei Quaderni. Vi sono in Gramsci però alcuni motivi fondamentali per comprendere quello che è stato il Pci, la sua specificità.

E ora su la testa.


di Rossana Rossanda, Il manifesto
Non è piacevole essere oggi un'italiana all'estero. Tanto meno se si è stata una sia pur minuscola tessera di ceto politico, due volte consigliere comunale e una volta deputata, una cui l'antipolitica fa venire il nervoso. E perdipiù comunista libertaria, specie rarissima, orgogliosa di sé e di un paese che, fino agli anni Sessanta e con diverse code nei Settanta, pareva il laboratorio politico più interessante d'Europa.
Oggi gli amici che incontro non dicono più: ma che disgrazia quel vostro Berlusconi! Mi chiedono: Com'è che l'avete votato tre volte? Che è successo all'Italia? Una come me si trova a balbettare. Perché hanno ragione, non si può più fare del premier il caso personale di uno che ha fatto troppi soldi, che ha tre televisioni, che prende il paese per un'azienda di sua proprietà, che sa che molti sono acquistabili e li acquista, e adesso, gallo attempato, si vanta dei suoi exploits su un numero illimitato di pollastrine: «Vorreste tutti essere come me, eh??».

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