Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

sabato 21 maggio 2011

Barcellona. «Stiamo facendo la storia!»



Cristian Bettini - Federico Demaria - Fonte: cartaorg
DIARIO Un’affermazione gridata a pieni polmoni, «Stiamo facendo la storia!», davanti un’assemblea di 5.000 persone che qui e ora diventa verosimile, ma sarà il tempo a decidere. Plaza de Catalunya, come gli altri accampamenti, si rafforza ogni giorno che passa. Il passaparola scorre veloce attraverso i canali ufficiali di diffusione: blog, twitter e facebook. La notizia è arrivata fino al Washington Post e al New York Times.

Durante il giorno le commissioni lavorano a pieno ritmo, mentre la sera si celebrano i primi risultati, si presentano e votano le proposte, in un clima emozionante. La piazza tutto il giorno gremita di persone di ogni età, è uno spazio libero all’incontro, al dialogo. Oltre alle commissioni aperte e organizzate, piccoli gruppi si formano naturalmente scambiandosi opinioni e idee, contribuendo al fermento di questa intelligenza collettiva. Si respira un’energia positiva, nessuna tensione in vista. I vari gruppi procedono organici in ogni direzione, programmatori stanno studiando il modo di votare proposte e azioni con tweeter, un tweetometro è già online; la cucina ha raggiunto un livello di professionalità impensato, capace di offrire un menu completo con tapas e paellas, vegetariane e non. Piatti prelibati e offerti gratuitamente.

Debito pubblico europeo, una crisi senza via d'uscita.




di Redazione Contropiano
La crisi greca, gli aiuti che fanno male, l'economia reale che si blocca, la finanza che strozza la vita. Un'intervista esclusiva a Vladimiro Giacché, economista eterodosso. Ovvero marxista.

La politica degli aiuti a Grecia, Portogallo, Irlanda gestita da Bce, Fmi e Ue ha aumentato di fatto il debito pubblico e ha depresso le possibilità crescita di questi paesi. Come si spiega?
Il motivo è molto semplice. I prestiti sono degli “aiuti” molto particolari, che non sono sempre utili. Infatti servono soltanto a risolvere le crisi di liquidità e non quelle di solvibilità. Possono cioè risolvere soltanto condizioni di difficoltà momentanee di un Paese nel reperire denaro sul mercato dei capitali: quando, ad esempio, i titoli di Stato si deprezzano bruscamente a causa di un attacco puramente speculativo. Purtroppo, a dispetto della retorica ricorrente sugli speculatori, la situazione dei Paesi europei che oggi sono nell’occhio del ciclone non è questa. La loro crisi è infatti una cronica crisi di solvibilità, perché hanno un deficit strutturale nei confronti dell’estero, una bilancia commerciale pesantemente negativa. Detto in parole povere, consumano da anni più di quanto producono. Un deficit che per di più, invece di ridursi, aumenta. Quando succede questo, è inevitabile che una o più categorie di agenti economici di quel Paese accumuli debiti: si può trattare del settore privato (famiglie e imprese) o si può trattare del settore pubblico, o anche di entrambi.
Se il problema per i Paesi investiti dalla crisi del debito è questo – ed è questo – nessun prestito potrà risolvere il problema sottostante all’indebitamento del loro settore pubblico, ossia la loro crisi di solvibilità. Anzi, potrà soltanto aggravarlo. E questo per almeno due ragioni. La prima è ovvia: i prestiti devono essere restituiti, e anche con gli interessi. Quindi, se i deficit strutturali non migliorano, i prestiti ricevuti non faranno che peggiorare la situazione. Il secondo motivo è rappresentato dalle condizioni che accompagnano questi prestiti.

L'inganno della democrazia.

Intervista a Massimo Fini.
Fonte: beppegrilloblog - Guarda il video
La democrazia rappresentativa è un inganno che serve a giustificare un modello di sviluppo insensato che ci sta distruggendo?
Massimo Fini cerca di rispondere a questa domanda, in sé terribile. Fini va ascoltato in silenzio, come si ascoltano i saggi, come si degusta, di fronte al camino, un vino invecchiato della propria cantina.
Mi chiamo Massimo Fini, sono un giornalista e, adesso, più che altro, uno scrittore e sono un anti-modernista, ecco, questo è il succo del mio pensiero.
Blog - Qual è la definizione di democrazia oggi?
Massimo Fini – Che cosa sia la democrazia non lo sa, in realtà, nessuno. Il povero Bobbio, che ci ha dedicato tutta la vita, praticamente, allo studio della democrazia… prima dà nove elementi che caratterizzano la democrazia, poi ne dà sei, poi ne dà tre… In realtà la democrazia rappresentativa non esiste, cioè non è la democrazia. E’ un sistema di oligarchie, di “poliarchie” le chiama Sartori che è uno studioso, pure, sinceramente democratico, cioè di aristocrazie mascherate che non hanno neanche diciamo l’equilibrium legis dell’aristocrazia storica, ma non ne hanno neanche gli obblighi. Ad esempio la difesa del territorio spettava alla nobiltà non al contadino, che continuava a lavorare sui suoi campi, ecco.
Quindi, in realtà, è un’invenzione, è una truffa, nella sostanza, si è rivelata, al di là della buona volontà dei suoi Padri Fondatori, Stuart Mill piuttosto che Locke. Già Tocqueville aveva individuato che c’era qualcosa che non funzionava quindi io non credo alla democrazia rappresentativa, insomma. In modo brutale l’ho scritto quindi lo dico, è un modo sofisticato per metterlo nel culo alla gente, soprattutto alla povera gente, con il suo consenso.

Se questo non e' un colpo di stato ...

GRECIA: IL DIFFICILE COMPITO DI PAPANDREU
Fonte: controlacrisi
Non vorremmo essere nei panni di Papandreu martedì prossimo, quando si troverà davanti i partiti della sinistra greca, KKE e "Sini" nel difficile compito di convincerli che sarebbe bene accettassero il ricatto del memorandum imposto dalla Troika FMI, BCE e Commissione Europea.
Non immaginiamo cosa proverà a dire un socialista che per restare al Governo dovrà chiedere alla sinistra anticapitalista greca di accettare non solo che il governo economico del paese sia espropriato delle sue funzioni da un organismo politico finanziario non eletto da nessun popolo, non solo ricette che fanno aumentare la crisi e la disoccupazione, ma anche la cancellazione di ogni tipo di opposizione sociale contro queste scelte.
L'ultimo atterraggio della "Star Troika" ad Atene si è infatti concluso con la consegna al paese di un messaggio chiaro, basta conflitto sociale o niente aiuti alla Grecia. Un ricatto pesantissimo al quale il governo socialista ha dovuto obbedire con il consenso della Confindustria Greca che non aspettava altro che la fine degli scioperi generali (10, di 24 ore, e di mercoledì).
Se nella crisi abbiamo assistito ad un colpo di stato monetario che ha espropriato i paesi periferici della zona euro della propria sovranità economica con l'introduzione dell'Euro Plus Pact che avvantaggia sostanzialmente l'asse Franco Tedesco, l'effetto concreto dell'esercizio di questo potere è il tentativo di cancellazione di ogni opposizione sociale che finisce per intacccare la democrazia stessa. In Europa si sta affermando un vero e proprio processo di fascismo monetario che utilizza il ricatto del meccanismo del fondo salva stati come se fosse un manganello per colpire i popoli che non si piegano alle dottrine liberiste. Stiano attenti però gli astronauti di "STAR TROIKA" che atterrano con la loro navicella sulla testa dei popoli, nella materialità della crisi c'è uno spettro che ha iniziato nuovamente a muoversi nel vecchio continente, parte dalla piazza di Madrid e finisce in quella di Atene...

«Sono stanco di essere il futuro, io sono il presente».

Fonte: cartaorg
Non li ha fermati la polizia. Non ci è riuscita. Ormai a Porta del Sol, nel centro di Madrid, c’è una comune, una città auto-organizzata che rivendica diritti e che porta le ribellioni mediterranee dei mesi scorsi nel bel mezzo della Fortezza Europa. È l’ulteriore dimostrazione che quella fortezza è tutt’altro che inespugnabile, e che le idee insieme agli uomini e alle donne e alle storie che vivono, sono più forti delle frontiere.
Non è facile organizzare la convivenza spontanea di centinaia di persone provenienti da ambienti diversi, sconosciuti l’uno all’altro nel centro della città. Tutte queste persone devono mangiare, lavarsi, dormire, pulire, tenere la comunicazione e soprattutto sviluppare un discorso comune.
Tutto ciò – nota El Pais in un reportage sul fenomeno – avviene senza gerarchie, senza guru e leader carismatici. Un tabellone informa i manifestanti che arrivano in piazza: dove si trova la zona notte, dove si può recuperare del cibo e persino dove ritrovare gli oggetti smarriti. Ci sono poi otto comitati, divisi in sottocommissioni formate da molti volontari. Qualcuno ha provveduto a costruire dei teli per ripararsi dal sole e dalla pioggia, che nelle ore scorse non ha risparmiato la città. Sono comparse anche delle assi di legno che fungono da pavimento e qualcuno ha portato persino divani e brandine. «Abbiamo bisogno di pane e caffè», hanno scritto su Twitter ieri sera. Alcuni ristoratori della zona hanno donato cibo e sidro. I gruppi di lavoro sono aperti a tutti. Un moderatore si occupa di far parlare chi lo desideri. Alcuni appuntamenti durano ore, perché tutti vogliono dire la propria. In molti si occupano di monitorare ciò che avviene in rete, altri predispongono la tutela legale e ricordano a tutti di portarsi dietro il nome di un avvocato da chiamare in caso di arresto.

La Spagna e' vicina.





THE FUNCTION

"The function of the political right is to carry the brain around"

venerdì 20 maggio 2011

Vogliono chiudere Current.




Vogliono chiudere Current.
Riprendo un appello di Current. Va aiutato. Ricordo che è l'unico canale a trasmettere senza alcuna censura il Passaparola di Marco Travaglio pubblicato sul blog ogni lunedì."SKY, decisione shock: Current verrà cancellata. Sky ribalta la decisione di trasmettere il canale di Al Gore e si appresta a cancellare il solo canale di Informazione Indipendente in Italia. Dal 2008 Current lavora per portare in TV quello che gli altri nascondono. Per costruire servizi che arrivano dove gli altri non vanno. Per dare ai propri telespettatori un'informazione varia e senza censura, perché conoscere la verità è l'unica via per formarsi un'opinione propria.

Dal 2008 Current è l'unico canale veramente indipendente in Italia. A maggio del 2011 vogliono toglierti il diritto all'informazione indipendente. Vogliono oscurare Current. Vogliamo fermarli. Se lo vuoi anche tu, puoi fare la tua parte.Puoi scrivere direttamente a SKY chiedendo di non chiudere Current all'indirizzo tom.mockridge@skytv.it Amministratore Delegato di Sky Italia. Segui gli aggiornamenti su facebook e twitter. Tutti insieme, SALVIAMO CURRENT. Se vuoi continuare a guardarci, stasera non farlo. Al Gore sarà ospite da Michele Santoro ad Anno Zero per la libertà d'informazione".

Il manifesto della rivolta in Spagna.



Fonte: megachip
Scritto da Democrácia Real Ja Giovedì 19 Maggio 2011

Manifesto (Cast) - «Democrácia Real Ja»

Noi siamo gente comune. Siamo come te: gente che si alza ogni mattina per studiare, per lavorare o per trovare lavoro, gente che ha famiglia e amici. Gente che lavora duramente ogni giorno per vivere e dare un futuro migliore a chi ci circonda.
Alcuni di noi si considerano più progressisti, altri più conservatori. Alcuni credenti, altri no. Alcuni di noi hanno un'ideologia ben definita, alcuni si definiscono apolitici... Ma tutti siamo preoccupati e indignati per il panorama politico, economico e sociale che vediamo intorno a noi. Per la corruzione di politici, imprenditori, banchieri ... Per il senso di impotenza del cittadino comune.Questa situazione fa male a tutti noi ogni giorno. Ma se tutti ci uniamo, possiamo cambiarla. È tempo di muoversi, è ora costruire insieme una società migliore. Perciò sosteniamo fermamente quanto segue:
Le priorità di qualsiasi società avanzata devono essere l’uguaglianza, il progresso, la solidarietà, la libertà di accesso alla cultura, la sostenibilità ecologica e lo sviluppo, il benessere e la felicità delle persone.
Ci sono diritti fondamentali che dovrebbero essere al sicuro in queste società: il diritto alla casa, al lavoro, alla cultura, alla salute, all’istruzione, alla partecipazione politica, al libero sviluppo personale, e il diritto di consumare i beni necessari a una vita sana e felice.
L'attuale funzionamento del nostro sistema economico e di governo non riesce ad affrontare queste priorità e costituisce un ostacolo al progresso dell’umanità.
La democrazia parte dal popolo (demos = popolo, cràtos = potere) in modo che il potere debba essere del popolo. Tuttavia in questo paese la maggior parte della classe politica nemmeno ci ascolta. Le sue funzioni dovrebbero consistere nel portare la nostra voce alle istituzioni, facilitando la partecipazione politica dei cittadini attraverso canali diretti e procurando i maggiori benefici alla società in generale, non per arricchirsi e prosperare a nostre spese, mentre si dà cura solo dei dettami dei grandi poteri economici e si aggrappa al potere attraverso una dittatura partitocratica capeggiata dalle inamovibili sigle del partito unico bipartitico del PPSOE.
L’ansia e l'accumulazione di potere in poche mani crea disuguaglianza, tensione e ingiustizia, il che porta alla violenza, che noi respingiamo. L’obsoleto e innaturale modello economico vigente blocca la macchina sociale in una spirale che si consuma in se stessa arricchendo i pochi e precipitando nella povertà e nella scarsità il resto. Fino al crollo.
La volontà e lo scopo del sistema è l'accumulazione del denaro, che ha la precedenza sull’efficienza e il benessere della società. Sprecando intanto le risorse, distruggendo il pianeta, creando disoccupazione e consumatori infelici.
I cittadini fanno parte dell’ingranaggio di una macchina destinata ad arricchire una minoranza che non sa nulla dei nostri bisogni. Siamo anonimi, ma senza di noi tutto questo non esisterebbe, perché noi muoviamo il mondo.
Se come società impariamo a non affidare il nostro futuro a un’astratta redditività economica che non si converte mai in un vantaggio della maggioranza, saremo in grado di eliminare gli abusi e le carenze di cui tutti soffriamo.
È necessaria una Rivoluzione Etica. Abbiamo messo il denaro al di sopra dell’Essere umano mentre dovremo metterlo al nostro servizio. Siamo persone, non prodotti sul mercato. Io non sono solo quel che compro, perché lo compro e a chi lo compro.
Per tutto quanto sopra, io sono indignato.
Credo di poterlo cambiare.
Credo di poter aiutare.
So che insieme possiamo.
Esci con noi. È un tuo diritto.

Fonte: http://democraciarealjabarcelona.blogspot.com/p/somos-personas-normales-y-corrientes.html
Traduzione per Megachip a cura di Pino Cabras.

BOICOTA ISRAELE!


Crisi greca, confusione europea.


Fonte: contropiano
Tra «ristrutturazione soft» e «privatizzazione dei gioielli», Atene non riesce risalire la china.
Banca Mondiale: «Nel 2015 il dollaro non sarà più la moneta di riferimento globale». Emergenti a tutto gas.
In Europa ci sono molti malati, e la Grecia è quello che preoccupa di più. Ma anche tra i medici - vedi il Fondo monetario internazionale improvvisamente decapitato di Dominique Strauss-Kahn - non è che si scoppi di salute.
Sarà anche per questo, ma la confusione è tanta: sia sulle «cure» che sugli effetti a breve. Da un lato abbiamo i rigoristi della Banca centrale europea - il perno della «trojka», insieme a Fmi e Ue, che sta eterodirigendo il «risanamento» ellenico - secondo cui «si è perso tempo in questi mesi nella ricerca di scappatoie, di soluzioni facili, come quella di ristrutturare il debito». L'italiano Bini Smaghi, in attesa di «farsi da parte» al momento dell'ingresso di Mario Draghi come governatore, è drastico: «ora si parla di soft restructuring, come se in, una società avanzata, il fatto che gli stati non rimborsino i debiti non sia un fattore devastante per la stabilità finanziaria».
Sembra questo l'elemento di strategia fondamentale. La Grecia, palesemente, non ce la fa a seguire la tempistica di rimborso dei prestiti decisa dalla «trojka», anche perché i sanguinosi tagli alla spesa pubblica hanno depresso l'economia (che arretrerà quest'anno di un punto percentuale in più rispetto alle già tragiche previsioni). Quindi si è affacciata l'ipotesi di «ristrutturare il debito» allungando la scadenza delle obbligazioni; ovvero riducendo il «rendimento» annuo, ma garantendo il saldo finale di rimborso. Del resto, le obbligazioni a due anni della Grecia «rendono» il 25%. Una cifra folle, implausibile.

Voci dalla Spagna in rivolta: “Vogliamo tutto, lo vogliamo ora!”


Fonte: infoaut

Le mobilitazioni di massa di questo 15 maggio (15M) spagnolo hanno visto oltre 130 mila persone scendere in piazza in 60 città del paese, per esigere “un’uscita sociale dalla crisi capitalista”: più di 40mila persone hanno animato le strade di Madrid, diverse migliaia a Barcelona, e poi Malaga, Alicante, Murcia, Valencia fra le (tante) altre.
Nell’aria gli stessi slogan che riecheggiano ormai da tempo nelle piazze di tutta Europa (e oltre): “Non siamo merce nelle mani di politici e banchieri!”, “Questa crisi non la paghiamo” e “Basta corruzione, passiamo all’azione”! Voci univoche di un soggetto politico multiforme, il cui obiettivo comune sta nella critica e nell’opposizione al capitalismo e ai suoi effetti devastanti su individui e territori, così come nella denuncia della corruzione politica e nella difesa dei diritti sociali.
Lanciate dalla piattaforma politica Democracia Real Ya, nata pochi mesi fa dal coordinamento di vari gruppi e associazioni, tra cui il movimento universitario Juventud sin futuro, le manifestazioni hanno visto scendere in piazza disoccupati/e, precari/e, lavoratori e studenti, “indignat* organizzat*” in un movimento intergenerazionale e trasversale dal punto di vista sociale e politico.

DON RICCARDO SEPPIA, PRIEST IN SESTRI PONENTE (GENOA)

Arrested by police.

On the telephone: "Send me some children, 12, 14 years old, better about 10, possibly black, from poor family with problems..."

"I am a down syndrome child, I am 10 years old, mummy is poor... I will be ok, father?"

giovedì 19 maggio 2011

STRAUSS-KAHN: LE CONSEGUENZE DI UN ARRESTO*



di Nouriel Roubini - Fonte: lavoceinfo
L'arresto del managing director del Fondo monetario internazionale, con l'accusa di stupro, ha conseguenze importanti per l'Fmi, per le elezioni presidenziali in Francia e per i disastrati paesi Piigs. Fondo monetario e Unione Europea si trovano infatti davanti alla scelta se proseguire con un piano di salvataggio della Grecia che richiede sempre maggiori risorse oppure optare per una ristrutturazione ordinata del debito. Scelta resa più complessa dal rifiuto pregiudiziale della Bce di prendere in considerazione la seconda opzione. La posizione della Germania.

Dominique Strauss-Kahn

L'arresto del direttore generale del Fondo monetario internazionale, Dominique Strauss-Kahn (meglio conosciuto come Dsk), con l'accusa di tentato stupro ha conseguenze importanti per l'Fmi, per la successione al vertice dell'organizzazione, per i salvataggi targati Ue-Fmi dei disastrati paesi Piigs e per le elezioni presidenziali in Francia.
I PROBLEMI DI STRAUSS-KAHN
Prima del suo arresto nel weekend, Dsk stava pensando di lasciare il ruolo di direttore generale dell'Fmi per candidarsi alla presidenza francese nel 2012. In molti sondaggi, Strauss-Kahn risultava in vantaggio rispetto all'attuale presidente francese Nicolas Sarkozy ed era il candidato principale alla vittoria.Le accuse di stupro sono per il momento soltanto accuse, ma i fatti del weekend hanno sicuramente distrutto ogni possibilità di Dsk di candidarsi alla presidenza francese: di fronte alla corte dell'opinione pubblica è ormai un “merce avariata”, anche se sotto il profilo legale si deve considerarlo innocente finché la sua colpevolezza non sia provata. Può esserci ancora una remota possibilità di resuscitare le sue ambizioni politiche solo se le accuse si dimostreranno false in breve tempo, e per la verità alcuni hanno avanzato l'ipotesi che Dsk sia caduto in una trappola volta a distruggere la sua candidatura. La stampa francese vicina a Sarkozy ha iniziato di recente una campagna di fango contro Dsk e alcune fonti di intelligence sussurrano che potrebbero esserci in Francia “forze oscure” determinate a distruggere il capo dell'Fmi. Ma se i sospetti di “cospirazioni” e “trappole” non si dimostrano veri in tempi molto brevi (i prossimi giorni o le prossime settimane), la carriera di Strauss-Kahn all'Fmi è finita (anche se pensava di dimettersi per correre contro Sarkozy) così come la possibilità di candidarsi alle elezioni presidenziali francesi, indipendentemente dal fatto che in seguito un tribunale lo giudichi colpevole o innocente.
EFFETTI SULLA GRECIA E ALTRI PIIGS

La grande opera di donna Letizia.



di Alessandro Robecchi pubblicato in Il Manifesto. Fonte.
Finalmente Letizia Moratti realizza a Milano una grande opera. La gigantesca Figura di Merda spuntata ieri tra Palazzo Marino (sede del sindaco) e Arcore (sede dell’uomo che ha perso il primo turno delle comunali) sarà senza dubbio apprezzata da tutta Italia e forse una delle grandi attrazioni dell’Expo.

Si potrebbe pensare a un’installazione di arte contemporanea, e invece è una sapiente costruzione politica dell’ala militare del Pdl.

Spaventare i milanesi – gente che ha visto il duce, Sindona, i La Russa, Bettino e Berlusconi – non era facile, ma ascoltati consiglieri politici come Santanché, Sallusti, Belpietro e altri figuranti ci sono riusciti in pieno. A completare l’opera, Silvio Berlusconi ci ha messo la faccia e si è speso di persona, ha detto che il voto era un referendum su di lui, e questo ha deciso le sorti del primo turno milanese: un fuggi-fuggi generale tra gli elettori del Pdl, e non solo di quelli che hanno figlie minorenni. E’ presto per festeggiare il declino del sultano e dei suoi camerieri milanesi, donna Letizia in prima fila, ma certo per la prima volta da tempo immemorabile nella Milano migliore serpeggia un certo ottimismo.

Perché il candidato Pisapia è una brava persona politicamente affidabile, perché le primarie si sono rivelate una buona trovata, perché si dimostra che se esiste una sinistra credibile, le liste di protesta pesano meno che altrove. Ora vanno a ruba i biglietti per il grande incontro di lotta libera nel fango che la destra si accinge a combattere nelle prossime due settimane. La Lega che morde le caviglie della Moratti (ripugnante perversione), Silvio che tenta di convincere tutti che il bocciato non è lui, ma un suo cugino che gli somiglia, finiani e centristi di fronte alla prospettiva di appoggiare un vicesindaco della Lega come Matteo Salvini, che certamente Bossi tenterà di imporre in cambio della rinuncia alla gitarella al mare il giorno del ballottaggio.

Da qualunque parte la si guardi, il muro milanese della destra che sembrava invalicabile si sgretolerà in malo modo e qualcuno ci resterà seppellito sotto, forse addirittura il governo nazionale, inadeguato e ridicolo non meno della giunta della signora Moratti alle prese con i suoi affari, i suoi immobiliaristi, i suoi venti milioni stanziati per comprarsi una Milano che per una volta non pare in vendita. Per la Milano perbene, invece, quella che è riuscita a unire la sinistra con un progetto vero, si apre una stagione nuova.

E’ presto per festeggiare, ma già ieri è saltato qualche tappo e uno, il tappo saltato dalle parti di Arcore, ha fatto il botto più grosso, qualcosa di simile a un tonfo, un gemito, un rantolo.

Musica per le nostre orecchie.

Ιταλία: Οι νέοι μεταξύ επισφάλειας και ανεργίας.




Σήμερα αδυνατούμε να φανταστούμε μια σταθερή δουλειά, δεν ξέρουμε ποτέ πόσο θα διαρκέσει η δουλειά που βρίσκουμε, παίρνουμε μισθούς πάντα πιο χαμηλούς (και γι΄αυτό δεν φταίει μόνο η κρίση), δεν έχουμε τα ίδια δικαιώματα με τους άλλους εργαζόμενους. Δεν μπορούμε να πάμε διακοπές, δεν μπορούμε να αρρωστήσουμε, δεν μπορούμε να συγκεντρώσουμε αρκετά ένσημα για τη σύνταξη, δεν μπορούμε να απεργήσουμε.
Της Άννα Μπελίγκερο
Το ποσοστό της ανεργίας των νέων στην Ιταλία, σύμφωνα με τα στοιχεία που δημοσιεύτηκαν μόλις προχτες, ανέρχεται στο 29%. Τα στοιχεία της Στατιστικής Υπηρεσίας μιλούν καθαρά.
Η κατάσταση αυτής της γενιάς είναι σταθερή, και ακριβώς γι΄αυτό δραματική. Καμιά επανάσταση, καμιά πραγματική αλλαγή. Η προοπτική της δεν είναι ένα μέλλον σταθερό και βέβαιο, αλλά στην καλύτερη των περιπτώσεων ένα μέλλον αβεβαιότητας.

Si salvi chi può: Washington è più pericolosa di Atene.



di Maria R. Calderoni
su Liberazione del 18/05/2011 - Fonte: esserecomunisti
Obama come Bush: aiuti alle imprese e alle banche in crisi.
L'orologio della Grande Paura. Provate a cliccare sul sito www.usdebtclock.org (orologio del debito Usa) e vi prenderà un colpo. Davanti a voi appare una specie di lavagna e lì dentro un invisibile tic tac fa scorrere sotto i vostri occhi, secondo per secondo e in tempo reale, l'intero debito pubblico americano, suddiviso in altrettanto paurosissimi quadranti debitamente titolati e conteggiati. Debito nazionale Usa. Debito per ogni singolo cittadino. Debito per ogni singolo contribuente. Deficit federale. Deficit stato per stato. Deficit import-export con la Cina. E così via via, voce per voce, con i rispettivi totali che si aggiornano appunto sotto i vostri occhi. Non senza qualche brivido.

L'Orologio del Debito Americano batte infatti secondi, minuti, ore, giorni tutti da cardiopalmo, pericolo rosso.

Lancette inarrestabili che danno un aumento giornaliero di oltre 5 miliardi di dollari, una voragine. Numeri da capogiro. Oggi come oggi il debito pubblico federale è di 14 mila 300 miliardi di dollari (a cui si devono però aggiungere, dicono gli esperti, altri 7mila miliardi di dollari di "buchi" pubblici dello Stato, delle contee e delle municipalità, vale a dire un debito che, tutto sommato, tocca oggi qualcosa come 21mila miliardi di dollari, provate a immaginarlo se vi riesce).Sulla base di quell'Orologio, hanno fatto i conti.


THE DIFENCE OF THE VERGIN OF SALEMI

Vittorio Sgarbi, art critic, politician, TV cultural commentator and major of the small town of Salemi (Sicily) in trouble about suspicious connections with mafia

mercoledì 18 maggio 2011



Grillo e grillini.



di Zag. Fonte: listasinistra

E Grillo ha deciso. Neanche a Milano, con Pisapia, "nè a destra ne a sinistra, ma unità di popolo."
Chi ha studiato il fascismo conosce la nascita di questo slogan e
dell'ideologia che stava dietro. Quando il popolo diventa un tutt'uno, uno sceccheraggio in cui vi è il commerciante e lo spazzino, l'artigiano e l'imprenditore con il banchiere o l'immobiliarista , il cui la classe si diluisce e perde di identità, beh allora chi ci rimette è sempre la parte più debole della società.
Quando la modernità si ammanta di vecchiume. Lo scenario, anzi il
palcoscenico è diverso, ma l'ideologia è la medesima. Questo il contenuto del grillismo.

Quando poi alla critica feroce, agli episodi partitici denunciati , alle denunce fatte dal grillismo non si può che condividere. L'operazione verità e di smascheramento che viene fatta è operazione lodevole e da condividere.

Con i grillini e le battaglie sul territorio che vengono condotte sono anche le lotte di tutti ( i
lavoratori). Ma sono le strategie, le soluzioni che portano a distinguere un movimento politico di destra o di sinistra.
I problemi diventano tali e si avvertono come tali a seconda che si è di destra o di sinistra. La TAV per la destra non è un problema , ma una opportunità. Per la sinistra (storicamente parlano e non rappresentata dai partiti) invece lo è. Il precariato per la destra è un motivo di crescita e di indipendenza dalla sudditanza del lavoro subordinato un andare "oltre" il lavoro dipendente, per la sinistra un motivo in più per agevolare lo sfruttamento.
Allora è qui che bisogna fare delle scelte non ideologiche, ma sul terreno della pratica: o si è di sinistra o di destra. Essere "oltre" è solo mistificazione e ideologia mistificante.

La controrivoluzione in vicino oriente.


di Thierry Meyssan. Fonte: Guerra e verità
- Komsomolskaya Pravda - Reseau Voltaire.
Un clan saudita, i Sudairi, è al centro dell'ondata controrivoluzionaria lanciata sul Vicino Oriente dagli Stati Uniti e Israele. In una lunga analisi, pubblicata a puntate sul più importante quotidiano di lingua russa, Thierry Meyssan disegna partendo da Damasco il quadro generale delle contraddizioni che agitano questa regione. Anche il caso Bin Laden viene inquadrato meglio. Uno scenario che nessun media mainstream ha finora spiegato.In pochi mesi, tre governi filo-occidentali erano caduti nel mondo arabo: il parlamento aveva rovesciato il governo di Saad Hariri in Libano, dopo di che i movimenti popolari avevano deposto Zine el-Abbidine Ben Ali in Tunisia e arrestato Hosni Mubarak in Egitto. Questi cambiamenti di regime sono stai accompagnati da manifestazioni contro il dominio statunitense e il sionismo. Ne ha beneficiato politicamente l’Asse della Resistenza, che è costituito sul piano statuale da Iran e Siria, mentre sul piano sub-statuale da Hezbollah e Hamas.
Per guidare la contro-rivoluzione in questa regione, Washington e Tel Aviv sono ricorsi al loro sostegno più fidato: il clan dei Sudairi, che interpreta più di ogni altro il dispotismo al servizio dell'imperialismo.
L’immagine ha fatto scandalo negli Stati Uniti: al G20, il presidente Obama s’inchina davanti al sovrano saudita e gli bacia la mano.


BERLUSCONI ("3 inches heels")

personal disaster in Milan elections

martedì 17 maggio 2011

L’Israeliano Napolitano



di Luca Galassi. Fonte: nazioneindiana
Elevare lo status del rappresentante palestinese in Italia a quello di ‘ambasciatore’ può essere un mero escamotage formale. Perchè, in sostanza, lo Stato palestinese non esiste. Che la formula sia “riconosciuta dal governo israeliano” è una conferma al gattopardesco rituale degli incontri diplomatici. Napolitano è stato ieri in visita in Israele e in Cisgiordania. Se al presidente palestinese ha promesso un nuovo rango per la sua feluca – “un altro regalo che ci fa l’Italia”, ha commentato in modo assai infelice Abu Mazen – agli israeliani Napolitano, nel corso dell’incontro a Gerusalemme dal titolo “Italia e Israele, da 150 anni insieme”, ha ricordato i legami storici tra Mazzini e Herzl. Perché Italia e Israele dovrebbero essere legati da 150 anni di storia, cultura, politica comune? Che c’entra il patriota italiano con il teorico e fondatore del sionismo?
Chi conosce la storia del sionismo e dello Stato di Israele risponderebbe senza esitazione: c’entrano molto poco. Eppure, metterli insieme, accomunarli in modo arbitrario, deliberato e sgangherato, sancire una comunità di ideali e di aspirazioni tra Mazzini e Herzl – oltreché far correre parallele le storie di due nazioni il cui processo di costruzione è agli antipodi – ha un suo preciso significato.

Amministrative




maggio 17. di Claudio Grassi. Fonte
Abbiamo già molti dati su cui riflettere. In giornata arriveranno quelli definitivi, quindi faremo una riflessione più fondata. Intanto alcuni flash sulla base dei primi risultati finora in nostro possesso.
1) La destra e Berlusconi subiscono una sconfitta pesante. La Moratti, non solo non vince al primo turno, ma viene distaccata di diversi punti da Pisapia. Berlusconi si è candidato a Milano, proprio per evitare questo. Le sue preferenze si sono dimezzate. Ha perso. Sarà interessante vedere la reazione della Lega.
2) Benissimo Pisapia e De Magistris. Quindi non è vero che la sinistra per vincere deve scegliere candidati centristi. Hanno fatto una campagna elettorale a sinsitra e hanno vinto. Sono stati votati poiché oltre ad una discontinuità hanno lasciato intradevedere, finalmente, una alternativa.
3) Al di là dei sondaggi che ci hanno bombardato in questi mesi e al di là dell’oscuramento mediatico, queste elezioni dimostrano che a sinistra del Pd c’è Sel, ma c’è anche la Fds che ottiene un risultato dignitoso.
4) A sinistra del Partito Democartico (Sel più Fds, ma occorre ragionare anche sull’Idv), esiste una forza superiore al terzo polo. Bisogna trovare le forme dell’unità possibile per fare fruttare questo patrimonio. Sel che ha avuto un buon risultato, ma non ha sfondato, deve accantonare atteggiamenti di autosufficenza e dialogare con le forze alla sua sinistra.
5) Come già avvenuto alle regionali la Fds va meglio dove va in alleanza (Milano), va bene anche dove non è in alleanza col Pd, ma riesce a stare in una coalizione vasta (Napoli). Va male dove va da sola o con forze alla sua sinistra. Il risultato di Torino, nella sua drammaticità, risponde inequivocabilmente a coloro i quali hanno ritenuto di presentare questa coalizione come un esempio da estendere a livello nazionale.
6) Pur essendo numeri piccoli è il caso di guardare anche al consenso raccolto dalle liste a sinistra della Fds (Pcl, Sc, Rete dei Comunisti). Il risultato, a partire da quello di Torino di Sinistra Critica, della Rete dei Comunisti a Napoli e del Pcl un po’ ovunque è privo di consistenza. Anche su questo occorre riflettere, visto che spesso ci è stato detto che occorre guardare, in egual misura, a Sel e alle forze che stanno a sinistra della Fds.

I cubani ci guardano.



di Gianni Mina'. Mercoledì 11 Maggio 2011 - Fonte: latinoamerica
Da qualche tempo il quotidiano Granma, l’organo del Partito Comunista di Cuba, ha cominciato a pubblicare articoli tradotti da giornali di altri paesi del mondo. Giorni fa era toccato a un bell’articolo sulla Libia pubblicato da Il Manifesto. Poiché sospetto che quel nostro giornale non ricambierebbe la cortesia, provo a farlo io, pubblicando su questo sito un articolo di Enrique Ubieta Gómez di oggi, 11.5.11 che mi ha fatto anche arrossire e sentire il peso delle contraddizioni del mio mondo europeo e occidentale:
Le navi, le notizie, i governi
Le corporazioni mediatiche bombardano le nazioni nemiche come navi da guerra. Assediano una città, un paese, e lanciano i loro missili in cicli di maggiore o minore intensità. Appoggiano le navi, le precedono, perché i militari sbarcano solo quando i lettori-spettatori sono stati convinti di quanto siano cattivi coloro che devono morire. Le nazioni nemiche sono quelle che non accettano le leggi imposte dai padroni delle multinazionali che fabbricano le navi da guerra e finanziano i mezzi di disinformazione. Ma né i media né le navi sono onnipotenti: ci sono popoli che sanno difendersi. Noi cubani viviamo sotto assedio dal 1959: economico e mediatico. Le navi non hanno potuto sbarcare, perché i media non hanno potuto sfigurare le nostre ragioni, e neanche far diminuire l’appoggio interno ed esterno alla Rivoluzione.
Quando il paese avanza, arriva un ciclo di bombardamenti mediatici. Non vogliono che sbiadisca l’immagine accuratamente costruita secondo cui Cuba non è uno stato di diritto. E’ vero, Cuba non è uno stato di diritto “borghese”, ma socialista, per volontà popolare espressa nelle urne. Dopo il successo del Congresso del Partito nel paese –preceduto da una massiccia discussione popolare unica al mondo, sui temi da discutere, che ha prodotto la modifica del 68% delle linee proposte-, le corporazioni mediatiche devono rettificare qualsiasi indizio di dubbio ragionevole sull’esistenza di una democrazia cubana, diversa e superiored a quella degli aggressori.
Adesso i missili divulgano una bugia: un uomo è morto a causa delle botte ricevute dalla polizia. Non sarà vero, ma è verosimile: è una cosa che succede in molti paesi d’Europa e degli Stati Uniti. Le multinazionali non hanno bisogno di sapere la verità, perché non si propongono di diffonderla; insomma, si tratta di bombardamenti di “contenzione” affinché i lettori non sappiano la verità. I governi che i padroni delle multinazionali eleggono nel mondo “libero” –loro, invece, conoscono davvero la trama interiore di ogni menzogna-, si mostrano costernati. Il Governo tedesco, per esempio, sente l’irresistibile necessità di esprimere la sua delusione: “L’informazione sui maltrattamenti inflitti a Soto da parte delle forzde dell’ordine cubane contraddicono la speranza che si possa produrre un miglioramento del rispetto dei Diritti Umani nell’isola”, dice un comunicato a firma del Ministero degli Esteri.
E’ evidente, dico io, il rapporto che esiste fra le multinazionali che fabbricano navi da guerra, quelle che fabbricano notizie e quelle che fabbricano governanti. Altrimenti come intendere che una nave da guerra della NATO lasci morire di fame e di sete, in alto mare, 61 emigranti etiopi, eritrei, nigeriani, sudanesi e ganesi, fra i quali c’erano donne e bambini, e che le multinazionali della disinformazione invece di gridare la notizia, la sussurrino appena, e che i governanti europei e nordamericani mantengano un discreto silenzio? Perché l’indagine giornalistica diffusa da The Guardian –stavolta facendo onore alla professione- non provoca lo scandalo e la delusione dei governi europei? Perché il Governo tedesco emette un comunicato che condanna Cuba e non l’Unione Europea? Perché non mette in discussione il rispetto dei diritti umani nella “casa comune”? Il Presidente del Parlamento Europeo si unisce alla campagna, come se non avesse faccende proprie di cui occuparsi. Non è che noi cubani valiamo più degli africani: tutti noi abitanti del terzo Mondo siamo da gettare per le multinazionali, per i loro padroni e per i governanti al loro servizio. I missili disinformativi non colpiscono i cubani ma proprio i cittadini europei e nordamericani che si credono informati. Sono strumenti della manipolazione politica contro i loro stessi popoli. Ci sono diverse maniere di commettere crimini, e chi fabbrica armi, notizie e governanti è un criminale di guerra.

Finanzcapitalismo, una guida per liberarsene.




Liberazione 15/05/2011 Fonte: controlacrisi

L'ultima opera di Luciano Gallino Megamacchine sociali, servo-unità umane, finanzcapitalismo. La neolingua che Luciano Gallino inventa nella sua ultima opera Finanzcapitalismo. La civiltà del denaro in crisi (Einaudi, pp. 336, euro 19,00) non ha la funzione di stimolare la parte sinistra del cervello quanto quella di capire la "realtà" che ci sta di fronte. Una realtà in fase di forte transizione. Obbligo di virgolette, quindi, e come tutte le transizioni ha bisogno di strumenti analitici parziali, che alludano più che a un passato ormai incomprensibile a un "mondo nuovo" di difficile comprensione. Anche se il capitalismo ha ben poco di autenticamente nuovo, e il passato non è popolato poi solo di cadaveri, i nodi che l'umanità, oggi così irrimediabilmente frontiera di se stessa, si trova a dover sciogliere sovrastano anche ogni serio tentativo di riflessione critica. E così occorre almeno affidarsi a una "neolingua". Luciano Gallino, che di frontiere tra discipline se ne intende, mette al lavoro tutta la sua creatività per cercare di intravedere nuovi territori. Nuovi territori in un "oltre" difficile da concepire. Anche perché la prima sfida che Gallino sembra impostare è quella di riuscire a "dislocarsi" dalla totalità del presente. «Come macchina sociale, il finanzcapitalismo - sintetizza molto bene il risvolto di copertina - ha superato ciascuna delle precedenti, compresa quella del capitalismo industriale, a motivo della sua estensione planetaria e della sua capillare penetrazione in tutti i sottosistemi sociali, e in tutti gli strati della società, della natura e della persona. Così da abbracciare ogni momento e aspetto dell'esistenza degli uni e degli altri, dalla nascita alla morte o all'estinzione». La valorizzazione del denaro, come aveva già messo in evidenza Jean Braudrillard in Lo scambio simbolico e la morte è fine a se stesso e non ha più alcun riferimento alla reatà. E di fronte a questo paradosso, noi umani, che ci riteniamo così reali dove finiamo? L'obiettivo di Gallino non è quello di provare a abbozzare delle ricette ma quello di mettere alla prova alcuni strumenti analitici. Per questo il libro va letto e studiato. Perché ci aiuti a superare la paura di ricominciare un percorso di critica e di cambiamento. F.S.
FONTE: Liberazione, 15/05/2011
INTERNATIONAL MONETARY FUND

"About time!"

"The bastard sodomized me for years"

lunedì 16 maggio 2011

Barzellette seriose



di Augusto Illuminati. Fonte: sinistrainrete
Le barzellette berlusconiane in genere mirano a solleticare con sconcezze poco sofisticate l’immaginario pecoreccio degli ascoltatori, con cui il locutore si identifica esibendo un sovrappiù di potenza (virile e monetaria). Notevole invece che a volte sappia tenersi sul registro del reale, con una iper-identificazione che non passa attraverso l’ingenua identificazione del pubblico. Questa ultima barzelletta (comizio al Palasharp del 7 maggio per la campagna elettorale milanese) suona infatti così, sobria e agghiacciante, tutta giocata sulla doppia intonazione – interrogativa e constatativa – dell’avverbio adesso:


«Vi racconto una storiella, è pulita e non so se vi piacerà. Racconta che una volta c'era un dittatore, un tiranno, un uomo che possedeva televisioni, i giornali e anche la squadra di calcio. A questo punto un bambino chiede: "E adesso?". Adesso c'è ancora».

Appunto, in barba a tutte le spallate, i conflitti di interesse, gli astuti progetti di farlo fuori con le più improbabili combinazioni, adesso Berlusconi sta sempre lì, il che in termini e tempi politici significa che rischia di starci quasi per sempre. Magari domandiamoci perché. Forse perché la sinistra ha sognato di estrometterlo facendo concessioni alla Lega sul federalismo? Oppure sposando contro la Lega la buona causa delle spedizioni umanitarie in Kosovo, Afghanistan e da ultimo Libia? Forse perché il Pd strizza l’occhio ai cattolici casiniani sulle tematiche etiche?

ATENE: CONGRESSO SINDACATI EUROPEI, GRECI PROPONGONO MOBILITAZIONE PANEUROPEA CONTRO AUSTERITY




«Noi resisteremo e lotteremo tutti insieme contro questo ritorno al Medioevo che ci viene imposto». Il sindacato che rappresenta i lavoratori del settore privato, per bocca del suo portavoce Yannis Panagopoulos, interviene così al 12/mo congresso della Confederazione europea dei sindacati (Ces) e insieme al presidente dell'altro sindacato ellenico Adedy, che invece riunisce i dipendenti pubblici, Spyros Papaspyros, parla della situazione nel suo Paese. Per i sindacalisti greci l'errore è dato dalla terapia shock imposta dal Fondo monetario internazionale. «La medicina è peggio della malattia».

Il riferimento è alla firma, un anno fa, del Memorandum che ha concesso alla Grecia un prestito da 110 miliardi di euro per evitare la bancarotta e che di fatto ha portato il paese in uno sciagurato vortice senza ritorno. «Si fa piombare la Grecia al di sotto dell'indice di povertà. La recessione si cura solo con lo sviluppo e con la redistribuzione della ricchezza» conclude Panagopoulus. Dello stesso avviso il presidente dell'Adedy che riunisce i lavoratori pubblici «l'orientamento deve essere lo sviluppo economico con il progresso sociale» e «le ricette dell'Fmi non cambiano assolutamente nulla, non risolvono la crisi. Le misure adottate non si sono mostrate credibili nei tempi. In 12 mesi dal Memorandum hanno portato ad un peggioramento della vita ed hanno rovesciato i diritti e le regole. Si vogliono nascondere le rovine, i danni della politica» insieme «al pagamento dei costi imposti dalla speculazione».

Ma se governo e troika andranno avanti con le loro folli ricette i sindacati non cedono e Papaspyros, chiama ancora alla «mobilitazione, alla lotta dei lavoratori. La soluzione è nella solidarietà, uscendo dai dogmi della competitività. Servono politiche giuste, che portino alla stabilizzazione dello sviluppo ed all'aumento dell'occupazione. Bisogna andare avanti con coraggio, ci deve essere una nuova mobilitazione paneuropea. Questo è il messaggio che dobbiamo mandare con forza da Atene. Andiamo avanti verso nuovi sforzi, lotte e conquiste».

Dalla firma di marzo scorso, i sindacati greci sono già scesi in piazza dieci volte; l'ultimo sciopero generale c'è stato mercoledì scorso, 11 maggio. Mobilitazione paneuropea? 10 scioperi generali? Chissà Bonanni e Angeletti le cui rispettive organizzazioni sono ad Atene al convegno della CES come prenderanno la proposta.

Per la palestina.


























































GIORGIO NAPOLITANO IN TEl AVIV
"The Israel democratic system is a model for the whole Middle east"

domenica 15 maggio 2011

Crisi europea del debito.



Sergio Cesaratto, Lanfranco Turci. Fonte: sinistrainrete
A tutti è chiaro che Grecia, Irlanda e forse il Portogallo (i PIG) dovranno fare default sul loro debito estero. La questione aperta non è se, ma quando, come e, soprattutto, chi paga. Com’è anche a tutti noto, il debito estero greco consiste sin dall’origine soprattutto di debito pubblico; quello irlandese è di origine privata, dovuto ai crediti esteri che hanno finanziato un boom edilizio, ma è divenuto pubblico dopo che lo stato ha garantito i debiti esteri contratti dalle banche locali; quello lusitano è una via di mezzo.

La scommessa apparentemente fatta sinora dai paesi europei che contano è che le rigide misure fiscali imposte a quei paesi in cambio del sostegno finanziario generino un surplus del bilancio pubblico, mentre al contempo la deflazione salariale determini una ripresa delle esportazioni che, con la caduta delle importazioni in seguito alla caduta dei livelli di attività interni, generi un parallelo avanzo commerciale e con esso la capacità di redimere il debito estero.

La ripresa delle esportazioni modererebbe la caduta dei livelli di attività e, conseguentemente, delle entrate fiscali. La scommessa è chiaramente persa poiché attuazione ed effetti di una selvaggia deflazione salariale sulla competitività, in particolare di Grecia e Portogallo, sono incerti e differiti nel tempo. Così i livelli del debito pubblico rispetto al Pil in questi paesi sono destinati nei prossimi anni a crescere inesorabilmente (di circa un terzo in pochi anni). Ciò in seguito alla caduta del loro Pil e delle relative entrate fiscali, dovuta alle selvagge misure di rigore loro imposte, alla abnorme spesa per interessi (inclusi quelli usurai pagati sui prestiti europei), alla “necessità” che il settore pubblico assorba parte dei debiti del sistema bancario.

Mettersi di traverso. Per una critica del biocapitalismo contemporaneo*



Sergio Bologna, Dario Banfi. Fonte: sinistrainrete
Tutti i sistemi totalizzanti tendono a ridurre l’umanità a un insieme di corpi senz’anima, senza personalità, il capitalismo per primo e il biocapitalismo quasi ci riesce(1). Il problema sta nel rifiuto di subire, di sottomettersi, è l’eterno problema della libertà dell’individuo, qui sta il senso del discorso sulla coalizione. Ma la libertà non è scindibile dalla conoscenza e pertanto l’affermazione che l’informatica ha creato una diversa epistemologia significa che ha modificato i parametri del processo conoscitivo liberandolo in parte dalla dipendenza dell’insegnamento, del lavaggio del cervello, e dalla dipendenza dei procacciatori/manipolatori d’informazioni, aprendo lo spazio a una, seppur parziale e in permanente tensione, autonomia dell’individuo. Parlando il linguaggio dei simboli ha ridotto lo scarto tra la parola e i suoi effetti, il gesto e i suoi riflessi. Ha abbassato la statura dell’autorità, le ha tolto il piedestallo, contribuendo in questo senso alla de-professionalizzazione.

La nascita e lo sviluppo delle «nuove» professioni» avviene proprio nel periodo in cui questo passaggio di civiltà comincia a compiersi. Non hanno un percorso di formazione precostituito, non possiedono conoscenze alle quali corrisponde un ambito di giurisdizione ben definito, vivono di relazioni più che di competenze, la loro autorità è sancita dal mercato non dalle credenziali, a loro non servono i paludamenti del professionalismo, anzi sono d’impaccio. Ma il termine generico di «nuove professioni» comprende anche alcune antiche esercitate in maniera nuova o, per meglio dire, svolte in contesti di mercato talmente diversi da quelli che in origine le aveva viste nascere, che possono essere considerate «nuove».

Onestamente pensiamo che tifare per la rivolta popolare della Grecia contro l'austerity sia la cosa più responsabile da fare.



IN GRECIA AVETE FATTO MALE I CONTI
Fonte: controlacrisi
Paura eh? «La Grecia si trova in una situazione molto grave», e i creditori cominciano a farsi due conti sul portafoglio rispetto al futuro dei propri investimenti. Per la BCE una uscita dall'euro della Grecia è «inimmaginabile» ma soprattutto sarebbe un dramma per le banche che hanno prestato i soldi, anzi hanno investito nel debito greco. Olli Rehn, come la maggior parte degli economisti non sanno più che pesci prendere, tanto è vero che un anno dopo gli aiuti a tassi eleveti per 110 miliardi di euro ricevuti da Ue ed Fmi oggi si parla in maniera quasi certa di un nuovo piano di salvataggio ( di altri 60 miliardi). Niente ristrutturazione del debito quindi, e per evitare il default che la stampa tedesca da quasi per certo si prestano altri soldi.

Ogni decisione però sarà presa solo «nelle prossime settimane» fanno sapere dalla Troika bce fmi commissione europea. Se ne comincerà comunque a discutere lunedì sera al tavolo dell'Eurogruppo, in programma a Bruxelles. Ma una cosa già è certa: prima di pensare a nuovi prestiti, servono nuovi tagli, nuovi sacrifici, fa gola a molti infatti il piatto delle nuove privatizzazioni. «Sono stati fatti sforzi senza precedenti che non devono essere sottovalutati», dice Rehn, ma non basta, ci vuole altro sangue per rassicurare banche e padroni. «È assolutamente necessario che il governo greco si assuma le sue responsabilità e introduca nuove misure di consolidamento fiscale».

"Colonie o pace con i palestinesi adesso Israele deve scegliere"

dalla Repubblica. Fonte: domenicobuffalini
Parla il presidente Abu Mazen alla vigilia della visita di Napolitano. Spero che Roma dia presto un segnale elevando il rango della nostra rappresentanza diplomatica. Nel prossimo mese di settembre presenteremo alle Nazioni Unite la nostra dichiarazione di indipendenza.
RAMALLAH - Fervono i lavori di ampliamento nella Muqata, il palazzo del presidente palestinese. Il nuovo Stato che «presto, molto presto, nascerà», dice Abu Mazen seduto nel suo studio, ha bisogno di nuove e più ampie strutture governative, e di uffici che possano accoglierle. C´è un senso di ottimismo nelle stanze del presidente, la percezione che si sta vivendo un momento cruciale e delicato per il popolo palestinese. «Il negoziato diretto con gli israeliani resta la nostra priorità», spiega Abu Mazen mentre si accende una sigaretta, anche se ufficialmente ha smesso di fumare, «ma se il nostro partner non vuole trattare andremo all´Onu in settembre a chiedere se il nostro popolo, che è tornato unito, ha finalmente il diritto a uno Stato».


63rd ANNIVERSARY

Blog curato da ...

Blog curato da ...
Mob. 0039 3248181172 - adakilismanis@gmail.com - akilis@otenet.gr
free counters