di Alessandro Robecchi pubblicato in Il Manifesto. Fonte.
Finalmente Letizia Moratti realizza a Milano una grande opera. La gigantesca Figura di Merda spuntata ieri tra Palazzo Marino (sede del sindaco) e Arcore (sede dell’uomo che ha perso il primo turno delle comunali) sarà senza dubbio apprezzata da tutta Italia e forse una delle grandi attrazioni dell’Expo.
Finalmente Letizia Moratti realizza a Milano una grande opera. La gigantesca Figura di Merda spuntata ieri tra Palazzo Marino (sede del sindaco) e Arcore (sede dell’uomo che ha perso il primo turno delle comunali) sarà senza dubbio apprezzata da tutta Italia e forse una delle grandi attrazioni dell’Expo.
Si potrebbe pensare a un’installazione di arte contemporanea, e invece è una sapiente costruzione politica dell’ala militare del Pdl.
Spaventare i milanesi – gente che ha visto il duce, Sindona, i La Russa, Bettino e Berlusconi – non era facile, ma ascoltati consiglieri politici come Santanché, Sallusti, Belpietro e altri figuranti ci sono riusciti in pieno. A completare l’opera, Silvio Berlusconi ci ha messo la faccia e si è speso di persona, ha detto che il voto era un referendum su di lui, e questo ha deciso le sorti del primo turno milanese: un fuggi-fuggi generale tra gli elettori del Pdl, e non solo di quelli che hanno figlie minorenni. E’ presto per festeggiare il declino del sultano e dei suoi camerieri milanesi, donna Letizia in prima fila, ma certo per la prima volta da tempo immemorabile nella Milano migliore serpeggia un certo ottimismo.
Perché il candidato Pisapia è una brava persona politicamente affidabile, perché le primarie si sono rivelate una buona trovata, perché si dimostra che se esiste una sinistra credibile, le liste di protesta pesano meno che altrove. Ora vanno a ruba i biglietti per il grande incontro di lotta libera nel fango che la destra si accinge a combattere nelle prossime due settimane. La Lega che morde le caviglie della Moratti (ripugnante perversione), Silvio che tenta di convincere tutti che il bocciato non è lui, ma un suo cugino che gli somiglia, finiani e centristi di fronte alla prospettiva di appoggiare un vicesindaco della Lega come Matteo Salvini, che certamente Bossi tenterà di imporre in cambio della rinuncia alla gitarella al mare il giorno del ballottaggio.
Da qualunque parte la si guardi, il muro milanese della destra che sembrava invalicabile si sgretolerà in malo modo e qualcuno ci resterà seppellito sotto, forse addirittura il governo nazionale, inadeguato e ridicolo non meno della giunta della signora Moratti alle prese con i suoi affari, i suoi immobiliaristi, i suoi venti milioni stanziati per comprarsi una Milano che per una volta non pare in vendita. Per la Milano perbene, invece, quella che è riuscita a unire la sinistra con un progetto vero, si apre una stagione nuova.
E’ presto per festeggiare, ma già ieri è saltato qualche tappo e uno, il tappo saltato dalle parti di Arcore, ha fatto il botto più grosso, qualcosa di simile a un tonfo, un gemito, un rantolo.
Musica per le nostre orecchie.
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