Cristian Bettini - Federico Demaria - Fonte: cartaorg
DIARIO Un’affermazione gridata a pieni polmoni, «Stiamo facendo la storia!», davanti un’assemblea di 5.000 persone che qui e ora diventa verosimile, ma sarà il tempo a decidere. Plaza de Catalunya, come gli altri accampamenti, si rafforza ogni giorno che passa. Il passaparola scorre veloce attraverso i canali ufficiali di diffusione: blog, twitter e facebook. La notizia è arrivata fino al Washington Post e al New York Times.
Durante il giorno le commissioni lavorano a pieno ritmo, mentre la sera si celebrano i primi risultati, si presentano e votano le proposte, in un clima emozionante. La piazza tutto il giorno gremita di persone di ogni età, è uno spazio libero all’incontro, al dialogo. Oltre alle commissioni aperte e organizzate, piccoli gruppi si formano naturalmente scambiandosi opinioni e idee, contribuendo al fermento di questa intelligenza collettiva. Si respira un’energia positiva, nessuna tensione in vista. I vari gruppi procedono organici in ogni direzione, programmatori stanno studiando il modo di votare proposte e azioni con tweeter, un tweetometro è già online; la cucina ha raggiunto un livello di professionalità impensato, capace di offrire un menu completo con tapas e paellas, vegetariane e non. Piatti prelibati e offerti gratuitamente.
Ogni cosa che potrebbe essere utile: dal cibo, ai modem, ai bagni chimici è spontaneamente offerta, portata dalla gente, raccolta redistribuita e messa a disposizione. Al secondo giorno il campo è perfettamente organizzato, dalle mappe al servizio di pulizia. Perfino le forze dell’ordine, non in via ufficiale, commentano positivamente. Seppur circondata da edifici con insegne corporative con i loro loghi inerti e violenti, la piazza comincia a debordare, verso sera già non è sufficiente l’enorme spiazzo al centro, ci si moltiplica a velocità cellulare. Domani saremo di più.
La gente, sia che si fermi o sia di passo, incontra e legge testimonianze, idee e pensieri in formato A4 appese in ogni lato. «Esercitare il potere corrompe, sottomettersi al potere degrada», «I popoli non dovrebbero aver paura dei loro governanti… i governanti dovrebbero aver paura dei loro popoli», «Non siamo mendicanti, pratichiamo per il futuro», «Abbiamo perso la paura». Una lista di parole contrapposte offre il senso comune e condiviso in questo zona di autonomia temporanea:
Competitività vs. Cooperazione
Consumo compulsivo vs.Consumo rispettoso
Individualismo vs. Collettivismo
Razzismo vs. Tolleranza
Privatizzazione vs. Collettivizzazione
Superficialità vs. Sensibilità
Speculazione vs. Altruismo
Omogeneizzazione vs. Diversità
Precarietà vs. Dignità
Disuguaglianza vs. Uguaglianza
Delocalizzazione vs. Localizzazione
Esclusione vs. Inclusione
Egoismo vs. Altruismo
Subordinazione vs. Autonomia
La commissione internazionale dell’accampamento invita tutti i collettivi internazionali, come azione di solidarietà, a mandare lettere di supporto [comisio-internacional@googlegroups.com] scritte in qualsiasi lingua o dialetto che saranno poi esposte nella Plaza de Catalunya. Si chiede che non superino le tre righe in modo che possano essere lette da tutti e non occupino troppo spazio.
Da due giorni si sta lavorando a un manifesto politico, incontrare l’accordo di tutti appare complesso, ma inizia a definirsi. Questa la carta dei principi approvato ieri dall’assemblea:
«Chi siamo all’accampamento di Barcellona? Siamo gente che è venuta liberamente e volontariamente, che dopo la manifestazione del 15 maggio ha deciso continuare a stare uniti ed essere sempre di più in lotta per la dignità. Non rappresentiamo nessun partito né associazione. Nessuno ci rappresenta. Ci unisce il malessere per le vite precarie, per le diseguaglianze, ma soprattutto ci unisce una vocazione per il cambiamento. Siamo qui perché vogliamo una società nuova che dia priorità alla vita al di sopra degli interessi economici e politici. Ci sentiamo calpestati per l’economia capitalista, e ci sentiamo esclusi dal sistema politico attuale, che non ci rappresenta. Puntiamo a una trasformazione profonda della società. E soprattutto puntiamo perché sia la stessa società la protagonista di questo cambiamento. Credevano che fossimo addormentati. Che ci potevamo tagliare i diritti senza che opponessimo resistenza. Si sbagliavano: stiamo lottando e continueremo a lottare pacificamente ma con determinazione – per la vita che tutti e tutte ci meritiamo. Abbiamo imparato da El Cairo, dall’Islanda, da Madrid. Adesso bisogna estendere la lotta e prendere la parola».
Legittimamente e in maniera provocativa Fidel Castro si chiedeva se, viste le proteste popolari, la Nato pensasse di bombardare la Spagna. Al momento sembra che niente e nessuno potrà fermare questo flusso spontaneo e crescente di rivolta. Nemmeno la decisione di ieri della commissione elettorale centrale di dichiarare illegale ogni tipo di manifestazione il sabato, giorno di riflessione, e la domenica, giorno di votazione. Il movimento 15M è determinato a mantenere la posizione fino a al giorno delle elezioni. Il governo ed i politici escludono l’opzione di uno sgombero forzato che sfocerebbe nello scontro, violenza e una più grande indignazione dei cittadini. Soprattutto perché il movimento ha mostrato, e mantenuto, fin dall’inizio che le sue intenzioni sono pacifiche. L’ora X è questa sera a mezzanotte nelle piazze.
Intanto, in piazza rimbalza la notizia: nuovi accampamenti sorgono in Spagna ed altrove. Anche in Italia sono previste manifestazione per il sabato a Padova, Milano, Roma e Torino….
DIARIO Un’affermazione gridata a pieni polmoni, «Stiamo facendo la storia!», davanti un’assemblea di 5.000 persone che qui e ora diventa verosimile, ma sarà il tempo a decidere. Plaza de Catalunya, come gli altri accampamenti, si rafforza ogni giorno che passa. Il passaparola scorre veloce attraverso i canali ufficiali di diffusione: blog, twitter e facebook. La notizia è arrivata fino al Washington Post e al New York Times.
Durante il giorno le commissioni lavorano a pieno ritmo, mentre la sera si celebrano i primi risultati, si presentano e votano le proposte, in un clima emozionante. La piazza tutto il giorno gremita di persone di ogni età, è uno spazio libero all’incontro, al dialogo. Oltre alle commissioni aperte e organizzate, piccoli gruppi si formano naturalmente scambiandosi opinioni e idee, contribuendo al fermento di questa intelligenza collettiva. Si respira un’energia positiva, nessuna tensione in vista. I vari gruppi procedono organici in ogni direzione, programmatori stanno studiando il modo di votare proposte e azioni con tweeter, un tweetometro è già online; la cucina ha raggiunto un livello di professionalità impensato, capace di offrire un menu completo con tapas e paellas, vegetariane e non. Piatti prelibati e offerti gratuitamente.
Ogni cosa che potrebbe essere utile: dal cibo, ai modem, ai bagni chimici è spontaneamente offerta, portata dalla gente, raccolta redistribuita e messa a disposizione. Al secondo giorno il campo è perfettamente organizzato, dalle mappe al servizio di pulizia. Perfino le forze dell’ordine, non in via ufficiale, commentano positivamente. Seppur circondata da edifici con insegne corporative con i loro loghi inerti e violenti, la piazza comincia a debordare, verso sera già non è sufficiente l’enorme spiazzo al centro, ci si moltiplica a velocità cellulare. Domani saremo di più.
La gente, sia che si fermi o sia di passo, incontra e legge testimonianze, idee e pensieri in formato A4 appese in ogni lato. «Esercitare il potere corrompe, sottomettersi al potere degrada», «I popoli non dovrebbero aver paura dei loro governanti… i governanti dovrebbero aver paura dei loro popoli», «Non siamo mendicanti, pratichiamo per il futuro», «Abbiamo perso la paura». Una lista di parole contrapposte offre il senso comune e condiviso in questo zona di autonomia temporanea:
Competitività vs. Cooperazione
Consumo compulsivo vs.Consumo rispettoso
Individualismo vs. Collettivismo
Razzismo vs. Tolleranza
Privatizzazione vs. Collettivizzazione
Superficialità vs. Sensibilità
Speculazione vs. Altruismo
Omogeneizzazione vs. Diversità
Precarietà vs. Dignità
Disuguaglianza vs. Uguaglianza
Delocalizzazione vs. Localizzazione
Esclusione vs. Inclusione
Egoismo vs. Altruismo
Subordinazione vs. Autonomia
La commissione internazionale dell’accampamento invita tutti i collettivi internazionali, come azione di solidarietà, a mandare lettere di supporto [comisio-internacional@googlegroups.com] scritte in qualsiasi lingua o dialetto che saranno poi esposte nella Plaza de Catalunya. Si chiede che non superino le tre righe in modo che possano essere lette da tutti e non occupino troppo spazio.
Da due giorni si sta lavorando a un manifesto politico, incontrare l’accordo di tutti appare complesso, ma inizia a definirsi. Questa la carta dei principi approvato ieri dall’assemblea:
«Chi siamo all’accampamento di Barcellona? Siamo gente che è venuta liberamente e volontariamente, che dopo la manifestazione del 15 maggio ha deciso continuare a stare uniti ed essere sempre di più in lotta per la dignità. Non rappresentiamo nessun partito né associazione. Nessuno ci rappresenta. Ci unisce il malessere per le vite precarie, per le diseguaglianze, ma soprattutto ci unisce una vocazione per il cambiamento. Siamo qui perché vogliamo una società nuova che dia priorità alla vita al di sopra degli interessi economici e politici. Ci sentiamo calpestati per l’economia capitalista, e ci sentiamo esclusi dal sistema politico attuale, che non ci rappresenta. Puntiamo a una trasformazione profonda della società. E soprattutto puntiamo perché sia la stessa società la protagonista di questo cambiamento. Credevano che fossimo addormentati. Che ci potevamo tagliare i diritti senza che opponessimo resistenza. Si sbagliavano: stiamo lottando e continueremo a lottare pacificamente ma con determinazione – per la vita che tutti e tutte ci meritiamo. Abbiamo imparato da El Cairo, dall’Islanda, da Madrid. Adesso bisogna estendere la lotta e prendere la parola».
Legittimamente e in maniera provocativa Fidel Castro si chiedeva se, viste le proteste popolari, la Nato pensasse di bombardare la Spagna. Al momento sembra che niente e nessuno potrà fermare questo flusso spontaneo e crescente di rivolta. Nemmeno la decisione di ieri della commissione elettorale centrale di dichiarare illegale ogni tipo di manifestazione il sabato, giorno di riflessione, e la domenica, giorno di votazione. Il movimento 15M è determinato a mantenere la posizione fino a al giorno delle elezioni. Il governo ed i politici escludono l’opzione di uno sgombero forzato che sfocerebbe nello scontro, violenza e una più grande indignazione dei cittadini. Soprattutto perché il movimento ha mostrato, e mantenuto, fin dall’inizio che le sue intenzioni sono pacifiche. L’ora X è questa sera a mezzanotte nelle piazze.
Intanto, in piazza rimbalza la notizia: nuovi accampamenti sorgono in Spagna ed altrove. Anche in Italia sono previste manifestazione per il sabato a Padova, Milano, Roma e Torino….
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