Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

sabato 22 febbraio 2014

Governo, Ferrero: “Oggi Renzi presenta il nuovo esecutivo di centro destra”

       
Governo, Ferrero: “Oggi Renzi presenta il nuovo esecutivo di centro destra” 'rifondazione '
            

Pubblicato il 21 feb 2014 ' rif

di Paolo Ferrero – Oggi un Renzi sotto palese tutela del Presidente della Repubblica presenta il nuovo governo di centro destra, in perfetta continuità con quello di Letta e quello di Monti. Inoltre, l’accordo con Forza Italia sulla legge elettorale e sulle riforme istituzionali fa sì che Renzi oltre ad aver rimesso in pista Berlusconi, risponda a due maggioranze, entrambe spostate pesantemente a destra. Dal punto di vista delle scelte di politica economica ci troviamo addirittura di fronte ad un peggioramento. Da un lato il ministro continua ad essere un fiduciario delle agenzie economiche internazionali, garante del patto di stabilità, dei trattati europei e delle politiche di austerità, non certo dello sviluppo e della giustizia sociale. Dall’altro, è portatore di una tesi completamente falsa secondo cui la riduzione del costo del lavoro e la precarizzazione del lavoro – che lui chiama flessibilità – sarebbero le principali leve attraverso cui aumentare la produttività: questo governo, sulla linea della Fornero, si caratterizzerà per un nuovo attacco ai diritti dei lavoratori.

Lista Tsipras, conto alla rovescia sulle candidature

Fonte: Il Manifesto | Autore: Roberto Ciccarelli                          
Conto alla rove­scia per pre­sen­tare le can­di­da­ture alla lista «L’altra Europa, con Tsi­pras» per le ele­zioni euro­pee. Entro mez­za­notte di oggi i moduli sca­ri­ca­bili sul sito www.listatsipras.eu dovranno essere com­pi­lati e inviati all’indirizzo mail sostegno@istipras.it. In que­sta ope­ra­zione sono impe­gnati sia i pro­mo­tori della lista che asso­cia­zioni, comi­tati e par­titi (Sel e Rifon­da­zione) che hanno deciso di par­te­ci­pare insieme a que­sta espe­rienza elet­to­rale. Stanno par­te­ci­pando anche gruppi con almeno 50 ade­renti che sono stati invi­tati a pre­sen­tare le pro­po­ste ad un comi­tato ope­ra­tivo che ini­zierà a vagliarle subito dopo la sca­denza dei ter­mini sta­bi­liti. Ieri sera erano arri­vate 48 can­di­da­ture, 120 quelle sti­mate in arrivo, men­tre dal sito erano state sca­ri­cati 2299 moduli. Alla fine ver­ranno decisi 73 can­di­dati da distri­buire sulle cin­que cir­co­scri­zioni nazio­nali. I cri­teri della sele­zione per quelle che i sei garanti della lista (Bar­bara Spi­nelli, Andrea Camil­leri, Paolo Flo­res, Guido Viale, Marco Revelli e Luciano Gal­lino) chia­mano «pro­po­ste dal basso» sono la noto­rietà dell’impegno poli­tico del can­di­dato per deter­mi­nare le cosid­dette «teste di lista»; la sua rap­pre­sen­ta­ti­vità rispetto ai movi­menti di opi­nione e di lotta negli ultimi anni; la parità di genere e la pre­senza gio­va­nile. L’altro cri­te­rio è quello di non essere stati eletti negli ultimi dieci anni.

Sono state uffi­cia­liz­zate le can­di­da­ture dell’intellettuale ed ex lea­der del 77 bolo­gnese Franco Berardi Bifo che sostiene di volersi can­di­dare «con Tsi­pras e con­tro l’assolutismo finan­zia­rio». Tra le altre ci sono quelle di Franco Armi­nio e Tonino Perna; di espo­nenti del comi­tato «Arti­colo 33» che ha vinto il refe­ren­dum sulle scuole pari­ta­rie a Bolo­gna, del forum dell’acqua e dei comi­tati No Triv. Hanno comu­ni­cato le loro can­di­da­ture anche gli atti­vi­sti No Tav Nico­letta Dosio e Gigi Richetto. Un’adesione signi­fi­ca­tiva, visto che alle ultime ele­zioni poli­ti­che, il movi­mento No Tav aveva comu­ni­cato il suo appog­gio al Movi­mento 5 Stelle di Beppe Grillo. Entrambi gli atti­vi­sti riba­di­scono che i NoTav non sono un movi­mento assi­mi­la­bile solo al M5S o solo alla lista dell’«altra Europa, con Tsi­pras». Sem­brano certe le can­di­da­ture dell’ex por­ta­voce delle tute bian­che, e dei cen­tri sociali del Nord-Est, Luca Casa­rini, del gior­na­li­sta Loris Cam­petti e di Franco Gesualdi. I gior­na­li­sti Cur­zio Mal­tese, Andrea Scanzi, San­dra Bon­santi e Vauro hanno già comu­ni­cato il loro soste­gno alla lista, così come Gustavo Zagre­bel­sky, la filo­sofa Roberta De Mon­ti­celli e l’intellettuale Pier­franco Pellizzetti.

Prima casual­mente, poi in maniera più lenta ma più con­vinta, la lista sem­bra cre­scere in maniera tra­sver­sale alle appar­te­nenze poli­ti­che, intel­let­tuali, asso­cia­tive e di movi­mento tal­volta distanti tra loro. Un aspetto che i «garanti» hanno pre­fe­rito ad una carat­te­riz­za­zione più netta, e più clas­sica, di «sini­stra». La deci­sione di esclu­dere que­sto con­cetto dal logo della lista (il suo resty­ling defi­ni­tivo dovrebbe ter­mi­nare oggi) ha pro­vo­cato pole­mi­che, soprat­tutto con Rifon­da­zione Comu­ni­sta che ha spie­gato la sua par­te­ci­pa­zione in vista della costi­tu­zione di uno «spa­zio pub­blico di sini­stra» e non solo una «lista civica antiliberista».

Al momento è arri­vato un numero ridotto di can­di­da­ture fem­mi­nili. I pro­mo­tori della lista con­fi­dano che aumen­te­ranno nelle pros­sime ore. Da domani, una volta con­cluse le ope­ra­zioni di rac­colta, ini­zierà ad entrare in fun­zione la mac­china orga­niz­za­tiva e, entro la pros­sima set­ti­mana, ini­zierà la rac­colta delle firme cir­cor­scri­zione per cir­co­scri­zione. Il coor­di­na­mento è stato affi­dato a Cor­rado Oddi, una delle anime del gruppo che riu­scì nell’impresa sto­rica di rac­co­gliere le firme neces­sa­rie ad otte­nere il refe­ren­dum sull’acqua pub­blica e poi a vin­cerlo nel giu­gno del 2011. Nelle ultime ore si sta defi­nendo l’albero orga­niz­za­tivo di una strut­tura nazio­nale basata su respon­sa­bili regio­nali e pro­vin­ciali. I tempi saranno da car­dio­palma, bre­vis­simi. Si ini­zierà dalla temu­tis­sima Val D’aosta dove, con­si­de­rata la popo­la­zione, sono neces­sa­rie tre­mila firme per pre­sen­tare i can­di­dati scelti in lista. Sul sito, ma soprat­tutto su face­book, stanno nascendo comi­tato pro­Tsi­pras un po’ ovun­que nel paese. Così come cre­scono le prime ini­zia­tive spon­ta­nee: da Torino a Caserta. Dome­nica è pre­vi­sta un’assemblea del comi­tato romano al tea­tro Valle occupato. 

Grecia, a causa dei tagli alla spesa sanitaria aumentano le malattie infettive


                      
Peggioramento della crisi del sistema sanitario pubblico di assistenza e cura, incapacità dei pazienti di accedere al sistema sanitario con conseguente aumento dell'incidenza di malattie infettive, deterioramento globale della salute mentale della popolazione. Questi gli ulteriori effetti dell'austerità imposta alla Grecia per non uscire dall'Ue secondo i dati forniti dallo studio pubblicato su 'Lancet' da studiosi dell'Università di Oxford, Cambridge e dalla London School of Hygiene and Tropical Medicine. Il rapido aumento della disoccupazione verificatosi nel 2009 ha avuto effetti disastrosi su circa 800 mila cittadini, che non hanno più avuto la possibilità della copertura sanitaria e di accedere ai servizi sanitari, evidenzia l'analisi.
Secondo la ricerca, la Grecia è il Paese Ue che ha tagliato di più in sanità e oggi la sua spesa pubblica in servizi per la salute è inferiore a tutti gli altri membri dell'Unione Europea prima del 2004: tra il 2009 e il 2011 il budget per gli ospedali pubblici è stato ridotto del 25%.
L'incidenza di alcune malattie infettive è aumenta negli anni "caldi" della crisi, osserva lo studio: l'infezione da Hiv tra i tossicodipendenti è cresciuta di 10 volte tra il 2009 e il 2012 ; la tubercolosi è raddoppiata nel 2013; la mortalità infantile è cresciuta del 43% tra il 2008 e il 2010; il tasso di depressi nella popolazione è aumentato di 2,5 volte tra il 2008 e il 2011; infine non è da sottovalutare l'impennata dei suicidi, aumentati del 45% tra il 2007 e il 2011.
David Stuckler, co-autore del lavoro, ha sottolineato come il costo dell'austerità in Grecia sia stato sostenuto principalmente dai cittadini, colpiti in maniera devastante dai tagli al settore sanitario. "La speranza è che questo lavoro possa suggerire scelte diverse alla politica e aiutare a dare risposte immediate alla popolazione - ha affermato Stuckler -. Ci sono altri Paesi che hanno superato gravi crisi finanziarie, come l'Islanda e la Finlandia, e questi Stati hanno puntato sul welfare per ripartire. Una possibilità che anche la Greciadovrebbe iniziare a valutare".

giovedì 20 febbraio 2014

**Grecia: prove di economia sociale**


a Unimondo.org - 15 febbraio

Una donna ha in mano due cime di broccoli e una busta di verdura e
dice di non avere i soldi per comprare nemmeno i generi di prima
necessità: “Ho una pensione di 600 euro con cui dobbiamo vivere io
e i miei tre figli disoccupati”. Un uomo, prima elettricista,
afferma di essere disoccupato da tre anni. “Ho fatto di tutto senza
riuscire a trovare un lavoro stabile. Ora con una busta di pomodori e
una cima di broccolo, io e mia moglie, andremo avanti per una
settimana”. E poi “Capita sempre più spesso di vedere persone che
rovistano nei cassonetti alla ricerca di qualcosa ancora buono da
poter mangiare”, anche loro sono parte dell’enorme schiera di
quelle persone, fino a poco tempo fa considerate “normali”,
rimaste *vittime di una crisi economica che ha distrutto migliaia di
famiglie*. Scene e frasi delle cronache greche degli scorsi mesi la
cui economia ha subito un crollo del 25% dal 2008 a oggi. Tradito dal
capitalismo e da un mercato senza regole, oltre che da una notevole
dose di corruzione, una gestione quantomeno allegra delle finanze
pubbliche e da delle richieste di rigore sproporzionato da parte degli
organismi internazionali *la Grecia prova ora a ripartire puntando
sull’iniziativa dei cittadini*.
Perfino il New York Times
lo scorso mese è andato a vedere

cosa succede* a questa parte dell’economia Greca*, *che* *sta
cercando di valorizzare le imprese sociali, i gruppi di acquisto
solidali, i collettivi e il volontariato* *estromettendo dal mercato
qualunque attore tradizionale*, sia esso la grande distribuzione, lo
pubblica amministrazione, le associazioni di categoria o qualunque
altra organizzazione che non siano i produttori e i consumatori
stessi. Gli esempi riusciti non mancano. *Savvas Mavromatis*
proprietario di una piccola azienda familiare che produce detergenti
non ha mai avuto pensieri anticapitalisti ed era molto scettico
davanti ai teoremi di attivisti che lottano “per eliminare i
profittatori del mercato”. Ma, nel tentativo di mantenere la sua
attività a galla, sotto il peso delle fatture non pagate e delle
continue richieste di tangenti ha deciso lo scorso anno di provarci e
*ha iniziato a vendere i suoi prodottiattraverso il Voluntary Action
Group (**un collettivo senza scopo di lucro) *direttamente ai
consumatori invece che ai negozi e ai commercianti come aveva sempre
fatto . Un piccolo e donchisciottesco gruppo quello dei*Voluntary
Action Group*, che non si definisce comunista o anticapitalista, ma
che si propone l’obiettivo di aiutare le persone a sopravvivere e
spesso ci riesce. Quattordici mesi dopo, infatti, Mavromatis può dire
di aver salvato la sua azienda dalla crisi economica grazie a questa
rete contraria agli intermediari che sorprendentemente è riuscita nel
tentativo di ridefinire alcuni termini del commercio.
Le iniziative sperimentali come quelle seguite da Mavromatis, portate
avanti tra l’altro anche dagli attivisti del discusso

partito *Syriza

*, sono sorte ai margini di molte città in varie parti della Grecia.
Anche se non sembrano poter offrire una soluzione a lungo termine, e
sono troppo piccole per alterare la forma complessiva dell’economia,
rappresentano uno sforzo per affrontare una crisi economica ben
diverso dalle strumentalizzazioni politiche della beneficenza di Alba
Dorata

e delle sue distribuzioni di cibo ai soli greci. *Spuntano così qua
e là coordinamenti di consumatori molto simili per certi versi ai
nostri Gruppi di Acquisto Solidale

(Gas), assolutamente non profit, che si rivolgono direttamente ai
produttori e concordano con loro un prezzo basso e fisso per alcuni
prodotti essenziali, accettando pagamenti solo in contanti “per non
ingrassare le banche”. *I soci del coordinamento effettuano gli
ordini su un sito, l’associazione trattiene una piccola parte per le
spese, ma la distribuzione della merce è a costo zero perché è
effettuata da volontari, occupati o disoccupati, che lavorano su
turni.
*“Allo stesso modo si procede per le cure mediche” *ha spiegato

* **Sonia Mitralia*, femminista greca e attivista dei movimenti
anticapitalisti. “È vero che c’è un’emergenza per quanto
riguarda l’accesso ai bisogni fondamentali della popolazione,
sappiamo, per esempio, che ci sono 30.000 tagli di elettricità al
mese, ma *il problema più grave è che ci sono 3 milioni di persone
che non hanno assistenza sanitaria*. Proprio intorno a questo problema
è nato un movimento di solidarietà con iniziative autogestite un
po’ in tutta la Grecia: *ci sono strutture per fornire medicinali e
cure mediche ed esistono anche farmacie popolari e distributori
gratuiti di medicinali*”. Ce ne sono per esempio a Salonicco e ad
Atene. “Io stessa sono attiva in una struttura nell’ex aeroporto
Elleniko che ha dato cure già a diverse migliaia di persone” ha
detto

la Mitralia. Medici e infermieri volontari si alternano inoltre in
strutture mobili poste in parcheggi pubblici e visitano gratis,
distribuendo farmaci donati da privati.
Qualunque sia il settore, lo scopo, assicurano i promotori di queste
reti solidali,* non è distruggere il mercato tradizionale, anche se
**oggi in Grecia certamente**nessuno morirebbe per difendere
l’euro,** ma “metterlo in pausa” in attesa di tempi migliori. E
tutto questo, sottolineano, avviene a costo zero per lo Stato, che
già ha i suoi guai. *“Si tratta di una novità assoluta per la
Grecia e non solo - ha detto al New York Times

*Fiori Zafeiropoulou* esperta di impresa sociale e cooperazione -
Noi siamo abituati alla corruzione, all’incertezza del diritto, a
trattare con lo Stato come se ci dovesse fare un favore, ora qui sono
invece i cittadini che agiscono in prima persona”. Ora non vogliamo
mitizzare il popolo greco più di altri, non stiamo dicendo che
magicamente in qualche cittadina del Peloponneso stanno radunati i
più virtuosi uomini del pianeta. I greci non sono diversi dalle altre
popolazioni del mondo. Il messaggio importante dell’esperienza greca
è un altro. Le notizie “eurocentriche” che ci investono ogni
giorno rischiano di farci dimenticare come dietro a uno stato, o
meglio, davanti, c’è necessariamente un popolo, che *nella sua
ricerca di soluzioni* *si affida sempre più all’economia sociale,
al dono, al non profit* all’interno di unadecrescita

economica forzata, non certo felice, ma certamente utile e sensata.
*L'Europa forse dovrebbe porre più attenzione alle conseguenze di
politiche economiche pensate quasi sempre per salvare gli stati
**anziché i popoli*.
*/Alessandro Graziadei

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«Renzinomics», un tiepido liberismo tra i giganti dell’austerità

       
«Renzinomics», un tiepido liberismo tra i giganti dell’austerità
            

Pubblicato il 20 feb 2014

di Roberto Ciccarelli – il manifesto
Le «pic­cole intese» a mag­gio­ranza varia­bile con le quali Mat­teo Renzi intende affron­tare l’arduo per­corso di un governo di legi­sla­tura fino al 2018 saranno costrette a tro­vare una «qua­dra» per tro­vare anche una sola idea per con­tra­stare la disoc­cu­pa­zione giunta al 12,7% (quella gio­va­nile è al 41,7%) desti­nata ad aumen­tare nel 2014. Il primo fronte è quello del Pd. La sini­stra interna, al netto di Civati, ha pre­sen­tato ieri un docu­mento cri­tico della «linea mer­can­ti­li­sta nell’eurozona» e chiede di con­trat­tare con l’Europa una devia­zione tem­po­ra­nea del defi­cit strut­tu­rale dello 0,5% del Pil per tre anni. Un’impresa dispe­rata, allo stato, visto che l’Ecofin e la Com­mis­sione Ue sono state chiare: l’Italia, già in pre­di­cato di supe­rare il tetto fatale del 3% nel 2014, e a rischio di pro­ce­dura d’infrazione, non può permetterselo.
Ieri la Corte dei Conti ha dise­gnato un altro sce­na­rio da incubo: il «cre­dit crunch» con­ti­nuerà nel 2014, le ban­che non pre­ste­ranno denaro a fami­glie e imprese. La domanda interna, come i con­sumi, non ripar­ti­ranno. Secondo la magi­stra­tura con­ta­bile ci sarà un buco nel get­tito di 13,7 miliardi di euro tra il 2017 e il 2020. Il pros­simo governo dovrà rea­liz­zare dun­que mano­vre lacrime e san­gue già dalla pros­sima legge di sta­bi­lità? Ci si è messo poi quell’uccello del malau­gu­rio del cen­tro studi di Con­fin­du­stria: il debo­lis­simo rialzo del Pil dello 0,1% nell’ultimo tri­me­stre 2013 (con una per­dita annuale dell’1,9%) è infe­riore alle attese.
A fine anno la «cre­scita» potrebbe essere infe­riore al dato da pre­fisso tele­fo­nico indi­cato anche dal Fondo Mone­ta­rio Inter­na­zio­nale: +0,6%, men­tre la disoc­cu­pa­zione aumen­terà. Nell’ultimo tri­me­stre dell’anno scorso sono stati persi altri 67 mila posti di lavoro. Que­sto il qua­dro di un’economia in reces­sione, sull’orlo della defla­zione. Stando all’agenda det­tata da Renzi, il governo ini­zierà ad affron­tare il pro­blema da marzo. Sul lavoro sono in ballo la sua pro­po­sta, poco meno di una bozza, quella di Mau­ri­zio Sac­coni (Nuovo Cen­tro destra) e quella di Pie­tro Ichino (Scelta Civica). Le ricette sono diverse e acco­mu­nate da un libe­ri­smo di fondo: meno garan­zie in entrata, attra­verso lo scam­bio tra un con­tratto a tutele cre­scenti per tre anni in cam­bio la ste­ri­liz­za­zione dell’articolo 18.
Lì dove non vige l’articolo 18, Renzi potrà accor­darsi con gli alfa­niani su un’ulteriore dere­go­la­men­ta­zione del con­tratto a ter­mine, esten­dendo la cosid­detta «acau­sa­lità» fino a 36 mesi. Que­sto signi­fica che i «gio­vani» fino ai 29 anni, ma anche fino ai 35, potranno essere licen­ziati in cam­bio di un rim­borso e, si dice, di un sus­si­dio uni­ver­sale di due anni.
Con l’estensione, ille­gale rispetto alle norme euro­pee, dell’«acausalità» dei con­tratti, le imprese use­ranno i con­tratti a ter­mine (cioè i «mini-jobs» all’italiana) per tutte le assun­zioni. Renzi ha anche il pro­blema di accor­darsi con Sac­coni, por­ta­tore di istanze ultra-liberiste, e dovrà pro­vare a moderarle.
Con il «sala­rio minimo ora­rio», ad esem­pio. Passi la sug­ge­stione di Obama, che l’ha aumen­tato da poco, ma que­sta misura non esi­ste in Ita­lia e ha sem­pre incon­trato l’ostilità dei sin­da­cati per i quali essa vale nella con­trat­ta­zione decen­trata. Ovvia­mente non si parla di «red­dito minimo», né di riforma della gestione sepa­rata dell’Inps che vessa gli auto­nomi e free­lance. Sem­bra invece certa la ridu­zione del numero dei con­tratti pre­cari, oggi 46, verso la pre­va­lenza dell’apprendistato. Si pre­vede la riforma dei cen­tri dell’impiego in un’agenzia unica. Su molti di que­sti punti esi­ste un sostan­ziale accordo con la mino­ranza interna al Pd che pro­pone, tra l’altro, uno «Sta­tuto del lavoro auto­nomo» e il rilan­cio delle poli­ti­che indu­striali. La ridu­zione del cuneo fiscale sul costo del lavoro è legata alla spen­ding review da 32 miliardi dell’ex Fmi Carlo Cot­ta­relli. Un’altra inco­gnita all’orizzonte.

martedì 18 febbraio 2014

Valeria Parella: Ora Tsipras, poi costruiamo la Syriza italiana

La scrittrice napoletana aderisce alla lista per le prossime elezioni europee: "Sono con Tsipras per salvare l�idea dell�Europa e costruirne un�altra dei cittadini e non della finanza, capace di recuperare i principi del Manifesto di Ventotene". E, convinta del successo, spera sia da apripista per la nascita in Italia di una sinistra d'alternativa forte, autonoma e non compromessa col Pd.

intervista a Valeria Parrella, di Giacomo Russo Spena

Ha il sorriso stampato in faccia. Entusiasta, �ce la faremo�. Valeria Parrella, nota scrittrice napoletana, aderisce con convinzione all�appello per la lista Tsipras: �Mi sento ateniese per cultura e civiltΰ. Come in antichitΰ la Grecia ci sta facendo da battistrada e Syriza θ un modello da seguire per ricostruire la sinistra anche in Italia�.

Quali sono i motivi che l�hanno spinta ad aderire?
Innanzitutto ringrazio il lavoro svolto finora da Barbara Spinelli e MicroMega, per le prossime elezioni si sta creando una lista della societΰ civile che vede i cittadini parte attiva nel processo di costruzione di una nuova Europa, piω solidale e con piω diritti e giustizia sociale. Di solito alle Europee ho sostenuto il partito a me piω congeniale in quel momento a livello nazionale, ora vi θ la reale possibilitΰ di votare un progetto. Una nuova architettura dell�Ue. Penso che con Tsipras si possa fortemente incidere.

C�θ voluto il �Papa straniero�?
Detesto in politica il leaderismo e il personalismo, una persona da sola non puς migliorare il destino di tutti. Io sono comunista e ho sempre votato in base ai programmi. Ma Tsipras rappresenta un progetto ed θ a capo di Syriza, che in 10 anni θ passata dal 3 per cento ad essere nei sondaggi il primo partito al 30. Arrestando, tra l�altro, l�avanzata dell�estrema destra la quale nei periodi di forte crisi economica e istituzionale trova storicamente terreno fertile.

Inoltre Syriza ha rappresentato una valida alternativa alle politiche di austerity, non trova?
Ovvio. L�enorme consenso θ dovuto a tale fattore. Tsipras rappresenta una terza via tra le forze che hanno costruito l�Europa della Troika e i movimenti euroscettici, come la Lega e il M5S. Bisogna salvare l�idea dell�Europa ma lavorare per costruirne un�altra capace di recuperare i principi del Manifesto di Ventotene. Un�Europa dei cittadini, non della finanza o di quei memorandum che hanno tartassato e distrutto, ad esempio, la Grecia. In Italia, non votando Pd, mi sono accostata a partiti come Sel, Sinistra Critica, il Partito Marxista Leninista, adesso con Tsipras credo sia differente ed θ possibile un grande successo.

La lista puς persino arrivare a doppia cifra?
Se lavoriamo bene, sμ. E inoltre un buon risultato a queste Europee avrebbe delle ricadute a livello nazionale.

Dice che potrebbe finalmente nascere un polo di sinistra vero autonomo dal Pd?
Giΰ esistono partiti veri alla sinistra del Pd. Il fatto che raccolgano pochi consensi e non entrino in Parlamento, causa sbarramento elettorale, non significa non siano veri.

Intendevo piω influenti e con maggior peso politico�
Syriza θ cresciuta in maniera esponenziale in questi anni di forte crisi perchι non θ scesa a compromessi coi socialisti del Pasok. Vorrei che la stessa cosa succedesse in Italia.

Dopo le Europee, auspica quindi la nascita di una Syriza italiana?
Proprio cosμ. L�obiettivo deve essere questo.

(16 febbraio 2014)

domenica 16 febbraio 2014

ASOR ROSA: SMARRITO? FORSE NON ABBASTANZA

domenica 16 febbraio 2014

di Patrizia Turchi e Franco Astengo
Alberto Asor Rosa ha analizzato ieri, sulle colonne del “Manifesto”, le vicende più recenti della politica italiana, usando toni molto netti e duri al riguardo della “resistibile ascesa” di Matteo Renzi.
In conclusione da un lato s’interroga: “Che c’entriamo noi con l’arroganza e la stupidità del gruppo dirigente del PD?” e, dall’altra esclama su di “un senso di smarrimento senza pari”, ma soprattutto un "non mi sarei aspet­tato".

Non tutti però si sentono stupiti né smarriti (senza alcuna pretesa di superiorità nella capacità d’analisi): su questo ci sentiamo di rassicurare Alberto Asor Rosa. Né per quanto riguarda l'apoteosi distruttrice dell'effetto primarie, così come l'analisi attorno ad un soggetto politico, qual è il PD e al suo assetto nuovista.

Anzi la situazione in atto, che giudichiamo gravissima anche dal punto di vista della salute della democrazia, ci conferma in alcune opzioni di fondo già individuate da tempo.

Non ci riferiamo soltanto ai guasti provocati dal processo di degrado della politica, esasperati in Italia dallo scioglimento dei grandi partiti di massa e dall’avanzarsi dei fenomeni della personalizzazione e della logica del maggioritario o del trasferimento di effettivo potere dalla politica all’economia. 

Ma ad un insieme che ha prodotto -del tutto logicamente- il risultato di un approccio all’agire politico esclusivamente in funzione della costruzione di gruppi dirigenti utili soltanto a stare dalla parte della gestione capitalistica, perché essa possa conseguire l’obiettivo del rafforzamento dei grandi potentati, dell’impoverimento generale, dello svilimento culturale. 
Risultato realizzatosi  grazie anche ad una massiccia campagna ad hoc, anche mass-mediatica, sul tema della governabilità e dell'idiozia popolarmente attecchita della certezza del "chi governa già la sera dell'esito elettorale".

Al contrario di Asor Rosa non siamo smarriti perché ci siamo resi conto che l’abbandono dei principi fondamentali dell’analisi e della storia della sinistra avrebbe contribuito a provocare questo disastro.

Non siamo stupiti perché non abbiamo coltivato il sogno di ricostruire un improbabile centro- sinistra da parte di forze politiche interne alla logica liberista, alla sopraffazione della Costituzione, all’imitazione – neppure troppo ben riuscita – dei modelli dell’avversario.

L’assenza di autonomia teorica e politica da parte dei residui di ciò che era la sinistra italiana ci è parsa ben evidente, da tempo, così com’è apparsa evidente la tendenza a costruire una vera e propria stretta autoritaria che già oggi sta entrando in una fase d’inasprimento della quale già si vedono intenzioni ed effetti come nel caso del progetto di legge elettorale “Berlusconi/Renzi” e dell’assunzione, in concreto, di una sorta di “vocazione presidenzialista” da parte di Giorgio Napolitano.

Limitandoci, dal punto di vista delle nostre affermazioni, alla superficie dell’ “involucro politico”.
Non siamo smarriti, ma preoccupati per l’isolamento in cui si trovano i tratti più importanti delle insorgenze sociali pur presenti nel nostro Paese e nella pressoché totale di consapevolezza dell’assenza  - esiziale – di soggettività politica alternativa, di opposizione, anticapitalista.

Inseguire le chimere di un riformismo senza riforme, di partiti senza militanza, di primarie/spettacolo pericolose per la stessa qualità della vita democratica, di costruzione di schieramenti inesistenti come i “governi di cambiamento” e i “nuovi centro-sinistra”: questo ha -volutamente- provocato smarrimento.

Ci sentiamo totalmente fuori da questo quadro di stupore, perché sappiamo che la contraddizione agente è sempre quella di classe, che stiamo vivendo una fase di effettiva limitazione delle libertà democratiche, che occorre ricercare la via della ricostruzione di una sinistra comunista, anticapitalista, alternativa sul piano del sistema.

Ad Asor Rosa chiediamo una maggiore riflessione sul proprio stupore fruendone degli esiti, perché l'età (e dunque l'autorevolezza) e la sua importante carriera politico/culturale (il prestigio) aiutino i tanti innamorati della "lista per Tsipras" a non aggiungere altro stupore e smarrimento (sempre che non si aggiunga anche l'ennesima sconfitta cocente).

Lista Tsipras per la quale -ad esempio- è in queste ore in atto una kermesse modello "primarie de noantri", via web ... tanto per non dimenticare che tra la teoria politica invocata e la pratica dovrebbe esserci sempre connessione stretta. 

Perché, diciamolo chiaramente, a leggere gli articoli di Micro-Mega sul tema europeo sembra che davvero si sia persa la bussola, poiché manca del tutto (parafrasando Asor Rosa) l'analisi, l'analisi, l'analisi. 
L'unica che ci salva e che evita di portare le persone -come pecore "smarrite", verso l'ennesimo burrone.

Analisi e proposta conseguente: per questi buoni motivi vale l’impegno e non lo smarrimento

«Una scossa per la democrazia» Intervista a Gustavo Zagrebelsky – Jacopo Rosatelli (Il Manifesto)

 


«Una scossa per la democrazia» Intervista a Gustavo Zagrebelsky – Jacopo Rosatelli (Il Manifesto)
«Contro antieuropeisti e mercatisti, la terza via è la Lista Tsipras. Per tornare alla civiltà, alla cultura del Vecchio Continente. Per riaccendere la corrente dell’Europarlamento»
«Siamo in un momento cruciale. Cia­scuno dia il contributo che è nelle sue possibilità». Gustavo Zagrebelsky, ex presidente della Corte costituzionale, giurista e intellettuale di fama, guarda con molto interesse all’iniziativa che fa capo ad Alexis Tsipras, in vista delle prossime elezioni europee: «C’è bisogno di un sussulto di consapevolezza. E c’è poco tempo: dedichiamolo a spiegare perché l’Europa ha bisogno di una scossa e a chiarirne i contenuti da presentare agli elettori».
Professore, lei sostiene che questa scossa può venire soltanto da un’affermazione del progetto che incarna il 39enne lea­der della sinistra greca. Perché?
Prescindiamo un momento dai nomi, guardiamo prima al quadro d’insieme. Alle elezioni di maggio si affronteranno due mastodonti: da una parte, gli antieuropeisti, che sono tali in nome della reazione all’Europa della finanza che sta influendo pesantemente sulle libertà democratiche dei Paesi in difficoltà; dall’altra, l’Europa degli interessi della finanza incarnati dagli Stati forti che impon­gono la loro legge ai deboli. I primi vogliono il ritorno alle sovranità chiuse, al nazionalismo. Gli altri vogliono il mantenimento dello status quo. Di fronte a questi due giganti, c’è una terza possibilità, rappresentata dall’iniziativa di Tsipras: è il recupero dell’idea di Europa dei padri fondatori, che pensavano che l’integrazione economica fosse solo il primo passo verso una piena integrazione politica. Inoltre, essendo un leader greco, la figura di Tsipras ha anche un aspetto simbolico, sia perché lì stanno le origini della nostra civiltà, sia per la situazione in cui attualmente versa quel Paese: non so se ci rendiamo conto che qualche mese fa ha chiuso l’Università di Atene.
Lei esclude, dunque, che un simile ruolo di rottura possano giocarlo i socialisti gui­dati dal tede­sco Mar­tin Schulz…
Non lo escludo affatto. Temo, però, che se si confronteranno le due forze di cui dicevo — nazionalisti e «mercatisti» — alla fine la socialdemocrazia farà blocco con i conservatori, nella logica delle lar­ghe intese, per far fronte al nemico comune. Sarebbe la para­lisi. So bene che quest’iniziativa della lista Tsi­pras è accu­sata di essere l’ennesimo ten­ta­tivo mino­ri­ta­rio, set­ta­rio, che fa il gioco di altri… Ma ormai non se ne può più di que­sto modo di ragio­nare. Penso che la que­stione Europa non si esau­ri­sca nell’allentamento del vin­colo del 3% deficit/pil o simili: c’è ben altro in gioco. Inten­dia­moci: met­tere in discus­sione i rigidi vin­coli finan­ziari, come dicono di voler fare i socia­li­sti, è pro­pe­deu­tico alle neces­sa­rie poli­ti­che di svi­luppo, ma è pur sem­pre un aggiu­sta­mento all’interno della logica che attual­mente regge l’Ue. Noi vogliamo riap­pro­priarci dell’idea dei padri fon­da­tori, che non si limi­tava alla dimen­sione mer­can­tile, ma mirava a un’idea politico-culturale: l’Europa come punto di rife­ri­mento per il mondo, basato sulle sue acqui­si­zioni civili e sociali. E se ciò potesse esi­stere, sarebbe anche un ele­mento d’equilibrio nei rap­porti inter­na­zio­nali: una dimen­sione total­mente estra­nea all’Ue di oggi, che non gioca alcun ruolo nella scena mon­diale e che non fa nulla affin­ché, ad esem­pio, i diritti sociali siano rico­no­sciuti anche nei Paesi di nuova indu­stria­liz­za­zione. Ma per farlo, dovrebbe prima esi­stere come entità poli­tica: per me, la lista Tsi­pras, scon­tran­dosi con gli inte­ressi delle nazio­na­lità chiuse e con quelli dei mer­cati glo­bali de-regolati, è un pro­getto che ha come primo obbiet­tivo costruire l’Europa come auten­tico spa­zio poli­tico demo­cra­tico. Siamo per­sino ancora «al di qua» di una divi­sione fra destra e sinistra.
Anche lei con­di­vide, come i pro­mo­tori dell’appello per la lista Tsi­pras, la neces­sità di cam­biare i trat­tati, magari attra­verso un pro­cesso costi­tuente. Sbaglio?
No, non sba­glia. Que­sto è ciò che dicono giu­sta­mente il movi­mento fede­ra­li­sta e, in gene­rale, tutti gli euro­pei­sti più avver­titi. Siamo in un momento in cui o si pone seria­mente il tema della demo­cra­tiz­za­zione delle isti­tu­zioni euro­pee o andremo incon­tro a un pro­gres­sivo depe­ri­mento dell’idea di Europa unita».
A pro­po­sito del pro­cesso costi­tuente non sarebbe come fare una costi­tu­zione senza popolo, senza un demos europeo…
Anche secondo me non si può fare una costi­tu­zione senza un popolo euro­peo, che attual­mente ancora non c’è. Ma ciò non signi­fica che abbiano ragione coloro che sosten­gono l’ipotesi «fun­zio­na­li­sta». Senza un popolo, c’è solo l’oligarchia. Senza demo­cra­zia, c’è solo la tec­no­cra­zia. Non può reg­gere l’Ue senza una sorta di «patriot­ti­smo» euro­peo, legato alla nostra con­sa­pe­vo­lezza orgo­gliosa di quella parte della sto­ria dell’Europa che ha gene­rato tol­le­ranza, diritti civili e sociali, uguale dignità degli esseri umani, amore per scienze e arte, pro­te­zione per i deboli, rifiuto di quel dar­wi­ni­smo sociale che, sotto forma di iper­li­be­ri­smo, sta inva­dendo il mondo. Una sto­ria fatta anche dalle sue cul­ture poli­ti­che: illu­mi­ni­smo, socia­li­smo e soli­da­ri­smo cri­stiano. Oggi, pur­troppo, c’è un impe­di­mento ogget­tivo alla pos­si­bi­lità di una costi­tu­zione euro­pea: l’indisponibilità alla soli­da­rietà fra Paesi. E se non c’è dispo­ni­bi­lità dei forti a con­di­vi­dere la fra­gi­lità dei deboli, non c’è costi­tu­zione che tenga.
Pensa che la Carta dei diritti fon­da­men­tali di Nizza sia una leva per aprire delle con­trad­di­zioni all’interno del diritto comu­ni­ta­rio vigente?
Quella Carta doveva essere la base di tutto, per­ché fon­dava la cit­ta­di­nanza euro­pea. È stata cri­ti­cata per essere sbi­lan­ciata sul piano dei diritti indi­vi­duali rispetto a quelli sociali, ma il pro­blema è che non è mai entrata dav­vero nel «san­gue» che cir­cola nella Ue: è vigente, ma è anche effet­tiva? Deci­sa­mente più «viva» è la Con­ven­zione euro­pea dei diritti umani, quella su cui vigila la Corte di Stra­sburgo. Va detto, tut­ta­via, che il ter­reno pura­mente giu­ri­dico è impor­tante, ma non è quello deter­mi­nante: di fronte alla bufera finan­zia­ria, il mondo del diritto non può fare molto. Ha biso­gno di essere ali­men­tato dal basso, dalla par­te­ci­pa­zione, dal fatto che «si avverta» che le carte e le corti hanno un ruolo. In ogni caso, biso­gna cer­ta­mente insi­stere sul fatto che una realtà come la troika (Com­mis­sione, Bce e Fondo mone­ta­rio, ndr) non ha alcun fon­da­mento giu­ri­dico: in base a cosa vanno a con­trol­lare i conti dei Paesi come la Gre­cia? Non c’è né legit­ti­mità né lega­lità. Eppure, i suoi con­trolli e responsi con­ta­bili con­tano molto di più dell’Europarlamento, e pos­sono addi­rit­tura aprire la strada al fal­li­mento degli stati. Un tema, quello del fal­li­mento, su cui occorre porre molto di più l’attenzione.
In che senso?
Fino a qual­che tempo fa, l’accostamento stato-fallimento sarebbe apparso un’aberrazione: lo Stato non poteva fal­lire. Se oggi non respin­giamo que­sto acco­sta­mento è per­ché accet­tiamo senza accor­ger­cene la degra­da­zione dello Stato a società com­mer­ciale. Ma non può essere così, è una con­trad­di­zione in ter­mini: lo Stato è un’altra cosa. Noi non pos­siamo par­te­ci­pare a un’istituzione come la Ue se essa pre­vede, tra i suoi stru­menti, il fal­li­mento dei suoi mem­bri: uno stru­mento capace di annul­larne le isti­tu­zioni demo­cra­ti­che. Da costi­tu­zio­na­li­sta, osservo che l’adesione dell’Italia alla Ue si fonda sull’art.11 della nostra Costi­tu­zione, che dice che si può limi­tare la sovra­nità a favore di isti­tu­zioni sovra­na­zio­nali, ma a con­di­zione che esse ser­vano la pace e la giu­sti­zia tra i popoli. Se ser­vono non a que­sti, ma ad altri scopi, che si fa? Diciamo: con la lista Tsi­pras ci si impe­gna per scon­fig­gere i due masto­donti di cui dicevo prima, essendo aperti a ogni pos­si­bile col­la­bo­ra­zione per una Europa di pace e di giustizia.
C’è chi ha cri­ti­cato l’idea di que­sta lista per­ché sarebbe ostile ai par­titi, quasi il frutto di una sorta di gril­li­smo da intel­let­tuali. Come risponde?
Io credo al ruolo inso­sti­tui­bile dei par­titi, e penso che la poli­tica — come inse­gna Max Weber — debba essere anche una pro­fes­sione. Se ci guar­diamo attorno, però, dob­biamo dire che in Ita­lia non sem­pre ciò che si chiama «par­tito poli­tico», è dav­vero «poli­tico». Abbiamo idea di che cosa deve essere la poli­tica? Die­tro la lista Tsi­pras, per come la vedo io, c’è invece un’idea pie­na­mente poli­tica di orga­niz­za­zione di biso­gni, inte­ressi e pro­spet­tive: mi auguro che que­sta espe­rienza possa ser­vire a moti­vare una parte di elet­to­rato che non va più a votare, sce­glie il Movi­mento 5Stelle o è delusa del par­tito cui finora ha dato il suo voto. Una parte sem­pre più grande di popo­la­zione, che — non credo ci sia nem­meno biso­gno di dirlo — è com­po­sta di molte per­sone di valore, di una parte buona di società
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