Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

giovedì 20 febbraio 2014

**Grecia: prove di economia sociale**


a Unimondo.org - 15 febbraio

Una donna ha in mano due cime di broccoli e una busta di verdura e
dice di non avere i soldi per comprare nemmeno i generi di prima
necessità: “Ho una pensione di 600 euro con cui dobbiamo vivere io
e i miei tre figli disoccupati”. Un uomo, prima elettricista,
afferma di essere disoccupato da tre anni. “Ho fatto di tutto senza
riuscire a trovare un lavoro stabile. Ora con una busta di pomodori e
una cima di broccolo, io e mia moglie, andremo avanti per una
settimana”. E poi “Capita sempre più spesso di vedere persone che
rovistano nei cassonetti alla ricerca di qualcosa ancora buono da
poter mangiare”, anche loro sono parte dell’enorme schiera di
quelle persone, fino a poco tempo fa considerate “normali”,
rimaste *vittime di una crisi economica che ha distrutto migliaia di
famiglie*. Scene e frasi delle cronache greche degli scorsi mesi la
cui economia ha subito un crollo del 25% dal 2008 a oggi. Tradito dal
capitalismo e da un mercato senza regole, oltre che da una notevole
dose di corruzione, una gestione quantomeno allegra delle finanze
pubbliche e da delle richieste di rigore sproporzionato da parte degli
organismi internazionali *la Grecia prova ora a ripartire puntando
sull’iniziativa dei cittadini*.
Perfino il New York Times
lo scorso mese è andato a vedere

cosa succede* a questa parte dell’economia Greca*, *che* *sta
cercando di valorizzare le imprese sociali, i gruppi di acquisto
solidali, i collettivi e il volontariato* *estromettendo dal mercato
qualunque attore tradizionale*, sia esso la grande distribuzione, lo
pubblica amministrazione, le associazioni di categoria o qualunque
altra organizzazione che non siano i produttori e i consumatori
stessi. Gli esempi riusciti non mancano. *Savvas Mavromatis*
proprietario di una piccola azienda familiare che produce detergenti
non ha mai avuto pensieri anticapitalisti ed era molto scettico
davanti ai teoremi di attivisti che lottano “per eliminare i
profittatori del mercato”. Ma, nel tentativo di mantenere la sua
attività a galla, sotto il peso delle fatture non pagate e delle
continue richieste di tangenti ha deciso lo scorso anno di provarci e
*ha iniziato a vendere i suoi prodottiattraverso il Voluntary Action
Group (**un collettivo senza scopo di lucro) *direttamente ai
consumatori invece che ai negozi e ai commercianti come aveva sempre
fatto . Un piccolo e donchisciottesco gruppo quello dei*Voluntary
Action Group*, che non si definisce comunista o anticapitalista, ma
che si propone l’obiettivo di aiutare le persone a sopravvivere e
spesso ci riesce. Quattordici mesi dopo, infatti, Mavromatis può dire
di aver salvato la sua azienda dalla crisi economica grazie a questa
rete contraria agli intermediari che sorprendentemente è riuscita nel
tentativo di ridefinire alcuni termini del commercio.
Le iniziative sperimentali come quelle seguite da Mavromatis, portate
avanti tra l’altro anche dagli attivisti del discusso

partito *Syriza

*, sono sorte ai margini di molte città in varie parti della Grecia.
Anche se non sembrano poter offrire una soluzione a lungo termine, e
sono troppo piccole per alterare la forma complessiva dell’economia,
rappresentano uno sforzo per affrontare una crisi economica ben
diverso dalle strumentalizzazioni politiche della beneficenza di Alba
Dorata

e delle sue distribuzioni di cibo ai soli greci. *Spuntano così qua
e là coordinamenti di consumatori molto simili per certi versi ai
nostri Gruppi di Acquisto Solidale

(Gas), assolutamente non profit, che si rivolgono direttamente ai
produttori e concordano con loro un prezzo basso e fisso per alcuni
prodotti essenziali, accettando pagamenti solo in contanti “per non
ingrassare le banche”. *I soci del coordinamento effettuano gli
ordini su un sito, l’associazione trattiene una piccola parte per le
spese, ma la distribuzione della merce è a costo zero perché è
effettuata da volontari, occupati o disoccupati, che lavorano su
turni.
*“Allo stesso modo si procede per le cure mediche” *ha spiegato

* **Sonia Mitralia*, femminista greca e attivista dei movimenti
anticapitalisti. “È vero che c’è un’emergenza per quanto
riguarda l’accesso ai bisogni fondamentali della popolazione,
sappiamo, per esempio, che ci sono 30.000 tagli di elettricità al
mese, ma *il problema più grave è che ci sono 3 milioni di persone
che non hanno assistenza sanitaria*. Proprio intorno a questo problema
è nato un movimento di solidarietà con iniziative autogestite un
po’ in tutta la Grecia: *ci sono strutture per fornire medicinali e
cure mediche ed esistono anche farmacie popolari e distributori
gratuiti di medicinali*”. Ce ne sono per esempio a Salonicco e ad
Atene. “Io stessa sono attiva in una struttura nell’ex aeroporto
Elleniko che ha dato cure già a diverse migliaia di persone” ha
detto

la Mitralia. Medici e infermieri volontari si alternano inoltre in
strutture mobili poste in parcheggi pubblici e visitano gratis,
distribuendo farmaci donati da privati.
Qualunque sia il settore, lo scopo, assicurano i promotori di queste
reti solidali,* non è distruggere il mercato tradizionale, anche se
**oggi in Grecia certamente**nessuno morirebbe per difendere
l’euro,** ma “metterlo in pausa” in attesa di tempi migliori. E
tutto questo, sottolineano, avviene a costo zero per lo Stato, che
già ha i suoi guai. *“Si tratta di una novità assoluta per la
Grecia e non solo - ha detto al New York Times

*Fiori Zafeiropoulou* esperta di impresa sociale e cooperazione -
Noi siamo abituati alla corruzione, all’incertezza del diritto, a
trattare con lo Stato come se ci dovesse fare un favore, ora qui sono
invece i cittadini che agiscono in prima persona”. Ora non vogliamo
mitizzare il popolo greco più di altri, non stiamo dicendo che
magicamente in qualche cittadina del Peloponneso stanno radunati i
più virtuosi uomini del pianeta. I greci non sono diversi dalle altre
popolazioni del mondo. Il messaggio importante dell’esperienza greca
è un altro. Le notizie “eurocentriche” che ci investono ogni
giorno rischiano di farci dimenticare come dietro a uno stato, o
meglio, davanti, c’è necessariamente un popolo, che *nella sua
ricerca di soluzioni* *si affida sempre più all’economia sociale,
al dono, al non profit* all’interno di unadecrescita

economica forzata, non certo felice, ma certamente utile e sensata.
*L'Europa forse dovrebbe porre più attenzione alle conseguenze di
politiche economiche pensate quasi sempre per salvare gli stati
**anziché i popoli*.
*/Alessandro Graziadei

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