Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

venerdì 13 giugno 2014

Rossana Rossanda: Tutte le ombre del voto europeo

Fonte: sbilanciamoci | Autore: Rossana Rossanda                    
 
Lo spostamento a destra del Parlamento europeo ha di fatto annullato lo spazio politico per la candidatura di Tsipras a guidare la Commissione Ue. Mentre in Italia è fallito l'obiettivo della Lista Tsipras di utilizzare la campagna elettorale come un cantiere per tentare una riunificazione di tutti i frammenti delle sinistre radicali

Il mio giudizio negativo dell’esito delle elezioni europee ha suscitato una serie di cortesi contestazioni che mi obbligano a riflettere e precisare. Ingenerosa è apparsa soprattutto la mia critica alla gestione della Lista Tsipras, che ha mobilitato molte forze da tempo paralizzate o anche nuove, fino a superare lo sbarramento del 4 per cento, pur nel silenzio opposto da tutti i media.
Tuttavia mantengo un giudizio sfumato. Il primo obiettivo che la Lista si era posta era di svolgere un ruolo nell’elezione del presidente della Commissione europea; per questo occorreva un successo politico assai più ampio, raccolto in diversi paesi, lavoro che non è stato neanche cominciato. Fuori dalla Grecia e dall’Italia le forze delle sinistre radicali hanno continuato a presentarsi ognuno con la propria sigla, impegnando semplicemente i propri eletti a far votare Alexis Tsipras come presidente, quando sarà venuto il momento. Di più, la previsione di un testa a testa fra Juncker e Schulz è caduta per l’avanzata delle forze di centrodestra e di destra estrema nell’intero parlamento, e siamo già a una diversa interpretazione dei trattati perché il Parlamento europeo vuole essere non solo l’elettore (a maggioranza qualificata), ma l’organismo che propone gli eleggibili, mentre la Germania esige che questo sia il Consiglio degli stati europei.
E qui gioca la mia convinzione, sviluppata dopo le elezioni cui concorremmo come Manifesto nel 1972, senza ottenere nessun seggio e disperdendo circa seicentomila voti: è utile partecipare alle elezioni in un sistema rappresentativo solo dopo aver bene calcolato il rapporto fra le forze in campo. La sinistra partiva dalla premessa che il candidato del centrodestra, Juncker, sarebbe stato superato da quello socialista, ma Schultz è stato abbattuto dallo spostamento a destra del Parlamento europeo. Lo spazio politico per la candidatura di Tsipras a guidare la Commissione europea si è così annullato. Sul fronte italiano, il secondo obiettivo che si poneva la Lista Tsipras era di utilizzare la campagna elettorale come un cantiere per ricostruire attorno a una nostra Syriza una unificazione dei frammenti delle sinistre radicali. Questo secondo obiettivo avrebbe presupposto una discussione responsabile ma aperta dei maggiori punti di consenso e dissenso nell’arcipelago a sinistra del Pd, ma questo non è stato nemmeno tentato, ogni discussione essendo giudicata pericolosa ai fini della raccolta dei voti. Per cui a elezioni concluse il quadro italiano è rimasto quello di prima. Perdipiù ostacolato dal clima diffuso dai grillini, per cui la Lista Tsipras doveva essere indenne da qualsiasi residuo della vecchia politica, inclusi i moltissimi consiglieri comunali, anche dei comuni minuscoli. Con il risultato di aver disperso un grande serbatoio di esperienze, difficile da accusare di formare la famosa “classe politica privilegiata e separata dalla gente”. E lasciamo perdere l’orientamento dei dirigenti più noti di sottrarsi esplicitamente a un’elezione per cui chiedevano il voto, una scelta dovuta allo scrupolo di abbattere ogni sospetto di essersi dati da fare per sé – salvo poi cambiare idea a voto avvenuto - dando all’elettore l’ennesima prova di non contare nulla.
Alle “larghe intese” in arrivo al parlamento di Bruxelles si opporranno anche i Verdi europei, ma non si vedono ancora tentativi di convergenza tra loro e la sinistra.
Mantengo anche il rifiuto di considerare Matteo Renzi un candidato di sinistra. La sinistra non si misura se non nei contenuti e nel metodo. Non hanno nulla a che fare con la sinistra la propensione del giovane segretario del Pd di essere un uomo solo al comando assieme ai suoi fidi, né il merito delle sue proposte, sempre ultimative. Così è quella di avere rapidamente una legge elettorale, l’Italicum avendo difficoltà a passare, anche di fronte alle indicazioni della Corte costituzionale, così sono le riforme del mercato del lavoro delineate nel Jobs Act, che liquidano fin dall’inizio il contratto a tempo indeterminato in un mare di precariato, più volte ripetibile, così è l’intenzione di passare la formazione del Senato dalla elettività alla designazione da parte delle maggioranze regionali. “Tutto e subito”, dichiara Renzi, “ci metto la faccia”, ma non per caso quel che egli propone non si realizza nei tempi previsti, poiché implica di fatto delle modifiche nello spirito e nella lettera della Costituzione. La confusione non è poca e finirà col rafforzare la diffidenza verso la politica, non meno che del curioso argomento “non sono d’accordo con Renzi ma auguriamoci che non fallisca nei suoi intenti, perché non c’è alternativa”.
Cosi’ il “trionfo” sventolato in Italia dalle forze che si autodefiniscono di sinistra non ha avuto alcun effetto sugli equilibri europei, ha semmai rafforzato l’importanza tedesca e quella della Nato. Lasciando irrisolti tutti i problemi di quale Europa si sarebbe dovuta ottenere: oggi come oggi non si vede come invertire la scelta dell’austerità, che pure fa soffrire non solo i paesi dell’Europa del sud. Le sole voci che moderatamente gli si oppongono sono quelle, appunto, di una Syriza forte in Grecia ma isolata e quelle, non senza ambiguità, del governatore della Bce, Draghi.
E non parliamo delle irresponsabili nostalgie di guerra fredda, a direzione americana, tedesca e polacca, emerse dal nodo ucraino, proprio nei giorni in cui si celebra lo sbarco in Normandia.

martedì 10 giugno 2014

Al Bilderberg si è deciso il futuro dell'Ucraina

    
The Guardian riferisce di come al vertice segreto militari, fabbricanti d'armi, banchieri, mercenari e vertici della Nato abbiano pianificato le future mosse della guerra.
I quattro italiani che hanno partecipato all'ultimo vertice segreto del Bilderberg. Da sinistra: Monica Maggioni, Mario Monti, Franco Bernabè e John Elkann.

I quattro italiani che hanno partecipato all'ultimo vertice segreto del Bilderberg. Da sinistra: Monica Maggioni, Mario Monti, Franco Bernabè e John Elkann.
 
    http://popoff.globalist.it/Detail_News_Display?ID=104725&typeb=0&Al-Bilderberg-si-e-deciso-il-futuro-dell-Ucraina
Il Club Bilderberg si è riunito lo scorso fine settimana all'Hotel Marriott di Copenaghen. Come ogni anno hanno partecipato i vertici delle maggiori aziende del pianeta, capi di Stato e di governo, ministri, generali, banchieri, giornalisti e personalità in grado di influenzare la politica dei rispettivi Paesi. Una riunione tenuta a porte chiuse, a cui hanno partecipato quattro italiani: Franco Bernabè, John Elkann, Mario Monti e Monica Maggioni, direttrice di Rainews24.

Ogni anno durante questo vertice segreto si decide parte dei destini del pianeta. Quest'anno, a quanto riferisce l'inviato del quotidiano britannico The Guardian (Charlie Skelton), si è parlato molto di Ucraina.

Popoff ha deciso di pubblicare l'articolo di Skelton, in modo che vi rendiate conto di come la guerra civile ucraina abbia solo in parte a che fare con gli affari interni di Kiev e i rapporti russo-ucraini.



di Charlie Skelton (traduzione di SKONCERTATA63 per comedonchisciotte.org)

Poco prima del pranzo, venerdì scorso, due auto hanno lasciato una dopo l'altra l'hotel Marriott a Copenaghen. La prima portava un carico superdecorato: il comandante supremo statunitense delle forze alleate in Europa, il generale Philip Breedlove con i suoi assistenti.

Quattro stelle sul berretto e uno sguardo cupo in volto. Ovviamente è molto seccato per dover saltare il buffet. Ancora sente il profumo di quelle polpettine danesi. La cosa lo sta uccidendo.

Il comandante supremo delle forze alleate statunitensi in Europa, il generale Philip Breedlove lascia l'Hotel Marriott a Copenhagen dopo aver discusso di Ucraina.

Il generale Philip Breedlove arriva l'Hotel Marriott a Copenhagen.

Il generale non è certo da solo a Bilderberg. Discutere la situazione in Ucraina con tutte queste alte personalità di governo è una questione di altissimo livello militare. È, infatti, molto ben accompagnato.

Pochi minuti dopo la partenza dell'affamato generale, ecco che spunta fuori il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, soprannominato "Nebbie di Guerra".

Il segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen esce scortato dall'Hotel Marriott.

Rasmussen mi fa sempre ridere, perché in ogni sua foto appare così incredibilmente vanesio. Come un Fonzie in miniatura. Rasmussen viaggia con della bella gente: uno di loro, svolazzandogli per un momento la giacca, ha mostrato la sua bella arma da fuoco.

Tutte le guardie del corpo di Rasmussen sono ovviamente lì con lui, per difenderlo dalle insidie dei capi di Airbus e Saab che si sarebbero certamente gettati su di lui implorando una nuova guerra da fare. Spero siano riusciti a proteggerlo. Lui è piuttosto minuto, mentre l'amministratore delegato di Airbus, Thomas Enders, è un tipo alto, robusto e allampanato. Il capo di Saab, Håkan Buskhe, invece, ha il baricentro spostato verso il basso: insieme fanno una coppia inarrestabile, soprattutto con Kissinger che spinge da dietro di loro.

Håkan Buskhe amministratore delegato di Saab, al telefono, mentre sta probabilmente dando ordine alle sue fabbriche di accelerare la produzione. Il modo in cui si stanno mettendo le cose farà presto a partire un altro ordine extra di caccia da consegnare in poco tempo.

Ora, sappiamo dall'ordine del giorno reso pubblico, che l'argomento Ucraina è uno dei temi della conferenza di quest'anno, e sappiamo anche che la sessione di Venerdì era dedicata a questo tema, perché così ci ha detto uno dei partecipanti, il politico olandese Diederik Samsom.

Venerdì, poco prima dell'ora di pranzo, escono dall'Hotel due capi delle forze alleate in Europa. In quel momento Samsom, leader del partito laburista del suo Paese, sta sorseggiano nel patio un bicchiere di champagne. Balls continua ad arrancare in giro con quell'enorme faldone di carte sotto il braccio (ma le ha mai lasciate durante tutto il tempo che è stato qui?). A un certo punto Samson si alza e va verso la barriera di sicurezza.

Fa un respiro profondo e si butta nella folla di giornalisti, blogger, fotografi e attivisti. «Mi ricordo com'era prima», dice, sorseggiando il suo champagne. «Anche io ero un attivista di Greenpeace». Gli abbiamo chiesto se si sentiva onorato di essere tra gli invitati. «Sono un politico. Devo sentirmi lusingato per tutto il tempo», dice ridendo.

Samsom ha confermato che la sessione del mattino era dedicata all'Ucraina, il che spiega perché Rasmussen e Breedlove se n'erano appena andati. Il loro lavoro l'avevano fatto. O meglio, era appena iniziato.

E non ti puoi sbagliare: Bilderberg fa parte del loro lavoro. Questa non è stata un'improvvisata casuale: qui ci sono stati comunicati ufficiali, uniformi e addetti militari. Qui ci sono Land Rover piene di guardie del corpo militari. Qui vengono a fare affari quelli della Nato, gli Stati Uniti e gli altri Governi.

Questa Nato è business. Il complesso militare americano è business. Il governi sono business. Il governo spagnolo, ad esempio, è qui rappresentato dal suo ministro degli Esteri, José Manuel García- Margallo. Il suo arrivo era previsto per giovedì sera.

Il ministro degli Esteri spagnolo José Manuel García- Margallo.

E poiché qui si trattano questioni ufficiali in cui lui è personalmente impegnato, García-Margallo è arrivato in compagnia di un membro del suo ministero, il diplomatico spagnolo ed esperto di Balcani Mercedes Millán Rajoy.

La diplomatica spagnola Mercedes Millán Rajoy.

Eccola qui, con sotto il braccio i suoi appunti sui Balcani. Appare molto pensosa. Sta forse cercando d'immaginare il rombo della macchina da guerra mentre si avvia verso oriente. Oppure è pentita di aver scelto un completo in pantalone.

Tanto più preoccupante quando vediamo che dei vertici militari sono qui insieme a capi di industrie di armamenti - e parlano in privato dei loro sogni e aspettative sull'Ucraina. Ma sono qui con loro anche dei miliardari speculatori e capi di grandi società di fondi azionari. È gente pronta a portare la morte senza sapere dove e quando cadranno le bombe, o quante bombe cadranno e su chi.

Gente come David Petraeus, ex direttore della Cia, e ora a capo del Kkr Global Institute, organo consultivo di una grossa società multimiliardaria di fondi azionari.

David Petraeus, amministratore delegato della società di mercenari Kkr Global Institute all'Hotel Marriott di Copenaghen.

Il Kkr Global Institute si vanta di «essere in grado di dare rapide risposte ai nuovi andamenti geopolitici e macroeconomici», che comportano «investimenti oculati, gestioni di portafogli e abbattimento del rischio», in altre parole fare gli affari migliori. E una volta dentro il Bilderberg, uno è in grado di conoscere gli ultimi andamenti geopolitici e macroeconomici direttamente dalle labbra del segretario generale della Nato. Ottimi affari davvero, ne sono certo.

La conferenza del Bilderberg è come un autoscontro a cinque stelle tra i settori pubblico e privato. Assisti a scene come questa: il capo di MI6, sir John Sawers, che si fa una chiacchierata occhi negli occhi con Carl-Henric Svanberg, presidente della British Petroleum.

Il capo del servizio segreto britannico sir John Sawers mentre parla con il presidente della Bp Carl-Henric Svanberg.

Potrebbe non essere una cosa importante, se non fosse che pochi minuti prima il capo della Nato aveva parlato a loro e ai capi di Hsbc (colosso bancario svizzero), Shell (petrolio e gas) e di Deutsche Bank della situazione in Ucraina. Sawers è responsabile dell'intelligence britannica all'estero. Di che stanno parlando? Chi dà istruzioni a chi e su cosa? Fortunatamente, da bravo pubblico funzionario quale egli è, Sir John è allergico ad ogni minima forma di corruzione.

Quindi, non c'è niente di cui preoccuparsi, qui. Va tutto bene. Se volete preoccuparvi di qualcosa, preoccupatevi dell'Ucraina.

A meno che non siate i capi di Airbus o di Saab o del Kkr Global Institute, nel qual caso non dovete preoccuparvi proprio di niente. Ad eccezione di dove piazzare il vostro prossimo miliardo.

Avrei io un'idea su dove piazzarlo, al Kkr Global Institute: offre degli ottimi ritorni sugli investimenti di capitali. Chiedete a Petraeus. Anche se, quando chiedete, state attenti a non guardarlo negli occhi. Potrebbe perforarvi la retina.

lunedì 9 giugno 2014

LETTERA DI BARBARA SPINELLI – 7 giugno 2014

 
 

Cari tutti, cari elet­tori, cari can­di­dati e garanti della Lista “L’Altra Europa con Tsipras”,

ho molto medi­tato quel che dovevo fare, in con­si­de­ra­zione della domanda sem­pre più insi­stente che veniva dagli elet­tori e da un gran numero di can­di­dati, e ritorno sulle mie deci­sioni: accet­terò l’elezione al Par­la­mento euro­peo, dove andrò nel gruppo GUE-Sinistra Euro­pea, ripro­met­ten­domi di garan­tire la fedeltà al primo mani­fe­sto della Lista ita­liana «L’Altra Europa con Tsi­pras» e ai 10 punti di pro­gramma che abbiamo pro­po­sto agli elet­tori. Sin dalla con­fe­renza stampa del 26 mag­gio avevo lasciato in sospeso la mia deci­sione: e non solo per­ché sor­presa dalla quan­tità di pre­fe­renze ma anche in con­si­de­ra­zione del fatto che la situa­zione politico-elettorale stava pre­ci­pi­to­sa­mente cambiando.

La linea mae­stra alla quale intendo atte­nermi è di ope­rare nel Par­la­mento euro­peo – e anche nella comu­ni­ca­zione scritta, come rap­pre­sen­tante degli elet­tori euro­pei – per una poli­tica di lotta vera all’ideologia dell’austerità e della cosid­detta «pre­ca­rietà espan­siva», alla cor­ru­zione e alle minacce mafiose in Ita­lia; per i diritti dei cit­ta­dini; per la rea­liz­za­zione di un’Europa fede­rale dotata di poteri auten­tici e demo­cra­tici: quell’Europa che sinora, gestita dai soli governi in un mici­diale equi­li­brio di forze tra potenti e impo­tenti, è man­cata ai suoi com­piti. Il Par­la­mento in cui intendo entrare dovrà, su spinta della nostra Lista e delle pres­sioni che essa eser­ci­terà in Europa e in Ita­lia, essere costi­tuente. Dovrà lot­tare acca­ni­ta­mente con­tro lo svuo­ta­mento delle demo­cra­zie e delle nostre Costi­tu­zioni, a comin­ciare da quelle ita­liane e dal vuoto demo­cra­tico che si è creato in un’Unione che non merita, oggi, il nome che ha.

Mi ha con­vinto a cam­biare opi­nione anche la let­tera di Ale­xis Tsi­pras. La domanda che mi rivolge di accet­tare il risul­tato delle ele­zioni è per me deci­siva e – ne sono certa – lo sarà per la Lista nel suo com­plesso. Alle innu­me­re­voli sol­le­ci­ta­zioni rice­vute dall’interno (garanti, elet­tori, comi­tati, can­di­dati) si aggiun­gono infine sol­le­ci­ta­zioni dall’esterno (depu­tati del GUE e non solo).

So che molti sono delusi: il pro­po­sito espresso all’inizio di non andare al Par­la­mento euro­peo sarebbe disat­teso, e que­sto equi­var­rebbe a una sorta di tra­di­mento. Non sento tut­ta­via di aver tra­dito una pro­messa. I patti si per­fe­zio­nano per volontà di almeno due parti e gli elet­tori il patto non l’hanno accet­tato, accor­dan­domi oltre 78.000 pre­fe­renze. Mi sono resa conto, il giorno in cui abbiamo cono­sciuto i risul­tati, che sono vera­mente molti coloro che mi hanno scelto nep­pure sapendo quel che avevo annun­ciato: anche loro si sen­ti­reb­bero tra­diti se non tenessi conto della loro volontà. Inol­tre, come garante della Lista, ho il dovere di pro­teg­gerla: le logi­che di parte non pos­sono com­pro­met­terne la natura ori­gi­na­ria. Pro­prio le divi­sioni iden­ti­ta­rie che si sono create sul mio nome mi indu­cono a pen­sare che la mia pre­senza a Bru­xel­les garan­ti­rebbe al meglio la voca­zione, che va asso­lu­ta­mente sal­va­guar­data, del pro­getto – inclu­sivo, sopra le parti – che si sta costruendo.

Per quanto riguarda la scelta che sono chia­mata uffi­cial­mente a com­piere, annun­cio che essa sarà in favore del Col­le­gio Cen­tro: è il mio col­le­gio natu­rale, la mia città è Roma. È qui che ho rice­vuto il mag­gior numero di voti. A Sud non ero capo­li­sta ma seconda dopo Ermanno Rea, e da molti ver­rei per­ce­pita come «para­ca­du­tata» dall’alto. Mi assumo l’intera respon­sa­bi­lità di quest’opzione, che mi pare la più giu­sta, nella piena con­sa­pe­vo­lezza dei prezzi e dei sacri­fici che essa comporterà.

La mia più grande gra­ti­tu­dine va a Marco Fur­faro per la gene­ro­sità che ha messo nella cam­pa­gna e che spero dedi­cherà ancora all’avventura Tsi­pras. Sono certa che i tanti elet­tori di SEL, bat­tu­tisi con forza per la nostra Lista, appro­ve­ranno e comun­que accet­te­ranno una scelta che è stata molto sof­ferta, visti i costi che saranno sop­por­tati dal can­di­dato del Cen­tro desi­gnato come il primo dei non eletti. Conto non solo sulla loro fedeltà alla Lista ma sulla loro par­te­ci­pa­zione immu­tata al pro­getto ini­ziale, che ha come pro­spet­tiva un’aggregazione di forze (di sini­stra, di delusi dalla pre­sente demo­cra­zia rap­pre­sen­ta­tiva, di emi­grati nell’astensione) alter­na­tiva all’odierno centro-sinistra e alle grandi intese.

Augu­rando a tutti voi e noi il pro­se­gui­mento di una bat­ta­glia uni­ta­ria e inclu­siva al mas­simo, vi saluto con grande affetto e gratitudine.

Barbara Spinelli


pubblicata su il manifesto in edicola l’8 giugno 2014

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