Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

mercoledì 16 luglio 2014

Grecia: paradiso venduto = paradiso perduto


elafonissos

fonte 

Possibile che il mare, la bellezza della natura e la storia che si respira in migliaia di siti archeologici sparsi lungo i 15 mila chilometri di coste ancora poco cementificate della Grecia possano diventare proprietà privata di pochi? Pare di sì! Negli scorsi mesi nell’arcipelago greco delle Ioniche, tutto il braccio nord-sud dell’isola di Meganisi è stato venduto a uno dei maggiori banchieri americani per costruire ville e villaggi. Skorpio è stata comprata per 100 anni da un russo come le isole a nord di Itaca e in questo caso “sul fondo” pare ci sia anche il petrolio. Lo sceicco Hamad bin Khalifa Al-Thani, dopo il recente acquisto dell’isolotto greco di Oxia, nel Mare Ionio, sta pensando di acquistare altre sette isole situate nell’arcipelago delle Echinadi, sempre nello Ionio. Ma non basta. La crisi non molla, la Troika preme e allora l’Ente ellenico per la valorizzazione delle proprietà dello Stato (Taiped) mette in vendita altre 110 spiagge e per renderle ancora più appetibili il Governo greco sta varando una legge che permetterà di costruire direttamente in vicinanza del mare quando non addirittura dentro il mare.
Un autentico furto di beni comuni alla luce del sole orchestrato dal Taiped, un ente creato dallo Stato greco (su consiglio della Troika) incaricato di “valorizzare” o meglio monetizzare i beni pubblici e gestire le vendite di spiagge, isole, siti archeologici e lotti di terreno in generale, nel quadro del maxi piano di privatizzazioni lanciato per rimborsare i 240 miliardi di euro di prestiti accordati dal 2011 al Paese, stremato dalle misure di austerità imposte dai creditori internazionali. Misure che hanno consentito al governo di centrodestra di Antonis Samaras di riprendere le redini delle finanze greche con il ritorno sui mercati internazionali dopo quattro anni di esilio grazie a un surplus di bilancio dello 0,8% del Pil. Ma a che costo? Questo: l’Argolida e in generale tutto il Peloponneso sono stati presi particolarmente di mira e tra gli ultimi paradisi messi in vendita ci sono finite adesso anche alcune delle più belle spiagge del Mediterraneo, come per esempio Aghios Prokopios sull’isola di Naxos e 175 acri delle spiagge gemelle di Sarakiniko e Simos sull’isola di Elafonisos (Isola dei cervi), venti chilometri quadrati situati a 300 metri dalla costa meridionale del Peloponneso e abitati da circa 1.500 persone.
Lo scorso anno, il quotidiano britannico The Guardian mise Elafonisos al primo posto in una lista delle 10 migliori isole con le più belle spiagge della Grecia, mentre la rivista tedesca Geo-Saison ha definito l’isola “un paradiso sulla terra” eppure le parole d’ordine dell’Ente greco pare siano chiare: “Bisogna vendere queste terre – ha detto un dipendente del Taiped a GreekReporter – dite alla Russia e al Qatar di fare in fretta!” perché “Siamo come una casalinga in bancarotta che è costretta a vendere il suo argento per salvare la propria famiglia” ha drammaticamente sintetizzato una sua collega. Ma i residenti e varie organizzazioni ambientaliste greche e internazionali protestano contro la vendita di una parte di questa bellissima isola sostenendo che l’area è sotto la protezione del programma europeo Natura 2000 a causa delle numerose specie vegetali endemiche esistenti sulle spiagge dell’isola e in tutta Elafonisos. Abitanti ed ecologisti ritengono inoltre che lo sfruttamento turistico incontrollato dell’isola non violerebbe soltanto ecosistema e tradizioni, ma finirebbe per danneggiare la stessa economia locale. “Fino ad oggi, infatti, abitazioni, attività e piccole strutture ricettive si concentravano nell’area del porto, lasciando intatto il fascino vergine dell’Isola, ma se si moltiplicassero residenze private e grandi hotel su queste spiagge che abbiamo voluto mantenere selvagge – ha spiegato il sindaco di Elafonisos Panagiotis Psaromatis in una lettera inviata al presidente del Taiped e al ministro delle Finanze greco, Yiannis Stournaras – i visitatori sarebbero i primi a fuggire […]. Per questo continueremo a proteggere, con tutti i mezzi a nostra disposizione, il nostro unico e fragile ambiente naturale”.
A sostegno della comunità locale di Elafonissos lo scorso 24 giugno è avvenuta anche la prima occupazione pacifica e simbolica dell’isola. A dire no alla vendita delle isole e delle spiagge esponendo un grande striscione con la scritta: This Island Is Ours è stata Mediterranea un ketch armato a cutter di 60 piedi con il suo equipaggio capitanato da Simone Perotti (l’autore tra gli altri di Adesso Basta e Uffico di Scollocamento) salpati lo scorso 17 maggio da S. Benedetto del Tronto per dare vita ad un progetto nautico, culturale, scientifico, di relazione tra i popoli del Mediterraneo lungo 5 anni. Con questa azione dimostrativa Progetto Mediterranea intende sostenere la campagna “Protect the Greek coastline” per il boicottaggio delle spiagge a pagamento e per la tutela del mare come bene comune e ha deciso di ospitare sul suo sito anche la petizione on line di Maria Peteinaki, architetto, co-portavoce del partito dei verdi ecologisti in Grecia, fondatrice di Alternative Tours Athens, animatrice del Falafel Networ, promotrice del movimento degli orti urbani e in questo momento impegnata nel far conoscere la battaglia delle comunità greche nella difesa del proprio patrimonio naturale e culturale.
Nella lista del Taiped, infatti, oltre alle spiagge da sogno ci sono anche siti archeologici di rilevante valore, come il castello di Akronafplia, situato nella parte più storica e panoramica della città di Nafplio. Si tratta di una grossa area archeologica nelle cui antiche mura si possono riconoscere le varie epoche della storia a partire dalle ciclopiche costruzioni micenee, per passare al medioevo e all’intervento che rimane tutt’ora il più visibile, quello che durante l’occupazione veneziana trasformo questo vecchio insediamento in una fortezza. Tutt’attorno spiagge destinate ad essere vendute per far spazio a costruzioni turistiche private che, organizzate in enormi aree con al loro interno tutto ciò che può interessare ad un turista, rischiano di mettere definitivamente in ginocchio l’economia locale, perché tutti i soldi verranno raccolti in un unica tasca, quella dell’investitore (quasi sicuramente straniero) che godrà di un trattamento fiscale privilegiato, come prevede già una recente legge del governo Samaras.
L’impressione è che, se non sarà fermata, la svendita del patrimonio naturale e culturale della Grecia possa alla lunga portare ad un’ulteriore perdita di lavoro e di diritti sindacali, realtà fondamentali che si possono riconquistare e ricostruire solo se anche i beni comuni dei greci non saranno privatizzati e persi per sempre. Così in un Paese che ha forgiato il proprio destino sulla cultura e dove il libero accesso al mare è un diritto sancito dalla Costituzione si riaccende il dibattito sulle contraddizioni di un modello di sviluppo e di “salvataggio” economico che non tiene conto di vincoli ambientali e culturali e aggiunge tensione a un quadro sociale già esasperato.
unimondo.org

GRECIA: PROVE TECNICHE DI SCHIAVITU’? LA TROIKA HA CHIESTO AL GOVERNO DI VIETARE IL DIRITTO ALLO SCIOPERO


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Sempre più tesa la situazione in Grecia dove questa mattina i rappresentanti della troika (Ue, Bce e Fmi) hanno in programma stamani un incontro con il ministro del Lavoro greco Yannis Vroutsis per sollecitare al governo ellenico di realizzare delle riforme a cominciare dalla modifica della legislazione in materia di sindacati e dei requisiti per la proclamazione e l’attuazione di uno sciopero.
Come riporta l’Ansa, citando dei quotidiani locali, l’argomento è oggetto di una controversia in quanto sia le opposizioni che lo stesso partito socialista Pasok che forma la coalizione di governo hanno contestato fortemente la possibilità di apportare modifiche in questi settori.
Secondo la Commissione UE, il governo greco deve garantire il diritto al lavoro, la promozione di relazioni costruttive tra i partners ed evitare interruzioni non necessarie al funzionamento delle imprese, pur assicurando che i sindacati agiscano in conformità con le normative internazionali.
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Il “regime di totalitarismo di tipo obliquo” imposto ad Atene secondo Panagiotis Grigoriou
Nel suo intervento per la Conferenza “Un’Europa senza euro” tenutosi a Roma sabato 12 aprile e organizzato da A-simmetrie, l’antropologo greco Panagiotis Grigoriou descrive la situazione sociale drammatica in corso in Grecia utilizzando il paragone che si ha in tempo di guerra, dove esiste un prima e dopo guerra.
Nella Grecia di oggi la padronanza del tempo è stata distrutta, tanto che i cittadini non possono prenotare più un viaggio o un prepensionamento. Tutto quello che accade è stato già deciso altrove e Atene deve solo adempiere.
I dati sono drammatici e noti ricorda Panagiotis: il Pil ha perso un quarto del suo valore e, con il 30% di disoccupazione - 65% quella giovanile – si tratta di una vera e propria guerra: la troika dal maggio del 2010 per mezzo del “sistema politico per satelliti” ha concentrato il suo potere e occupato tutti gli aspetti della vita quotidiana del paese, anche quelli più futili. In Grecia si parla ormai di regime del Memorandum: partita come entità intangibile, la troika è riuscita a imporre un “programma di deterioramento che ha creato un modello antropologico d’attuazione di un uomo nuovo”. Un uomo nato dalla modifica della vita quotidiana per il dimezzamento degli stipendi, se sono ancora pagati, i pignoramenti e sequestri - la “spoliazione dei beni simile a quelli durante la guerra” – l’abolizione dei contratti di lavoro collettivi e, infine, un sistema sanitario al collasso. Tutto questo è avvenuto simultaneamente e i rapporti umani sono divenuti antropofagici.
In Grecia, prosegue Panagiotis, si ha una “nuova socializzazione causata dalla crisi”, un nuovo modo di sopravvivere che è come una sconfitta, come ad esempio un ritorno a riscaldare la casa con la legna. Una sconfitta per cui la gente muore. Il numero dei suicidi è, infatti, enorme: ogni persona conosce nel suo gruppo di amici o nucleo familiare allargato delle persone che hanno deciso di togliersi la vita per la mancanza di visione del futuro. “Non sono solo numeri, cifre ma barriere endemiche di una società”. I rapporti tra vita e morte non sono più gli stessi dall’avvento della troika.
Ha senso una divisione tra destra e sinistra dopo un tale shock della società?, chiede Panagiotis. Il regime oggi in Grecia è chiaramente contro-costituzionale: la Costituzione non viene più considerata. Con due articoli, il Memorandum ha distrutto centinaia di pagine di legislazioni frutto di lotte sindacali e diritti sociali acquisiti. Il problema è che se i cittadini si occupano della loro sopravvivenza non sono interessati a questi cambiamenti politici e si consolida la “Vassalizzazione del paese” e la parte visibile dell’iceberg è la Germania.L’antropologo compie poi un bel parallelo della situazione attuale della Grecia con la “Colonizzazione degli Stati Uniti d’America”, dove gli europei non hanno trovato un ambiente selvaggio, ne hanno creato uno“. Ma il problema non è solo economico e non è solo in Grecia – Pangiotis dichiara di vedere a Roma quello che vedeva a Atene nel 2009 – dove è stato introdotto un “regime di totalitarismo di tipo obliquo”: si tratta di una novità che sta nascendo in Europa sotto impulso delle elite che stabiliscono un totalitarismo (neo Europa), un nuovo mondo frutto di un caos organizzato e una nuova visione del futuro sulla padronanza: “può durare anni, decenni ma in ogni caso credo sia difficile capire cosa accadrà”.Come cambiare lo stato attuale delle cose?, si domanda a conclusione del suo intervento. Devono cambiare le coscienze soprattutto nei paesi centrali dell’Ue – Francia, Germania e Italia – gli unici a poter imprimere un cambiamento. La visita blindata di Angela Merkel a Atene, come ogni volta che una personalità tedesca arriva in Grecia, dimostra come le relazioni tra i due paesi sono evoluti in qualcosa di diverso. Si tratta di una fase successiva della storia europea.

domenica 13 luglio 2014

Gaza, un gruppo di cooperanti: “Questa guerra è più importante dei Mondiali”

Fonte: redattoresociale.it                                  
 
“Basta con chi pensa che una partita di pallone sia più importante di un’intera popolazione inerme sotto le bombe. Basta far finta di non vedere”. Sono le parole di un gruppo di cooperanti italiani che operano a Gaza, che in una lettera aperta (non firmata anche per motivi di sicurezza) esprime le loro perplessità anche in merito a certe scelte mediatiche che, in tempi di Mondiali di calcio, tendono a mettere in secondo piano l’offensiva su Gaza. “Basta con chi dà del terrorista a un’intera popolazione senza mai aver voluto ascoltare le voci di Gaza – continua la lettera - Basta coi giornalisti che scrivono articoli comodamente seduti da casa o dalle redazioni a Roma e Milano. Basta con l’equidistanza a tutti i costi. Basta con le condanne bipartisan e con le parole misurate”. E’ la denuncia contenuta nella lettera aperta di un gruppo di cooperanti italiani che opera nella Striscia di Gaza, dove i bombardamenti hanno già provocato almeno 120 vittime.
“Non possiamo restare silenti dinanzi a un attacco armato indiscriminato verso una popolazione che non ha rifugi, posti sicuri o possibilità di fuga – continua la lettera - Una popolazione strangolata economicamente e assediata fisicamente, rinchiusa in una prigione a cielo aperto. Non possiamo far finta di nulla. Noi Gaza la conosciamo perché ci lavoriamo, perché la viviamo e lì abbiamo imparato cos’è la sofferenza, ma anche la resistenza. E non parliamo di lancio di razzi: per i circa due milioni di persone che risiedono a Gaza, che vivono da 48 anni sotto occupazione, dimenticate dal mondo, che piangono morti che sono sempre e solo numeri, che subiscono interessi politici sempre più importanti della vita umana... resistere è essere capaci, nonostante tutto, di andare avanti. Gaza ci ha insegnato semplicemente la dignità umana. Siamo qui e ci sentiamo inermi e, ancora una volta, esterrefatti perché continuiamo a leggere articoli di giornale che a nostro avviso non rispecchiano la realtà. Non raccontano lo squilibrio tra una forza occupante e una popolazione occupata. Enfatizzano la paura israeliana dei razzi lanciati da Gaza, che condanniamo ma che, fortunatamente, non hanno procurato morti e riducono a semplici numeri le oltre 100 vite spezzate a causa dei bombardamenti Israeliani in meno di tre giorni. Tutto ciò che scriviamo non è frutto di opinioni personali o giudizi morali; è sancito e ribadito dai principi del diritto internazionale e del diritto umanitario internazionale, che muovono il nostro operato ogni giorno".
“Riteniamo inaccettabile – prosegue la lettera - che la risposta all’omicidio dei tre coloni, avvenuto in circostanze ancora ignote, sia l’indiscriminata punizione di una popolazione civile indifesa: il diritto umanitario vieta le punizioni collettive - definite crimini di guerra dalla IV Convenzione di Ginevra (art. 33). Israele ha addossato la responsabilità ad Hamas, attaccando immediatamente la Striscia, causando la risposta dei gruppi palestinesi con il lancio di missili su Israele. Il governo israeliano sostiene di voler colpire gli esponenti di Hamas e le sue strutture militari. E’ davanti agli occhi di tutti che ad essere colpiti finora sono soprattutto bambini e donne. Basta con lo scrivere che Israele reagisce ai missili da Gaza, la verità per chi vuol vederla e i numeri, se non interpretati con slealtà, sono chiari. Dall’8 luglio, inizio dell’operazione militare “Protective Edge”, Israele ha bombardando 950 volte la Striscia, distruggendo deliberatamente oltre 120 case , (violando l’articolo 52 del Protocollo aggiuntivo I del 77 della convenzione di Ginevra), uccidendo 102 persone (inclusi 30 minori 16 donne,15 anziani e 1 giornalista) ferendo oltre 600 persone, di cui 50 in condizioni molto gravi. Oltre 900 persone sono rimaste senza casa, 7 moschee, 25 edifici pubblici, 25 cooperative agricole, 7 centri educativi sono stati distrutti e 1 ospedale, 3 ambulanze, 10 scuole e 6 centri sportivi danneggiati. Dall’altro lato, il lancio di razzi da Gaza, secondo il Magen David Adom (servizio emergenza nazionale israeliano), ha causato 123 feriti di cui: 1 ferito grave; 2 moderati; 19 leggeri; 101 persone che soffrono di shock traumatico. Di fronte a questi numeri ci sembra intollerabile la non obiettiva copertura di gran parte della stampa internazionale e nazionale , dell’attacco israeliano verso la Striscia di Gaza. Per questo riteniamo necessario prendere posizione e ribadire la necessità di riportare l’informazione, sullo scenario militare in corso, alle dovute proporzioni. “Ci appelliamo infine – si conclude la lettera - ai responsabili politici in causa e a quanti possano agire da mediatori, affinché le operazioni militari cessino immediatamente e perchè si ponga fine all’assedio nella Striscia di Gaza”.
Nel frattempo, sono sempre più costanti i rapporti tra le ong e il consolato italiano , che richiede cautela e ha invitato le associazioni a restare lontano dall’area. "Non sempre l'accesso alla Strisica è possibile, oltre al fatto che i continui bombardamenti su case e civili impediscono i movimenti interni e quindi, anche per chi rimane dentro, è impossibile coordinare le attività. Il rischio potrebbe essere che, proprio nel momento in cui c’è più bisogno, i civili di Gaza possano restare senza alcuni aiuti fondamentali, forniti anche attraverso la cooperazione italiana" - conclude la lettera -. Sono sette le associazioni italiane che operano sul territorio e coinvolgono una decina di cooperanti. Si tratta di Terre des Hommes Italia, Ciss, Acs EducaAid, Oxfam Italia, Gvc, Vento di Terra.

Altro che Troika!!


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