Fase 1. Consuma, divertiti, compra i miei prodotti inutili e superflui. Per i soldi? nessun problema te li presto io.
Fase2. Ai ai ai ... cattivello, hai troppi debiti?
va beh ... sono benevolo: ti aiuto io e ti presto ancora per pagare almeno gli interessi. Ad una condizione, anzi tre: tira la cinghia, spremiti, rinunci anche al necessario, e oltre all'inutile, compra ancora piu' armamenti (I miei).... sai, c'e' il mio amico turco dietro l'angolo che preme....
P.S. ... e mi raccomando, tieni ferma la tua gente che non mi rompa il cazzo, con scioperi e menate simili... senno c'e' anche la maniera forte... te li ricordi i colonnelli ??
Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...
(di classe) :-))
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...
(di classe) :-))
Francobolllo
Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.
Europa, SVEGLIA !!
sabato 1 maggio 2010
venerdì 30 aprile 2010
Grande concorso! Bersani cerca dieci parole per il cambiamento. Aiutiamolo!!
di Alessandro Robecchi
pubblicato in Varie & eventuali
Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha presentato ieri il progetto Italia 2011, arrendendosi al fatto che l’Italia 2010 ce la becchiamo così com’è. Toccante e convincente il suo discorso: "Bisogna trovare dieci parole per il cambiamento". Questo piccolo sito, certo di fare cosa grata alle moltitudini disperse del Pd, ci tiene a fare bella figura e accetta la sfida. Presto! Troviamo dieci parole per il grande progetto del Pd. Per esempio: "Veltroni e D’Alema potrebbero andare in Africa tutti e due", sono esattamente dieci parole. Oppure: "Troviamo tutti insieme una bella torre e buttiamo giù Latorre", sono altre dieci parole. Oppure: "Con questi dirigenti non vinceremo mai, come disse Nanni Moretti", e sono altre dieci parole. O ancora: "E’ candidando Marianna Madia che tutti i voti volano via", e sono dieci parole anche queste. Coraggio, quando il grande partito chiama non possiamo certo sottrarci. Aiutiamo chi sta peggio di noi! Aiutiamo il compagno Bersani a trovare dieci parole per il cambiamento. Per esempio queste: "Ma possibile che nel 2010 abbiamo ancora un segretario dalemiano?". Sono dieci, visto? Non è difficile. O ancora: "Chiediamoci chi siamo: siamo proprio quelli che non volevano Vendola!". E sono dieci pure queste! Coraggio, ragazzi! Al lavoro, alla lotta! Il partito ha bisogno di voi in questa fase di transizione che dura ormai dai tempi di Berlinguer…Nella foto (Ansa-Togliatti), un’immagine del segretario insonne, mentre cerca dieci parole (clicca sull’immagine per ingrandire)
pubblicato in Varie & eventuali
Il segretario del Pd Pier Luigi Bersani ha presentato ieri il progetto Italia 2011, arrendendosi al fatto che l’Italia 2010 ce la becchiamo così com’è. Toccante e convincente il suo discorso: "Bisogna trovare dieci parole per il cambiamento". Questo piccolo sito, certo di fare cosa grata alle moltitudini disperse del Pd, ci tiene a fare bella figura e accetta la sfida. Presto! Troviamo dieci parole per il grande progetto del Pd. Per esempio: "Veltroni e D’Alema potrebbero andare in Africa tutti e due", sono esattamente dieci parole. Oppure: "Troviamo tutti insieme una bella torre e buttiamo giù Latorre", sono altre dieci parole. Oppure: "Con questi dirigenti non vinceremo mai, come disse Nanni Moretti", e sono altre dieci parole. O ancora: "E’ candidando Marianna Madia che tutti i voti volano via", e sono dieci parole anche queste. Coraggio, quando il grande partito chiama non possiamo certo sottrarci. Aiutiamo chi sta peggio di noi! Aiutiamo il compagno Bersani a trovare dieci parole per il cambiamento. Per esempio queste: "Ma possibile che nel 2010 abbiamo ancora un segretario dalemiano?". Sono dieci, visto? Non è difficile. O ancora: "Chiediamoci chi siamo: siamo proprio quelli che non volevano Vendola!". E sono dieci pure queste! Coraggio, ragazzi! Al lavoro, alla lotta! Il partito ha bisogno di voi in questa fase di transizione che dura ormai dai tempi di Berlinguer…Nella foto (Ansa-Togliatti), un’immagine del segretario insonne, mentre cerca dieci parole (clicca sull’immagine per ingrandire)
giovedì 29 aprile 2010
Intervista a Rosana Rossanda
Fonte
«Subalternità della sinistra all'impresa privata», mancanza di un «suo»
linguaggio e persino rinuncia «a difendere fino in fondo l'impianto della
Costituzione repubblicana».
Disamina tagliente e venata di forte pessimismo quella che Rossana Rossanda ci consegna dalla sua casa di Parigi.
In una conversazione fatta di risposte stringate e nette («Non amo le interviste
telefoniche...»). Ma almeno il succo è chiaro.
Dice per esempio Rossanda:
«Non capisco le zuffe tra Bersani, Franceschini e Veltroni. Pure questioni personali
o in ballo c'è dell'altro: che società e che economia vogliono?».
Oppure: «La verità è che si è smarrito il fondamento delle idee di sinistra. Ci si
accapiglia su sostituzioni e sovrastrutture, regole, valori, "narrazioni", ma
non si parla dell'essenziale: i soggetti in conflitto, gli interessi, la natura
sociale del potere...».
«Subalternità della sinistra all'impresa privata», mancanza di un «suo»
linguaggio e persino rinuncia «a difendere fino in fondo l'impianto della
Costituzione repubblicana».
Disamina tagliente e venata di forte pessimismo quella che Rossana Rossanda ci consegna dalla sua casa di Parigi.
In una conversazione fatta di risposte stringate e nette («Non amo le interviste
telefoniche...»). Ma almeno il succo è chiaro.
Dice per esempio Rossanda:
«Non capisco le zuffe tra Bersani, Franceschini e Veltroni. Pure questioni personali
o in ballo c'è dell'altro: che società e che economia vogliono?».
Oppure: «La verità è che si è smarrito il fondamento delle idee di sinistra. Ci si
accapiglia su sostituzioni e sovrastrutture, regole, valori, "narrazioni", ma
non si parla dell'essenziale: i soggetti in conflitto, gli interessi, la natura
sociale del potere...».
mercoledì 28 aprile 2010
Il diritto all' acqua.
dal Manifesto
di Stefano Rodotà
LETTERA
Beni comuni, un buon inizio
Cari compagni del manifesto, poiché sono convinto che il vostro giornale possa e debba avere un ruolo importante nella vicenda referendaria sul diritto all'acqua, e poiché in questa vicenda ho deciso di starci, vorrei segnalare alcune questioni che dovrebbero essere tenute presenti nella campagna appena iniziata e che ci accompagnerà nei mesi prossimi. Con una premessa. L'avvio è stato straordinario: centomila firme raccolte in due giorni sui quesiti referendari. Questo significa almeno quattro cose: esistono grandi temi sui quali è possibile mobilitare le persone; la disaffezione per la politica è l'effetto di una politica drammaticamente impoverita; è possibile modificare l'agenda politica con iniziative mirate e fondate sull'azione collettiva; la leadership, pure nel tempo dell'immagine trionfante, non si identifica necessariamente con la personalizzazione o con il carisma, vero o presunto che sia.
di Stefano Rodotà
LETTERA
Beni comuni, un buon inizio
Cari compagni del manifesto, poiché sono convinto che il vostro giornale possa e debba avere un ruolo importante nella vicenda referendaria sul diritto all'acqua, e poiché in questa vicenda ho deciso di starci, vorrei segnalare alcune questioni che dovrebbero essere tenute presenti nella campagna appena iniziata e che ci accompagnerà nei mesi prossimi. Con una premessa. L'avvio è stato straordinario: centomila firme raccolte in due giorni sui quesiti referendari. Questo significa almeno quattro cose: esistono grandi temi sui quali è possibile mobilitare le persone; la disaffezione per la politica è l'effetto di una politica drammaticamente impoverita; è possibile modificare l'agenda politica con iniziative mirate e fondate sull'azione collettiva; la leadership, pure nel tempo dell'immagine trionfante, non si identifica necessariamente con la personalizzazione o con il carisma, vero o presunto che sia.
lunedì 26 aprile 2010
Repubblica e Costituzione.
Scritto da Zag in ListaSinistra
La costituzione , e la nostra repubblica è nata avendo come base e principio la lotta partigiana, la resistenza el'antifascismo . Cioè i nostri padri fondatori , nati dalla resistenza, hanno posto come base per il nostro stare insieme, come fondamento dellanostra civiltà , l'unità della repubblica e la condivisione dei valori fondanti della resistenza partigiana e dell'antifascismo. Tutti coloroche a parole o con atti tentano di abbattere questi principi o che nerappresentano simbolicamente quei valori ,si mettono , oggettivamente contro questi nostri principi fondanti, cioè sono fuori della nostra costituzione. E chiaro che i rapporti di forza possono mutare , lasocietà è in movimento, e le forze della reazione, favoriti anche dallaresa incondizionata da parte di chi quei valori doveva difendere e farli avanzare stanno , anzi hanno avuto la meglio sulle restanti, residueforze . E' questo è tanto vero che ogni giorno , sapendo che i lorovalori stridono con quelli fondanti della nostro vivere comune, non vi è un momento in cui si piccona la costituzione , non in blocco,chiaramente, ma a pezzi a piccoli passi, Ora qua , ora la ora solo laseconda parte, ora il simbolo della nazione la bandiera, ora l'inno, orala divisione dei poteri, ora persino l'art 1 quello relativo al lavoro ealla dignità di ogni persona o cittadino.
La costituzione , e la nostra repubblica è nata avendo come base e principio la lotta partigiana, la resistenza el'antifascismo . Cioè i nostri padri fondatori , nati dalla resistenza, hanno posto come base per il nostro stare insieme, come fondamento dellanostra civiltà , l'unità della repubblica e la condivisione dei valori fondanti della resistenza partigiana e dell'antifascismo. Tutti coloroche a parole o con atti tentano di abbattere questi principi o che nerappresentano simbolicamente quei valori ,si mettono , oggettivamente contro questi nostri principi fondanti, cioè sono fuori della nostra costituzione. E chiaro che i rapporti di forza possono mutare , lasocietà è in movimento, e le forze della reazione, favoriti anche dallaresa incondizionata da parte di chi quei valori doveva difendere e farli avanzare stanno , anzi hanno avuto la meglio sulle restanti, residueforze . E' questo è tanto vero che ogni giorno , sapendo che i lorovalori stridono con quelli fondanti della nostro vivere comune, non vi è un momento in cui si piccona la costituzione , non in blocco,chiaramente, ma a pezzi a piccoli passi, Ora qua , ora la ora solo laseconda parte, ora il simbolo della nazione la bandiera, ora l'inno, orala divisione dei poteri, ora persino l'art 1 quello relativo al lavoro ealla dignità di ogni persona o cittadino.
L'acqua non si vende.
Partono i referendum contro la privatizzazione dell'acqua e dei beni comuni.
Una battaglia di civiltà, una battaglia contro il capitalismo
di Tiziano Bagarolo
Una posta in gioco molto alta
Negli ultimi decenni l'offensiva ideologica neoliberista, tanto insidiosa quanto menzognera, ha cercato di convincere l'opinione pubblica che privato è sinonimo di efficienza e libertà di scelta mentre pubblico è sinonimo di inefficienza e clientele. Questa offensiva ideologica aveva fondamentalmente due scopi:
1) indebolire i diritti collettivi e in particolare le conquiste realizzate dal mondo del lavoro nei decenni precedenti;
2) consentire al capitale di mettere le mani sui beni comuni (acqua, territorio, risorse ambientali, cultura...) e sui servizi e le imprese gestite dal settore pubblico (istruzione, sanità, pensioni, assicurazioni, banche, energia, reti telefoniche ecc.) per consentire un rilancio dei profitti, in una fase di tendenziale sovrapproduzione nei settori tradizionali, puntando su nuovi settori garantiti dalla protezione statale.
Una battaglia di civiltà, una battaglia contro il capitalismo
di Tiziano Bagarolo
Una posta in gioco molto alta
Negli ultimi decenni l'offensiva ideologica neoliberista, tanto insidiosa quanto menzognera, ha cercato di convincere l'opinione pubblica che privato è sinonimo di efficienza e libertà di scelta mentre pubblico è sinonimo di inefficienza e clientele. Questa offensiva ideologica aveva fondamentalmente due scopi:
1) indebolire i diritti collettivi e in particolare le conquiste realizzate dal mondo del lavoro nei decenni precedenti;
2) consentire al capitale di mettere le mani sui beni comuni (acqua, territorio, risorse ambientali, cultura...) e sui servizi e le imprese gestite dal settore pubblico (istruzione, sanità, pensioni, assicurazioni, banche, energia, reti telefoniche ecc.) per consentire un rilancio dei profitti, in una fase di tendenziale sovrapproduzione nei settori tradizionali, puntando su nuovi settori garantiti dalla protezione statale.
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