Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

sabato 28 maggio 2011

Indignados, il movimento contagia l'europa.



Il movimento supera i confini spagnoli e contagia la Grecia. Primi momenti di tensione in Spagna. Cariche in Plaça Catalunya dove gli agenti hanno tentato di smantellare l'accampamento: 2 arresti e 117 feriti lievi DI FABRIZIO RICCI di Fabrizio Ricci, rassegna.it La protesta degli "indignados" non è più "un'esclusiva" spagnola. Da mercoledì a piazza Syntagma, ad Atene, davanti al Parlamento greco, migliaia di persone, soprattutto giovani presidiano la piazza. E proteste simili, inspirate e costruite attraverso i social network, si registrano anche in altri centri della Grecia. Non c'è un vero tema centrale nella protesta degli indignati greci e non c'è un'organizzazione tradizionale, partito o sindacato, alla base del movimento. Ma la rabbia e l'indignazione delle giovani e dei giovani ellenici sono rivolte soprattutto contro le misure di austerità sempre più pesanti e, come accade anche in Spagna, contro la classe politica. E nella giornata di oggi si prevede un nuovo assembramento, ancora più consistente. Ma mentre la protesta si estende in Europa, in Spagna dove il movimento degli "indignados" è nato, si registrano i primi disordini dall'inizio della protesta, lo scorso 15 maggio.

Aganaktismeni - Indignados greci.




































































































FINCANTieri wants a tomorrow.
Words play about the possibility of the biggest shipyard company closing down

venerdì 27 maggio 2011

Acqua come petrolio? La Nestlé vuole creare una borsa dell'acqua.


Fonte: ilcambiamento
Creare una borsa dell'acqua significherebbe mettere la risorsa nelle mani delle multinazionali
La notizia di certo non sorprende, né giunge inaspettata. La Nestlé ha proposto alla regione canadese dell'Alberta di creare una borsa dell'acqua – così come avvenuto per altre materie prime – per risolvere un'annosa questione di concorrenza. L'acqua della zona infatti è contesa dagli agricoltori locali che la utilizzano per irrigare i campi coltivati, e dalle compagnie petrolifere, come la Syncrude o la Suncor, cui invece è necessaria – in grandi quantità – per estrarre il petrolio dalle sabbie bitumose.
In una intervista rilasciata alla Reuters, il presidente della Nestlé Peter Brabeck ha in pratica affermato che l'acqua dovrebbe essere trattata “più come il petrolio”. Con il petrolio “è evidente cosa accade quando la domanda sale. Il mercato reagisce e le persone iniziano ad usarlo in maniera più efficiente”.

PER LA BCE SERVE ANCORA PIU' AUSTERITY, PER NOI SERVE LA RIVOLTA




Fonte: controlacrisi
Ancora più austerity, ancora più profitti per lor signori mentre la crisi da loro provocata sta distruggendo in Europa il futuro di intere generazioni.
Il presidente della BCE Jean-Claude Trichet è chiaro «sanzioni più forti per incoraggiare» dice da Berlino. I paesi dell'eurozona devono rispettare «le nostre regole comuni». Privatizzazioni, liberalizzazioni, precarietà, compressione salariale, perdita di sovranità nelle scelte economiche, tagli allo stato sociale imposti per via semi automatica se i parametri del patto di stabilità non saranno rispettati.
Trichet non difende l'Europa, ma i soldi delle banche che hanno provocato la crisi e l'idea di un modello economico che deve proiettarsi nello scenario globale della globalizzazione liberista facendo divenire i paesi periferici serbatoi di lavoro a basso costo. Mentre il capitalismo tedesco e dei paesi forti penetrerà nel controllo delle economie dei paesi periferici, la disoccupazione e la miseria cresceranno come la divaricazione tra zone ricche e povere e tra classi sociali.
La crisi non è un temporale ma il prodotto di un sistema economico barbarico, la crisi del capitalismo viene risolta con processi di feroce ristrutturazione sociale e con le guerre, fino a quando non manderemo in pensione il sistema che la produce nessun miglioramento per le classi popolari sarà possibile. Trichet rappresenta l'elite delle classi dominanti che in questo momento tengono con il cappio al collo il nostro futuro, nessuno di noi lo ha eletto, nessuno gli ha dato il mandato di ricattarci. Se le banche ed i loro servi tifano per l'austerity, noi tifiamo rivolta.

Siamo pronti ad organizzarci ed affrontare la crisi del sistema che si sta sgretolando sotto i nostri piedi?



La rivolta di Don Gallo: “A Genova eravamo solo in mille a protestare per Fincantieri, ma il vento sta cambiando”.


di Sandra Amurri. Fonte: airola5stelle
D i fronte alla crisi che ha travolto i cantieri navali di Genova e di Castellammare di Stabia, ai dati Inps che forniscono un quadro a tinte fosche della povertà che al Meridione diventa rivolta, il presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, monsignor Giancarlo Bregantini parla di esplosione della povertà: “Quanto sta avvenendo è come la mano di Dio che ci avverte: prepariamoci alla collera dei poveri”. E aggiunge: “La forza della rivolta al Sud accompagnata dalla violenza è il simbolo di una rabbia che c’è nel cuore della gente e che non è più contenibile”. La disuguaglianza sociale aumenta a dismisura: sempre più persone vivono con 16 euro al giorno, quanto offrono le pensioni sociali, cioè 500 euro al mese. L’80 per cento delle pensioni non raggiunge i mille euro. Poveri e impoveriti che resistono per esistere. Come direbbe Jean de La Fontaine: “Uno stomaco affamato non ha orecchie per sentire”.
Don Gallo lei è un prete che vede Dio soprattutto negli uomini che soffrono. Di chi è la responsabilità di questa Italia che il cardinale Tettamanzi definisce “malata come lo era Milano ai tempi di San Carlo e della peste”?
Ieri hanno parlato Confindustria e la Chiesa. Cioè i responsabili di questa miseria che ha sempre gli stessi volti: lavoratori e le loro famiglie, i loro figli, gli anziani, i diversi. Perché non fate i vostri nomi e cognomi e non dite quali pensioni avete? Io, don Andrea Gallo vivo con meno di mille euro al mese. Ecco qua! La Chiesa ha le sue responsabilità, da 20 anni sostiene Berlusconi, il berlusconismo, il ciellismo ecc.

Indignados di Sindagma (Atene)

Σύνταγμα. Fonte: rednotebook



Bρίσκεται στην εκκίνησή της μια διαδικασία που δεν θα φορά τα ρούχα του Πολυτεχνείου ή του Δεκέμβρη του 2008. Είτε θα την παρατηρεί κανείς και θα τη σχολιάζει απ’έξω, είτε θα μπει για να δει -και να επηρεάσει- δυνατότητες και όρια. Δυνατότητες, όταν μπροστά απ’ το Σύνταγμα κυκλοφορούν μονάχα ΜΑΤ και αυτοκίνητα, δεν υπάρχουν.

Του Δημοσθένη Παπαδάτου-Αναγνωστόπουλου
Αυτό που γίνεται εδώ και δύο μέρες στο Σύνταγμα δεν οφείλεται στο μέσο κινητοποίησης ή προβολής, στο facebook ή την τηλεόραση - μολονότι αυτά έφεραν κοντά μας την πλατεία Ταχρίρ και την Πουέρτα ντε Σολ, και μολονότι τουλάχιστον τα κυρίαρχα μέσα έχουν λόγους να το ιδιοποιούνται. Αυτό που γίνεται οφείλεται στο γεγονός ότι εκατομμύρια άνθρωποι βλέπουν τη ζωή τους να χειροτερεύει και σιγά-σιγά εγκαταλείπουν τον καναπέ, έχοντας κατά νου ότι «αν γίνεται αλλού, ίσως να γίνεται κι εδώ». Το facebook είναι ένα μέσο κινητοποίησης και συντονισμού που δεν κοστίζει, δεν προϋποθέτει ιδεολογική συμφωνία μεταξύ αυτών που επικοινωνούν και δεν απαιτεί μακροχρόνια δέσμευση - μπορεί λοιπόν να κάνει αυτό που δεν μπορούν σήμερα, για διάφορους λόγους, τα υπάρχοντα πολιτικά κόμματα. Τα όρια τέτοιων κινητοποιήσεων τα είδαμε το 2007, με τις συγκεντρώσεις για τις πυρκαγιές. Σήμερα όμως, εκτός από την επίγνωση αυτών των ορίων, υπάρχει και μια βεβαιότητα: σήμερα δεν είναι το 2007.Το γεγονός ότι οι άνθρωποι που βλέπουν να χειροτερεύει η ζωή τους αφήνουν τον καναπέ και συγκεντρώνονται έξω απ΄τη Βουλή, δείχνοντας πρώτα απ’όλα στην κυβέρνηση ότι δεν τους εκπροσωπεί πια, είναι -με όρους κοινής λογικής- ένα καλοδεχούμενο σημάδι ότι κάτι κινείται. Αν στη συγκυρία αυτή δεν μπορούν να κατεβάσουν μαζικά τον κόσμο στο δρόμο τα κόμματα της Αριστεράς, αν δεν το μπορούν τα συνδικάτα, η άλλη επιλογή γι’αυτόν τον κόσμο είναι είτε να μεταναστεύσει μαζικά, είτε να κατεβαίνει στο δρόμο και να την πληρώνουν οι μετανάστες επειδή «έχουμε κρίση». Χάρη στις συγκεντρώσεις στο Σύνταγμα, δεν συμβαίνουν αυτά - κι αυτό είναι ένα ακόμα καλοδεχούμενο σημάδι. Είναι, επίσης, και ένα ερέθισμα: ένα επιπλέον ερέθισμα για την Αριστερά να αναρωτηθεί (να αναρωτηθούμε) γιατί έχασε τον πρώτο γύρο και πώς θα είναι αποτελεσματικότερη στον επόμενο.Προσωπικά με πειράζουν οι βουβές συγκεντρώσεις, αλλά τις προτιμώ απ’τις καθόλου συγκεντρώσεις. Μου είναι ακατανόητες οι συγκεντρώσεις χωρίς πανό (οι συγκεντρωμένοι της Πέμπτης μας θύμισαν, ευτυχώς, ότι πάντα κάποιοι είμαστε και πάντα κάτι ζητάμε από κάποιον…), όμως το πανό μπορεί και να μην προηγείται της συγκέντρωσης –μπορεί και να γράφεται εκεί. Ο όρος «αγανακτισμένος» μου θύμιζε πάντα κάτι κακό από παλιά, αλλά η αγανάκτηση καθεαυτή είναι σημάδι ότι κανείς δεν μπορεί να τα ανέχεται όλα και για πάντα. Δεν εκπροσωπούμαι επ’ουδενί απ’το σύνθημα «κλέφτες-κλέφτες», αλλά στο Σύνταγμα φωνάζουν και «πάρτε το Μνημόνιο και φύγετε από’δώ»: κυβέρνηση «εθνικής ενότητας», υπ’αυτούς τους όρους, (ευτυχώς) δεν γίνεται. Ακούω ότι για το Σύνταγμα κινητοποιήθηκε ο μηχανισμός της ΝΔ· όμως στην πλατεία ήταν και αριστεροί, και αριστεριστές και αναρχικοί που δεν συμπαθούν τον Σαμαρά. Αν με ρωτούσε κανείς, προσωπικά θα ήθελα μια συγκέντρωση και έξω απ’το Χρηματιστήριο ή την Τράπεζα της Ελλάδος (παρά τις εμμονές της Καθημερινής, η κρίση δεν οφείλεται στους αχρείους πολιτικούς –και οπωσδήποτε δεν οφείλεται σε όλους…)· σε κάθε περίπτωση, ωστόσο, από κάπου πρέπει ν’ αρχίσει κανείς. Εν κατακλείδι: με εκνευρίζει η απροϋπόθετη λατρεία του «αυθόρμητου» και ο αντικομματισμός «απ’όπου κι αν προέρχεται»· με εκνευρίζουν όμως εξίσου η αυταρέσκεια και η αδυναμία να συμβιβαστεί κανείς με την ιδέα ότι η κίνηση της κοινωνίας, πώς να το κάνουμε, δεν είναι και δεν ήταν ποτέ θέμα πολιτικής απόφασης ή –αποκλειστικά- προϊόν οξυδερκούς σχεδιασμού.Για όλους τους παραπάνω λόγους, μου φαίνεται ελιτίστικο να κατηγορούμε τις συγκεντρώσεις για όσα δεν (πρόλαβαν να) είναι, μου μοιάζει εντελώς αναντίστοιχο το παιχνίδι «βρες πόσες ελληνικές σημαίες ανεμίζουν στην πλατεία» και μου ακούγεται από υπερφίαλη έως αφελής η αγχωτική αξίωση «να το πολιτικοποιήσουμε» - λες κι από εμάς περίμεναν όλοι αυτοί. Στο Σύνταγμα φτιάχνεται ένας νέος δημόσιος χώρος - πείτε το απ’ το «πλήθος», πείτε το απ’ το «λαό»: άνθρωποι γνωρίζονται, συζητούν, διαφωνούν, βλέπουν δυνατότητες και όρια. Δηλώνουν με την παρουσία τους ότι τα προβλήματά τους δεν είναι μόνο δικά τους και δεν μπορούν να λυθούν στους τέσσερις τοίχους του σπιτιού τους. Στο Σύνταγμα, λοιπόν, βρίσκεται στην εκκίνησή της μια διαδικασία που, όπως και να το κάνουμε, δεν θα φορά τα ρούχα του Πολυτεχνείου ή του Δεκέμβρη του 2008. Τη διαδικασία αυτή, είτε θα την παρατηρεί κανείς και θα τη σχολιάζει απ’έξω, σαν κάτι εξωτικό και όχι τόσο τέλειο όσο θα όφειλε εξαρχής, είτε θα μπει για να δει -και να επηρεάσει- δυνατότητες και όρια. Δυνατότητες, όταν μπροστά απ’ το Σύνταγμα κυκλοφορούν μονάχα ΜΑΤ και αυτοκίνητα, δεν υπάρχουν.

Italian residents abroad are already voting (in Italy on the 12/13 of june)for the referenda Against the nuclear power, water privatization and privileges for the premier and ministers.

giovedì 26 maggio 2011

Non siamo in vendita Italia Grecia Europa Mondo.






di Doriana Goracci. Fonte: resetitalia
Grecia, “l’uscita dall’euro è ormai sul tavolo” Lo ha scritto la Commissaria europea per la pesca, Maria Damanaki, in un intervento che compare sulla homepage del suo sito personale. ”Sono obbligata a parlare apertamente” aggiunge la politica greca, esponente del Pasok attualmente al governo.“ Questa era ed è la notizia finanziaria degli ultimi giorni. Riportai ad agosto passato su, Grecia in Saldi e Soldi e Noi? , per intero una testimonianza del 31 maggio 2010, Crisi Grecia: dov’è la differenza con l’Italia? : “Noi in Grecia, facevamo così “Ebbene sì, parlo della Grecia, dove ho vissuto una decina d’ anni a cavallo. Cosa avete capito?A cavallo tra l’ essere fuori d’ Europa ed esserci dentro…”
Stiamo in Strada, da tempo, in Italia Grecia Europa e Mondo, nonni e nipoti.
“Migliaia di greci ”indignati” manifestano da oggi pomeriggio sull’esempio delle proteste inscenate nei giorni scorsi dai cittadini spagnoli nella Plaza del Sol a Madrid.Alle manifestazioni partecipano migliaia di cittadini che intendono così esprimere la propria collera contro le misure di austerità decise dal governo socialista di Giorgio Papandreou. Le proteste, secondo i partecipanti, non hanno nulla a che vedere con i partiti…”

Crimini in Kosovo, l'Onu sapeva.


di Isotta Galloni da Osservatorio Balcani e Caucaso. Fonte: unimondo
Non si trattava di semplici sospetti. Dal 2003 la Missione delle Nazioni Unite in Kosovo (Unmik) e il Tribunale penale internazionale per i crimini nella ex Jugoslavia con sede all'Aia (Tpi), erano in possesso di testimonianze dettagliate, rilasciate da persone direttamente coinvolte, sui presunti trasferimenti e soppressioni di prigionieri civili, principalmente serbi, messo in campo in territorio albanese dall'Esercito di liberazione del Kosovo (Uck), dopo la fine del conflitto contro Belgrado, il 12 giugno 1999. Scopo di buona parte di questi omicidi sarebbe stato quello di espiantare organi da "piazzare" sul mercato internazionale dei trapianti.

È quanto emerge da un documento Unmik "riservato e sensibile" che è stato pubblicato – oscurato nelle parti riconducibili all'indentità dei testimoni – il 16 febbraio scorso dalla tv France 24 e l'agenzia di stampa italiana, Tmnews. La stampa locale ed internazionale ha ampiamente ripreso la notizia.

Questa la pista investigativa esplicitata nei documenti emersi, datati fine 2003: "i rapiti (in Kosovo), poi trasferiti in Albania centrale, sono stati spostati ancora, in piccoli gruppi, in una casa privata a sud di Burrel convertita in una clinica improvvisata. Qui equipaggiamento e personale medico venivano usati per estrarre organi dai prigionieri, che poi morivano. I resti venivano sepolti nelle vicinanze. Gli organi trasferiti all'aeroporto Rinas nei pressi di Tirana e imbarcati per l'estero".

G8, i potenti vogliono il web.


di Anna Maria Merlo dal manifesto. Fonte
Internet, un affare di stato e di impresa. È questa la visione che Nicolas Sarkozy ha voluto dare del Web, che ha «cambiato il mondo», ma che richiede «senso della responsabilità» da parte degli operatori. Il presidente francese ha inaugurato ieri la maratona del G8, che si concluderà giovedì e venerdì al vertice di Deauville, con un primo e-G8, dedicato a Internet. Ai giardini delle Tuileries era presente tutto il Gotha del web-business, da Eric Schmidt di Google a Mark Zuckerberg di Facebook, passando per John Donahoe di eBay o l'indiano Mittal di Barthi Airtel e i presidenti dell'oligopolio francese, Jean-Bernard Lévy di Vivendi, Stéphane Richard di Orange, Xavier Niel di Free. Solo all'ultimo momento, per decenza, è stata organizzata una tavola rotonda a cui partecipa una blogger egiziana, accanto a Reporters sans frontières, un consigliere di Hillary Clinton e dei rappresentanti di Twitter e Google, per discutere di libertà di espressione e cyberdissidenza.
Si tratta difatti di un vertice privato organizzato dai privati (3 milioni di euro, finanziati dai potenti invitati), che ha di fatto escluso i cittadini. Anche se Sarkozy è stato obbligato a ricordare che «i popoli dei paesi arabi hanno mostrato al mondo che Internet non appartiene agli stati», l'obiettivo era mettere dei paletti e reintrodurre il controllo dei governi, che in Francia è in atto con la contestata legge Hadopi, che prevede il blocco della connessione per chi scarica illegalmente. «Sarebbe una contraddizione voler escludere i governi da questo immenso forum», ha detto Sarkozy di fronte a un pubblico di circa 1500 persone, la maggior parte rappresentanti delle grandi imprese del web.

Perché qualsiasi cosa faccia la Grecia l'Ue è in pericolo.


Fonte: senzasoste

Ad un anno dallo scoppio della crisi greca, seguita da quelle di Irlanda e Portogallo, la situazione del debito sovrano del paese ellenico rischia di precipitare. Trascinando con sè, nonostante le smentite degli operatori di mercato ed istituzionali, l'intera architettura finanziaria (e quindi economica) del continente.
L'articolo in oggetto ,tratto dal blog finanziario Bimbo Alieno, ha un'impostazione culturale molto diversa dalla nostra ma ha un pregio. Quello di far capire, conoscendo le dinamiche di mercato, che la Ue è a rischio qualsiasi cosa faccia la Grecia. Ovvero sia fallendo che differendo nel tempo il proprio debito sovrano. Un'utile lettura per comprendere in che tipo di problemi sistemici si è cacciata la nostra epoca. (red) 25 maggio 2011
***
Sospeso su un flebile ramo, in equilibrio tra le brezze, trovo il tempo di riflettere con calma.
Default, ristrutturazione, reprofiling, allungamento su base volontaria delle scadenze… ci sono delle differenze fra tutte queste parole o sono modi diversi di dire la stessa cosa?
La differenza più importante sta nelle implicazioni che seguono ciascuna di queste formule.
Vediamo se riesco a rendere accessibili argomenti così “tecnici”:

Nucleare e acqua, in mano a una sola persona.


di Debora Billi. Fonte: megachipinfo
Si fa il decreto Omnibus ed è a rischio il referendum sul nucleare. Allarme! Sanno di perdere, e vogliono sfilarci il diritto di votare per poter costruire le centrali con comodo, passato l’effetto Fukushima! Mica sono tanto sicura, che sia davvero così. Ho un altro genere di sospetto. In realtà, credo che ormai sia assodata la consapevolezza che le centrali nucleari non si faranno mai: costano troppo, sono pericolose, non le vuole nessuno e i cittadini delle aree coinvolte si daranno fuoco piuttosto che accettare una centrale nucleare sotto casa. Fukushima ha dato il colpo di grazia a tutta la faccenda e, referendum o no, il nucleare è morto e sepolto con tutto il sarcofago.Annullare il referendum contro il nucleare ha in realtà un altro scopo: quello di puntare al non raggiungimento del quorum per il referendum sull’acqua.

mercoledì 25 maggio 2011

Gli "indignados" greci.



















Fonte: enet.gr


Γέμισαν αγανάκτηση οι πλατείες πόλεων σ' όλη tην Ελλάδα
«Πουλάτε, πουλάτε. Ξύλο που θα φάτε», φωνάζουν οι Έλληνες «Indignados»

Τελευταία ενημέρωση: 21:48 Τετάρτη 25 Μαΐου 2011
Δεκάδες χιλιάδες πολίτες κυριευμένοι από αγανάκτηση για τα νέα μέτρα και το Μνημόνιο πλημμύρισαν τις πλατείες πολλών ελληνικών πόλεων. Ακολουθώντας το παράδειγμα των Ισπανών «Ιndignados», νέοι, οικογενειάρχες και συνταξιούχοι, χωρίς κομματικές ταμπέλες, πραγματοποιούν από το απόγευμα ειρηνικές συγκεντρώσεις διαμαρτυρίας, υψώνοντας τη δική τους φωνή απέναντι στη λεηλασία που επιχειρείται σε βάρος τους.
Αρχή συλλογής Πανό και στα ισπανικά από τους Έλληνες "Indignados" Επόμενο:
Στην πλατεία Συντάγματος εκτιμάται ότι έχουν συγκεντρωθεί περισσότεροι από 20.000 πολίτες, ενώ η προσέλευση του κόσμου συνεχίζεται. Οι συγκεντρωμένοι φωνάζουν συνθήματα κατά των πολιτικών και των αποκρατικοποιήσεων ("Πουλάτε, πουλάτε. Ξύλο που θα φάτε"), ενώ έχουν υψώσει δύο πανό, ένα στα ισπανικά κι ένα στα ελληνικά. Ορισμένοι κρατούν πλακάτ που αναγράφουν: "Ξυπνήσαμε".
Ενδεικτικό του κλίματος που επικρατεί στη συγκέντρωση είναι ότι όλα τα καταστήματα γύρω από το Σύνταγμα παραμένουν ανοιχτά με τους καταστηματάρχες να δηλώνουν ότι είναι η πρώτη φορά που πραγματοποιείται διαδήλωση και δεν αποφάσισαν να κατεβάσουν ρολά. Το μετρό του Συντάγματος λειτουργεί κανονικά.
Αντίστοιχη κινητοποίηση βρίσκεται σε εξέλιξη στη Θεσσαλονίκη, όπου περισσότεροι από 5.000 έχουν συγκεντρωθεί έξω από το Λευκό Πύργο. Η προσέλευση του κόσμου συνεχίζεται, ενώ δεν υπάρχουν πανό και ακούγονται ευρηματικά συνθήματα.
Στην Πλατεία Γεωργίου της Πάτρας έχουν συρρεύσει περίπου 2.000 πολίτες, ανταποκρινόμενοι στο κάλεσμα διαμαρτυρίας μέσω του Ιντερνετ.
Στην κεντρική πλατεία της Λάρισας, περίπου 300 άτομα, κυρίως νέοι, ντυμένοι με μαύρα ρούχα πραγματοποιούν σιωπηλή διαμαρτυρία, ενώ στην παραλία του Βόλου, μπροστά στο Πανεπιστήμιο Θεσσαλίας έχουν συγκεντρωθεί ως τώρα 2.000, ενώ πολίτες εξακολουθούν να συρρέουν στο σημείο.
Μεγάλη είναι και η συγκέντρωση στο Ηράκλειο, με ανθρώπους κάθε ηλικίας να διαδηλώνουν κατά του Μνημονίου και της οικονομικής πολιτικής.
Πάνω από 1.000 άτομα είναι συγκεντρωμένα στην Πλατεία Αγοράς των Χανίων, ενώ η προσέλευση συνεχίζεται. "Είμαστε άνθρωποι, όχι προϊόντα σε μια αγορά", τόνισαν.
Στην πλατεία του Αγνώστου Στρατιώτη συγκεντρώθηκαν οι "αγανακτισμένοι" του Ρεθύμνου. Νέοι άνθρωποι, μαθητές, οικογενειάρχες, περίπου χωρίς σημαίες και πανό, διαμαρτύρονται για τα μέτρα της κυβέρνησης.
Οι διαδηλώσεις οργανώθηκαν μέσω σελίδων κοινωνικής δικτύωσης, όπως το Facebook και το Twitter και αποτελούν κινήσεις πολιτών, χωρίς κομματικές ταυτότητες.

Grazie Spagna, adelante compañeros.


di Guido Lutrario. - Fonte: contropiano
Visti dall'accampamento di Puerta del Sol i risultati elettorali spagnoli producono un miscuglio contraddittorio di sensazioni e considerazioni che cercheró di dipanare con calma. L'obiettivo é quello di cogliere elementi utili per una riflessione che possa servire anche altrove, per esempio in Italia, dove i problemi e le questioni che stanno di fronte all'attivismo sono assai simili, anche se calati in un contesto che presenta le sue peculiaritá.

Madrid, 23 maggio
Primo dato contraddittorio: mentre si produce prima a Madrid, cittá tradizionalmente poco reattiva ai movimenti sociali, e poi via via in moltissime altre localitá della Spagna, l'incredibile fenomeno del movimento 15-M, con l'occupazione di centinaia di piazze, assemblee spontanee e un frenetico lavorio di costruzione di reti partecipative, la Spagna si sposta politicamente ed elettoralmente a destra. Il risultato é cosí chiaro che per una volta chi perde riconosce apertamente la sconfitta.
In queste settimane non sono mancate le occasioni nelle quali a molti tornavano alla mente i fatti del 2004, quando a seguito dell'attentato della stazione Atocha si produsse uno spontaneo movimento popolare che invase le piazze e reclamó la veritá dal governo di destra di Aznar. Quei fatti sconvolsero improvvisamente tutti i sondaggi che davano vincenti le destre nelle imminenti elezioni e portarono al governo i socialisti di Zapatero.

Io non ti pago!


Fonte: scioperoprecario
Siamo i precari, parasubordinati, cassaintegrati, senza casa, parite iva, lavoratori autonomi e dipendenti, insomma quelli che producono la ricchezza di questa città! Spesso malpagati, ricattati, con contratti senza diritti e condizioni di lavoro inaccettabili. Rivendichiamo il diritto all’insolvenza per tutti i precari e le famiglie indebitate e ingiustamente perseguitate dalla Gerit/Equitalia, chiediamo una sanatoria immediata e generalizzata per tutti i precari, disoccupati, pensionati e lavoratori. Giovedì 26 Maggio h 12:00 Manifestazione davanti alla sede della Gerit/Equitalia in Via Palmiro Togliatti
Siamo i precari, parasubordinati, cassaintegrati, senza casa, parite iva, lavoratori autonomi e dipendenti, insomma quelli che producono la ricchezza di questa città! Spesso malpagati, ricattati, con contratti senza diritti e condizioni di lavoro inaccettabili. Siamo i precari che pagano la crisi tutti i giorni sulla propria pelle e che stringono la cinghia quotidianamente per arrivare a fine mese. Come se non bastasse molti di noi si sono indebitati e con mutui, bollette, prestiti, finanziarie, carte revolving, multe non pagate e si trovano oggi ad essere insolventi e perseguitati dalla Gerit/Equitalia, nota a tutti come agenzia dello strozzinaggio istituzionalizzato, che oggi attraverso una normativa di emergenza è addirittura autorizzata dal governo ad entrare direttamente sui i nostri conti correnti e congelare le poche disponibilità finanziarie che abbiamo o pignorare i nostri beni.

La Grecia si e' svegliata.

Puerta del Sol, Madrid: "facciamo piano senno' la Grecia si sveglia"

Piazza Sindagma, Atene: "ci siamo svegliati ... che ore sono? E' l'ora che se ne devono andare"



La "Troika" - Fondo Monetario Internazionale, Unione Europea e Banca Centrale Europea - torna oggi ad Atene per continuare il suo percorso di macelleria sociale e privatizzazione del paese ellenico. Con la maggioranza serve solo affinare i dettagli del nuovo piano, su cui sindacati e forze di sinistra radicale si battono da mesi mettendo in atto 'seri' scioperi generali (forse il prossimo a inizio giugno). Invece l'incontro in programma con Antonis Samaras, il leader di Nea Dimocratia, principale partito d'opposizione di centro-destra, servirà per sentire da lui come potrà funzionare il pacchetto delle proposte del suo partito presentato qualche giorno fa e capire se ci sono possibilità per un consenso di Nea Dimocratia sui punti principali del pacchetto economico a medio termine del governo.



Il gioco è sempre lo stesso: provare a convincere centro-destra e centro-sinistra a digerire le misure di auterità. Se ciò accadesse, se maggioranza (centro-sinistra) e parte dell'opposizione (centro-destra) rinunciassero a sentire il proprio popolo per 'garantire' i mercati (cosa più che probabile), sindacati e forze della sinistra, tra cui il Partito comunista greco, dovranno aumentare il loro grado di opposizione politica e sociale continuando a fare quello che stanno già facendo: stare al fianco della gente, rivoltandosi agli avvoltoi del capitalismo che in nome del dio mercato stanno mandando allo sfascio l'intera europa partendo dai paesi più esposti.



Los Indignados in Spagna: la rivolta arriva in Europa.



Italian government trying to ventilate the possible abrogation of the referendum

"NO NUKE in Italy"

martedì 24 maggio 2011

Puerta del Sol da oggi è anche casa nostra.




















































di Simone oggionni. - Fonte: reblab
Abbiamo scelto di andare a Madrid tra gli indignados di Puerta del Sol perché da qui, nelle cronache girate in rete, abbiamo intravisto qualcosa di grande e che ci riguarda da vicino. Che interroga le nostre lotte, il nostro stesso modo di concepire la politica.

Cosa è successo a Madrid e in tutta la Spagna in questi ultimi mesi? Dopo lo sciopero generale del settembre scorso e le manifestazioni in tutte le città di dicembre, scandite dalla richiesta di lavoro, salario e diritti sociali, il 7 aprile si è svolta un’altra grande giornata di mobilitazione in cui in particolar modo i giovani (raccolti nella piattaforma di Juventud Sin Futuro) hanno manifestato l’esigenza di strutturarsi in soggetto politico e coordinarsi in maniera permanente. Il 15 maggio, dopo che il governo Zapatero ha siglato con i sindacati un’intesa che, tra le altre cose, ha innalzato l’età pensionabile a 67 anni, si è svolta una nuova imponente manifestazione che, dopo l’intervento repressivo brutale delle forze dell’ordine, si è trasformata in un presidio permanente in piazza di Puerta del Sol.
Da quel giorno si è avviato un processo di accumulazione di forze che ha reso sempre più visibile e forte il movimento di Madrid, così come ha reso possibile l’espansione in tutte le più grandi città della Spagna del modello di occupazione permanente degli spazi più visibili e dei luoghi simbolo delle diverse città.

Perché l’Europa non è in grado di rispondere alla piazza spagnola.



di David Bidussa Fonte: linkiesta
L’indignazione è uscita dai libri. A Puerta del Sol hanno preso in parola Stefan Hessel. E non lottano per libertà, ma rivendicano il diritto a una vita propria. Per offrire loro una strada, bisognerebbe ragionare sulla natura della crisi e su un’idea di sviluppo che abbiamo abbandonato.
Improvvisamente l’indignazione è uscita dai libri e ha iniziato a invadere le piazze d’Europa. Qualcuno ha preso in parola Stefen Hessel, l’uomo che ha fatto risuonare la parola indignazione nel vocabolario civile e ha pensato che forse ne valeva la pena. Come spesso capita, la realtà è più dura e meno affascinante della carta stampata. Se in quelle pagine scarne ma certamente dirette l’esortazione era a farsi protagonisti nel presente, di uscire cioè da una sorta di apatia o di interrompere un silenzio pubblico che ormai durava da troppo tempo in nome di un futuro che non si poteva solo guardare o subire, ma di cui si doveva prendere in mano le sorti, la realtà improvvisamente ha virato su un piano diverso.
L’indignazione si è trasformata in altro e oggi da quella piazza, in forma esplicita, emerge una dimensione che sovverte gran parte delle consuetudini a cui siamo abituati in politica. L’indignazione infatti non lancia un messaggio di speranza, ma comunica prima di tutto il proprio disagio. Non è un programma, né si presenta come tale. Tuttavia a Zapatero, cui nonostante la sconfitta tocca l’onore e l’onere del governo, sarà difficile liquidare quella protesta come in una qualsiasi piazza russa o iraniana. Ovvero in nome dell’ordine pubblico. Quella piazza, infatti, è al tempo stesso più radicale più minimale di quelle per le quali abbiamo fatto spesso il tifo in questi anni. Per certi aspetti è anche più imbarazzante.
PALESTINE: the longest puppets show on earth

lunedì 23 maggio 2011

Siamo alla fine di un lungo sonno.



dalla Rete dei Comunisti. Fonte: sinistrainrete
Siamo alla fine di un lungo sonno. Dopo l’89 i reazionari avevano deciso che eravamo giunti alla fine della Storia. Gli ideologi del postmoderno s’erano rapidamente accodati, spiegando che i fatti erano in fondo solo opinioni, o che le contraddizioni materiali del sistema economico in cui tutto il mondo vive si stavano smussando in un grande impero progressista, senza lasciare troppi residui conflittuali. Il desiderio di ogni classe dominante – «resteremo qui per sempre» – veniva narrato come una realtà virtuale sotto gli occhi di tutti. Chi non la vedeva era pazzo, vecchio, «ideologico» e fuori dal mondo. La crisi ha strappato il velo: il re è nudo. E zoppica pure vistosamente.

E’ quindi possibile oggi – sul piano del pensiero teorico, ma soprattutto su quello dello scontro sociale e politico – mettere in moto nuove energie intellettuali e fisiche, innervare con pensiero lungimirante i processi sociali che pretendono un cambiamento radicale. E’ possibile riannodare i fili della riflessione critica e promuovere l’organizzazione ex novo di una soggettività antagonista capace di formulare risposte all’altezza dei tempi. Dopo venti anni di capitalismo vittorioso e pensiero unico trionfanti, la Storia ha ripreso a correre. Guai a chi cammina o resta fermo a giocare con le macerie.

Dell'Utri a canestro.



di Marco Travaglio
Buongiorno a tutti, questa settimana ci sarebbero tante belle notizie di cui parlare, ma noi vogliamo farci del male, quindi parlare di una pessima notizia, le nuove notizie naturalmente sono i flop televisivi che il cosiddetto grande comunicatore sta raccogliendo direttamente tramite i suoi sgherri, disseminati insieme con lui su tutte le reti televisive per tentare il recupero alla disperata su Milano, su Napoli e sui ballottaggi in generale.
Estorsione mafiosa senza reato
Avete visto la fine miseranda che ha fatto il programma di Sgarbi fortunatamente fermatosi alla prima puntata, forse anche mandando in onda il monoscopio si sarebbe ottenuto qualcosa in più degli 8 punti di share che ha totalizzato Sgarbi, sapete che il programma di Ferrara precipita di settimana in settimana, riuscendo addirittura a fare peggio del Tg1 che lo precede.

Moratti, la signora che ha vuotato le tasche di Milano.

Eccole le pagine divertenti della carriera politica della prima donna perbene: appena eletta sindaco (spesa prima campagna elettorale 6 milioni e 300 mila) licenzia una decina di dirigenti comunali “inutili” ma assume 54 consulenti esterni e 63 candidati trombati – Pdl, Lega, Udc – il fotografo personale e consiglieri regionali per un ufficio stampa più affollato di un grande giornale. Condannata a 300 mila lire di multa dalla Corte dei Conti, paga ma lascia i beneficiati al loro posto: costano 8 milioni l’anno. Milano insicura perché manca l’illuminazione? Stanzia fondi ma non per l’ex capitale morale: vanno nel paradiso di Antigua dove il suo B. costruisce residenze

di Susanna Pejrano Ambivero e Luigi Asero. Fonte: domaniarcoiris
Specifichiamo, a scanso di equivoci, che questo pezzo è stato scritto a 4 mani da una milanese residente a Milano e da un siciliano residente a Catania, entrambi mai iscritti ad alcun partito, militanti di nessuno se non di una società civile che si vuole rendere responsabile e partecipe del proprio futuro. Questo per far capire che l’esigenza che ha mosso questa analisi non ha uno scopo prettamente politico ma più pratico, semplicemente dalla parte del cittadino; sia esso abitante della zona in questione, sia che disponga di una panoramica più ampia, visto da lontano, che permette certamente una valutazione meno viscerale e più obiettiva.

L’elettore non ha bisogno di conoscere le illazioni di una parte politica contro l’altra, ma più semplicemente ha la necessità di sapere “cosa” veramente i pretendenti alla carica di Sindaco di una grande città come Milano farebbero in caso di investitura di questo prestigioso ruolo.
Questo intento non è certo facile da portare a termine in un periodo come quello che stiamo vivendo, che ha tolto a tutti gli onesti cittadini la voglia di credere in qualcosa o qualcuno e men che meno di pensare alla sopravvivenza, nel 2011, di concetti quali “ideali” o “merito”.
Vorremo quindi contribuire lucidamente non parlando di promesse e parole date, che sempre più spesso nella politica odierna lasciano lo spazio che trovano, ma più di fatti. E possiamo farlo tentando di analizzare l’operato di 5 anni di governo meneghino targato Moratti.
Letizia Brichetto Arnaboldi, coniugata Moratti, è nata a Milano il 26 novembre 1949. Si laurea, presso l’Università degli Studi di Milano, in Scienze Politiche e, dopo il matrimonio con il famoso imprenditore Gianmarco Moratti, si dedica al lavoro nel mondo finanziario.
Su “il Fatto Quotidiano” Massimo Fini definisce la nostra società un “imbroglio democratico”, con molte buone ragioni, alcune delle quali già da tempo avevo anche io argomentato, ma credo sia utile ribadire il concetto poiché in questo periodo sono molti coloro che pensano che la politica possa cambiare le cose e pensano con trepidazione ai ballottaggi di Milano e Napoli

Sveglia ragazzi, ci vuole una Puerta del Sol anche in Italia
di Paolo De Gregorio - Fonte: arcoiris
La dura realtà è che le oligarchie dominanti (Confindustria, clero, apparati mediatici, padroni della musica e del calcio, mafie, logge massoniche, banche, stilisti di moda) dettano legge e decidono loro quali idee far circolare, quali merci produrre, quali consumi indurre, quale parte politica votare, e questo è un sistema che funziona e domina, chiunque vada al governo, e qualunque cambiamento strutturale è impossibile.

Ciò è stato ampiamente dimostrato dai “governi” di centro-sinistra che non sono stati in grado nemmeno di fare una legge sul conflitto di interesse e una indispensabile sui monopoli mediatici di Mediaset e RAI con la regola che nessun soggetto, né privato né istituzionale, può possedere più di una emittente. Figuriamoci governare l’economia!

Anche Obama in America non è in grado di fare cose molto diverse da quelle della destra repubblicana. Si è ritrovato a finanziare banche e assicurazioni con soldi pubblici, anche se erano dirette responsabili di imbrogli e truffe finanziarie, ha proseguito le guerre, ha lasciato aperta Guantanamo, e la strombazzata promessa di riforma sanitaria per assistere tutti è risultata una buffonata.

Vedi Napoli (e dintorni) e poi?


di Lucio Garofalo - Fonte: indymedia
Ad una prima lettura, immediata e superficiale, le elezioni amministrative segnalano un netto spostamento “a sinistra” dell’elettorato e del quadro politico, ben sapendo che ogni situazione locale è sempre particolare e relativa alle dinamiche e agli umori presenti sul territorio. Ma al di là di alcuni motivi di “sorpresa” e “novità”, individuabili nel successo elettorale conseguito da alcuni movimenti di protesta, il dato più significativo si riferisce all’astensionismo, che in alcuni casi (ad esempio Napoli) rasenta ed oltrepassa la quota del 40%. Poiché le astensioni si registrano soprattutto nelle aree periferiche dove si concentrano sacche di povertà e di emarginazione sociale, questa percentuale indica che i proletari non si fidano più del sistema politico ufficiale, nella misura in cui le consultazioni elettorali sono recepite ormai come una liturgia inutile e stanca, un rito distante dalla drammatica realtà dei problemi quotidiani generati dalla crisi economica. In tal senso la politica è avvertita come estranea alle sofferenze e ai disagi delle masse lavoratrici, come un’appendice intrinseca allo sfruttamento di classe.
La grave depressione economica che ha investito il capitalismo, vanta comunque un merito: quello di evidenziare come non esistano differenze tra Berlusconi, Zapatero, Sarkozy, Merkel e gli altri, e che i vari governi, di centrodestra o centrosinistra, sono accomunati dalla volontà di scaricare i dolorosi effetti della crisi sui ceti popolari ad esclusivo vantaggio delle banche e delle grandi imprese economiche. In Italia, Berlusconi e Bersani, le loro coalizioni elettorali rappresentano due poli economici contrapposti, ma sono due facce della stessa medaglia. Col pretesto di combattere la “destra reazionaria” si cerca di mobilitare e radunare tutti i “sinceri democratici”, in qualità di “utili idioti”, e convincerli a recarsi alle urne per votare per una “sinistra” rinnegata.

La lezione spagnola.

di Fabio Amato Fonte: rifondazione
Sono tanti, determinati, giovani. Disoccupati, precari, studenti. Come scrivono nei loro manifesti, alcuni hanno convinzioni ideologiche profonde, altri meno. In comune hanno di fronte a loro un futuro fatto di un'unica certezza. Quella della precarietà, della disoccupazione, dell'esclusione sociale per la gran parte di loro. Sono coloro che ereditano il portato della crisi e degli effetti reali del neoliberismo: ricchezza e privilegi per pochi, precarietà, disoccupazione e sfruttamento per i più.Sono le migliaia di ragazzi che stanno da giorni occupando le maggiori piazze della Spagna. Quando scrivevamo delle rivoluzioni medio orientali, della loro natura sociale e della loro potenzialità di contagio sulla sponda nord del mediterraneo avevamo visto giusto.

Sono indignati contro il sistema sociale e politico. Sbaglia chi, in cerca di facili analogie, vuole rappresentare questo movimento come semplicemente antipolitico. E' contro il sistema sociale e politico.
Ma pone domande politiche. A partire dalla richiesta di una legge elettorale proporzionale. Ha domande di giustizia sociale a cui la post politica bipolarista non sa e può rispondere. Perché si è arresa da tempo al domino del monetarismo e ai diktat dei mercati e della banca centrale europea.La Spagna di Zapatero, quella che alcuni, anche da noi, volevano ergere a nuovo paradigma della sinistra del ventunesimo secolo, crolla di fronte alla sua sostanziale inesistenza di fronte alle domande reali della società spagnola e delle sue giovani generazioni. Domanda di lavoro, salari, casa, sanità, politiche ambientalmente e socialmente giuste.

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