di Guido Lutrario. - Fonte: contropiano
Visti dall'accampamento di Puerta del Sol i risultati elettorali spagnoli producono un miscuglio contraddittorio di sensazioni e considerazioni che cercheró di dipanare con calma. L'obiettivo é quello di cogliere elementi utili per una riflessione che possa servire anche altrove, per esempio in Italia, dove i problemi e le questioni che stanno di fronte all'attivismo sono assai simili, anche se calati in un contesto che presenta le sue peculiaritá.
Madrid, 23 maggio
Primo dato contraddittorio: mentre si produce prima a Madrid, cittá tradizionalmente poco reattiva ai movimenti sociali, e poi via via in moltissime altre localitá della Spagna, l'incredibile fenomeno del movimento 15-M, con l'occupazione di centinaia di piazze, assemblee spontanee e un frenetico lavorio di costruzione di reti partecipative, la Spagna si sposta politicamente ed elettoralmente a destra. Il risultato é cosí chiaro che per una volta chi perde riconosce apertamente la sconfitta.
In queste settimane non sono mancate le occasioni nelle quali a molti tornavano alla mente i fatti del 2004, quando a seguito dell'attentato della stazione Atocha si produsse uno spontaneo movimento popolare che invase le piazze e reclamó la veritá dal governo di destra di Aznar. Quei fatti sconvolsero improvvisamente tutti i sondaggi che davano vincenti le destre nelle imminenti elezioni e portarono al governo i socialisti di Zapatero.
Due fenomeni ben distinti ma con in comune il carattere spontaneo e di massa ed il suo prodursi senza la partecipazione di alcun partito o importante organizzazione. Nei fatti di queste settimane peró c'é un dato storico in piú: il consumarsi dell'esperienza socialista e la rivendicazione di totale indipendenza da qualsiasi formazione politica da parte delle acampadas. Non ci sono bandiere nelle piazze occupate, non ci sono partiti, né si sono visti candidati. Izquierda Unida ha tentato di segnalare simpatie verso il movimento ma é stata semplicemente ignorata.
Se c'é un dato evidente e inequivocabile di questo movimento é il suo rifiuto verso i partiti e le forme tradizionali di rappresentanza e la rivendicazione di un'altra politica. La sua determinazione a rimanere in piazza durante le elezioni segnala proprio la volontá di distinguersi dalla competizione elettorale, di non sostenere alcun candidato e di non credere nella possibilitá di produrre un cambiamento attraverso le elezioni.
Il secondo dato contraddittorio é il programma delle acampadas, dove convivono insieme proposte e rivendicazioni sui temi sociali, ambientali, di genere, sull'immigrazione e la pace insieme alla rivendicazione di un cambiamento nella legge elettorale e in alcuni meccanismi della rappresentanza. La apparente contraddittorietá qui non sta nella convivenza di tanti temi, quanto nella rivendicazione di indipendenza dalle vicende elettorali insieme alla proposta di cambiarne le regole. Mi sembra una questione importante. Questo movimento non sta dicendo che le elezioni non gli interessano “in assoluto”, ma che occorre cambiare le regole del gioco che cosí come sono impediscono o bloccano sul nascere qualsiasi cambiamento; occorre promuovere nuovi soggetti perché quelli che ci sono appartengono a questa logica della rappresentanza che non funziona piú; occorre insomma rifondare la politica attraverso un sistema assembleare o consiliare, piú vicino alle persone e ai territori e piú aderente alle enormi potenzialitá di comunicazione orizzontale che si sono prodotte con la diffusione delle nuove tecnologie.
Il terzo dato contraddittorio é costituito dai risultati del paese basco, dove Bildu ha ottenuto uno straordinario successo, il migliore in assoluto in tutta la storia delle elezioni in quella regione per una formazione di sinistra vicina a quella che era Herri Batasuna. L'interpretazione plausibile sembra essere che quando si presenta una formazione politica che riesce a convincere della propria totale alteritá rispetto allo schieramento politico tradizionale allora é possibile anche il successo elettorale. E che Bildu sia qualcosa di profondamente diverso dal resto del panorama politico basco lo dimostra il fatto che fino a poche settimane dal voto tutti i grandi partiti spagnoli ne chiedevano la esclusione.
Se proviamo a mettere insieme questi elementi contraddittori per ricavarne qualche suggerimento utile anche dalle nostre parti ne viene fuori un quadro complesso ma tuttavia coerente. Gli spagnoli ci stanno dicendo che occorre rompere con la tradizionale divisione partitica destra/sinistra e non cedere al ricatto elettoralistico ma organizzarsi su un terreno radicalmente indipendente. In questo anche la vicenda basca non dice cose diverse da quelle del M-15.
Ci segnalano l'importanza di tenere insieme l'ampio spettro delle questioni cruciali che ci sono oggi in campo, senza stabilire una dominanza del tipo: il sociale prima del politico, i diritti civili primi di quelli economici, ecc. Il programma é generale anche se questo non impedirá di definire tempi diversi.
Ci dicono peró che é importante misurarsi anche con il tema delle regole politico-elettorali, contestare e provare a cambiare come funziona il sistema della rappresentanza perché é evidente che esso continua a svolgere una funzione ancora molto importante nella vita pubblica contemporanea.
E ci invitano a non essere timidi nella sperimentazione di nuove forme di organizzazione politica, caratterizzate da un alto tasso di orizzontalitá, dalla lotta alla burocratizzazione e alla costruzione degli apparati, e dal desiderio di utilizzare al meglio le nuove tecnologie della comunicazione rivalutando al tempo stesso il rapporto diretto tra uguali.
Sintetizzando: indipendenza dai partiti attuali, capacitá di segnalare la propria totale diversitá ed alteritá rispetto all'attuale quadro politico, produzione di forme innovative di partecipazione orizzontale, utilizzo democratico dei media indipendenti, programma sociale e politico di ampio respiro, messa in discussione delle regole politico-elettorali. Grazie Spagna, adelante compañeros.....
Visti dall'accampamento di Puerta del Sol i risultati elettorali spagnoli producono un miscuglio contraddittorio di sensazioni e considerazioni che cercheró di dipanare con calma. L'obiettivo é quello di cogliere elementi utili per una riflessione che possa servire anche altrove, per esempio in Italia, dove i problemi e le questioni che stanno di fronte all'attivismo sono assai simili, anche se calati in un contesto che presenta le sue peculiaritá.
Madrid, 23 maggio
Primo dato contraddittorio: mentre si produce prima a Madrid, cittá tradizionalmente poco reattiva ai movimenti sociali, e poi via via in moltissime altre localitá della Spagna, l'incredibile fenomeno del movimento 15-M, con l'occupazione di centinaia di piazze, assemblee spontanee e un frenetico lavorio di costruzione di reti partecipative, la Spagna si sposta politicamente ed elettoralmente a destra. Il risultato é cosí chiaro che per una volta chi perde riconosce apertamente la sconfitta.
In queste settimane non sono mancate le occasioni nelle quali a molti tornavano alla mente i fatti del 2004, quando a seguito dell'attentato della stazione Atocha si produsse uno spontaneo movimento popolare che invase le piazze e reclamó la veritá dal governo di destra di Aznar. Quei fatti sconvolsero improvvisamente tutti i sondaggi che davano vincenti le destre nelle imminenti elezioni e portarono al governo i socialisti di Zapatero.
Due fenomeni ben distinti ma con in comune il carattere spontaneo e di massa ed il suo prodursi senza la partecipazione di alcun partito o importante organizzazione. Nei fatti di queste settimane peró c'é un dato storico in piú: il consumarsi dell'esperienza socialista e la rivendicazione di totale indipendenza da qualsiasi formazione politica da parte delle acampadas. Non ci sono bandiere nelle piazze occupate, non ci sono partiti, né si sono visti candidati. Izquierda Unida ha tentato di segnalare simpatie verso il movimento ma é stata semplicemente ignorata.
Se c'é un dato evidente e inequivocabile di questo movimento é il suo rifiuto verso i partiti e le forme tradizionali di rappresentanza e la rivendicazione di un'altra politica. La sua determinazione a rimanere in piazza durante le elezioni segnala proprio la volontá di distinguersi dalla competizione elettorale, di non sostenere alcun candidato e di non credere nella possibilitá di produrre un cambiamento attraverso le elezioni.
Il secondo dato contraddittorio é il programma delle acampadas, dove convivono insieme proposte e rivendicazioni sui temi sociali, ambientali, di genere, sull'immigrazione e la pace insieme alla rivendicazione di un cambiamento nella legge elettorale e in alcuni meccanismi della rappresentanza. La apparente contraddittorietá qui non sta nella convivenza di tanti temi, quanto nella rivendicazione di indipendenza dalle vicende elettorali insieme alla proposta di cambiarne le regole. Mi sembra una questione importante. Questo movimento non sta dicendo che le elezioni non gli interessano “in assoluto”, ma che occorre cambiare le regole del gioco che cosí come sono impediscono o bloccano sul nascere qualsiasi cambiamento; occorre promuovere nuovi soggetti perché quelli che ci sono appartengono a questa logica della rappresentanza che non funziona piú; occorre insomma rifondare la politica attraverso un sistema assembleare o consiliare, piú vicino alle persone e ai territori e piú aderente alle enormi potenzialitá di comunicazione orizzontale che si sono prodotte con la diffusione delle nuove tecnologie.
Il terzo dato contraddittorio é costituito dai risultati del paese basco, dove Bildu ha ottenuto uno straordinario successo, il migliore in assoluto in tutta la storia delle elezioni in quella regione per una formazione di sinistra vicina a quella che era Herri Batasuna. L'interpretazione plausibile sembra essere che quando si presenta una formazione politica che riesce a convincere della propria totale alteritá rispetto allo schieramento politico tradizionale allora é possibile anche il successo elettorale. E che Bildu sia qualcosa di profondamente diverso dal resto del panorama politico basco lo dimostra il fatto che fino a poche settimane dal voto tutti i grandi partiti spagnoli ne chiedevano la esclusione.
Se proviamo a mettere insieme questi elementi contraddittori per ricavarne qualche suggerimento utile anche dalle nostre parti ne viene fuori un quadro complesso ma tuttavia coerente. Gli spagnoli ci stanno dicendo che occorre rompere con la tradizionale divisione partitica destra/sinistra e non cedere al ricatto elettoralistico ma organizzarsi su un terreno radicalmente indipendente. In questo anche la vicenda basca non dice cose diverse da quelle del M-15.
Ci segnalano l'importanza di tenere insieme l'ampio spettro delle questioni cruciali che ci sono oggi in campo, senza stabilire una dominanza del tipo: il sociale prima del politico, i diritti civili primi di quelli economici, ecc. Il programma é generale anche se questo non impedirá di definire tempi diversi.
Ci dicono peró che é importante misurarsi anche con il tema delle regole politico-elettorali, contestare e provare a cambiare come funziona il sistema della rappresentanza perché é evidente che esso continua a svolgere una funzione ancora molto importante nella vita pubblica contemporanea.
E ci invitano a non essere timidi nella sperimentazione di nuove forme di organizzazione politica, caratterizzate da un alto tasso di orizzontalitá, dalla lotta alla burocratizzazione e alla costruzione degli apparati, e dal desiderio di utilizzare al meglio le nuove tecnologie della comunicazione rivalutando al tempo stesso il rapporto diretto tra uguali.
Sintetizzando: indipendenza dai partiti attuali, capacitá di segnalare la propria totale diversitá ed alteritá rispetto all'attuale quadro politico, produzione di forme innovative di partecipazione orizzontale, utilizzo democratico dei media indipendenti, programma sociale e politico di ampio respiro, messa in discussione delle regole politico-elettorali. Grazie Spagna, adelante compañeros.....
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