Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

sabato 8 gennaio 2011

Approfondimenti. Vogliamo altro. Appunti per una critica al concetto di produttività, di lavoro e di cittadinanza.


di Cristina Morini. Fonte: sinistrainrete.
Se il lavoro va perdendo le caratteristiche del lavoro, per assumere quella della vita che cosa dobbiamo fare noi, donne e uomini, nel presente?
Per poterci riappropriare delle nostre vite e dei nostri desideri dobbiamo procedere a bombardare le radici stesse del lavorismo che ci ha costruiti. Anch’esso ha contribuito a fare in modo che il lavoro esondasse in modo indifferenziato dai limiti suoi propri.
Senza una critica radicale al concetto stesso di produzione e di norma socio-economica, senza una messa in discussione di queste fondamenta, non solo non potremo liberarci, né cambiare di segno al lavoro e al sistema, ma viceversa dovremo rassegnarci alla colonizzazione progressiva di ogni spazio vitale, all’asfissia totale.
L’attualità non fa che regalarci esempi molto espliciti, in questo senso: quando non sarà la precarietà a piegarci, ci saranno straordinari coatti, pause più corte, meno giorni di malattia, mobilità selvaggia…
Noi vogliamo altro.

Οικονομική ανάκαμψη για τους λίγους.

Πηγή: rednotebook.gr
Οικονομική ανάκαμψη για τους λίγους
Ας επικεντρωθούμε στους Πλούσιους των ΗΠΑ (και επίσης τους Πολύ Πλούσιους). Το 2009 αριθμούσαν 2.9 εκατομμύρια, αποτελούσαν δηλαδή το 1% του πληθυσμού των αμερικανών πολιτών. Το «επενδυτικό ενεργητικό» τους συνολικά έφτασε στα 12.9 τρις. Για το 2009, το συνολικό έλλειμμα στον προϋπολογισμό των ΗΠΑ έφτασε το 1.7 τρις. Τόλμησε η κυβέρνηση να εισπράξει έναν κατεπείγοντα φόρο της τάξεως του 15% επί του συνόλου του «επενδυτικού ενεργητικού» των Πολύ Πλουσίων, που θα μπορούσε να εξαλείψει συνολικά το έλλειμμα του 2009;

Του Ρικ Γουλφ
Πού βρίσκεται η ακριβοθώρητη ανάκαμψη; Οι τράπεζες, λένε ορισμένοι, έχουν ανακάμψει. Παρ΄ όλα αυτά, οι ίδιες παραμένουν εξαρτημένες από την Ουάσιγκτον, δεν εγκρίνουν τα δάνεια τα οποία είναι απαραίτητα για μια γενική ανάκαμψη και αρκετές μεσαίου ή μικρού μεγέθους τράπεζες εξακολουθούν να βρίσκονται υπό κατάρρευση. Η αγορά αποθέματος δεν δείχνει να ανακάμπτει. Ο δείκτης Dow, που κυμαινόταν στις 14.000 μονάδες το 2007, όταν ο καπιταλισμός έφτασε στο όριο, σήμερα έχει φτάσει στις 10.000 μονάδες περίπου.
Ο δείκτης Nasdaq, που βρισκόταν στις 2800 μονάδες τότε, σήμερα έχει φτάσει να βρίσκεται στις 2300.
Οπουδήποτε αλλού, ανεργία, χρεοκοπίες, καταθλιπτική στεγαστική αγορά: δεν υπάρχει κανένα σημάδι ανάκαμψης.

INIZIA A LAVORARE IL GOVERNO DEGLI EUROPADRONI.


Fonte. controlacrisi

Mercoledì prossimo con la presentazione del Rapporto Annuale sulla Crescita e l'innovazione (SIC) parte il semestre europeo della nuova governance economica della Unione Europea.
Il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, illustrerà insieme ai commissari Ollin Rehn (affari economici) e Laszlo Andor (affari sociali) le nuove linee del governo economico dell'Unione, che avrà il compito di omogeneizzare le politiche dei governi nazionali in campo economico.
Gli assi del programma economico - così riportano le agenzie - punteranno sul consolidamento dei bilanci degli stati nazionali
(leggi ridurre il debito con manovre lacrime e sangue sotto le ricette liberiste)
sulle riforme strutturali
(leggi controriforme del lavoro, flessibilità, liberalizzazioni e privatizzazioni)
e agenda economica
(leggi nulla rispetto alle politiche di sviluppo dell'occupazione).
Le agenzie stampa ci informano inoltre che "il documento conterrà anche le 'raccomandazioni' di Bruxelles ai singoli Stati per mettere in cantiere interventi a livello nazionale al fine di affrontare le sfide poste dalla crisi".
Siamo ansiosi di leggere queste "raccomandazioni" per l'Italia, vogliamo scommettere che ci chiederanno di lavorare di più e prendere di meno?
GLI EUROUSURAI DELLA BCE PENSANO ALL'AUSTERITY MENTRE LA SPECULAZIONE GALOPPA
«È ora che ciascuno degli stati membri si prenda le proprie responsabilità», il presidente della Banca Centrale Europea, Jean Claude Trichet chiede ancora una volta di rafforzare il codice di condotta per i governi nazionali, in particolare il Patto di Stabilità e di Crescita.
Le sue parole sembrano quelle di un alieno che scende sulla terra. I Governi stanno imponendo da un anno misure di austerity senza precedenti in tutto il vecchio continente, aumentando gli effetti della crisi invece che diminuirli.
La Spagna e il Portogallo, l'Irlanda, la Grecia, e in parte anche il nostro paese sono sotto attacco speculativo e tutti stanno a guardare senza porre in essere misure efficaci.
Le stesse banche, gli stessi centri d'interesse finanziari hanno ripreso a speculare come e peggio di prima della crisi dimenticandosi in fretta che il loro salvataggio lo hanno pagato i lavoratori europei.
E' evidente a tutti che c'è un utilizzo strumentale della crisi, non si interviene sui meccanismi che la generano, ma si utilizzano i suoi effetti per costringere gli stati ad abbattere i diritti dei lavoratori e per favorire le liberalizzazioni.

venerdì 7 gennaio 2011

Il contro-spot al nucleare.

Trenta secondi. Una partita a scacchi. Da un lato le motivazioni di chi è a favore dell’impiego dell’energia nucleare. Dall’altro, le critiche e i dubbi. E’ lo spot del Forum Nucleare Italiano, in onda, da un paio di settimane, sulle televisioni italiane. Obiettivo: riaprire il dibattito sul tema ponendo la domanda: “Tu che posizione hai?”. Trenta secondi. Sufficienti per sollevare un mare di polemiche. Dal Wwf a Legambiente, tutte le maggiori associazioni ambientaliste hanno manifestato la loro contrarietà. Proprio Legambiente ha mandato in rete un contro-spot. Anche qui una scacchiera, colonna sonora tratta dal film Rocky e slogan netti e concisi contro il nucleare. A stretto giro la replica del Forum: “Proprio per dare voce alle diverse opinioni, anche a quelle contrarie, abbiamo aggiunto un apposito blog, dove ognuno può dar voce alle proprie opinioni sul nucleare. Non c’è alcun intento “ingannevole”, nessun “perverso gioco comunicativo”, solo la sincera voglia di riaprire questo importante discorso sul futuro energetico del nostro Paese”.

Proteggere i forti indebolire i deboli. Cosi gli usa e noi proviamo a uscire dalla crisi.



La diagnosi amara del premio Nobel dell’economia su ciò che ci aspetta nei prossimi mesi dopo la vittoria della destra repubblicana. Le case farmaceutiche continueranno a fissare autonomamente i prezzi pagati dallo stato, grande acquirente. Meno tasse ai ricchi e classe media in rovina: l’un per cento della popolazione intascherà il 20 per cento del reddito nazionale. Si taglieranno le spese militari?

Obama con le mani legate: proteggere i forti, indebolire i deboli, così gli Usa (e noi) proviamo a uscire dalla crisi.
07-01-2011 di Joseph E. Stiglitz
NEW YORK – All’indomani della Grande Recessione, gli stati si sono ritrovati con dei deficit senza precedenti in tempo di pace, e con uno stato d’ansia diffusa sui debiti sovrani in crescita. In molti paesi, tutto cio’ sta portando ad una nuova ondata di austerità – politiche che quasi sicuramente si tradurranno in un indebolimento delle economie nazionali e globali e in un marcato rallentamento nel ritmo della ripresa.

giovedì 6 gennaio 2011

Convergenze parallele.


di Alberto Burgio - Fonte claudiograssi blog
Il ducetto della Fiat non aveva ancora finito di enunciare tutte le clausole del ricatto (o gli operai accettano turni di 11 ore rinunciando alle pause intermedie e allo sciopero, o la Fiat sbaracca e lascia l’Italia) che Piero Fassino già diceva – non richiesto – la sua: «Se fossi un operaio di Mirafiori, voterei sì». Nessuna sorpresa. Meno scontata è apparsa a qualcuno la presa di posizione di Massimo D’Alema, dichiaratosi anch’egli favorevole al cosiddetto accordo su Pomigliano, e in frontale dissenso dalla lotta della Fiom.
Ma è così? C’è davvero di che meravigliarsi? O si tratta invece di una logica conseguenza della linea del Partito democratico, a sua volta coerente con la paradossale funzione politica svolta in questi quindici anni dal gruppo dirigente post-comunista del Pd?
Qualche anno fa Nanni Moretti se ne uscì con una battuta al vetriolo. Con questi dirigenti, disse, non vinceremo mai. E proprio a D’Alema rivolse l’esortazione a «dire qualcosa di sinistra».
Oggi possiamo essere più cattivi senza essere meno obiettivi. Se D’Alema e i suoi colleghi non ci fossero, il padronato italiano e il suo massimo garante politico dovrebbero inventarli.

mercoledì 5 gennaio 2011

Emiliano Brancaccio.

Fonte
“OCCORRE UN ARGINE CONTRO LE SPECULAZIONI
FINANZIARIE E LE DELOCALIZZAZIONI INDUSTRIALI”
La “repressione rivoluzionaria” di Marchionne - comprimario del grande risiko capitalistico in atto - gli errori storici dei “comunisti liberoscambisti”, il pericolo di nuovi attacchi speculativi e la necessità di riunire le forze sociali intorno a una proposta di politica economica alternativa. Intervista a Emiliano Brancaccio, ricercatore e docente di
Economia politica presso l’Università del Sannio, a Benevento.

di Marco Sferini
Stiamo assistendo a una precipitazione della vicenda FIAT e a un inasprimento del conflitto tra i sostenitori e gli oppositori della linea portata avanti dai vertici del gruppo.
Qual è secondo lei l'incidenza della crisi economica sulle scelte operate da Marchionne?
La crisi ha rappresentato un fattore di accelerazione dei piani di Marchionne. La grande
recessione esplosa nel 2008 ha indotto l’amministratore delegato di FIAT ad attuare in termini
molto più repentini e dolorosi un programma di ristrutturazione che egli probabilmente coltivava già da tempo, e che in buona sostanza dipende dalla fragile posizione di FIAT all’interno di un mercato automobilistico in profonda transizione.

Se un senatore dice cose di sinistra ....


di Luciano Gallino sulla Repubblica - Fonte sinistraeliberta'.
Finalmente. Un senatore ha tenuto un discorso in aula dicendo cose di sinistra. Ha descritto in modo severo la situazione in cui versa il paese, ma sono stati tali e tanti i temi affrontati che un partito consapevole che la destra sta portando tutti al disastro potrebbe ricavarne un programma completo per le prossime elezioni.
In questa prospettiva merita soffermarsi sui punti salienti del suo discorso, disponibile nella trascrizione fatta in Senato. Ampio spazio viene dato ai problemi dell´occupazione e del reddito. Tempo fa, prima che arrivassero l´economia globale, la robotica e i computers, nota il senatore, una persona poteva lavorare 40 ore alla settimana e guadagnare abbastanza da pagare i conti della famiglia. Oggi per pagare i conti bisogna lavorare almeno in due, e se non si sgobba in due – facendo magari tre o quattro lavori – si rischia di non riuscire a pagare nemmeno il riscaldamento e il carburante per l´auto. Per vari gruppi di età, in specie i giovani e gli over 50, il reddito reale è addirittura più basso che negli anni 70. C´è una causa precisa per tale peggioramento: in poco più di dieci anni il paese ha perso milioni di posti di lavoro nell´industria manifatturiera.

Robert Kennedy in merito all'inadeguatezza del PIL.


Il 18 Marzo del 1968 il senatore Robert Kennedy pronunciava, presso l'università del Kansas, un discorso nel quale evidenziava, tra l'altro, l'inadeguatezza del PIL (Prodotto Interno Lordo) come indicatore del benessere delle nazioni economicamente sviluppate.
Tre mesi dopo veniva ucciso durante la sua campagna elettorale destinata alle elezioni presidenziali .....
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"Non troveremo mai un fine per la nazione né una nostra personale soddisfazione nel mero perseguimento del benessere economico, nell'ammassare senza fine beni terreni.
Non possiamo misurare lo spirito nazionale sulla base dell'indice Dow-Jones,né i successi del paese sulla base del Prodotto Interno Lordo.
Il Pil comprende anche l'inquinamento dell'aria e la pubblicità delle sigarette, e le ambulanze per sgombrare le nostre autostrade dalle carneficine dei fine-settimana.
Il Pil mette nel conto le serrature speciali per le nostre porte di casa, e le prigioni per coloro che cercano di forzarle.
Comprende programmi televisivi che valorizzano la violenza per vendere prodotti violenti ai nostri bambini. Cresce con la produzione di napalm, missili e testate nucleari, comprende anche la ricerca per migliorare la disseminazione della peste bubbonica, si accresce con gli equipaggiamenti che la polizia usa per sedare le rivolte, e non fa che aumentare quando sulle loro ceneri si ricostruiscono i bassifondi popolari.
Il Pil non tiene conto della salute delle nostre famiglie, della qualità della loro educazione o della gioia dei loro momenti di svago.
Non comprende la bellezza della nostra poesia o la solidità dei valori familiari, l'intelligenza del nostro dibattere o l'onestà dei nostri pubblici dipendenti.
Non tiene conto né della giustizia nei nostri tribunali, né dell'equità nei rapporti fra di noi.
Il Pil non misura né la nostra arguzia né il nostro coraggio, né la nostra saggezza né la nostra conoscenza, né la nostra compassione né la devozione al nostro paese.
Misura tutto, in breve, eccetto ciò che rende la vita veramente degna di essere vissuta.
Può dirci tutto sull'America, ma non se possiamo essere orgogliosi di essere americani".

Gli operai, la Fiat e il PD.


Autore: - Fonte: eddyburg.
Per comprendere meglio ciò che accade a Mirafiori e a Pomigliano...
Per comprendere meglio ciò che accade a Mirafiori e a Pomigliano è necessario affondare lo sguardo nelle tendenze storiche che muovono il capitalismo del nostro tempo. E bisogna scomodare Marx.
Egli aveva colto come “legge fondamentale dell'accumulazione capitalistica” una tendenza già evidente ai suoi tempi e oggi conclamata : «Dato che la massa di lavoro vivo impiegato diminuisce costantemente in rapporto alla massa di lavoro oggettivato da essa messo in movimento (cioé ai mezzi di produzione...) anche la parte di questo lavoro vivo che non è pagato e si oggettiva nel plusvalore, dovrà essere in proporzione costantemente decrescente rispetto al valore del capitale complessivo impiegato”.
Nel corso del suo sviluppo, dunque, il capitalismo riduce costantemente la quota di lavoro per unità di prodotto, cercando di sfuggire alla caduta tendenziale del saggio di profitto e di sostenere la competizione. Quella competizione che oggi esso stesso si fa delocalizzando parte delle sue imprese nei paesi a bassi salari.
Ma il capitale che espelle lavoro cerca di sfruttare più intensivamente quello che impiega, perché più ridotta diventa nel frattempo la quota da cui può estrarre plusvalore.

martedì 4 gennaio 2011

La nuova generazione non si arrende.

Messaggio a quelli che hanno fatto la pubblicità per il nucleare:


Fonte: sistemafee

Bella la scacchiera, è un confronto tra intelligenze …
E due gemelli uguali discutono a favore del nucleare …
Noi siamo la punta di diamante dell’innovazione, ma parliamo a nome di tutti quelli che, come noi lavorano e si stanno giocando la vita, persone ed aziende di uomini che ogni mattino sono esattamente come noi, non politici ma lavoratori e tecnici ed è da tecnici dell’energia che scriviamo, le nostre non sono opinioni politiche.
A voi che state sprecando le ricchezze pubbliche (o povertà?) per truccare la partita, dobbiamo proprio dire due cosette:
Non siamo uguali per niente! Forse tra il popolino ignaro troverete due gemelli del pensiero, ma noi non siamo uguali per niente.
Sprecando le ricchezze pubbliche (o povertà? Una volta si potevano definire ricchezze pubbliche … oggi dovremmo cominciare a chiamare le cose con il loro nome: povertà pubblica!) voi avete ottenuto lo splendido risultato di portarci alla sciagura economica con il calo del 25% nel consumo di energia perché: le aziende stanno chiudendo. È davvero ironico vedere questi discorsi quando la siderurgia consuma oltre il 40% meno. Ci pare che a furia di fare queste campagne con i soldi pubblici finiremo che l’energia non servirà più del tutto.

lunedì 3 gennaio 2011

Quella pubblicità ingannevole sul nucleare.



In questi giorni, leggendo i quotidiani e guardando la televisioni, sarà capitato a molti di “incocciare” la pubblicità a favore del nucleare. Travestita da campagna informativa, la pubblicità contrappone due giocatori di scacchi che fanno precedere ogni mossa da un loro punto di vista su alcune questioni legate all’utilizzo dell’energia elettronucleare.
La prima mossa è del giocatore antinucleare a cui segue sempre la risposta del filonucleare e per 30 secondi, la durata dello spot, si susseguono affermazioni contrarie e favorevoli: "Sono contrario all'energia nucleare, perché mi preoccupo per i miei figli. Io sono favorevole, perché tra 50 anni non potranno contare solo sui combustibili fossili...
Il nucleare è una mossa azzardata per il paese. O forse è una grande mossa”. Fino all'epilogo in cui si scopre che il giocatore sta giocando con se stesso e si congeda lo spettatore con una domanda: "E tu sei a favore o contro l'energia nucleare? O non hai ancora una posizione?"
La pubblicità, come si è detto, è insidiosa perché ad un ascolto superficiale parrebbe bilanciata e informativa. Ma se si fa attenzione basta poco per accorgersi che si tratta solo di un'abile mossa propagandistica.

Il capitalismo compiuto.



Lo Stato Italiano è diventato un grande suk del "capitalismo compiuto". Uno Stato-Mercato con il trattino.
Quello che era pubblico è stato privatizzato, dalle banche, all'energia, alle telecomunicazioni e ciò che non si poteva privatizzare è stato regalato alle multinazionali e ai privati sotto forma di concessioni, dall'acqua alle autostrade, dalla Veolia a Benetton.
Il rapporto tra cittadino e Stato si è trasformato in rapporto tra cittadino e Mercato. Un mercato che dispone, per paradosso, dei beni di cui era proprietario proprio il cittadino. Non so se ve ne rendete conto, ma stiamo pagando strutture e servizi prepagate dai nostri padri e dai nostri nonni.
Le autostrade dovrebbero essere gratuite, costruite km dopo km da decenni di tasse.
Dal 1° gennaio "scattano gli aumenti" autostradali, in realtà sono un pizzo. E' immorale che i concessionari incassino miliardi di euro che dovrebbero rimanere allo Stato.

domenica 2 gennaio 2011

I tagli allo Stato Sociale? Dannosi e controproducenti

Anna Avitabile intervista Roberto Artoni. Fonte: Sinistrainrete.
Parla Roberto Artoni, docente della Bocconi.
"Si usa la crisi per ridurre le spese sociali, ma così facendo non si risolve il problema. Al contrario, lo si aggrava".
In certi settori, come la sanità, l'intervento pubblico resta lo strumento miglioreDa qualche tempo si parla di insostenibilità dell'intervento pubblico, asserendo che è necessario tagliare pesantemente una serie di voci di spesa, a partire da quelle delle autonomie locali, dell'istruzione, della sanità, della gestione del territorio.
Ma il gettito fiscale non è drasticamente diminuito negli ultimi anni e allora perché quelli che erano livelli normali di spesa oggi sembrano essere diventati insostenibili? Cos'è cambiato?
Si apre con questa domanda, forse un po' ingenua, l'intervista a Roberto Artoni, professore di Scienza delle Finanze all'università Bocconi di Milano.
Qualche maligno ha scritto che c'è chi ha guardato alla crisi come a una grande occasione per arrivare a un regolamento dei conti, cioè alla possibilità di tagliare soprattutto le spese sociali. E lei è d’accordo con questa ipotesi?
Ci sono molti indizi che la rendono non così peregrina, soprattutto se si guarda alle politiche proposte dai repubblicani negli Stati Uniti o a quelle praticate dai conservatori inglesi. Ma c’è anche un secondo aspetto da tenere in conto, la speculazione finanziaria degli operatori transnazionali che oggi possono attaccare qualunque valuta, specialmente quelle dei paesi relativamente piccoli, in particolare quando questi ultimi hanno la necessità di rinnovare il loro debito in scadenza.

Fabbrica Italia, produce schiavi.



L’accordo di Natale a Mirafiori va letto e riletto con attenzione. Un documento in cui la schiavitù moderna è formalizzata con tanto di allegati e rimandi tecnici a sistemi internazionali di organizzazione del lavoro.
L’industria moderna và in questa direzione. Torna indietro ed esprime in forma nuova il suo contenuto antico: operai se volete sopravvivere lo potete fare solo vendendo a noi padroni la vostra forza lavoro e noi siamo disposti a comprarla alle nostre condizioni, altrimenti? Altrimenti morite di fame.
Dopo gli operai di Pomigliano tocca quelli di Mirafiori scegliere con un referendum, ma come andrà a finire è ancora da vedere. Andiamo con ordine.
Il ricatto è espressamente scritto nella premessa. Mirafiori svilupperà nuove produzioni a condizione che diventino “operative e praticabili” le norme contenute nell’accordo e ciò sarà possibile solo se la maggioranza dei lavoratori le approverà. Come è democratico Marchionne, o le approvate o è chiaro che rimarrete in mezzo ad una strada.
Bisogna assolutamente chiedersi come è possibile che si eserciti un ricatto così primitivo, così assoluto, che incide sul livello di esistenza di migliaia di persone senza che susciti nessuna reazione, nessun grido allo scandalo, nemmeno dei campioni della democrazia.
Tante volte ci siamo chiesti come la democrazia ateniese potesse dirsi tale pur poggiandosi su una base di schiavitù, la modernità ci ha fornito gli strumenti per capirlo.

I conflitti svelati nella società della conoscenza.


di Enzo Modugno. Il Manifesto - Fonte: Controlacrisi.
Il ministro Mariastella Gelmini non si sta sbagliando, al contrario, come tutti i suoi predecessori sta portando avanti il lungo processo di razionalizzazione capitalistica dell'istruzione, anche se la crisi ne mostra gli aspetti peggiori. Non sarà quindi una migliore riforma della scuola che potrà arrestarlo. Perché questo processo di razionalizzazione deve rendere permanente l'espropriazione capitalistica dell'intelligenza collettiva che costituisce oggi l'essenza stessa di questo modo di produzione, e non saranno i governi a fermarlo. Ma le lotte degli studenti e dei lavoratori, attaccandolo, possono riuscire a renderlo impraticabile.
Le conoscenze sono ormai le merci più diffuse, algoritmi che si vendono sul mercato mondiale, e anche il sapere, come le ferrovie, è stato privatizzato: è antieconomico produrre conoscenze nelle università statali e l'imprenditoria italiana non ha interesse a svilupparvi la ricerca. Le conoscenze sono merci come le altre, si possono comprare a prezzi migliori.

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