Mercoledì prossimo con la presentazione del Rapporto Annuale sulla Crescita e l'innovazione (SIC) parte il semestre europeo della nuova governance economica della Unione Europea.
Il presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, illustrerà insieme ai commissari Ollin Rehn (affari economici) e Laszlo Andor (affari sociali) le nuove linee del governo economico dell'Unione, che avrà il compito di omogeneizzare le politiche dei governi nazionali in campo economico.
Gli assi del programma economico - così riportano le agenzie - punteranno sul consolidamento dei bilanci degli stati nazionali
(leggi ridurre il debito con manovre lacrime e sangue sotto le ricette liberiste)
sulle riforme strutturali
(leggi controriforme del lavoro, flessibilità, liberalizzazioni e privatizzazioni)
e agenda economica
(leggi nulla rispetto alle politiche di sviluppo dell'occupazione).
Le agenzie stampa ci informano inoltre che "il documento conterrà anche le 'raccomandazioni' di Bruxelles ai singoli Stati per mettere in cantiere interventi a livello nazionale al fine di affrontare le sfide poste dalla crisi".
Siamo ansiosi di leggere queste "raccomandazioni" per l'Italia, vogliamo scommettere che ci chiederanno di lavorare di più e prendere di meno?
Le sue parole sembrano quelle di un alieno che scende sulla terra. I Governi stanno imponendo da un anno misure di austerity senza precedenti in tutto il vecchio continente, aumentando gli effetti della crisi invece che diminuirli.
La Spagna e il Portogallo, l'Irlanda, la Grecia, e in parte anche il nostro paese sono sotto attacco speculativo e tutti stanno a guardare senza porre in essere misure efficaci.
Le stesse banche, gli stessi centri d'interesse finanziari hanno ripreso a speculare come e peggio di prima della crisi dimenticandosi in fretta che il loro salvataggio lo hanno pagato i lavoratori europei.
E' evidente a tutti che c'è un utilizzo strumentale della crisi, non si interviene sui meccanismi che la generano, ma si utilizzano i suoi effetti per costringere gli stati ad abbattere i diritti dei lavoratori e per favorire le liberalizzazioni.