di Vincenzo Comito. Fonte: sbilanciamoci
È sempre più difficile salvare la moneta europea dai pericoli delle prossime settimane. Gli aiuti esterni richiesti ai paesi del Bric non potranno mai sostituire la volontà della Germania
“…la risposta alla crisi non è meno Europa, ma più Europa…” Angela Merkel. “…troppo poco, troppo tardi…” Martin Wolf. “…la crisi sta correndo troppo velocemente…” Wolfgang Munchau.
Premessa
Molte persone, in Italia, in Europa e nel mondo, hanno certamente tirato un gran sospiro di sollievo per la caduta del governo Berlusconi. Peraltro, la reazione positiva dei mercati finanziari a tale avvenimento e all’arrivo del governo Monti – che ha, da una parte, collocato di nuovo l’Italia in una posizione dignitosa nel consesso politico europeo, ma dall’altra si è presentato al paese con un programma di governo francamente molto discutibile – è durata molto poco, al contrario di come ci si poteva forse attendere. Il fatto è che sull’euro si sono addensate nel frattempo nuove, pesanti nubi, tanto che si può ragionevolmente pensare, come fa ad esempio un autorevole commentatore di “The Financial Times” (Munchau, 2011), che siamo molto vicini (potrebbe essere ormai una questione di settimane) al crollo della moneta unica. Sostanzialmente sulla stessa linea hanno rilasciato dichiarazioni nei giorni scorsi J. Attali (Mattioli, 2011) e P. Krugman.
I sintomi del possibile imminente collasso, che speriamo possa essere comunque in qualche modo scongiurato, non mancano.
Ricordiamo, a questo proposito, che il mercato dei titoli di stato dei paesi della zona euro – tranne il caso della Germania – è già virtualmente bloccato e ormai soltanto la Bce continua a comprarli (sino a quando?); intanto l’associazione delle banche europee ha suggerito agli istituti aderenti di vendere tutti i titoli pubblici dei paesi del Sud Europa detenuti in portafoglio; questo sia pure tra le proteste delle banche italiane per una decisione che appare in effetti inaudita.
Dietro questi mutamenti si profilano sviluppi rilevanti e recenti degli avvenimenti: da una parte l’attacco in atto della speculazione internazionale anche verso paesi come la Francia, l’Austria, la Finlandia e il rinnovo degli assalti alla Spagna, dall’altra anche la reazione dei mercati finanziari ad alcune sciagurate decisioni prese al summit dell’eurozona qualche settimana fa.
È sempre più difficile salvare la moneta europea dai pericoli delle prossime settimane. Gli aiuti esterni richiesti ai paesi del Bric non potranno mai sostituire la volontà della Germania
“…la risposta alla crisi non è meno Europa, ma più Europa…” Angela Merkel. “…troppo poco, troppo tardi…” Martin Wolf. “…la crisi sta correndo troppo velocemente…” Wolfgang Munchau.
Premessa
Molte persone, in Italia, in Europa e nel mondo, hanno certamente tirato un gran sospiro di sollievo per la caduta del governo Berlusconi. Peraltro, la reazione positiva dei mercati finanziari a tale avvenimento e all’arrivo del governo Monti – che ha, da una parte, collocato di nuovo l’Italia in una posizione dignitosa nel consesso politico europeo, ma dall’altra si è presentato al paese con un programma di governo francamente molto discutibile – è durata molto poco, al contrario di come ci si poteva forse attendere. Il fatto è che sull’euro si sono addensate nel frattempo nuove, pesanti nubi, tanto che si può ragionevolmente pensare, come fa ad esempio un autorevole commentatore di “The Financial Times” (Munchau, 2011), che siamo molto vicini (potrebbe essere ormai una questione di settimane) al crollo della moneta unica. Sostanzialmente sulla stessa linea hanno rilasciato dichiarazioni nei giorni scorsi J. Attali (Mattioli, 2011) e P. Krugman.
I sintomi del possibile imminente collasso, che speriamo possa essere comunque in qualche modo scongiurato, non mancano.
Ricordiamo, a questo proposito, che il mercato dei titoli di stato dei paesi della zona euro – tranne il caso della Germania – è già virtualmente bloccato e ormai soltanto la Bce continua a comprarli (sino a quando?); intanto l’associazione delle banche europee ha suggerito agli istituti aderenti di vendere tutti i titoli pubblici dei paesi del Sud Europa detenuti in portafoglio; questo sia pure tra le proteste delle banche italiane per una decisione che appare in effetti inaudita.
Dietro questi mutamenti si profilano sviluppi rilevanti e recenti degli avvenimenti: da una parte l’attacco in atto della speculazione internazionale anche verso paesi come la Francia, l’Austria, la Finlandia e il rinnovo degli assalti alla Spagna, dall’altra anche la reazione dei mercati finanziari ad alcune sciagurate decisioni prese al summit dell’eurozona qualche settimana fa.