da Il sole 24 ore (22/11/2011) di Morya Longo
In Europa la Banca centrale non può prestare soldi agli Stati, mentre all'estero le principali banche "concorrenti" lo fanno. In Europa non si può stampare moneta, mentre ormai all'estero si usa praticamente il ciclostile. In Europa c'è una moneta unica, ma 17 politiche fiscali e 17 diversi titoli di Stato: non esiste al mondo nulla di paragonabile. In Europa le regole dei trattati sono così ferree, che rendono impraticabili quasi tutte le politiche «non convenzionali» tipiche delle fasi di crisi: nel resto del mondo la flessibilità è molto maggiore. In Europa si soffre per la frenata
economica: ma se all'estero si cerca con tutte le forze di far ripartire la locomotiva, nel Vecchio continente le politiche sono tutte di direzione opposta. Si parla di crescita, ma nella realtà dei fatti le scelte politiche favoriscono la recessione.
Se l'Europa soffre la speculazione dei mercati e gli Stati Uniti no, il motivo è tutto qui: con le sue regole ferree, con i suoi dogmi inviolabili, ha creato con le sue mani una prigione dalla quale non riesce più a liberarsi. Dal punto di vista dei bilanci è molto più forte degli Stati Uniti: ha un debito pubblico più basso (85% del Pil contro il 100% Usa), ha un deficit complessivo più contenuto (6,2% del Pil contro il 10,7%), ha un debito delle famiglie più gestibile (100% del reddito disponibile contro il 119,7% Usa). Eppure l'Europa
soffre: non perché sia vittima della speculazione, ma perché è vittima di se stessa.
Nelle ultime settimane sono state avanzate decine di proposte per risolvere la crisi: dagli eurobond, fino a ingarbugliate strutture finanziarie che consentano di fare anche in Europa quello che si fa altrove ma che da noi è impedito dai Trattati. Sono state ipotizzate triangolazioni tra la Bce e il Fondo monetario per far arrivare soldi agli Stati. Sono state studiate alchimie finanziarie (come i Siv o i
Cdo) per raggiungere lo stesso obiettivo attraverso il fondo salva-Stati. Ma politiche più semplici, per esempio l'azione diretta della Bce come prestatore di ultima istanza, non sono state prese in considerazione. E poi ci chiediamo perché la speculazione attacchi proprio noi...
In Europa la Banca centrale non può prestare soldi agli Stati, mentre all'estero le principali banche "concorrenti" lo fanno. In Europa non si può stampare moneta, mentre ormai all'estero si usa praticamente il ciclostile. In Europa c'è una moneta unica, ma 17 politiche fiscali e 17 diversi titoli di Stato: non esiste al mondo nulla di paragonabile. In Europa le regole dei trattati sono così ferree, che rendono impraticabili quasi tutte le politiche «non convenzionali» tipiche delle fasi di crisi: nel resto del mondo la flessibilità è molto maggiore. In Europa si soffre per la frenata
economica: ma se all'estero si cerca con tutte le forze di far ripartire la locomotiva, nel Vecchio continente le politiche sono tutte di direzione opposta. Si parla di crescita, ma nella realtà dei fatti le scelte politiche favoriscono la recessione.
Se l'Europa soffre la speculazione dei mercati e gli Stati Uniti no, il motivo è tutto qui: con le sue regole ferree, con i suoi dogmi inviolabili, ha creato con le sue mani una prigione dalla quale non riesce più a liberarsi. Dal punto di vista dei bilanci è molto più forte degli Stati Uniti: ha un debito pubblico più basso (85% del Pil contro il 100% Usa), ha un deficit complessivo più contenuto (6,2% del Pil contro il 10,7%), ha un debito delle famiglie più gestibile (100% del reddito disponibile contro il 119,7% Usa). Eppure l'Europa
soffre: non perché sia vittima della speculazione, ma perché è vittima di se stessa.
Nelle ultime settimane sono state avanzate decine di proposte per risolvere la crisi: dagli eurobond, fino a ingarbugliate strutture finanziarie che consentano di fare anche in Europa quello che si fa altrove ma che da noi è impedito dai Trattati. Sono state ipotizzate triangolazioni tra la Bce e il Fondo monetario per far arrivare soldi agli Stati. Sono state studiate alchimie finanziarie (come i Siv o i
Cdo) per raggiungere lo stesso obiettivo attraverso il fondo salva-Stati. Ma politiche più semplici, per esempio l'azione diretta della Bce come prestatore di ultima istanza, non sono state prese in considerazione. E poi ci chiediamo perché la speculazione attacchi proprio noi...
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