THE BATTLESHIP ISRAEL DREADS
“better than the Potemkin”
“better than the Potemkin”
Mi riconosco nella ricostruzione di Mario Miegge (“Inchiesta”, n.174) del lavoro politico negli anni ‘50-’70, dalle analisi e proposte di Pino Ferraris, Vittorio Rieser, Vittorio Foa, dei “Quaderni Rossi”, all’intervento pratico dal basso, al lavoro di indagine, di elaborazione, di formazione, per il controllo sull’organizzazione del lavoro e sull’ambiente di lavoro di Ivar Oddone e della Flm, alla Fiat e in tutta Italia. Se qualcuno si meraviglia del peso che continuano ad avere i rappresentanti dei metalmeccanici, malgrado la crisi, la cassa integrazione, il rischio di chiusura degli stabilimenti, di perdita del lavoro, dovrebbe ricordare che gran parte dello Stato sociale che consente a noi tutti di vivere con un po’ di sicurezza e dignità viene da loro e dagli altri operai italiani che si sono mossi con loro. Il controllo della salute nelle fabbriche, il Sistema sanitario nazionale, deteriorato dalla corruzione e dalla tendenza a privatizzare, ma sempre uno dei più universalistici e meno costosi del mondo, il sistema pensionistico universalistico, vengono di lì, dalle lotte degli anni ’60 e ’70, dall’unità sindacale, dalla collaborazione tra medici, epidemiologi, sociologi ed operai, a Torino, Milano, Porto Marghera, Emilia. Il primo sciopero in grande, alla Fiat, nella primavera del ’68, fu per le pensioni. Il Sistema sanitario nazionale è stato pagato, all’inizio, dai soli lavoratori dipendenti, ma esteso a tutti. Tutti ricordano le baby pensioni dei pubblici dipendenti; pochi il carico sopportato dai lavoratori dipendenti privati. L’ambiente culturale di quegli anni fu il prodotto della collaborazione, del lavoro sul campo, di operai (Marchetto, Surdo, Mara, e migliaia di altri), medici (Tomatis, Maccacaro, Oddone), epidemiologi (Terracini), giuristi (Giugni), per nominare solo quelli emblematici. Può darsi che i meccanici più giovani di queste cose non ricordino nulla e che reagiscano come possono alle minacce e ai licenziamenti, ma la Fiom (il suo gruppo dirigente) lo ricorda; e non è disposta ad arrendersi a discrezione.
Quando Tremonti pensò di trasformare gli atenei pubblici in Fondazioni, che notoriamente non sono enti filantropici, e poi la Gelmini portò a compimento il processo di aziendalizzazione dell’Università, ci scandalizzammo. Quando vediamo Pompei e le mura del Pincio crollare, rimaniamo attoniti. Quando leggiamo di un’intera biblioteca – quella dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici – costretta a sloggiare dalla sua sede naturale per trasferirsi in un capannone, protestiamo. Abbiamo tutte le ragioni per farlo. Ma forse commettiamo un errore in qualche modo analogo a quello in cui perseveriamo pensando che certi politici si ingannino sul senso delle proprie azioni e della devastazione che ne consegue. E questo per il solo fatto che, in un’altra vita, militarono in un partito comunista, salvo poi rinnegare quest’antica appartenenza (con il che, va detto, di quel partito restaurano ex post una dignità offesa).
Il migliore dormitorio in città ha il nome evocativo di Hotel Harmony e ospita qualche centinaio di lavoratori migranti reclutati quasi esclusivamente dalla Xawax, una delle circa 1300 agenzie di reclutamento che vi sono nel paese. L’agenzia Express People, invece, colloca la propria manodopera in una pensione di infimo livello, il Veselka, a pochi passi dalla stazione ferroviaria. In entrambi i dormitori le stanze sono a quattro letti, ma quanti alloggiano all’Hotel Harmony possono contare su una piccola cucina e un bagno interni alla stanza, mentre gli altri si appoggiano a una cucina malmessa, due bagni maleodoranti e una decina di docce per quasi ottanta persone. Al Veselka i bagni sono intasati e le porte non dispongono di alcuna chiave. Qui qualcuno ha lasciato due scritte: la prima con un gioco di parole dice – Fuck Foxconn – «sto cercando la Foxconn»; la seconda invece è meno fantasiosa – Fuck Express People. Gli uni e gli altri lavorano in turni di dodici ore al giorno nello stabilimento della Foxconn. Non siamo in Cina, ma a Pardubice, un centinaio di chilometri da Praga, dove l’azienda all’inizio del nuovo secolo ha acquistato uno stabilimento. La città di Kutna Hora, qualche decina di chilometri più in là, ospita da circa cinque anni un altro stabilimento e se si scende fino a Nitra, passando il recente confine con la Slovacchia, si completa la presenza della Foxconn nell’Unione europea. È per la Hewlett & Packard che la Foxconn produce computer, laptop, server e cartucce a Pardubice e Kutna Hora, mentre gli ordinativi della Sony per le televisioni a schermo piatto alimentano le linee dello stabilimento di Nitra.
La produttività
di Roberto Musacchio
di Joseph Halevi
Suppongo che vi sarete già accorti che in queste ultime settimane l’attenzione mediatica e giudiziaria è tutta puntata sulla famelica casta della politica italiana, che nonostante il clima ostile nei suoi confronti continua sfacciatamente le ruberie, infilandosi in uno scandalo dopo l’altro. Le regioni, dalla Sicilia al Lazio, alla Lombardia, per adesso sono nel mirino della Magistratura e della Guardia di Finanza, ma non è escluso che fra qualche giorno si passerà alle province, ai comuni, alle aree metropolitane, fino a rientrare di nuovo nel parlamento per scovare altri Lusi, Belsito, Scilipoti, Razzi. Lavoro da fare ce n’è tanto, perché non ci vuole molto a capire che il migliore della nostra attuale classe politica e dirigente ha la rogna. Basta guardarli in faccia e sentirli parlare per capire quale sia il loro spessore politico, etico o culturale e gli studi di Lombroso e Freud potrebbero aiutare non poco in questa analisi psico-fisiognomica. Ma lasciarsi trascinare dal clima di caccia alle streghe e credere che tutti i problemi dell’Italia derivino soltanto dai soldi pubblici sottratti dai politici alle casse dello stato è un errore di leggerezza e superficialità colossale, che serve a sviare l’attenzione degli italiani dalle faccende realmente importanti e cruciali per il destino del nostro paese.
Data
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Debito pubblico
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Prestiti all'EFSF/MES
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31/12/2011
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1.897,88
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3,11
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31/01/2012
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1.934,82
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3,97
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31/07/2012
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1.967,48
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20,19
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Mentre la Merkel vuole la capitolazione dei stati attraverso l'abolizione della sovranità, l’Europa si infiamma. E’ la Grecia, dove da due giorni è in corso uno sciopero generale, a pagare un prezzo molto alto. Oggi durante le proteste contro il drammatico piano di austerità un uomo di 66 anni è morto negli scontri contro la polizia. E’ avvenuto in piazza Symtagma, dove agenti in tenuta anti sommossa hanno alzato un cordone per impedire ai manifestanti di arrivare davanti al Parlamento.L’uomo, che secondo una prima ricostruzione è morto di infarto dopo un fitto lancio di lacrimogeni, era un lavoratore marittimo iiscritto al Pame, il sindacato vicino al Partito comunista di Grecia (Kke). Appena appresa la notizia il partito ha deciso di far tenere un minuto di raccoglimento in sua memoria nel corso della manifestazione. Dal corteo sono arrivati diversi lanci di pietre e bottiglie incendiarie verso la polizia che ha risposto con gas lacrimogeno.
di Maria Grazia Campari
di Manlio Dinucci
Non potevamo più permettercele, dicono.
Ma lo dicono i tecnici.