di Annamaria Rivera (Liberazione del 26 gennaio 2011)
Non vedo la tv da molti anni. Ma, grazie al video pubblicato in rete, ho potuto valutare la portata enorme dell’irruzione del Caimano nella trasmissione di ieri di Gad Lerner. Al quale rivolgo solidarietà e ammirazione per la lezione di signorilità, tanto indignata quanto composta, che ha dato al volgare parvenu che si crede dio. Solo se si è ciechi, sordi e insensati si può non comprendere che in quella incursione è concentrato tutto il senso del berlusconismo, la sua patologia psicologica e comportamentale, ancor prima che politica.
Non vedo la tv da molti anni. Ma, grazie al video pubblicato in rete, ho potuto valutare la portata enorme dell’irruzione del Caimano nella trasmissione di ieri di Gad Lerner. Al quale rivolgo solidarietà e ammirazione per la lezione di signorilità, tanto indignata quanto composta, che ha dato al volgare parvenu che si crede dio. Solo se si è ciechi, sordi e insensati si può non comprendere che in quella incursione è concentrato tutto il senso del berlusconismo, la sua patologia psicologica e comportamentale, ancor prima che politica.
Ormai Papi ha perso la testa: è in preda a un delirio di onnipotenza che confligge con l’ancor vaga percezione della decadenza e della fine. E’ questa percezione indistinta che lo induce alla furia compulsiva con cui, feticisticamente, consuma corpi e immagini femminili nelle notti di Arcore allietate da ospiti prezzolate, nel tentativo vano di esorcizzare la vecchiaia, l’impotenza, la perdita di potere. Ma, quanto più questa percezione va facendosi strada nel subconscio, tanto più egli reagisce con gesti degni di un despota mediocre e grossolano: da Repubblica delle Banane, come troppe volte si è detto con una metafora inappropriata.
Perfino il grezzo Ben Ali -costretto dalla rivolta popolare a una fuga precipitosa e disonorevole, nondimeno incapace di resistere alla tentazione di portarsi dietro la cassa come un qualsiasi furfante - ci appare più composto del Caimano. Il quale svillaneggia e minaccia, strepita e ricatta con stile degno del venditore di spazzole qual è stato. L’irruzione ne “L’Infedele”, dicevo, contiene per intero il senso del fenomeno Berlusconi. Anzitutto, la concezione proprietaria non solo della politica, bensì di qualsiasi entità, materiale o immateriale, egli pensa sia alla sua portata: le istituzioni repubblicane, gli alleati, la magistratura, le forze dell’ordine, la comunicazione, l’elettorato, i corpi e le menti femminili…Esemplare è l’ingiunzione rivolta all’eurodeputata Iva Zanicchi ad abbandonare “l’incredibile postribolo televisivo”. L’inventore della tv postribolare e dei postriboli imperiali, il corruttore di minorenni e di magistrati, è persuaso che anche i parlamentari della sua maggioranza, soprattutto se donne, siano cose di sua proprietà. Tutto gli appartiene, tutto deve essere posto al suo servizio. E quando qualcosa o qualcuno sfuggono al suo dominio, si mette a strillare come un bambino al quale sia stata sottratta la marmellata che ha cercato di rubare.
Questo impasto di dispotismo, sovversivismo, sessismo maniacale, qualunquismo, ignoranza dei fondamenti della storia, della democrazia, delle istituzioni repubblicane (avrà mai letto la Costituzione?) non è – come ho detto - un fenomeno esotico da Repubblica delle Banane, né regge la metafora abusata del “sultanato”.
Questo impasto di dispotismo, sovversivismo, sessismo maniacale, qualunquismo, ignoranza dei fondamenti della storia, della democrazia, delle istituzioni repubblicane (avrà mai letto la Costituzione?) non è – come ho detto - un fenomeno esotico da Repubblica delle Banane, né regge la metafora abusata del “sultanato”.
Che piaccia o no, Berlusconi è lo specchio del Paese. E’ il precipitato perverso, tradotto nel linguaggio moderno della società dello spettacolo e del neoliberismo, dell’italietta che non ha mai fatto i conti per davvero con l’eredità del fascismo e con la cultura del qualunquismo; che s’illude di dominare i processi di modernizzazione e di globalizzazione con i vecchi espedienti dell’individualismo e del cinismo, dell’arrangiarsi e del delegare i propri interessi a un capo o capetto.
E’ questo, insieme alla debolezza suicida dell’opposizione, che spiega come mai il crepuscolo grottesco non solo del despota ma dell’Italia intera non susciti ancora moti di piazza. D’altronde, non siamo mica in Tunisia…
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