Ο παγκοσμοποιημένος καπιταλισμός βλάπτει σοβαρά την υγεία σας.
Il capitalismo globalizzato nuoce gravemente alla salute....
.... e puo' indurre, nei soggetti piu' deboli, alterazioni della vista e dell'udito, con tendenza all'apatia e la graduale perdita di coscienza ...

(di classe) :-))

Francobolllo

Francobollo.
Sarà un caso, ma adesso che si respira nuovamente aria fetida di destra smoderata e becera la polizia torna a picchiare la gente onesta.


Europa, SVEGLIA !!

Europa, SVEGLIA !!

lunedì 26 luglio 2010

KOSOVO: IL DIRITTO INTERNAZIONALE E' CARTA STRACCIA INSANGUINATA

Fonte: il manifesto, 24.07.2010

Il diritto in ginocchio davanti ai «grandi»
di Danilo Zolo
La decisione della Corte di giustizia dell'Onu secondo la quale il Kosovo non ha violato il diritto internazionale proclamandosi indipendente è una prova drammatica.
È la prova che il cosiddetto diritto internazionale non è che carta straccia insanguinata e che a insanguinarla sono anzitutto le grandi potenze occidentali (con al proprio servizio le istituzioni internazionali).
L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite aveva suggerito alla Corte di giustizia di pronunciarsi sulla legittimità della secessione del Kosovo.
Ma, per statuto, l'Assemblea è un organo privo di ogni effettivo potere giuridico-politico, mentre la Corte internazionale è un tribunale senza giurisdizione obbligatoria. L'iniziativa era stata presa ingenuamente dall'attuale Presidente della Serbia, l'europeista Boris Tadic, che puntava su un clamoroso «successo diplomatico».
Egli si illudeva di fermare il riconoscimento internazionale dell'indipendenza del Kosovo e di ottenere dall'Europa qualche beneficio economico. Ma un minimo realismo politico avrebbe dovuto far prevedere che qualsiasi parere espresso dalla Corte Internazionale non avrebbe avuto alcun effetto favorevole alla Serbia.
Come è noto, l'indipendenza del Kosovo era stata dichiarata, per volontà degli Stati Uniti e con il consenso della grande maggioranza dei paesi europei, inclusa l'Italia, nel febbraio del 2008. Si era trattato, a giudizio della maggioranza dei giuristi internazionalisti, di una secessione illegale, anzitutto perché aveva violato la Costituzione serba e la volontà del popolo serbo democraticamente espressa con un referendum costituzionale.
In secondo luogo, aveva ignorato la risoluzione 1244, del giugno 1999, con la quale il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite aveva riconosciuto la sovranità della Serbia sul Kosovo. L'indipendenza del Kosovo, reclamata dalla maggioranza albanese e in particolare dal movimento terroristico dell'Uçk, era tuttavia già un impegno preso dagli Stati Uniti sin dalla conferenza di Rambouillet del 1999, che aveva fornito il pretesto per l'illegale attacco militare della Nato contro la Serbia e la strage di migliaia di civili innocenti.
Gli Stati Uniti - guidati da Bill Clinton - avevano riconosciuto come legittime le aspirazioni indipendentistiche dell'Uçk e si erano impegnati a favorire l'ascesa al potere dei suoi leader. Questo era il dato essenziale, irreformabile.
La doppiezza della diplomazia statunitense, assieme all'esasperazione dei sentimenti di ostilità e di vendetta provocati dalla guerra di aggressione della Nato, è stata all'origine della situazione di anarchia e di violenza che dalla fine della guerra ad oggi si è stabilizzata in Kosovo e che - è facile prevederlo - continuerà ancora a lungo e si aggraverà grazie alla secessione. L'aggressione militare della Nato - in sostanza degli Stati Uniti -- ha cancellato di fatto l'autonomia politica della Serbia e ulteriormente frammentato i territori della ex-Jugoslavia, secondo una logica imperiale che risale alla «questione d'Oriente», ed è stata sviluppata dal nazismo e dal fascismo.
Il simbolo atroce di questa sudditanza coloniale è sotto gli occhi di tutti: Camp Bondsteel, l'immensa base militare che gli Stati Uniti hanno rapidamente e illegalmente costruito nel cuore del Kosovo, in prossimità di Urosevac, spianando tre intere colline.
Gli Stati Uniti di Clinton e di Bush dominano i Balcani e l'intero Mediterraneo orientale. Non è un caso che nella piazza di Pristina «liberata» domini la statua di Bill Clinton.
In attesa di altri, affini monumenti presidenziali.

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