Scritto da Giulietto Chiesa Domenica 04 Settembre 2011 - Fonte: megachip
Dieci anni sono passati da quell’11 settembre che ha cambiato la storia del mondo, avviando la guerra infinita contro il terrorismo internazionale. I dubbi su quella vicenda si sono ingigantiti, diventando certezze. Non 19 terroristi, da soli, hanno attaccato l’America, bensì un pugno di terroristi “di stato” (occidentali e amici dell’occidente) con passaporti americani, israeliani, pakistani, sauditi.
Osama bin Laden non è mai stato incriminato, sebbene, in suo nome, siano state combattute due guerre (contro l’Afghanistan e contro l’Iraq) che hanno prodotto centinaia di migliaia di morti civili e che non sono ancora terminate.
Guantánamo è rimasta in funzione nonostante le promesse di Obama. Nessun processo contro nessun presunto colpevole è stato celebrato in questi dieci anni.
Gran parte dei “risultati” della Commissione ufficiale d’inchiesta (contenuti nel “9/11 Commission Report”) sono completamente inutilizzabili di fronte a qualunque tribunale perchè ottenuti con l’uso sistematico della tortura contro i prigionieri. Nessuno dei torturatori è stato incriminato.
Tutte le regole democratiche sono state violate, sia dentro che fuori degli Stati Uniti. L’Europa intera è divenuta complice ospitando prigioni segrete, permettendo l’atterraggio illegale di aerei con prigionieri a bordo nei propri aeroporti. Polonia, Romania, Lituania, Italia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Portogallo sono stati direttamente coinvolti in queste operazioni criminali. Il segreto di Stato ha coperto la verità: che l’Europa e i suoi servizi segreti sono stati e sono agli ordini dell’Impero americano.
Nel frattempo decine di nuovi fatti, di scoperte di ricercatori volontari in ogni parte del mondo, soprattutto negli Stati Uniti, confermano e aggravano le accuse contro l’Amministrazione americana. Decine di libri sono stati pubblicati, dove in varia misura e sotto diversi angoli visuali, la versione ufficiale è stata demolita. Se qualche anno fa, era già più che legittimo sollevare gravi domande sulla versione ufficiale, adesso abbiamo a disposizione molte “pistole fumanti” che pongono la questione della chiamata in correo di alti e altissimi personaggi dell’establishment statunitense. Nessuno di loro è stato chiamato, tuttavia, a deporre sotto giuramento. Centinaia di testimonianze e di gravissimi documenti – veri e propri capi d’accusa – sono stati accantonati e mai presi in considerazione.
Noi siamo orgogliosi di essere stati – con la realizzazione del film Zero e con diversi libri su questi temi – parte del grande movimento per la verità sull’11 settembre.
Ma come mai di tutto questo non si parla? La risposta è una sola: il mainstream corporate media è interamente nelle mani di quei circoli politici che intendono coprire la verità. L’11 settembre si è così trasformato in un vero e proprio tabù, svelare il quale sarebbe esiziale per la sopravvivenza stessa degli Stati Uniti come prima potenza mondiale.
Dunque sperare in una rapida scoperta della verità, su chi ha organizzato, attuato il più grande attentato televisivo della storia, e perchè lo ha fatto, sarebbe ingenuo. Ma coloro che hanno capito - tra i quali chi scrive – non possono rinunciare a cercare. Per una ragione assai semplice: chi ha organizzato l’11 settembre è ancora al potere negli Stati Uniti e nel Superclan mondiale. E poichè la crisi che ha provocato l’11 settembre è ora nuovamente esplosa, con ancora maggiore virulenza, dobbiamo tutti sapere che siamo in pericolo di nuovi gravissimi avvitamenti, terroristici e militari, che sconvolgeranno il mondo intero nei mesi e anni a venire.
In altri termini non stiamo scavando nel passato, ma stiamo osservando il presente. E la massa di nuove scoperte sulla menzogna colossale nella quale abbiamo vissuto gli ultimi dieci anni è così grande che non possiamo tacere.
Fino ad ora il mainstream corporate media ha demonizzato, ridicolizzato, calunniato tutti coloro che hanno posto domande. Per questa ragione si è deciso, su iniziativa di David Ray Griffin, il più tenace dei critici della versione ufficiale, di costituire un “9/11 Consensus Panel”, in grado di porre le domande in modo tale da impedire di attaccare questo o quello dei critici, presentando al pubblico mondiale una serie di domande collettive sulle quali esiste un larghissimo consenso (dall’85 al 100%) tra tutti gli esperti consultati nelle diverse materie. Questo Consensus 9/11 Panel è composto da 22 personalità internazionali (chi scrive ne è parte, insieme ad un altro italiano, Massimo Mazzucco) tra cui nomi prestigiosi come Robert Bowman, ex capo del Dipartimento di Ingegneria Aeronautica della US Air Force; come Dwain Deets, ex direttore del Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale della NASA; come Niels Harrit, professore di chimica presso il Nano Science Center dell’Università di Copenhagen; come il prof. Steven Jones ex della Facoltà di Fisica della Brigham Young Universitiy; come il comandante Ralph Kolstad, ex pilota combattente della US Air Force, con 27 anni di esperiena come pilota di linea e 27.000 ore di volo alle spalle. Eccetera. Questo è il livello di competenze specialistiche, giornalistiche, scientifiche storiche del Consensus Panel.
Il consenso è stato concentrato, per ora, su 13 domande e affermazioni fondamentali sulle quali unanimemente si ritiene che la versione ufficiale è stata falsificata consapevolmente.
Non possiamo elencarle tutte in questo articolo, ma ci limitiamo ad alcune, ben sapendo che sono tutte cruciali.
Non ci sono prove che Osama bin Laden sia stato l’organizzatore dell’attentato; le due torri gemelle non sono state abbattute dall’impatto degli aerei e dai susseguenti incendi; nelle due torri gemelle ci sono state decine di esplosioni, antecedenti e successive all’impatto degli aerei; tre torri e non due caddero quel giorno, tutte e tre in caduta libera, in violazione di tutte le leggi della fisica; nessuno dei quattro equipaggi degli aerei dirottati innestò il codice 7500, cosa inspiegabile; il pilota presunto del volo AA77, che colpì il Pentagono, non poteva effettuare la manovra che viene descritta nella speiegazione ufficiale; il vice presidente degli USA, Dick Cheney si trovava nel bunker di comando ben prima che AA77 colpisse il Pentagono, mentre egli affermò il contrario.
A queste domande se ne posono aggiungere molte altre. Né le quattro scatole nere dei due aerei finiti sulle torri né quelle del volo AA77 sono state ritrovate: un record assoluto nella storia dell’aeronautica moderna. Solo in seguito una delle due del volo AA77 è stata dichiarata come esistente. Ma il suo contenuto è in parte indecifrabile, in parte maldestramente manipolato (e chi può averlo manipolato? I 19 terroristi kamikaze?).
Ultima perla: due dei terroristi, che sarebbero stati a bordo del volo AA77, al-Anjour e al-Mihdhar, vissero gli ultimi dieci mesi prima dell’11/9 in casa di un agente dell’FBI , a San Diego, California, e furono finanziati da un altro doppio agente dell’FBI e dell’Arabia Saudita. Erano protetti da un servizio segreto americano, entrarono negli Stati Uniti con un visto multiplo, concesso loro da un altro servizio segreto americano. Parlare di “errori”, o di “incompetenza” è ormai impossibile. Si deve parlare di connivenza e di partecipazione attiva. Ma se aspettiamo che Barack Obama ci dica la verità, aspetteremo invano. Lui ha assunto le vesti del vendicatore uccidendo per l’ennesima volta, il già defunto Osama bin Laden e seppellendolo in mare. Credere a questa storia e credere agli asini che volano è la stessa, identica cosa.
Dieci anni sono passati da quell’11 settembre che ha cambiato la storia del mondo, avviando la guerra infinita contro il terrorismo internazionale. I dubbi su quella vicenda si sono ingigantiti, diventando certezze. Non 19 terroristi, da soli, hanno attaccato l’America, bensì un pugno di terroristi “di stato” (occidentali e amici dell’occidente) con passaporti americani, israeliani, pakistani, sauditi.
Osama bin Laden non è mai stato incriminato, sebbene, in suo nome, siano state combattute due guerre (contro l’Afghanistan e contro l’Iraq) che hanno prodotto centinaia di migliaia di morti civili e che non sono ancora terminate.
Guantánamo è rimasta in funzione nonostante le promesse di Obama. Nessun processo contro nessun presunto colpevole è stato celebrato in questi dieci anni.
Gran parte dei “risultati” della Commissione ufficiale d’inchiesta (contenuti nel “9/11 Commission Report”) sono completamente inutilizzabili di fronte a qualunque tribunale perchè ottenuti con l’uso sistematico della tortura contro i prigionieri. Nessuno dei torturatori è stato incriminato.
Tutte le regole democratiche sono state violate, sia dentro che fuori degli Stati Uniti. L’Europa intera è divenuta complice ospitando prigioni segrete, permettendo l’atterraggio illegale di aerei con prigionieri a bordo nei propri aeroporti. Polonia, Romania, Lituania, Italia, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Portogallo sono stati direttamente coinvolti in queste operazioni criminali. Il segreto di Stato ha coperto la verità: che l’Europa e i suoi servizi segreti sono stati e sono agli ordini dell’Impero americano.
Nel frattempo decine di nuovi fatti, di scoperte di ricercatori volontari in ogni parte del mondo, soprattutto negli Stati Uniti, confermano e aggravano le accuse contro l’Amministrazione americana. Decine di libri sono stati pubblicati, dove in varia misura e sotto diversi angoli visuali, la versione ufficiale è stata demolita. Se qualche anno fa, era già più che legittimo sollevare gravi domande sulla versione ufficiale, adesso abbiamo a disposizione molte “pistole fumanti” che pongono la questione della chiamata in correo di alti e altissimi personaggi dell’establishment statunitense. Nessuno di loro è stato chiamato, tuttavia, a deporre sotto giuramento. Centinaia di testimonianze e di gravissimi documenti – veri e propri capi d’accusa – sono stati accantonati e mai presi in considerazione.
Noi siamo orgogliosi di essere stati – con la realizzazione del film Zero e con diversi libri su questi temi – parte del grande movimento per la verità sull’11 settembre.
Ma come mai di tutto questo non si parla? La risposta è una sola: il mainstream corporate media è interamente nelle mani di quei circoli politici che intendono coprire la verità. L’11 settembre si è così trasformato in un vero e proprio tabù, svelare il quale sarebbe esiziale per la sopravvivenza stessa degli Stati Uniti come prima potenza mondiale.
Dunque sperare in una rapida scoperta della verità, su chi ha organizzato, attuato il più grande attentato televisivo della storia, e perchè lo ha fatto, sarebbe ingenuo. Ma coloro che hanno capito - tra i quali chi scrive – non possono rinunciare a cercare. Per una ragione assai semplice: chi ha organizzato l’11 settembre è ancora al potere negli Stati Uniti e nel Superclan mondiale. E poichè la crisi che ha provocato l’11 settembre è ora nuovamente esplosa, con ancora maggiore virulenza, dobbiamo tutti sapere che siamo in pericolo di nuovi gravissimi avvitamenti, terroristici e militari, che sconvolgeranno il mondo intero nei mesi e anni a venire.
In altri termini non stiamo scavando nel passato, ma stiamo osservando il presente. E la massa di nuove scoperte sulla menzogna colossale nella quale abbiamo vissuto gli ultimi dieci anni è così grande che non possiamo tacere.
Fino ad ora il mainstream corporate media ha demonizzato, ridicolizzato, calunniato tutti coloro che hanno posto domande. Per questa ragione si è deciso, su iniziativa di David Ray Griffin, il più tenace dei critici della versione ufficiale, di costituire un “9/11 Consensus Panel”, in grado di porre le domande in modo tale da impedire di attaccare questo o quello dei critici, presentando al pubblico mondiale una serie di domande collettive sulle quali esiste un larghissimo consenso (dall’85 al 100%) tra tutti gli esperti consultati nelle diverse materie. Questo Consensus 9/11 Panel è composto da 22 personalità internazionali (chi scrive ne è parte, insieme ad un altro italiano, Massimo Mazzucco) tra cui nomi prestigiosi come Robert Bowman, ex capo del Dipartimento di Ingegneria Aeronautica della US Air Force; come Dwain Deets, ex direttore del Dipartimento di Ingegneria Aerospaziale della NASA; come Niels Harrit, professore di chimica presso il Nano Science Center dell’Università di Copenhagen; come il prof. Steven Jones ex della Facoltà di Fisica della Brigham Young Universitiy; come il comandante Ralph Kolstad, ex pilota combattente della US Air Force, con 27 anni di esperiena come pilota di linea e 27.000 ore di volo alle spalle. Eccetera. Questo è il livello di competenze specialistiche, giornalistiche, scientifiche storiche del Consensus Panel.
Il consenso è stato concentrato, per ora, su 13 domande e affermazioni fondamentali sulle quali unanimemente si ritiene che la versione ufficiale è stata falsificata consapevolmente.
Non possiamo elencarle tutte in questo articolo, ma ci limitiamo ad alcune, ben sapendo che sono tutte cruciali.
Non ci sono prove che Osama bin Laden sia stato l’organizzatore dell’attentato; le due torri gemelle non sono state abbattute dall’impatto degli aerei e dai susseguenti incendi; nelle due torri gemelle ci sono state decine di esplosioni, antecedenti e successive all’impatto degli aerei; tre torri e non due caddero quel giorno, tutte e tre in caduta libera, in violazione di tutte le leggi della fisica; nessuno dei quattro equipaggi degli aerei dirottati innestò il codice 7500, cosa inspiegabile; il pilota presunto del volo AA77, che colpì il Pentagono, non poteva effettuare la manovra che viene descritta nella speiegazione ufficiale; il vice presidente degli USA, Dick Cheney si trovava nel bunker di comando ben prima che AA77 colpisse il Pentagono, mentre egli affermò il contrario.
A queste domande se ne posono aggiungere molte altre. Né le quattro scatole nere dei due aerei finiti sulle torri né quelle del volo AA77 sono state ritrovate: un record assoluto nella storia dell’aeronautica moderna. Solo in seguito una delle due del volo AA77 è stata dichiarata come esistente. Ma il suo contenuto è in parte indecifrabile, in parte maldestramente manipolato (e chi può averlo manipolato? I 19 terroristi kamikaze?).
Ultima perla: due dei terroristi, che sarebbero stati a bordo del volo AA77, al-Anjour e al-Mihdhar, vissero gli ultimi dieci mesi prima dell’11/9 in casa di un agente dell’FBI , a San Diego, California, e furono finanziati da un altro doppio agente dell’FBI e dell’Arabia Saudita. Erano protetti da un servizio segreto americano, entrarono negli Stati Uniti con un visto multiplo, concesso loro da un altro servizio segreto americano. Parlare di “errori”, o di “incompetenza” è ormai impossibile. Si deve parlare di connivenza e di partecipazione attiva. Ma se aspettiamo che Barack Obama ci dica la verità, aspetteremo invano. Lui ha assunto le vesti del vendicatore uccidendo per l’ennesima volta, il già defunto Osama bin Laden e seppellendolo in mare. Credere a questa storia e credere agli asini che volano è la stessa, identica cosa.
Nessun commento:
Posta un commento